SEBŐK ÉVA

Sebők Éva  nasce nel 1954 a Szentgothárd. Nel 1978 si diploma al Teacher Training College di arte di Pécs. Espone in importanti gallerie di Budapest, quali  Studio Gallery nel 1987, la Nest Gallery nel 1994 e molte altre, diventando presto artista di fama,  partecipa a mostre internazionali come all’ International Exhibition Acquerello, Sinaide Ghi Foundation a Roma e nel 1991 “Metafora” alla Pécs University College Gallery di Kennesaw, Atlanta, Stati Uniti d'America. Nella sua prima mostra personale fotografica presenta dei lavori di ritrattistica con un genere di reinterpretazione specifico, basata su immagini fisse di video e sistemi di reti ingrandite di ritratti di noti pittori futuristi. I dipinti sono foto sfocate che ricordano le piccole linee dei pixel, le linee sono sfocate e i colori scorrono gli uni sugli altri, come una trascrizione dinamica di un video. Oltre a ritratti, nei suoi dipinti, troviamo immagini di particolari architettonici avvolti da un effetto nebbioso che li rende misteriosi. Sebők Éva  nasce nel 1954 a Szentgothárd. Nel 1978 si diploma al Teacher Training College di arte di Pécs. Espone in importanti gallerie di Budapest, quali  Studio Gallery nel 1987, la Nest Gallery nel 1994 e molte altre, diventando presto artista di fama,  partecipa a mostre internazionali come all’ International Exhibition Acquerello, Sinaide Ghi Foundation a Roma e nel 1991 “Metafora” alla Pécs University College Gallery di Kennesaw, Atlanta, Stati Uniti d'America. Nella sua prima mostra personale fotografica presenta dei lavori di ritrattistica con un genere di reinterpretazione specifico, basata su immagini fisse di video e sistemi di reti ingrandite di ritratti di noti pittori futuristi. I dipinti sono foto sfocate che ricordano le piccole linee dei pixel, le linee sono sfocate e i colori scorrono gli uni sugli altri, come una trascrizione dinamica di un video. Oltre a ritratti, nei suoi dipinti, troviamo immagini di particolari architettonici avvolti da un effetto nebbioso che li rende misteriosi.

Damson

La Fondazione Giovanni Santin Onlus, vuole ricordare il contribuito alla realizzazione della Mostra di Damson, nota artista Australiana che si è tenuta presso Palazzo Sarcinelli dal 27 Ottobre all’8 Dicembre 2013, attraverso la critica di Alessandra Santin: "è una mostra molto forte, intensa di matrice concettuale che analizza il rapporto che l’uomo contemporaneo ha innanzitutto con il proprio corpo e con il tempo che scorre dal momento della sua nascita fino al momento della sua morte. E’ una tematica molto dura, che l’artista tratta a partire dalla propria esperienza femminile di vita che prende forma all’interno della propria natura. Il sangue che Damson utilizza per le sue opere è un sangue femminile, l’unico sangue non violento, che l’artista utilizza proprio per denunciare e far comprendere come nella vita il rapporto col tempo,la crescita, la fecondazione, la maturazione passi attraverso questa ciclicità del sangue, che rappresenta anche la libertà e la volontà della donna di emanciparsi, di liberarsi e di realizzarsi nella sua dimensione femminile di madre. E’ una madre che dando alla vita dà anche alla morte. Damson è attenta anche al mondo dell’infanzia, quella non dorata dell’occidente contemporaneo, anzi il bambino risulta violato nella sua leggerezza, verginità senza per questo dover essere avvicinato dal mondo terribile della pedofilia. Per l’artista anche un’immagine violenta, la televisione, i colori troppo accesi, la volgarità di alcune manifestazioni, rappresentano una forma di violenza che il bambino subisce e in qualche modo gli impedisce di crescere liberamente nella sua aspirazione di gioia, di felicità e anche di difficoltà nella crescita. Quindi è una bambino che non sa più giocare, più relazionarsi e che chiede invece proprio alla figura poetica e alla dimensione materna di essere salvaguardato attraverso la bellezza nel processo della crescita. Altri elementi caratteristici della poetica di Damson sono l’utilizzo dell’abito, l’abito rituale che accompagna le fasi della vita della donna, quindi l’abito da sposa, l’abito della prima comunione, del battesimo, c’è sempre un bianco virginale che viene in qualche modo toccato nel percorso della crescita della persona in alcuni momenti specifici. Quindi tutto il rito e la simbologia rientrano fortemente in queste opere d’arte concettuale e servono proprio per dare la forza al senso del tempo; un tempo non cronologico, non solo un tempo razionale, cognitivo, ma piuttosto cadendo da questo tempo, a cui l’artista da un’accezione positiva di caduta che serve alla donna per liberarsi ed accedere ad un volo, ad una liberazione, ad una leggerezza anche calviniana che ricorda come nella nostra cultura c’è bisogno anche di questo. Il tempo della vita è anche un tempo brevissimo, la farfalla, la linea brevissima del tempo, la presenza di richiami puntuali come il teschio o comunque la morte stanno a significare e a segnare il tempo forte della vita poetica di quest’artista, che arrivando dall’Australia ha portato certamente uno sguardo esterno, uno sguardo, uno sguardo “altro”, ma che serve alla nostra cultura per conoscersi e all’uomo di oggi per comprendersi e per dare senso e significato alla propria esistenza... https://www.youtube.com/watch?v=iJrmClYg3s4

SZÉKÁCS GYÖNGYVÉR

Székács Gyöngyvér Székács Gyöngyvér  nel  2005 si è diplomato al Moholy-Nagy Università di Arte e Design dipartimento comunicazione visiva di arti grafiche. Attualmente vive e lavora a Valencia.  

OTTÓ LÁSZLÓ

Ottó László ( Pecs 30 ottobre 1966) è uno dei rappresentanti di spicco della pittura geometrica ungherese, concreta, costruttiva internazionale anche conosciuta come arte creativa. Nasce il 30 ottobre 1966 a Pécs, da madre sarta e padre insegnante e pittore. Durante l’infanzia mostra il suo amore verso il disegno e gli strumenti di pittura, influenzato dall’arte di Victor Vasarely. Tuttavia approfondisce le sue conoscenze e abilità artistiche durante gli studi universitari presso la Facoltà di Architettura. Nel 1986 esilia per un anno a Göppingen vicino a Stoccarda. Al suo ritorno si iscrive all’università ma è sempre attirato da una vita più libera e dedita al lavoro. Infatti nel 1989 lascia gli studi e tornando da suo padre ai piedi dei monti Mecksek inizia a dipingere paesaggi, provando varie tecniche. All’inizio degli anni ’90 hanno un grande impatto nella sua ispirazione gli artisti Gyarmathy Tihamér e Attila Kovacs. Anche se a poco a poco cambia orientamento dei suoi studi di storia dell'arte verso Vasarely, Mondrian e Mark Rothko. Nel 1994 si avvicina agli scritti di Hamvas e la sua visione del mondo viene profondamente ridisegnata. La visione Zen della vita del Buddismo e l'amore per la cultura giapponese diventano punti cardine della sua arte. I suoi dipinti maturano nell'atmosfera spirituale. Dopo aver letto i saggi di metafisica di Hamvas ampia la sua ricerca verso altre religioni per una comprensione diversa della visione del mondo. La sua pittura viene rivista attraverso questi filtri, con una ricerca dell’immagine geometrica come fulcro. Dal 1995 parallelamente alla prima pittura moderna e geometrica ungherese studia anche Imre Bak e Stephen Nadler che lo influenzano particolarmente. Nel 1998 esprime un particolare stile di immagini in bianco, geometria simmetrica con spigoli vivi e sfocati, con un principio compositivo di effetto meditativo. Dal 2001 mostra i suoi dipinti in diverse gallerie, dove i collezionisti nazionali si appassionano rapidamente alle sue opere. Nel 2002 si trasferisce per un anno in Giappone e questa cultura esercita una forte ascendenza sulle sue opere. Nel 2005 torna a Budapest, viaggia molto, visitando Germania e Svizzera alla ricerca di nuove tecniche e materie prime per la pittura acrilica. Dal 2006 si trasferisce a Düsseldorf. Viaggia molto, visita gallerie, musei e si dedica allo studio delle arti contemporanee. la pittura monocromatica, le nuove tecniche di arte costruttiva col cemento, il minimalismo, questa ricerca apre una nuova visione verso una sorta di chiarezza. Dal 2012 torna nuovamente a Budapest, dove inizia un periodo fertile di studio, reinterpretando l’arte popolare ungherese con forme geometriche specifiche, ogni quadro diventa concreto, basato sui principi spirituali della legge tradizionale eterna, sempre alla ricerca di quella coscienza universale attraverso le religioni.

JULIA BALASSA

Julia Balassa Nata a Budapest il 17 ottobre 1960. Già dalla prima infanzia si nota la sua predisposizione per la pittura, la musica e la danza. Dopo aver frequentato la scuola di musica,  si  laurea in Belle and Applied Art School al dipartimento di pittura. Dopo gli studi professionali le pitture decorative tessili suscitatano il suo interesse per le singolari forme espressive e nel 1987 si laurea al Csaba College of Applied Arts proprio in questa disciplina. La ricerca di connessioni profonde del mondo per cercare di comprendere il pensiero umano caratterizza i suoi lavori, con temi trascendentali senza tempo. La forte sensualità  viene espressa dall’amore per il colore che prende forma sui tessuti. La ricerca delle connessioni più profonde del mondo e la psiche dell’umanità ispirano i suoi dipinti con temi senza tempo e trascendentali,  ma al contempo è attratta dai problemi che colpiscono la nostra epoca. Questa dicotomia caratterizza tutto il suo lavoro. Il Sè spirituale e l’essenza sono in costante ricerca Le tradizioni religiose e la nostra spiritualità possono essere una bussola di orientamento spirituale e le forme e i colori vogliono essere il linguaggio visivo con cui ritrovare il nostro essere superiore.

PROGETTO EUROPEO RE.ACTION

La Fondazione Giovanni Santin Onlis ha partecipato attivamente al  Progetto Europeo Re.action: “REsources Anti-Crisis: Town-twinning, Innovation, Openness and Networking”, promosso dal Comune di Porcia, dando supporto all’artista Vico Calabrò, che ha effettuato la ricerca e ha realizzato l’opera tradotta in incisione donata ai rappresentanti delle delegazioni internazionali e con il testo critico dell'opera curato da Alessandra Santin. Lo scopo principale del progetto è la promozione di una cittadinanza europea attiva e l’incontro tra i rappresentanti delle comunità locali di tutta l’Europa per uno scambio di esperienze, pareri e valori e il gemellaggio delle città, tematica a cui la Fondazione è da sempre  molto sensibile VICO CALABRO’ Oltre il viaggio. PORCIA. Vivere il luogo come condizione dell’anima. Donatello e Brunelleschi amavano osservare, misurare e ricopiare le antiche rovine di Roma, Leonardo da Vinci e Albrecht Durer hanno lasciato nei loro taccuini di viaggio eccellenti disegni di paesaggi. Nel XVII secolo il piacere di scoprire e di rappresentare ambienti sempre nuovi ha portato alla nascita di un vero e proprio genere, quello dei carnet de voyage. Le testimonianze più significative si devono a pittori del valore di Turner, Ruskin e Delacroix che tenevano una sorta di diario visivo personale. Nell’arte moderna la spinta di questa Wanderlust (dal tedesco: wander vagare, lust passione) porta verso mondi lontani, dove lo sguardo vergine si rivolge ad una natura incontaminata (Paul Gauguin), con particolari condizioni di paesaggio e di luce (Paul Klee). Negli anni ’50 del ‘900 nasce la cultura on the road e in seguito si assiste a una forte predisposizione al viaggio soprattutto in direzione dell’Oriente. Nel contemporaneo si acquisisce questo interesse per l’arte e il luogo. Kounellis si definisce “un viaggiatore consumato” e sostiene che il viaggio verso la conoscenza è, in fondo in fondo, il vero senso della propria vita dedicata all’arte. Vico Calabrò si inserisce a pieno diritto tra questi esempi per la passione che lo anima quando si ritrova in viaggio verso nuovi paesi ed inaspettate esperienze. Durante la sua ricerca artistica si è trovato a vivere e  lavorare in Giappone, in Tunisia, in Bielorussia, in Brasile e in molti altri paesi ancora, vicini o lontanissimi, portando con sé uno sguardo ogni volta rinnovato, quello che Proust augurava ad ogni uomo di avere, per poter vivere pienamente la propria vita. Tra le ultme tappe di questo lungo e articolato percorso va ricordata quella effettuata nel 2014 in provincia di Pordenone, a Porcia, località ricca di testimonianze storiche ed architettoniche (soprattutto medioevali), naturalistiche e ambientali. Vico Calabrò, attratto dal paesaggio naturale e antropico, vi ha trascorso alcuni giorni respirando le atmosfere e osservando le luci  delle diverse ore del giorno, cercando documenti conservati negli archivi pubblici e privati, assaggiando i sapori genuini delle pietanze tradizionali e dei vini preziosi. Parlando con la gente comune, con i ricercatori e gli appassionati, ha avuto la possibilità di immaginare contesti e situazioni, di conoscere le opere e il pensiero di alcuni uomini e donne illustri che lo hanno abitato e visitato, progettato e valorizzato. Molti hanno lasciato documenti del proprio lavoro e degli interessi che hanno caratterizzato la ricerca. Le esperienze di vita, i contenuti, i nuovi saperi, la presenza di opere ancora visibili e visitabili, i dialoghi e i rapporti personali con la gente del luogo hanno ispirato Vito Calabrò che ha prodotto numerosi appunti, schizzi e disegni. Tra gli altri ne ha scelto uno e lo ha tradotto in opera incisoria magistralmente stampata dalla Stamperia d’arte Busato di Vicenza. In essa il nostro sguardo può leggere poeticamente l’attualità del passato  riflesso nel presente di alcuni luoghi dal fascino indiscutibile. Lo sguardo di Vico Calabrò offre una visione unificante e omnicomprensiva della vita vissuta e raccontata: del farsi dell’evento nei luoghi rappresentati; del tempo trascorso tra realtà e immaginazione. La memoria gioca, grazie all’arte, e permette il libero movimento tra presente e futuro. La chiave poetica che consente all’artista la straordinaria capacità di sintesi è divenuta modalità di indagine e di conoscenza che va al di là della scelta di un singolo strumento interpretativo. Infatti, attraverso la forza leggera del disegno e l’intensità della composizione si evidenziano la bellezza assoluta e la semplice complessità della storia, capace di alludere, di narrare senza mai voler giungere ad una conclusione definitiva e senza ridurre l’enigmaticità dell’esistenza. Con perizia volutamente descrittiva il disegno narrativo di Vico Calabrò immagina e realizza la compresenza di alcuni edifici emblematici: procedendo da destra verso sinistra il Duomo, il Castello, la Chiesa di Santa Maria, il bel Municipio  Vecchio e la Torre dell’Orologio, visti al di là delle acque del Bejon. Le strutture architettoniche si illuminano reciprocamente secondo affinità e dissonanze; attraverso la rappresentazione rendono visibile ogni riflessione culturale, ogni incursione nel sociale. Prima tra gli altri affiora la città di Porcia, come spazio di scena in cui gli antiche edifici enfatizzano il significato simbolico del luogo, che si fa contenitore del Tempo, del fluire festoso, a volte tragico, sempre laborioso della vita. Il luogo si carica di un senso ulteriore, diviene condizione ineludibile di espressione poetica di Vico Calabrò, artista dagli occhi curiosi, fantasiosi ed insaziati. Alessandra Santin

Mario Vidor – Un giorno veneziano

Venezia

La Fondazione ha dato sostegno alla realizzazione della raccolta fotografica "Un giorno veneziano" di Mario Vidor, testo critico Alessandra Santin. VENEZIA Suite di Mario Vidor In musica la Suite (in italiano: Successione) è una sequenza di brani, detti anche movimenti, caratterizzati da un’alternanza di tempi moderati (Adagio, Lento) e tempi mossi o rapidi (Allegro, Presto…). Prima di questi movimenti si trova spesso il Preludio come introduzione della raccolta: Johann Sebastian Bach lo inseriva sempre per meglio chiarire i contenuti e le caratteristiche delle sue Suites.   Mario Vidor proprio come un compositore decide di seguire questa struttura che gli consente di esprimere compiutamente l’esperienza umana del viaggiatore, il suo andare tra le calli veneziane ancora e ancora, ripassando per gli stessi campi, accanto a uguali architetture, di fronte agli stessi orizzonti che però si stagliano sotto cieli sempre rinnovati. Cambiano le luci e i toni, le ombre e le emozioni; se non cambiano è l’artista ad intervenire modulandoe virando i contrasti, smorzando quelli accesi e delineando sfumature raffinate, sfuggendo in tal modo alla volgarità che spesso viole l’armonia di certi luoghi preziosi. E’ il suo modo di amare Venezia salvaguardandola dalla superficialità e dalla fretta del quotidiano contemporaneo, per restituirle il senso del luogo unico e assoluto, di una bellezza antica che si rinnova secondo forme e ritmi che solo a Venezia possono essere  riconosciuti. Gli archi del lungo Ponte della Libertà che conduce al Tronchetto e al Piazzale Roma, aprono il “Preludio” che individua i luoghi simbolo della città: Palazzo Ducale; la Chiesa degli Scalzi accanto alla stazione ferroviaria; la Riva degli Schiavoni; lo Squero con le gondole in restauro. L’immaginario tradizionale riferito a Venezia, che ciascuno possiede nella propria memoria visiva, viene riavvicinato in chiave poetica sottolineando l’universalità di queste immagini che hanno davvero lo scopo di permettere un ricongiungimento, una globalizzazione, una unificazione esperienziale. Ogni visitatore che ha passeggiato in questi luoghi, ogni lettore che vi si ritrova e riaccende un ricordo, rivive un’emozione. Lo “Scherzo” documenta uno degli eventi che rendono questa città famosa nel mondo, il Carnevale con le maschere del Settecento i cui costumi di raso elegante, le trine, i pizzi e le acconciature rappresentano un’indiscutibile cifra stilistica del luogo, con i turisti che si accalcano in Piazza S. Marco, giocano con i colombi, seguono disordinati la propria Guida ascoltando le sue indicazioni, tutti vicini per il timore di smarrirsi nei labirinti affollati. Il “Presto con fuoco” rileva certe contraddizioni di stili e masse, negli equilibri precari e insieme eterni di Venezia: maestose sfilano le navi da crociera con il loro carico di volumi sovradimensionati; suscitando stupore le linee avveniristiche dei binari del tram e le scie di onde che inseguono barche veloci, protese verso il futuro che attraversa la quiete della laguna. Poi sopraggiunge la dimensione del tempo lento. Conclude la Suite l’ “Adagio”. Mario Vidor guida il vostro sguardo su un particolare, un frammento, un simbolo. La parola AMORE, scritta sul selciato, rappresenta la chiave di lettura di questa serie di lavori. Con attenzione amante osserviamo il lucchetto a forma di cuore, la leggerezza della foglia posata sulla bitta, il profilo della scultura protesa su un fondale sfocato, il ritmo sempre identico del gondoliere davanti alla maestosità della Salute, la mamma col bambino intenta a leggere un grande quadro monocromo entro l’Arsenale. La lentezza dei ritmi veneziani qui si esprime come valore raro, come piacere assoluto. Mario Vidor se ne appropria e ne fa omaggio, suggerendoci la possibilità di rileggere e reinterpretare la relazione che instauriamo con il Tempo oltre che con il Luogo, per assaporare quella bellezza che contraddistingue, oggi e sempre, l’uomo.   Alessandra Santin

PETER ZSUFFA

Peter Zsuffa nasce il 13 maggio 1966. Si laurea a La Belle and Applied Arts School come orafo. Dal 1984, presso l’atelier del maestro orafo  Gabor Racz (Presidente dell'Associazione Internazionale di Arte smalto dell’Europa dell'Est) perfeziona l’arte della smaltatura. Presenta diverse mostre collettive e personali (Mindszentkálla Internazionale Triennale smalto, Olaf Palme House Budapest, Kunsthalle di Budapest). Dal 1990 diventa membro fondatore del READY-St. Lucas Arts Guild. Insegna l’arte della pittura a smalto di metalli in diverse scuole. Per anni presenta opere smaltate, dipinge medaglie e distintivi importanti.Riscuote numerosi consensi nell’arte sacra all’interno di diverse chiese e con stemmi locali e statali ad esempio nell’ufficio del Sindaco di Budapest, Palazzo Sándor, si può ammirare  uno storico smalto con lo stemma dell’ Ungheria (lavoro congiunto con Gabor Racz) Inoltre ottiene buoni risultati anche nel desing di interni e con foto artistiche.

VENEZIA SI VESTE A FESTA PER IL CINEMA

Manca solo un giorno alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia. A Venezia vige una sorta di calma apparente, ma sappiamo che questa strana atmosfera durerà poco. Domani i media prenderanno d’assalto i red carpet, il Palazzo del Cinema si riempirà di ospiti di prestigio e anche di curiosi. Ai film “Il mercante di Venezia” ed “Otello” di Orson Welles spetterà il compito proprio nella cerimonia di pre-apertura di stasera, di lanciarci in questa decina di giorni di cinema e cultura. Tanti, tantissimi i film in concorso e fuori concorso che verranno apprezzati da platee di spettatori piuttosto eterogenee. Il monologo perduto del Mercante di Venezia di Orson Welles, che verrà proiettato proprio questa sera gratuitamente al pubblico veneziano. Sino ad ora abbiamo raccontato qualche pillola dei film stranieri e di quelli italiani che verranno proiettati, ma è chiaro che succederà tutto da domani in poi. E’ inutile azzardare pronostici, visto che sappiamo bene che pellicole assolutamente sconosciute e di cui non si era parlato prima del festival, si sono rivelate in altre edizioni vincenti. Noi faremo del nostro meglio per vedere il maggior numero di film possibili e ci concentreremo soprattutto sulle pellicole che difficilmente ritroveremo nei grandi multisala. Sarà bello vedere una Venezia vestita a festa per il grande cinema. E sarà pure un privilegio raccontarvelo! Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

KRAUSZ MARGIT

Margit Krausz è nata il 26 aprile 1956 a Budapest.Trascorre la sua infanzia a Pestlőrinc, dove già dimostra  un interesse verso l’arte e le cose creative.Si è laureata presso la facoltà di disegno József Attila di Buda. Nei suoi quadri esprime il quotidiano  con le gioie e i dolori, la ricerca della  felicità e la perdita, tutto è un continuo rinnovamento. La  vita di tutti i giorni dona momenti belli e meno belli, che racchiude  nelle sue opere che sono  fonte di  riflessione e al contempo suggestive. Osservando le sue opere si entra  in contatto diretto con l’artista trovando un punto di incontro speciale e nel processo solitario interiore della creazione, alla fine, ci si ritrova compagni di viaggio.

SZENTPÉTERVÀRI LUDMILLA

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

udmilla Szentpétervari è nata a San Pietroburgo il 20 gennaio 1956 e a 27 anni si trasferisce in Ungheria. Fin da bambina il disegno e la pittura catturano la sua attenzione, a questa passione dedica i suoi studi universitari. Tutta la sua vita è influenzata dalla ricchezza artistica della sua città natale. I dipinti parlano di umanità, comprensione dell'universo, approccio con la religione e amore. I suoi lavori sono espressione di movimento e giochi di luce cercando di rendere visibile l'invisibile, penetrando il tempo del mondo, unendo alla bellezza della vita materiale le infinite forme di esistenza. L'esposizione si è tenuta presso la Galleria d'arte dell'Hotel Museum di Budapest, con la curatela di Marta Czinder Mányainé.

ADO FURLANETTO – viaggi dell’anima

VIAGGI DELL'ANIMA Torna alla “Luce”, Ado Furlanetto, nella realizzazione di questa ultima serie di opere preziose. In essa l’artista rende esplicito l’indicibile, il mistero della vita nel presente, la bellezza che egli intravede nell’esperienza più concreta, nella luce, appunto, del respiro della vita. Ovunque affiora il senso di una Natura benigna e feconda; ovunque il volo di elementi poetici, cari alla sua ricerca, ritorna ancora e ancora per indicare un percorso necessario, per dichiarare l’armoniosa via salvifica del mondo naturale. Per questo nelle sue opere recenti si rarefanno gli elementi, lasciando ampi squarci al vuoto, che si manifesta nel riflesso di nuvole bianche su acque correnti purissime. I temi ambientali, tanto cari al contemporaneo, qui si ribadiscono in modalità sempre più raffinate, eleganti e indispensabili insieme. La vita delle crode, il passo sui sentieri dei magredi, le correnti delle acque appena affiorate dal sottosuolo amato… sono ritratti con attenta precisione, arricchiti da letture silenti e profonde, da velature, da sfumature che spesso si accendono e si intensificano. Non resta che ammirare ogni lavoro disponendoci come di fronte ad una finestra su un paesaggio familiare. Sono i nostri cieli, sono i nostri passi sul sentiero, sono i nostri desideri lenti e potenti quelli che ritornano e si sviluppano davanti al nostro sguardo. Le strutture architettoniche presenti, date per accenno e per assenza di colore, fantasmi di interventi umani sul territorio, dicono di sé come gli altri elementi non prodotti dall’uomo: i rami e le fronde, gli avvallamenti e i dossi sul crinale del mondo. Queste presenze lineari antropiche, ubbidienti alle geometrie costruttive si fanno fin da subito nuove cifre stilistiche, importanti perché sobrie e rare, perché portatrici di significati profondi: la necessità di meditare sull’intervento umano, la possibilità di creare dialoghi armoniosi con l’ambiente, la necessità di rintracciare sempre una bellezza possibile, nei rapporti tra gli elementi culturali e quelli naturali. Questo il suggerimento e l’auspicio che Ado Furlanetto esprime da sempre nella produzione della sua arte; ma nelle ultime realizzazioni il messaggio sembra più consapevole e più determinato. Esso è il luogo in cui compiere quei “Viaggi dell’Anima” che qualificano la vita, che rendono più umano il presente, più dolce e luminoso il desiderio di futuro. Alessandra Santin

UNA NOTTE PIENA DI STELLE DEL CINEMA -VENEZIA 72

Poco male se ieri sera a Venezia c’erano poche stelle in cielo, quelle del red carpet ci sono bastate!Il primo giorno di Festival non poteva iniziare meglio: siamo riuscite ad assistere all’anteprima mondiale di Everest e in sala c’erano tantissime stelle del cinema. Peccato che a fine proiezione, quando era momento di raccogliere le nostre valutazioni per confrontarci in merito al film, siamo state distratte dal bel Jake Gyllenhaal, che con barba lunga e capello pettinato all’indietro, ci ha sfiorato mentre usciva dalla sala. Sì, avete letto bene: è lui che ha sfiorato noi, non è successo il contrario. E dobbiamo pure ammettere che il fascino di questo ragazzone in papillon e abito nero (un velluto morbidissimo quello della giacca…) ci lasciato a bocca aperta per un po’. Visto che le premesse della serata erano buone, abbiamo pensato bene di fare una capatina a vedere che atmosfera si respirava all’ Hotel Excelsior. La festa in spiaggia presentava una suggestiva scenografia realizzata con gusto e ricercatezza. Insomma, il primo giorno della Mostra Internazionale d’ Arte Cinematografica di Venezia non poteva soddisfarci più di così. Anche la nostra aspettativa sulla città è stata mantenuta: potremmo pure sbagliarci, ma Venezia è ancora più seducente con il tappeto rosso del Lido, perché è come una bellissima donna con un filo di rossetto: non si può non notarla. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

TOPPAZZINI, i Frammenti del Tempo

Chiesa della Madonna dell'Orto Cannareggio, 3512,, Venezia VE, Italia

La Fondazione Giovanni Santin Onlus ha dato il suo sostegno alla mostra di Toppazzini, "Venezia Frammenti del Tempo" , con curatela di Alessandra Santin, che si è svolta presso il chiostro della Madonna dell'Orto di Venezia dall'11 aprile 2015 al 22 Aprile 2015. ANGELO TOPAZZINI Venezia. I Frammenti del Tempo. Il mutamento continuo e la mancanza di stabilità che caratterizzano il nuovo Millennio, scandito da eventi straordinari e dal ritmo frenetico del quotidiano, rappresentano la dimensione poetico-esistenziale di Angelo Toppazzini, che nella mostra di Venezia, negli spazi prestigiosi del Chiostro Tintorettiano, trova coincidenze e suggestioni particolari. Le infinite manifestazioni del presente, che troppo velocemente si dissolvono, sembrano potersi stabilizzare sul muro di mattoni e sul cemento, non più materiali indifferenziati ma luoghi capaci di ospitare con continuità e nel tempo la storia dell’uomo. in tutta la sua varietà e verità. Venezia nei suoi muri, nei chiostri, nelle sue calli, nelle opere d’arte,… raccoglie i riflessi  della Storia,  i frammenti che Angelo Toppazzini registra e conserva come immagini e come visioni, salvandole dalla dimensione liquida del presente. È di cemento il video che entra incessantemente nelle nostre case; sono di ferro il cellulare e i suoi giochi visivi; le foto e la memoria; i pezzi di lettura che ospitano gli ultimi lacerti del giornale di ieri e della vita di oggi. La materializzazione operata dall’artista, nelle cementificazioni e sulle lastre di ferro arrugginito dal salso, ripropone il desiderio di una pace interiore prima che esteriore. Quando i linguaggi digitali della multimedialità interrompono la realtà e accelerando la progressiva “perdita dei contorni” influenzano la “perdita di significati e di valori”, l’arte di Toppazzini disvela e solidifica. Attraverso la pittoricità della sua scultura egli registra quelle relazioni nella quali l'uomo di domani potrà ancora riconoscersi come autore e spettatore, vero protagonista consapevole. Immerso poeticamente nella complessità del mondo visivo Angelo Topazzini ricorda il respiro originario di ciascuno, la forza della Storia, il farsi silenzioso della Natura nel susseguirsi ritmico degli anni e delle stagioni. Egli intravede le conseguenze spesso imprevedibili delle scelte di oggi, le possibilità insite nei pensieri, nelle emozioni e nei saperi. Tutte le relazioni, che intercorrono tra le immagini e la materia, tra la fissità delle calli e la vitalità dell’acqua marina, sono ricondotte all’uomo,  restituite al presente del suo tempo in cui è sempre l’assenza che canta, che chiama, che interpella. Le opere più recenti di Angelo Toppazzini esprimono un nuovo bisogno di pacificazione, di incontro e dialogo. La sfera, in particolare, simbolo di una sintesi perfetta tra tensione ed equilibrio, ferita e sutura, ha assunto in sé questo compito di rivisitazione e superamento della distruzione, per esprimere una bellezza rinnovata e duratura. Posta nello spazio del Chiostro essa determina una direzione dello sguardo e la circolazione nello spazio. Orienta l’andamento di ciascuno nel luogo espositivo. La corrente di movimento si fa più fluida e liquida per  ricondurre ciascuno là dove l’artista desidera ritornare, nel principio vitale in cui ogni elemento concatenato detta il ritmo, l’interpretazione e il respiro. Il comprendere torna ad essere azione ed assunzione di un punto di vista  mobile e soggettivo, condiviso dal “flusso” che pone in atto una comunione. Angelo Toppazzini, nella cura dell’esposizione che definirei per certi aspetti Installazione, ricrea un legame di contatto che qualifica lo spazio e ripropone in esso il senso dell’armonia vitale. Il nostro sguardo è chiamato alla lettura in forma di canto, seguendo il susseguirsi delle opere come fossero onde, note di partiture musicali che riflettono i frammenti della Storia. A Venezia più che altrove essa si sedimenta sui muri per narrare ancora, per dire di nuovo, per rivedere un futuro di pace possibile.   Alessandra Santin

PATRIZIA SERENA

Galleria d'Arte Hotel Santin Via delle Grazie 9, Pordenone, Italia

La Fondazione Giovanni Santin Onlus ha sostenuto l'evento che si è svolto sabato 24 Aprile 2015, presso l'Hotel Santin, a Pordenone in via delle Grazie 9. Durante la degustazioni di vini, offerti dalla cantina Rive Col de Fer di Caneva, si sono potuti ammirare i Mosaici dell'artista Patrizia Serena.  

FRANCESCO DE FLORIO

La Fondazione Giovanni Santin Onlus ha dato sostegno alla mostra di Francesco de Florio , " Shape,tra terra e cielo"  presentazione a cura di Alessandra Santin. FRANCESCO DE FLORIO SHAPES. "Ogni uomo appartiene ad un luogo e la sua visione del mondo dipende dalle proprie radici." Eduardo Chillida   In un’epoca dove domina l’incertezza e l'esperienza dell'inquietudine rimette in discussione ogni punto di riferimento, la conoscenza si manifesta in modo frammentario ed incompiuto e i confini dell’esistenza si modificano continuamente, rendendo necessario "ri-orientarsi nel pensiero” per produrre sempre nuove rappresentazioni. Partendo da questa serie di questioni alla fine degli anni Ottanta, dopo gli esordi figurativi, Francesco De Florio orienta la sua ricerca ai linguaggi dell'Informale, e ridisegna una nuova personale visione del mondo. Fin da subito l’artista produce opere complesse che rappresentano la difficoltà di esperire la fluidità sensibile del quotidiano. In esse la forza del dissenso si dispiega con intensità centrifuga e si relaziona con il piacere di registrare quei mutamenti strutturali e sociali della nostra cultura, che aprono nuove vie e inedite possibilità. Francesco De Florio traduce da allora la frammentazione della linearità con gesti ritmati, singoli, dati di getto con l’uso della spatola e del rullo. Lo spazio complessivo delle opere riconduce alla pienezza. La composizione per campi regolari ricorda le piante delle grandi metropoli, i quartieri e le piazze in cui si ripetono le medesime esperienze cognitive ed affettive, collettive e individuali, pubbliche e private. La contrazione della durata e l’accelerazione del divenire si esprimono con linee morbide, volanti e diagonali che percorrono lo spazio labirintico quasi in volo, come farebbe un fiume che si apre la strada formando anse larghe e contenenti. In esse le correnti si placano ma solo per un poco. Tutto ciò si manifesta fin da subito attraverso segni portanti trasversali, veloci, liquidi ed incisivi. La compresenza di tanti elementi caratterizza lo spazio che già si diceva appare denso, pregno di dati accostati per opposizione più che per dialogo e sintonia. La tavolozza si rivela sensibile tanto ai colori caldi e pastosi quanto alle tinte aeree, fredde, date per velature. Con il proseguire della ricerca, agendo per sottrazione e per operazioni analitiche minimali, l’artista sviluppa percorsi che privilegiano diverse dimensioni concettuali e stilistiche. In ciascuna l'arte e il pensiero  dell’artista sono capaci di istituire un luogo, non dunque uno spazio colto a livello visivo nelle sue tre dimensioni, ma un «luogo», il «mondo in cui l’uomo è» ossia abita, costruisce, pensa (anche ma non solo poeticamente). Quando Francesco De Florio sottolinea l’esperienza della volatilità del tempo (che istituisce su altre basi il vissuto quotidiano dell’urgenza) trasforma la successione in una serie di punti e di volute che si affermano quasi in modo indipendente l’uno dall’altra, secondo la logica dell’istante che oggi siamo soliti chiamare -tempo reale-. Questa nuova serie di opere riconducibili all'Astrattismo lirico sviluppa il senso di  quelle forme, Shapes, intime e vitali, che si sottraggono solitamente allo sguardo distratto, ma che ad una lettura più attenta offrono visioni di profondità e meditazione. Nella serie di tele in cui le tecniche dell’Astrattismo geometrico sembrano invece prendere il sopravvento, certe linee dell’orizzonte si ripresentano nella loro portanza, riconducendo la visione alla dimensione più nota del paesaggio tradizionale, ma la scelta dell’angolo prospettico muta la relazione con la terra dell’uomo. Se gli orizzonti si abbassano ecco la prospettiva aerea condurre il nostro sguardo verso l’infinito e oltre;  se invece l’orizzonte appare alto nello spazio dell’opera, il senso del limite si rivela in tutta la sua potente valenza costrittiva. Le forme dell'aria, Shapes ritmiche e pervasive, rimettono in campo il senso “materico” sia nel colore che nella massa, stabilizzando contesti, ostacoli,  indicazioni di meta, sensi di pace possibile, indicazioni di viaggi inattesi. Anche quando l’artista utilizza pastelli o acquerelli la cifra stilistica e i contenuti rimangono immutati, rendendo ogni tipo di lavoro espressione compiuta del suo sentire, sempre intenso e significativo. In ogni opera l’arte sorpassa la vita e la ri-guarda, come vissuto sensibile alle relazioni preziose tra Shapes esigenti e silenziose. Mai silenti.   Alessandra Santin

KOÓ ÉVA LÍDIA

Koó Éva Lídia nel 1962 si laurea alla Facoltà Universitaria di Scienze Mediche nella Facoltà di Medicina e Chirurgia. Sempre attratta dall’arte e dalla pittura, è influenzata dalle opere di Braque e Ermo Fisher. I suoi maestri sono discepoli di Fisher e Giovanni Kiss che le trasmettono fedelmente le loro tecniche. La passione per l’arte astratta e l'amore per gli animali, in particolare cani e cavalli,vengono espressi simbioticamente nei suoi dipinti. Negli ultimi anni partecipa ad una serie di mostre collettive e individuali con i propri quadri.  

POPE FORMA E COLORE

Chiesa della Madonna dell'Orto Cannareggio, 3512,, Venezia VE, Italia

La Fondazione ha dato sostegno alla Finissage Mostra POPE "Forma e colore"  curatela di Alessandra Santin. Visita guidata della chiesa dell Madonna dell'Orto di Venezia e concerto del complesso vocale-strumentale "Antonio Lotti" di Venezia. Chiesa della Madonna dell'Orto Chiostro Tintorettiano di Venezia 3-18 Maggio 2014.

AGNES VARGA

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

La Fondazione Giovanni Santin Onlus ha esposto le opere di Agnes Varga presso la galleria d'arte dell'Hotel Museum di Budapest dal 01 Giugno al 28 Giugno 2015. La mostra è stata curata da Marta Czinder Manyain.  

9° SIMPOSIO FOTOGRAFICO

La Fondazione Giovanni Santin Onlus ha patrocinato la mostra fotografica "Vedere Oltre", realizzata con la curatela di Alessandra Santin. 9° simposio fotografico ha avuto luogo presso la Galleria Comunale " La Loggia", il Centro Arti Visive e le " Ex Prigioni" a Motta di Livenza dal 06 Giugno al 05 Luglio 2015.   ALAIN SANTIAGO SIMMETRIE …. CON NOE’. La simmetria centrale è largamente diffusa in Natura, sia nel mondo animale e vegetale che in quello minerale. Il suo particolare fascino e l’eleganza formale hanno sempre attratto l’attenzione dell’uomo. Infatti nelle espressioni creative la presenza di simmetrie, armonia ed equilibrio testimoniano fin dall’antichità la stretta relazione che tali concetti realizzano tra scienza, estetica e arte. Tra gli artisti, emblematica è la ricerca di Maurits Cornelis Escher (1898-1972), affascinato tanto dai mosaici moreschi dell’Alhambra  quanto dai motivi geometrici, reali e di fantasia presenti in Natura. Su questo filone estetico si inserisce il lavoro più recente di Alain Santiago. Durante i suoi viaggi l’artista raccoglie immagini di architetture e luoghi in cui la dimensione lineare, coloristica e grafica testimonia (anche involontariamente) la propensione allo sviluppo di forme lineari simmetriche. Questi elementi segnici, grafici, si prestano in un secondo momento ad interventi di composizione digitale, mirata ad enfatizzare determinate regolarità, equilibri, astrazioni geometriche-scenografiche-simmetriche.  Le rappresentazioni che si vanno costituendo, spesso impossibili e irrealizzabili, quindi  “inutili”, possono essere apprezzate da uno sguardo altro, animale, libero da esigenze di opportunità, realizzabilità e senso. Il gatto Noè è l’unico in grado di muoversi con elegante naturalezza in questi nuovi orizzonti. Alain Santiago, con ironia ma anche con consapevole determinazione, affida a Noè il compito di dialogare senza interpretare, senza comprendere la realtà contemporanea più poetica, bella proprio perché superflua, misteriosa, “mai vista”. Con evidente indifferenza Noè si dispone a vivere il presente nel “luogo che non c’è”: spazio virtuale, colorato e complesso, frequentato più spesso dalla video arte che dalla fotografia più tradizionale. Alessandra Santin ALIDA  CANTON VISIONI & COMPLESSITA’ Alida Canton esplora e si sofferma sulle compresenze e le contraddizioni che si incontrano nelle città italiane più note: Venezia, Milano, Roma. Il suo  sguardo percorre le architetture emblematiche in bianco e nero e gli scorci inattesi realizzati a colori, con medesimo stupore ed uguale attenzione, cogliendo i riflessi storici sulle superfici traslucide contemporanee. La merce in vetrina dialoga senza timore, senza preconcetti o inutili selezioni con i reperti antichi, con le sagome delle persone che percorrono le vie e le piazze per i motivi più diversi (lavoro, turismo, necessità, scelta o imposizione…). C’è chi è solo con il proprio cellulare, altri sono persi in loro stessi o in qualche amore, schiavi di un desiderio pilotato, liberi in un sogno rincorso, prigionieri di un rimorso, un rammarico, un vuoto. Le armonie cromatiche, i contrasti di luce, i cenni delle relazioni e delle solitudini, gli accenti sui limiti e i confini rappresentano gli eventi quotidiani e raccontano la vita nelle nostre citta, sotto lo sguardo in pietra dell’angelo, contro il cielo mai completamente sgombro di nubi. Questa molteplicità, questa complessità accolta più che giudicata, rende le opere di Alida Canton una perfetta lettura del contemporaneo urbano, dove l’esistenza si ripete e l’enigma si interroga in ogni modo possibile. Alessandra Santin CESARE GENUZIO DA VARSAVIA AL PAESE DI TEMPORALI E DI PRIMULE La direzione dello sguardo e le finalità del viaggio illuminano in modo diverso gli stessi luoghi, colorano le atmosfere degli eventi, mostrano particolari altrimenti nascosti o sottesi. Cesare Genuzio, mentre si trova a Varsavia per documentare l’avanzamento dei lavori condotti dalla Ditta Cimolai di Pordenone nella realizzazione dell’imponente Stadio Nazionale, si è dedicato anche alla ricerca  di documenti per ricostruire la storia della famiglia d’origine di sua moglie, colpita tragicamente dalla persecuzione degli ebrei, durante la seconda guerra mondiale. Le due sezioni della mostra illustrano quindi due percorsi visivi che pur essendo differenziati per contenuti e significati, restituiscono una cifra stilistica unica. La poetica di Cesare Genuzio, infatti, si caratterizza  per il rigore compositivo, la scelta meditata delle luci naturali, la presenza di poche figure umane che danno l’accento all’opera, il bisogno di recuperare una profondità del significato e un respiro del luogo e dell’evento. Per questo ogni singola opera indica un suo sentire personale, attento tanto all’analisi strutturale del pensiero, quanto alla dimensione  emotiva, mai superflua, della Storia, del Vissuto e del Tempo. Alessandra Santin CLAUDIA DEGANO LEJOS Y MUY CERCA Lontano e molto vicino (Lejos y muy cerca) è un progetto su cui l’artista Claudia Degano lavora da molto tempo. Vuoi per la storia personale che l’ha portata a vivere in Argentina e a viaggiare in solitaria in America meridionale; vuoi per un interesse personale che la porta a riflettere sui temi dell’interculturalità, dell’integrazione , dei rapporti di genere e tra i sessi, la Degano ha cercato una figura emblematica che rappresentasse una sintesi della complessità del vivere contemporaneo. L’Angelo ha offerto una felice apertura a molte questioni problematiche, in primis il tema della nascita e della vita, dell’accompagnamento e del rispetto che ciascuno deve avere. Le lunghe ali costruite con cura dall’artista offrono possibilità inedite di vicinanza estrema e di elevazione, per raggiungere qui punti di vista -alti e altri- che illuminano visioni nuove, possibili solo attraverso sguardi liberi da preconcetti e pregiudizi. Per questo gli angeli di Claudia Degano pur assumendo posture e movenze classiche, dialogano con il qui ed ora: accolgono tra le braccia la ragazza punk, sono madri gravide, padri amorevoli, viaggiatrici in treno, giovani ferite in ospedali abbandonati. Per questo i suoi angeli rendono visibile la dimensione più spirituale dell’uomo accanto a quella carnale. Altri poeti si sono interrogati su queste figure contempoareamente tanto lontane e vicine a noi; Rainer Maria Rilke è forse il più citato tra i poeti. Io vorrei concludere con le parole dello scrittore James Hillman “Occorre avere occhio per l’invisibile, chiuderne un poco uno ed aprire l’altro su l’altrove: è impossibile vedere l’angelo se prima non abbiamo l’idea dell’angelo”, e continua affermando: “I nostri corridoi sono così angusti e bassi che gli Invisibili devono contorcersi

PAOLO DIZIO CIOT

Galleria d'Arte Hotel Santin Via delle Grazie 9, Pordenone, Italia

Dal 26 Giugno 2015, presso la hall dell'Hotel Santin di Pordenone, sono state esposte le opere fotografiche Paolo Dizio Ciot.

NAGY ERNŐ

Nasce il 28 agosto a Felnémet, Ungheria. Nel 1953 si  laurea presso l'Accademia di Belle Arti Ungherese, i suoi maestri sono stati Domanovszky Endre, Hincz Gyula Pap Gyula. Dal 1953 vive e lavora a Eger. Ha insegnato presso il Teacher Training College a Eger fino al 1986. Ha organizzato diverse mostre individuali e collettive in diversi paesi europei. Ogni anno, dal 1953 organizza  a Eger una mostra: la  Violent County. Il suo percorso artistico fa trasparire il suo un rapporto intimo con la natura che permane in tutti i suoi lavori. Nelle sue opere vuole portare un significato simbolico rappresentando motivi quasi tangibili, come un paesaggio di campagna o una natura morta.

L’HERMINE

È un film che divide la critica quello del regista francese Christian Vincent. L’Hermine, termine che in francese indica l’ermellino, racconta la vita professionale e privata di un Presidente di Corte d’Assise.Il Presidente “a due cifre” – così viene chiamato dai suoi colleghi poichè infligge pene mai inferiori di dieci anni – è detestato e temuto. Seppure L’Hermine riesca a caratterizzare i personaggi mettendo a nudo i sentimenti e le fragilità di un uomo apparentemente tutto d’un pezzo e solitario, il film presenta degli intoppi che sono dovuti all’eccessiva distinzione tra la vita professionale e quella privata di Monsieur Racine. Ed anche se l’idea di separare in modo così netto questi due aspetti del protagonista pare una scelta voluta dal regista stesso, essa non riesce a convincerci. Questa scelta non fa decollare il film, lo rilega alla banalità.Non vi è nulla da dire invece sullo straordinario Fabrice Luchini, che mette in campo tutta la sua verve creativa e il suo talento di grande attore. Puntiglioso e preciso in aula, Racine è brillante e tenero quando si intrattiene con la donna che ama da anni e che rincontra – così vuole il caso – proprio in tribunale come giurata ad un processo per omicidio di cui è presidente. Quello che è piaciuto a tutti di questo film è il suo essere assolutamente francese in ogni singolo fotogramma: dai dialoghi con cui si presentano a vicenda i giuristi, agli scorci nei quali si intravede una tipica cittadina francese. per Fondazione Giovanni Santin Onlus

AL LIDO DI VENEZIA FERVONO I PREPARATIVI – VENEZIA 72

Cresce l’attesa per la 72ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. L’edizione 2015 vede come Direttore Alberto Barbera e come Presidente di Giuria il pluri premiato regista Alfonso Cuarón, una garanzia come esperto di cinema e uomo di cultura. Proprio al Lido di Venezia nel 2013, Cuarón presentò in anteprima mondiale Gravity, film che si è portato a casa ben 7 statuette Oscar al Kodak Theater di Los Angeles. Mai come quest’anno la scelta delle pellicole da presentare in Concorso è stata difficile vista la grande quantità di opere pervenute. I soliti polemici affermano che ciò non è un segnale positivo, ma che possa bensì incidere sul tipo di proiezioni perché si perderebbe in qualità, ma noi siamo certi che con una giuria internazionale come quella che presenzierà quest’anno Il Concorso, non si correranno rischi. Il programma della 72 esima edizione è già online, l’App per essere costantemente aggiornati sulle proiezioni pure (anche se sarà ufficialmente operativa a partire dal 2 settembre). Non ci resta dunque che infilare in borsa i taccuini ed un paio di ballerine per spostarci agevolmente da una sala di proiezione all’altra.Nei prossimi giorni avremo modo di scrivere dei film più attesi e parleremo pure di quelli meno conosciuti, ma che rappresentano un tipo di cinema sempre più apprezzato dal pubblico. Al Lido di Venezia fervono da mesi i preparativi per ospitare i grandi nomi del cinema e della cultura internazionale. Un fazzoletto di terra si trasformerà per una decina di giorni in uno dei palchi più ambiti sia dalle stars che dagli addetti ai lavori e tutti saranno pronti a dispensare sorrisi ed autografi. E speriamo dispensino pure un bel cinema! Avrò il privilegio come blogger di recensire le opere cinematografiche della 72esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia a nome della Fondazione Giovanni Santin Onlus.La Fondazione che ha sedi in Italia e all’estero si propone di promuovere l’arte sia essa intesa come pittura, scultura e video con una serie di iniziative che vanno dalle mostre d’arte, agli eventi formativi e molto altro. L’auspicio della fondazione è quello di trasmettere alle nuove generazioni e far conoscere ad un pubblico sempre più ampio le innovazioni e le tendenze più attuali nel panorama dell’arte contemporanea internazionale. Non mi resta che darvi appuntamento per le novità e per i film che verranno presentati. A presto e… buon cinema! Chiara Orlando

VENEZIA 72: I PRIMI TRE FILM STRANIERI

Manca davvero pochissimo alla 72esima Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia. Nell’imbarazzo della scelta dei film da presentare per primi, abbiamo ceduto alle lusinghe dei film stranieri più attesi ed oggi vi daremo qualche piccola anticipazione su tre pellicole in concorso. Anche se in realtà c’è qualcuno che afferma che Venezia stia subendo le angherie degli altri Festival e stia perdendo in prestigio, di registi, sceneggiatori e stars ne vedremo parecchi al Lido di Venezia. Everest Rompiamo il ghiaccio con un film che di ghiaccio ne ha in abbondanza nei suoi centocinquanta minuti di proiezione: Everest.Everest, da voci di corridoio e dal trailer lanciato ufficialmente il 4 giugno, sembrerebbe un prodotto che lo spettatore troverà gradevole a fine proiezione.D’altra parte il cast stellare che avremo il piacere di vedere in questa pellicola, è solito affondare i denti su qualcosa di ben fatto e il film pare risponda a queste caratteristiche. E’ Baltasar Kormákur a dirigere e ci riporta indietro ad un fatto di cronaca accaduto negli anni novanta – per la precisione nel 1996 – di cui si parlò a lungo. Quella che vedremo raccontata in pellicola sarà la tragedia che colpì un gruppo di alpinisti sul monte Everest (furono ben 12 persone le persone che persero la vita nell’incidente). Il cast conta attori del calibro di Jason Clarke, Jake Gyllenhaal, Josh Brolin, John Hawkes, Robin Wright, Michael Kelly, Sam Worthington, Keira Knightley e Emily Watson. Black Mass – L’ultimo gangster Johnny Depp ritorna sul grande schermo con il ruolo di mafioso irlandese – e pure informatore dell’ FBI- che sembra essere fatto apposta per lui.E anche se in realtà ci eravamo abituati al suo essere camaleontico dopo i tanti film di Tim Burton, vederlo vestire i panni (molto sporchi) di questo cattivone irlandese, ci fa pensare che i suoi limiti siano ancora lontani. Il regista Scott Cooper, lo stesso di Crazy Heart con cui si è portato a casa due Oscar (anche grazie ad uno strepitoso Jeff Bridges), firma questa terza opera. Si dice che ne sentiremo parlare a lungo, anche dopo la presentazione ufficiale a Venezia 72. Gli altri attori sono tutti di spessore:Benedict Cumberbatch, Kevin Bacon, Joel Edgerton, Sienna Miller e per ultima Dakota Johnson, l’unica su cui abbiamo delle forti riserve dopo il deludente 50 shades of grey. Janis Non può mancare in questo primo tris di anticipazioni un altro film che siamo davvero curiosi di vedere: Janis.In fondo ci sembrava impossibile che nessuno avesse mai pensato di raccontare in pellicola la signora Joplin. A ciò pensa finalmente Amy Berg, quella Berg che si sta facendo conoscere soprattutto per i documentari. E così, anche sul red carpet di Venezia zeppa e pantalone a zampa d’elefante verranno finalmente sdoganati e potremo tirare un sospiro di sollievo.Ironia a parte, ci auguriamo che questo film possa mettere d’accordo gli amanti del rock, ma pure il resto del pubblico su una delle voci più belle di tutti i tempi. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus  http://fondazionegiovannisantinonlus.com/

VENEZIA CINEMA: GLI ALTRI FILM STRANIERI

Prima di tuffarci in quelli che saranno i film italiani in concorso alla 72esima Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia, desideriamo dare ancora qualche anticipazione sugli altri film stranieri attesi dal pubblico e dalla giuria. Il caso Spotlight Non dev’essere stato facile per Thomas McCarthy cimentarsi nella regia di questo film che ha per tema l’inchiesta sui casi di pedofilia avvenuti nell’arcidiocesi di Boston nel 2002. Indubbiamente si tratta di un canovaccio intrigante e che ci auguriamo abbia affrontato con intelligenza, vista l’alta probabilità di polemiche.“Il dubbio” con gli straordinari Meryl Streep e Philip Seymour Hoffman aveva già toccato un tema così delicato con un risultato difficile da eguagliare. Ma veniamo a Il caso spotlight: quando la notizia di Boston trapelò ai media, fu un vero scandalo e l’allora Arcivescovo Bernard Francis Law finì addirittura col dimettersi. I giornalisti del Boston Globe che misero in luce la vicenda riuscirono pure a guadagnarsi un Premio Pulizer per il lavoro svolto.Il cast di questo film è stellare: tra tutti spicca il piacevole Mark Ruffalo con la complicità di bravi attori del calibro di Rachel McAdams, Michael Keaton, Stanley Tucci, Liev Schreiber e John Slattery.Il trailer è in grado di dare già un’idea di quello che possiamo aspettarci al cinema, senza per questo essere troppo spoiler. C’è chi giura di sentire già odore di award. Non ci resta che aspettare solo qualche giorno per poterlo vedere. Remember Impossibile non pensare a This must be the place dopo aver visto il trailer di Remember di Atom Egoyan.La similitudine con uno dei personaggi chiave del film che aveva per protagonista Sean Penn inThis must be the Place è piuttosto marcata. In Remember ritroviamo un ex vittima dell’ Olocausto che, come il padre di Penn, è preda di grandi conflitti interiori ed anche malato d’Alzheimer. Il tema trattato potrebbe essere una spina sul fianco di qualsiasi regista, ma il cast tra cui spicca un grande Christopher Plummer dovrebbe essere una garanzia. Ad accompagnarlo in questo ruolo difficile ci sono Martin Landau e Bruno Ganz. Equals Drake Doremus, quello di Like crazy, dirige Nicholas Hoult e Kristen Stewart in un questo film che piacerà agli amanti dei film che mescolano fantascienza, romanticismo e genere drammatico. Quello che incuriosisce di questo film è senza dubbio la trama che vede i protagonisti vivere in un futuro dove i sentimenti non esistono più. Le cose cambiano quando un morbo li colpisce e fa sì che ritornino a provare dei sentimenti a cui non erano più abituati: la paura, l’affetto, la gioia, l’amore, il dolore.Il cast scelto da Doremus è composto oltre che dai giovani Hoult e Steward anche da Jacki Weavere Guy Pearce. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus  http://fondazionegiovannisantinonlus.com/

IL CINEMA ITALIANO IN CONCORSO A VENEZIA 72

Alla 72esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica verranno presentati cinquantacinque lungometraggi. Tra questi, i film in concorso sono ventuno, quelli fuori concorso sedici. Alla sezione Orizzonti faranno capo diciotto opere. Questa è la quantità di opere che la giuria dovrà esaminare per decretare i vincitori ed assegnare il Leone d’Oro. E il cinema italiano? Non temete: ce ne sono quattro di film italiani (validissimi) in concorso e oggi ci concentreremo proprio su quelli.Avremo il piacere di ritrovare un lavoro di Marco Bellocchio con il film Sangue del mio sangue, poi Luca Guadagnino con A bigger splash, Piero Messina con L’attesa e Giuseppe M. Gaudinocon Per l’amor vostro. Partiamo da Bellocchio che in Sangue del mio sangue si circonda di tutti gli attori con cui ama lavorare: Roberto Herlitzka, il figlio Pier Giorgio Bellocchio, Alba Rohrwacher e Filippo Timisolo per citarne alcuni.Il primo trailer svela qualcosa del film, ma non riusciamo a dare un morso sostanzioso alla storia. Quello di cui siamo certi è che sarà piuttosto insolito. Il film è girato a Bobbio, dove il regista aveva precedentemente girato I pugni in tasca.   Tilda Swinton ritorna a lavorare con Guadagnino nel film A bigger splash, film di cui ancora non siamo riusciti a vedere il trailer, ma di cui ci possiamo abbastanza fidare grazie al cast scelto. I più informati dicono che si rifaccia a La Piscine. Gli altri attori che affiancheranno la Swinton sonoDakota Johnson, Matthias Schoenaerts e il sempre affascinante Ralph Fiennes. Il film L’attesa di Messina, che verrà distribuito da Medusa film, è ambientato nell’entroterra siciliano: le due protagoniste del film, tra cui spicca Juliette Binoche, attendono l’arrivo del figlio la prima e del fidanzato la seconda. L’attesa diventa per loro un atto di fede ed amore.Accanto alla Binoche troviamo Lou de Laâge, Giorgio Colangeli, Domenico Diele, Antonio Folletto, Corinna Lo Castro e Giovanni Anzaldo. Valeria Golino nel film Per amor vostro di Gaudino è una donna napoletana che ha condotto una vita senza pensare a se stessa, ma volta ad assecondare i suoi famigliari. Pur essendo di aiuto agli altri, non riesce a fare la stessa cosa su se stessa e resta piena di dubbi e paure. Le cose cambiano quando riesce ad ottenere una posizione di lavoro stabile e decide di dare una svolta alla sua vita. Nel cast con Valeria Golino, Massimiliano Gallo e Adriano Giannini. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

JANIS : UN TRIBUTO BEN RIUSCITO

Ci sono voluti otto anni alla regista Amy Berg per recuperare il materiale e realizzare Janis, il documentario sulla vita di una delle più belle voci femminili mai esistite. Il risultato è un lavoro certosino di selezione di contenuti, immagini, tracce audio e video rarissimi.E’ un bel omaggio a Janis Joplin quello presentato dalla capace Berg che non si limita a raccontare la Joplin del palco e dei backstage, ma la caratterizza anche in modo intimistico presentando la Joplin in tutta la sua complessità. E lo fa senza mai caratterizzarla e tanto meno dare giudizi. Il rischio che questo documentario si trasformasse in un prodotto mediocre c’era e in tanti forse, non appena si è sparsa la voce che questo“film” sarebbe stato presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, avranno pensato al peggio. Per i pessimisti questa volta è andata male: Janis non è il solito altarino per ricordare il grande artista scomparso. L’unico altare – se proprio dovessimo prenderne in considerazione uno- è quello su cui fare salireAmy Berg, che con questo lavoro conferma di saper realizzare in modo eccellente questo genere di prodotto.Ma torniamo a Janis: la cosa che abbiamo gradito di più sono state le tracce audio e le lettere alla famiglia, proprio quella famiglia che non è mai riuscita a comprenderla. Per loro Janis era una figura difficile di cui non sono mai riusciti completamente a condividerne le scelte. E per scelte, facciamo riferimento a ciò che la spingerà ad essere anticonformista e così diversa dalle altre ragazzine di Port Arthur. La Joplin lascerà Port Arthur da giovanissima – con sua e nostra somma gioia. Di lì in poi, non senza difficoltà, Janis Joplin si dedicherà alla musica, l’unica cosa che la faceva sentire veramente se stessa. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

11 MINUTES

Sono bastati solo due degli “11 minutes” di Jerzy Skolimowsky per farmi capire che non mi sarei annoiata durante la proiezione di questo film. D’altra parte, era stato lo stesso regista ad affermare in conferenza stampa che questo film era la sua personale risposta all’action movieMade in USA. E il risultato è davvero un film che gli americani possono invidiare. È il tempo la chiave di lettura con cui analizzare l’ultimo capolavoro di Skolimowsky. Un tempo che fa da trait d’union in tutte le storie di questo film che il Maestro polacco fa sbalzare (letteralmente) fuori dallo schermo. Tuttavia Skolimowsky non vi entra in profondità, proprio perché pensa stia allo spettatore la decisione di scavare o meno dentro queste vite. Difficile dire se chi si impegnerà a mettere insieme i pezzi di questo puzzle intricato, riuscirà mai a finirlo: sono troppi forse i dettagli da analizzare. O forse sono in pochi ad avere la sensibilità del regista. È sbalorditiva la freschezza con cui il settantenne Skolimowsky dirige un cast – a me sconosciuto – ma davvero talentoso. Già, la freschezza: ciò che è mancato nelle opere dei registi italiani con la metà degli anni di Skolimowsky in concorso a Venezia. https://youtu.be/8IlSOg1-6Tk È un vortice quello in cui ci spinge dentro Skolimowski: la sua impeccabile regia analizza il comportamento dell’essere umano nell’attualità del tempo presente. Alle azioni di un marito geloso, di una attrice, di un ladro, di un corriere fanno seguito quelle che possono sembrare delle conseguenze, ma forse è più semplicemente il caso ad accomunarne i destini? In questo apparentemente disordinato thriller ad alta tensione il pluripremiato regista di Essential Killing e Le départ, continua a regalarci una grande prova di regia, tenendoci sempre col fiato in sospeso. L’unica cosa che mi ha tormentata per tutto il film era se prestare attenzione al disastro patinato alla “ David La Chapelle” o tifare per uno dei personaggi che si trovano invischiati in un presente che mai diventerà futuro. D’altra parte, è questo forse quello su cui pone l’attenzione Skolimowsky: noi siamo adesso, il futuro non esiste. Chiara Orlando   per Fondazione Giovanni Santin Onlus

REMEMBER

È stata una scelta coraggiosa quella di Atom Egoyam di girare Remember. Il regista e produttore canadese affronta un tema delicato come quello dell’olocausto. Sono tanti registi ad essersi cimentati in questo tipo di soggetto, ma in pochi sono riusciti a trarne dei film di cui ci rimane memoria – inevitabile gioco di parole – della “memoria”. Remember è un film che si è meritato ogni minuto di applausi a Venezia. Anch’io, come il resto del pubblico, mi sono abbandonata a fine proiezione in un lungo battimano al regista presente in Sala Grande. Altra standing ovation va al cast di attori non più giovanissimi, con le physique du rôle adatto ad interpretare questa pellicola. E del cast, non possiamo solo citare il brillante Christopher Plummer, ma anche Dean Norris,Bruno Ganz ed uno strepitoso Martin Landau, che con la sua lettera guiderà il protagonista in un involontario (o forse volontario?) viaggio interiore. In tanti avevamo il dubbio che Remember potesse essere il film già visto sul tragico sterminio di massa, ma non è così. Ed anche se all’inizio del film abbiamo la sensazione che a Zev, degente in una casa di cura e malato di alzheimer a cui è morta la moglie da pochi giorni, non possa succedere nulla di così eclatante, col trascorrere dei minuti capiamo che di cose gliene capiteranno tante. Forse pure troppe. Sarà un suo caro amico della casa di cura (un evergreen Martin Landau) a guidarlo – grazie ad una lettera dettagliatissima – in una vera e propria missione per scovare il feroce nazista che ha sterminato la sua famiglia ad Auschwitz. E così, lettera alla mano, il burbero e allo stesso tempo tenero Zev, intraprenderà un viaggio che lo porterà addirittura ad oltrepassare il confine ed arrivare in Canada. Sebbene nel film non ci siano specifici riferimenti a ciò che è accaduto nei campi di concentramento ai protagonisti, si comprende quanto all’epoca la folle realtà possa essere stata confusa con qualcosa di irreale, nel disperato tentativo di sfuggire al tragico destino. Il film Remember è esattamente come la lettera che guida Zev nella caccia al feroce assassino nazista: impeccabile. per Fondazione Giovanni Santin Onlus

MARGUERITE

L’amore per il bel canto di Marguerite non è direttamente proporzionale al suo talento, ma ciò non sembra abbatterla. Xavier Giannoli ci racconta così la signora Dumont alla 72^ Mostra del cinema di Venezia. L’attrice Catherine Frot sul red carpet di Venezia prima della proiezione ufficiale del film in Sala Grande Per raccontare il film presentato due settimane fa in Concorso a Venezia occorre fare un passo indietro: il regista belga si è ispirato a Florence Foster Jenkins, soprano americano degli anni ’40, con scarse doti canore, ma con tutto l’appeal della grande diva. L’attrice Catherine Frot nel ruolo di Marguerite Dumont in una scena del film Gli amici della Dumont, pur partecipando ogni anno al concerto benefico che tiene in casa propria per raccogliere fondi a favore di una causa, la sbeffeggiano e si prendono gioco in segreto delle sue stonature. Il marito dal canto suo, stanco di assistere al triste spettacolo, fa di tutto per arrivare in ritardo alle esibizioni della ricca moglie mettendo in scena improbabili guasti d’auto. Allo stesso concerto che tiene per gli amici aristocratici che la deridono, partecipa pure un giornalista anti-convenzionale che vede invece nella Dumont una grande artista, proprio perché capace di esprimersi in modo così libero. Le viene proposto dallo stesso Lucien di esibirsi su un palco vero, in un vero teatro, con un vero pubblico. Seppure con incertezza, decide di accettare la proposta ed inizia a prendere lezioni di canto da un cantante lirico ormai in declino. Marguerite è un film leggero, ma il regista ha l’accortezza di descrive la Dumont nella sua totalità, ossia come una donna in cui felicità e passione si mescolano ad amarezza ed infelicità. Michel Fau nel ruolo di insegnante di bel canto di Marguerite in una scena del film Non mancano scene divertenti e godibili, ma anche attimi in cui per forza siamo portati a riflettere in merito alla difficoltà che abbiamo nell’essere noi stessi e nel poterci esprimerci liberamente. Il cast fa scorrere rapidamente ogni minuto della pellicola: ottima l’interpretazione di Catherine Frot nel ruolo principale, Sylvain Dieuaide nel ruolo del giornalista Lucien, di André Marcon nel ruolo del marito e di un perfetto Michel Fau, nell’interpretazione di vecchia gloria della lirica. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

VIVA LA SPOSA

Il protagonista di Viva la sposa si guadagna da vivere organizzando spettacoli di compleanno per bambini. La sua è una vita precaria, fatta di corse in furgone e pomeriggi passati al bar davanti alla bottiglia. Pur vivendo una condizione di assoluto disagio, è di animo buono e in lui non mancano i valori e i sani principi. Valori e principi che invece vengono meno nelle persone che incontrerà lungo gli 85 minuti di film. La sua storia si mescolerà con quella di chi si guadagna da vivere truffando le assicurazioni, di chi si prostituisce ed è madre di Salvatore (che forse è suo figlio), di chi fa il carrozziere ed offre alloggio agli immigrati, di chi vorrebbe andarsene a vivere in Spagna con l’amica, ma che alla fine rimane a Roma. Nel film di Celestini ci sono tutti gli ingredienti per raccontare una periferia romana in perenne lotta per la sopravvivenza. Anche se l’impegno del regista è quello di raccontare la realtà di quanto accade lontano da Via Veneto e dal centro città dei privilegiati, la quantità di bruttezza riesce a stancare. E non solo per via delle truffe, degli alloggi disastrati e dei personaggi che ci vivono dentro che non vorremmo mai incontrare, ma soprattutto perché ciò viene raccontato con una patina grigiastra capace di rovinare anche le scene in cui sembrerebbe esserci spazio (forse) per un cambiamento positivo. A differenza del film Blanka, presentato in concorso per Orizzonti, il film dell’autore romano non è capace di raccontare in modo brillante un contesto socio-economico difficile, ma ne appesantisce la visione. Anche nel film Blanka è la tragica vita della periferia ad essere protagonista, ma aldilà del contenuto difficile del film, il modo in cui se ne parla è diverso e riesce ad appassionare il pubblico. Anche i protagonisti di Blanka vivono nella povertà, nell’abbandono e vivono di espedienti, ma a fine proiezione lo spettatore riesce ad emozionarsi. Nel film Viva la sposa, non c’è né immedesimarsi né emozione. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

LA FELICITÀ ESISTE

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

"LA FELICITA' ESISTE", di Ugo Tonizzo e collettiva di artisti coevi, dal 22/09/2015 al 29/11/2015 presso la Galleria Civica d'Arte "Celso e Giovanni Costantini" di Zoppola. Curatela di Alessandra Santin. Il 15 Novembre Marco Minuz ha tenuto un incontro su "l'arte in Friuli". L’artista è davvero un essere speciale, una persona con una dote in più, capace insieme ai poeti di cogliere l’essenza delle cose e di renderla se non comprensibile, almeno capace di evocare sensazioni, emozioni, riflessioni. Dopo il successo degli anni scorsi, il Comune di Zoppola torna a celebrare i propri straordinari artisti. Questa terza edizione e’ dedicata a Ugo Tonizzo, persona di rara sensibilità, saggezza e grande umanità. Nell’esposizione, allestita nella splendida cornice della Galleria Civica d’Arte “Celso e Giovanni Costantini” e organizzata con la collaborazione degli Amici della Galleria, emerge così un ritratto sfaccettato, realizzato grazie anche alla presenza di dipinti mai mostrati in un evento pubblico. Le opere conducono il visitatore nella fucina di uno sguardo tenacemente personale, frutto di un’ininterrotta ricerca in grado di percorrere, in più di 70 anni, tutte le suggestioni del Novecento tenendo ben saldo l’interesse per il figurativo. Affascina che molti lavori della mostra popolino normalmente quello spazio magico e intimo che è lo studio di Ugo: è in quel laboratorio di creatività che sono maturate negli anni idee nuove e paesaggi affascinanti ed è cresciuta quella verve che lo caratterizza. Oltre ad essere momento di riflessione sull’opera, la mostra è anche segno di quella gratitudine che il Comune di Zoppola vuole continuare a tributare al pittore, insegnante di molti artisti e cantore del nostro territorio di cui ha narrato le metamorfosi e in cui ha sempre vissuto e amato. E’ un inno anche all’amicizia, quella vera che Ugo ha saputo coltivare nel corso di una lunga carriera con i tantissimi artisti friulani, veneti che oggi hanno accolto l’invito di esporre insieme a lui. Un ringraziamento speciale a Ugo Tonizzo per l’entusiasmo e le emozioni che ci ha regalato in questo percorso, alla sua splendida famiglia, alla generosità degli Amici della Galleria che hanno dedicato tempo, anima e passione per onorare il “Grande Maestro”, ad Alessandra Santin, eccellente critica dal cuore grande, a Silvio Ornella con il suo sguardo oltre l’immaginario, a Roberta e Silvia, straordinarie collaboratrici e Giorgio Rosin per la paziente elaborazione dei testi. “La Felicità esiste”, questa è la più bella eredità di un uomo, un maestro, un artista. Il Sindaco Dott.ssa Francesca Papais “Non c’è momento migliore di questo per essere felice” (Madre Teresa di Calcutta) La Terza Edizione di Arte in Palazzo celebra la vita del decano degli artisti di Zoppola, il castionese Ugo Tonizzo, e le opere degli artisti del Triveneto a lui vicini per sentire e formazione. La pittura, dal punto di vista tecnico, si impara e si trasmette, ma ciò che Ugo Tonizzo ci mostra è l’espressione di sensibilità e di essenza che ha contraddistinto la sua arte, la quale è anche esplorazione delle regioni più profonde dell’intimità individuale. Un messaggio di travolgente amore per la vita si snoda tra le tele esposte come un filo rosso che guida il visitatore tra equilibrate composizioni floreali, ricordi di paesaggi naturalistici e delicati volti che, appassionatamente disegnati, rivelano sentimenti che solo l’animo di un vero artista sa cogliere e rendere nella sua essenzialità e forza. Queste opere manifestano la presenza dell’umanità in ogni individuo: la positività del messaggio di Tonizzo possa varcare le porte della Galleria Costantini e accompagnarci nel quotidiano. Sì, la Felicità esiste. Il Conservatore Dott.ssa Roberta Zanchet     Organizzare questa mostra è stato come, voler proseguire a dialogare con Ugo, mettendo a fuoco quello che negli anni lui ci ha donato. Perché Ugo, decano degli artisti di Zoppola, è sempre stato un entusiasta e instancabile promoto- re delle varie iniziative del territorio, che profondamente sente e ama, con le sue luci e sfumature. Coinvolgente amico nel dialogo artistico e nel gesto tecnico mai pienamente appagato nella ricerca dei migliori risultati espressivi. Quello che doveva essere un modo per onorare un artista e un uomo schietto e sincero, Ugo con la sua ironia, la sua umana saggezza è riuscito ancora una volta a farci da “Maestro” trasmettendo a tutti noi il suo bagaglio culturale e artistico acquisito nella sua lunga vita. Sta a noi saper raccogliere ciò che lui ha saputo seminare, con i colori della sua tavolozza e la sua innata galanteria … … grazie Ugo. Il Presidente dell’Associazione “Amici della Galleria Civica d’Arte Celso e Giovanni   "LA FELICITÀ ESISTE" di Alessandra Santin  “La Felicità esiste”, mi saluta con queste parole definitive il pittore Ugo Tonizzo. Il tono è serio, convinto, distante dall’ironia che caratterizza solitamente i suoi dialoghi. C’è una certezza, una fede nella Felicità che rende ogni altra affermazione superflua. - Io l’ho avvertita qualche rara volta mentre dipingevo, mentre una ricchezza e un’energia insospettate mi permettevano di ricercare quella bellezza che sapevo di poter realizzare con le mie mani, disegnando e dipingendo. Ma la vera Felicità mi è apparsa come certezza da poco: come luce e come respiro interiore che mi fanno vivere anche questa parte della vita, sempre particolarmente difficile, con una serenità che non mi aspettavo. La Felicità è la mia destinazione -. C’è in questo Ugo Tonizzo tutto il fuoco della passione che ha guidato per intero il suo percorso artistico. Fin dall’inizio (quando si avvicinava alle tecniche del disegno e della pittura attraverso Corsi presso l’Istituto Volontà di Roma; frequentando gli Studi di colleghi pittori quali Zuccheri, Jus, Tramontin, …; partecipando a concorsi e ad ex-tempore nazionali… ) nelle sue opere si incontrano presenze ed armonie che fanno riferimento al Naturalismo Veneto. Ogni genere è avvicinato con semplicità ed estrema attenzione. I dettagli e gli elementi presenti, raffigurati così come si vedono, danno forma alle prime composizioni floreali equilibrate, capaci di accogliere le vibrazioni della luce calda, al tramonto, sui fiori umili raccolti negli orti e nei piccoli giardini di campagna. In vasi di fortuna questi mazzi naturali convertono le emozioni in petali turgidi, come le poche pennellate necessarie alla loro

B. MOLNÁR ZSUZSA

Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti con i maestri László Andor Kantor e Ridovics, esponenti dell’associazione dei Pittori Ungheresi. Studia nel dipartimento di vetro decorativo e questa passione diventa la sua professione. Segue diversi corsi con artisti e scultori professionisti, quali Kocsis, Mihály Bakonyi  ed Endre Sipos. Dal 1997 pittrice viene nominata dalla Società dei Pittori Ungheresi un’artista professionista. Rappresentata il mistero,  con acrilici e oli su tela, sul tema religioso. Dipinge tutto ciò che la circonda, ciò che la emoziona, usando contrasti di colori che rendono l’effervescenza della forma come contrasto tra la realtà e la pace della mente.

LA SERATA DI APERTURA

E’ stata una serata di apertura all’insegna delle novità quella che si è tenuta sabato per la 34esima edizione di Pordenone Silent al Teatro Comunale Verdi. La prima novità è stata il cambio nella direzione del Festival: David Robinson saluta la platea dicendo “Welcome home” per l’ultima volta. Direttore del Festival dal 1997, cede il testimone a Jay Weissberg che lui stesso introduce al pubblico. A tutti quest’ultimo è parso assolutamente adatto alla carica che ricoprirà dal prossimo anno. La seconda sorpresa è stata la consegna del sigillo della città di Pordenone a David Robinson da parte del Sindaco di Pordenone Pedrotti. Robinson, del tutto ignaro della cosa, si è dimostrato onorato e commosso dell’essere cittadino onorario della cittadina friulana. Un riconoscimento, quello fatto a Robinson, che mette in evidenza quanto Pordenone punti ad essere sempre di più riconosciuta come capitale della cultura del Nord-Est. Uno scatto che ritrae la platea del Teatro Comunale Verdi Ma veniamo alle due proiezioni di ieri sera: il primo film ha avuto per protagonisti due insoliti Romeo e Giulietta in un paesino innevato della Foresta Nera. Alla mia prima esperienza di cinema muto, mai mi sarei aspettata di divertirmi così tanto e di apprezzare la bellezza di un’opera di Ernst Lubitsch che venne presentata per la prima volta 95 anni fa al pubblico.   Il film è stato stampato dal negativo originale e successivamente è stato imbibito secondo la tecnica dell’epoca. Quest’opera appartiene alla serie di commedie che lo stesso Lubitsch realizzò per la Maxim-film GmbH. Ciò che mi è piaciuto molto di questo film è stato il modo insolito di raccontare la storia dei due innamorati, osteggiati sì dalle loro famiglie, ma pure protagonisti con le stesse di rocambolesche e divertentissime imprese. Una scena tratta da Romeo und Juliet im Schnee Sin dalla prima scena, che vede il magistrato locale pesare due salsicce offerte dalle famiglie rivali, i Montekugerls e i Capulethoferd, si ha un assaggio dell’ironia che seguirà per tutti i 41′ minuti successivi. Splendido anche l’accompagnamento musicale al film di Octuor de Francescritto e condotto da Antonio Coppola. Una scena tratta dal film “Maciste alpino” La seconda pellicola presentata è stata Maciste Alpino, un’opera del 1916 di Luigi Maggi e Luigi Romano Borgnetto. Il film può essere definito come il miglior film di propaganda bellica mai realizzato in Italia ed è impossibile non “innamorarsi” del protagonista. É un Maciste dal cuore tenero e dalla simpatia contagiosa quello che abbiamo visto in quest’opera che affronta il tema difficile della prima guerra mondiale e i 95′ di proiezione scorrono veloci. Certosino è il lavoro di restauro portato avanti dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, di cui abbiamo ammirato questa copia restaurata del 2014.    un breve estratto di Maciste Alpino Come era accaduto per La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, anche nel caso di questa nuova esperienza del Cinema Muto, non avevo nessuna aspettativa, proprio per non rischiare di rimanere delusa. E la delusione ovviamente non c’è, ma solo una nuova passione per il Cinema Muto. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

ED IN MEZZO… PORTOPICCOLO UN LIBRO FOTOGRAFICO DI MARIO VIDOR

..E nel mezzo Portopiccolo   Il contemporaneo reinterpreta la materia come forza e il vuoto come un campo "potenzialmente attivo". Secondo la teoria dei campi, il vuoto "fisico" è una realtà che vive e che s'inseriscenel processo continuo della creazione.  Mario Vidor ancora una volta dimostra la sua vicinanza alle categorie più rappresentative della cultura contemporanea, e percorre con la sua macchina fotografica un lungo tratto di costa triestina, a partire dal vuoto simbolico del golfo di Portopiccolo, che si trova a metà strada tra il castello di Duino e quello di Miramare. Sta giusto nel mezzo, nota l’artista. Nel mezzo tra cielo, terra e mare e rappresenta simbolicamente il giusto punto di relazione da cui partire per un viaggio di conoscenza e scoperta di questo territorio: in mezzo tra un passato di natura e un presente di esistenza vitale. A caratterizzare lo sguardo dell’artista il desiderio di cogliere le diverse specificità, di rendere la complessità e la dimensione del divenire che qualificano non solo l’ambiente, ma soprattutto la vita che in esso si sviluppa. Fiori spontanei illuminano gli scogli; allevamenti di mitili disegnano splendide geometrie sul mare; gabbiani e cormorani si riposano sui moli; terre e pietre arse dal sole, percorse dal vento delineano il profilo morbido del Carso, attraversato da sentieri naturalistici e culturali. I Castelli e i loro parchi, le fontane, le sculture, i bambini in gioco, le persone in visita, i dettagli e le testimonianze del passato e del presente, tutto merita l’attenzione partecipata di Mario Vidor che sceglie il quotidiano, i colori e le luci del presente per restituire atmosfere reali. Il centro di Portopiccolo offre spunti particolari di confronto e apprezzamento, tanto per la costruzione quanto per il progetto e la riqualificazione di un territorio ferito dai lavori di cava, abbandonati da tempo. Mario Vidor cerca tracce di questo passaggio in quanto riflessioni che riguardano tutti quegli aspetti naturalistici, storici e sociali ad essi sottesi: tutto ciò gli permette l’utilizzo di atteggiamenti estetici fondati sulle relazioni culturalmente determinate, esistenti tra scelte architettoniche e visioni del mondo. La forma che autosignifica, l’ordine ricercato, l’equilibrio strutturale, l’esteriorizzazione della norma altro non sono che espressioni della concezione dell'arte di Mario Vidor. Attraverso la fotografia egli estrae la sostanza delle azioni vitali che classifica e descrive, secondo teorie formalistiche contemporanee all’interno di un astratto mondo di archetipi atemporali. Alessandra Santin MARIO VIDOR è nato nel 1948 a Farra di Soligo, Italia. Ha tenuto numerosissime mostre personali nelle principali città italiane ed estere tra le quali Pechino, New York, Vancouver. Affascinato dalla pittura e dai grandi artisti del ‘900, nelle sue opere racchiude l’interesse sia per il paesaggio contemporaneo, che per l’equilibrio e l’armonia del corpo umano.  

THE MARK OF ZORRO

Mi aspettavo di vedere una storia avvincente, è vero, visto che Zorro è un po’ il capostipite dei super eroi, ma mai mi sarei immaginata che The Mark of Zorro fosse una pellicola così spassosa. Appena uscita dalla sala, mi sono subito chiesta quanto si fossero divertiti nel 1920 gli spettatori dell’epoca: come me? Più di me? E’ una storia curiosa quella di The Mark of Zorro: il film viene realizzato in un periodo storico in cui vi è un grande bisogno di evasione per scrollarsi di dosso gli anni bui della guerra e per ritornare a vedere le cose in modo positivo. E’ anche un periodo in cui però non basta più qualche acrobazia per divertire il pubblico che negli ultimi anni si è fatto sempre più esigente. Douglas Fairbanks, l’attore che veste i panni di Zorro, era desideroso di girare un film in costume e il suo sogno era quello di interpretare il ruolo di D’Artagnan nei Tre Moschettieri. Operazione difficile visti i costi di realizzazione e la cui riuscita non era assicurata. Fairbanks decide quindi di misurarsi con un altro film in costume girato in California, dove i costi di produzione potevano essere ancora contenuti: The Mark of Zorro. La sua interpretazione di Zorro rilancia la sua carriera: la pellicola è impeccabile sotto ogni aspetto ed è piena zeppa di scene divertenti e avvincenti. Il film, undicesima pellicola prodotta dalla United Artists, sbanca al botteghino e riscuote un enorme successo. Ma cos’è che rende così vincente questo film di Fred Niblo? Indubbiamente il fatto che Zorro – termine spagnolo che significa volpe- abbia una vita segreta e una doppia identità: il fannullone figlio di papà e il coraggioso ed affascinante Zorro. La locandina di The Mark of Zorro La trasformazione in uno due caratteri avviene nel momento in cui Fairbanks entra con il suo destriero nel nascondiglio segreto nel palazzo del padre. E come ogni eroe buono che si rispetti, Zorro ha pure l’animo gentile, ma la spada veloce per difendere l’oppresso. Ed è pure un gran galantuomo. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

PROLOGUE, 6 MINUTI DI VERA MAGIA

È l’inquadratura di una montagna di mozziconi di matite ad aprire Prologue, l’opera del pluri premiato Academy Oscar winner Richard Williams. Prologue dura sei minuti, ma sono sei minuti di pura poesia. Ero davvero curiosa di vedere proiettato questo film che rompe tutti gli schemi del prodotto d’animazione: alla base del progetto di Williams c’è un episodio della guerra tra Sparta ed Atene raccontato attraverso i suoi disegni. Prologue, la locandina del film di Richard Williams Ogni inquadratura equivale ad un singolo disegno realizzato a mano dal famoso padre di “Chi ha incastrato Roger Rabbit”. Prologue è stato portato avanti contemporaneamente ad altri progetti, frutto della passione per il disegno dello stesso direttore, poi messo a punto con la più sofisticata tecnologia. Ed è magica la matita che disegna il fiore dove si intrufola un calabrone, per poi lasciare spazio al viso spaventato di una bimba che osserva la crudele battaglia tra gli spartani e gli atenesi. Richard Williams per chi non lo sapesse è anche il creatore della sigla di queste Giornate del Cinema Muto dove, con il suo tratto inconfondibile e con il mophing, trasforma l’uno nell’altro i grandi del Cinema Muto. Dal primo minuto di proiezione sino all’ultimo devo ammettere però di essere stata parecchio disturbata: non vedevo l’ora di tornare a casa per mettermi a disegnare. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

TUTTO È PRONTO PER LE GIORNATE DEL PORDENONE SILENT 34

Non mi è ancora passata del tutto la sensazione di dondolio tipica del vaporetto, che è già tempo di concentrarmi in un’altra interessante rassegna. Avrò il privilegio di recensire per la Fondazione Giovanni Santin Onlus le opere cinematografiche delle imminenti Giornate del Cinema Muto, un Festival che a detta di Mueller è al secondo posto tra quelli italiani. E sarebbe proprio uno di quegli eventi a cui bisognerebbe andare tutti impomatati con una bella bombetta in testa, bastone e baffo disegnato dalle sapienti forbici del barbiere Marino. In casa non ho trovato né bombetta, né bastone, né tanto meno il numero di telefono del buon Marino, ma non ho potuto resistere e mi sono disegnata i baffi da attore di cinema muto, al fine di vivere lo spirito del Festival. Ma a cosa si deve il successo crescente delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone? Beh, innanzitutto alla qualità del programma e all’organizzazione in grado di far scorrere senza intoppi un calendario fittissimo di proiezioni, eventi e conferenze. Oltre a rendere omaggio a questo genere di film, il Festival dona prestigio alla cittadina di Pordenone, visto che dal 3 all’ 11 ottobre sono tantissimi gli ospiti internazionali a frequentarla. Pordenone Silent, al pari di Pordenonelegge, trasforma la cittadina friulana in un ambiente colto, vivo e multiculturale. La locandina del Festival del Cinema Muto di Pordenone E così com’è stato per l’esperienza alla Mostra del Cinema di Venezia, sarò alla mia prima volta per Le Giornate del Cinema Muto. Il programma che è già online da qualche giorno non lascia dubbi sul fatto che quest’anno di proiezioni ed interventi interessanti ce ne saranno parecchi: 2015_GCM_Calendario_w_rev01 Alla serata di inaugurazione della kermesse verrà proiettato “Romeo und Julia im Schnne” di Ernst Lubitsch. Sarà li che darò il mio primo “morso” – cercando di farlo in modo silenzioso ovviamente – a questo Festival del Cinema Muto. Quella di sabato sarà una versione insolita della storia di Romeo e Giulietta, visto che Lubisch ci restituirà la gioia dei due protagonisti ed il lieto fine. E se nel corso di questi mesi estivi abbiamo pensato che l’inverno non potesse arrivare mai, con questa pellicola ambientata in un paesino innevato della Foresta Nera, capiremo che l’inverno è più vicino di quanto sembri. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

DIE PUPPE

Se alla serata inaugurale delle Giornate del Cinema Muto ho apprezzato Romeo und Juliet im Schnee di Lubistch, con la proiezione di Die Puppe mi è stato impossibile non rimanere conquistata dallo stesso regista. Nei film di Lubitsch non vi è nulla di lasciato al caso, tanto meno in questa sua opera del 1919. Lui stesso dirà poco prima di morire di essere la sua preferita, perché tra tutte quella da lui reputata più brillante ed innovativa. Maniacale è la cura per ogni dettaglio: dalla scenografia, alla stessa interpretazione degli attori vengono diretti dallo stesso Lubitsch con estrema attenzione. Con ogni probabilità ciò lo si deve al fatto che lui stesso prima di essere regista è attore e trasferisce la sua esperienza al cast. Die Puppe è tratto dal libretto di Maurice Ordonneau per La Poupée, un’opera di Edmond Audran del 1896. Tutti i protagonisti della pellicola rimangono fedeli a quelli dell’opera, tranne la ragazza, a cui viene lasciato lo stesso nome dell’attrice che la interpreta: Ossi Oswalda. Quest’ultima diventerà una delle attrici preferite del regista che la vorrà in ben dodici pellicole. Il film inizia con un piccolo prologo che vede Lubitsch nel ruolo di “trovarobe”: in un vecchio baule vengono trovati dei giocattoli per cui verrà allestita una scenografia di cartone affinché possano riprendere vita. Sebbene il film narri con tono fiabesco la storia di Lancelot, impaurito dal gentil sesso, ma costretto a prender moglie per risollevare l’economia dei monaci presso il quale è ospite, esso nasconde una vena assai più maliziosa. Anzi, mi sento di definirla molto simile ad una commedia sexy in cui in due o tre scene i riferimenti sono pure piuttosto espliciti. Mi ha sorpreso che questa opera di Ernst Lubitsch non fosse stata bandita dalla feroce critica tedesca dell’epoca e che l’unica critica fosse stata rivolta al modo in cui sono stati descritti i monaci: avidi, arrivisti e manipolatori. Negli Stati Uniti invece la sottile malizia del buon Lubitsch non è stata vista di buon grado e la pellicola venne proibita a New York e ne venne ridotta la distribuzione. La Locandina di Die Puppe Lubitsch diverte e lo fa in modo incalzante, ma non è solo la sua nota spassosa ad essermi tanto piaciuta. Eccellente è il cast e la pianificazione con cui sono state girate le scene. Mi sorprende pensare si tratti di un film girato negli anni venti vista l’accuratezza della costruzione delle scene, soprattutto quelle in cui vi sono effetti visivi davvero ben riusciti. Effetti che adesso noi realizziamo al computer, ma quelli di Die Puppe hanno tuttavia un altro sapore. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

THE PHANTOM OF THE OPERA

Si è chiusa con The Phantom of the Opera, la 34esima edizione di Pordenone Silent. Il Teatro Comunale Verdi per l’occasione non era solo gremito di appassionati di cinema che hanno seguito tutta la rassegna di cinema muto, ma anche di curiosi che, proprio qui a Pordenone, hanno avuto modo di vedere la pellicola accompagnata dalle note dell’Orchestra San Marco. The Phantom of the Opera col tempo si è rivelato un grande successo, ma in pochi sanno che dall’inizio delle riprese sino al montaggio del film, è stato un susseguirsi di intoppi e ritardi. Lon Chaney, l’attore che personifica The Phantom – uno degli attori più in voga del periodo- era già sotto contratto con uno altro studio di produzione, la M-G-M. Per il regista Rupert Julian, la sua presenza era fondamentale proprio perché lui era “l’uomo dei mille volti” e dalla grande mimica. Julian fa carte false per averlo, ma durante le riprese il rapporto tra regista e attore si deteriora così tanto che i due non comunicano più tra di loro. A questo problema si sommano i continui ritardi delle riprese e la decisione di cambiare il finale da parte dei dirigenti della Universal. Il film tuttavia ha successo e hanno seguito nel corso degli anni diverse reinterpretazioni e musical. La pellicola del 1925 rimane per lo più fedele al racconto di Léroux, in cui viene narrata la storia di un’attrice che si trova a fare la sostituta all’Opera di Parigi. Christine, questo è il nome della protagonista, raggiunge fama e gloria grazie ad una voce misteriosa che risiede nei sotterranei del palazzo. I due si incontrano e la fanciulla riesce finalmente a dare un volto alla voce misteriosa: è il fantasma dell’Opera. Una delle scene con Lon Chaney nel ruolo del fantasma dell’opera Questi le dichiara il suo amore e lei disubbidendo ai suoi ordini gli strappa la maschera per vederlo in viso. Il fantasma privato della maschera si mostra in tutte le terrificanti fattezze. Il fantasma tradito dalla ragazza scatena la sua ira ed offre alla ragazza la possibilità di cantare ancora una volta se questa accetta di non vedere più il Visconte de Chagny, di cui è innamorata. Una delle locandine originali di The Phantom of the Opera Mi piace pensare che Il Fantasma dell’Opera sia la prima vera anticipazione del filone horror che tanto appassiona una grande fetta di pubblico. Tanto festoso nelle scene ambientate nei sontuosi saloni dell’opera, quanto terrificante nelle scene ambientate nelle segrete, il film è in grado di far vivere allo spettatore un’atmosfera gotica senza tempo. Impeccabile l’accompagnamento musicale dell’orchestra diretta da Mark Fitz-Gerald in grado di narrare a colpi di note le scene. Viene messa in rilievo anche la grande capacità mimica degli attori di scena, uno su tutti proprio Lon Chaney, da cui non si riescono a togliere gli occhi di dosso dalla sua entrata in scena sino alla sua dipartita. Anche se spaventosamente brutto. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

RISATE RUSSE: L’IMPIEGATO STATALE

Nell’ampio programma di Pordenone Silent è stato dedicato ampio spazio anche alla cinematografia russa con la rassegna “Risate russe”, un genere che personalmente amo meno rispetto al cinema muto americano o europeo perché a mio avviso un po’ pesante e troppo “politico”. Del filone “Risate russe” ho visto “L’impiegato statale” di Ivan Pyriev, film girato nel 1931 che narra la storia di Apollon Fokin, uno scrupoloso cassiere statale che passa le giornate a contare denaro per il partito. Pur essendo un lavoratore instancabile e rispettoso, nutre una segreta invidia per le alte cariche del Soviet che a differenza di lui godono di potere e privilegi. Una scena di “L’impiegato russo” Una notte, mentre sta rientrando a casa con una valigetta piena di denaro viene assalito da un bandito: il cassiere si batte con ogni mezzo per far sì che il malvivente non abbia la meglio sulla valigetta, ma nella lotta quest’ultima vola giù dalle scale. Un’immagine del Teatro Comunale Verdi dove si è tenuta la Rassegna di Cinema Muto Fokin, che all’inizio è disperato perché pensa che la valigetta sia andata perduta, ritroverà più tardi la borsa con tutto il suo contenuto. Sebbene all’inizio sia combattuto sulnon sappia se rendere o meno il denaro al Soviet, cede all’insistenza della moglie che gli fa capire quali progetti possono finalmente realizzare con quell’ingente somma di denaro. Quando sembra che la sua vita stia finalmente cambiando in meglio, le cose iniziano a complicarsi… Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

IL MUSEO DEL MONDO

"IL MUSEO DEL MONDO" di Melania Mazzucco   Ogni quadro, ogni opera vista in una chiesa o esposta in una galleria, lascia qualcosa a chi la guarda. E ogni incontro fortuito può tramutarsi in un vero e proprio innamoramento, in una folgorazione, addirittura in una rivelazione. L'inizio di un'avventura. Create per fede o per soldi, per mestiere o per amore, le opere d'arte che Melania Mazzucco non è mai riuscita a dimenticare abbracciano cinque continenti, dall'antichità ai giorni nostri. Create come amuleti, preghiere o bestemmie, da uomini e donne, cacciatori e stregoni, assassini e santi, illetterati e intellettuali, nessun museo reale riuscirebbe mai a contenerle. Un museo immaginario, invece, potrebbe dimostrarsi all'altezza dell'impresa. Tra i dipinti più amati, Mazzucco ne ha selezionati cinquantadue - "solo opere di artisti coi quali vale la pena trascorrere del tempo" - e, dopo una rigorosa selezione, ha deciso di raccontarli su "Repubblica" nell'arco di un anno, in una rubrica settimanale. Questo volume raccoglie le storie e le immagini di quelle opere che diventano presenza, specchio di un pensiero, indelebile emozione, scintilla di significato del mondo.  

KŐBÁNYAI FINE AND APPLIED ARTISTS ASSOCIATION

Dal 01 al 30 Novembre 2015, presso la galleria d'arte dell'Hotel Museum Budapest, la Fondazione ha ospitato la mostra collettiva di 12 membri della "Kőbányai Fine and Applied Artists Association".

(NOT) A BIGGER SPLASH

Le urla del pubblico e l’entrata in scena di Tilda Swinton versione David Bowie, ci avevano illuso che questo film potesse essere carico di energia, ma ci sbagliavamo. A Bigger Splash, is not that big. Il materiale per ricavarci un bel film c’era, non possiamo affermare il contrario: l’idea di raccontare la convalescenza di una rock star a Pantelleria per recuperare la voce e la sua interazione con gli altri tre protagonisti è interessante, ma non è bastato. In tanti ci siamo sentiti traditi una volta usciti dalla sala. Ma cos’è a non funzionare in A Bigger Splash? L’errore più grande è scelta del cast, che seppur stellare, non riesce a trovare la propria dimensione nel film. Il motivo è molto semplice: nessuno è adatto al ruolo che gli viene assegnato da Guadagnino. Ralph Fiennes è per la prima volta stonato, nell’interpretare il vecchio produttore, amico nonché amante della rock star Marianne. In A Bigger Spash l’attore di Il paziente inglese è decisamente sopra le righe, egocentrico e fastidioso. Non si può dire che non sia capace , ma visto che ci ha abituati ad altri ruoli, lo vediamo “fuori dal suo naturale elemento”.Stessa cosa vale per la Swinton, anche se di lei abbiamo tuttavia apprezzato la scelta di essere una rock star senza voce. La mimica sarà l’unico mezzo che le permetterà di comunicare con gli altri tre amici nel film. Ed è proprio la difficoltà di comunicazione ciò su cui vuole puntare l’attenzione Luca Guadagnino: un tema complesso e quanto mai così attuale.Degli attori, forse il più credibile è il bello (e bravo) Matthias Schoenearts, che abbiamo avuto il piacere di vedere qui a Venezia anche in The Danish Girl. Nel film di Luca Guadagnino alcune scene belle ci sono, soprattutto grazie alla cornice di una Pantelleria assolata. Poi però, quando si ha la sensazione che finalmente la storia riprenda la nota distorta che ci era piaciuta all’inizio, non resta più nulla.Anzi, purtroppo qualcosa resta: un Corrado Guzzanti che fa la parodia dell’ufficiale delle forze dell’ordine. E anche se è vero che all’idillio fa seguito la tragedia e alla tragedia fa seguito la farsa, in questo finale ci aspettavamo un fuoco d’artificio. Magari proprio uno di quelli che vengono sparati durante le celebrazioni religiose dei paesini siciliani. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

L’ATTESA

Ho sempre avuto un debole per Juliette Binoche, per il suo pallido incarnato e per quel suo modo di essere donna fragile ed allo stesso tempo forte: nel film L’attesa di Messina questi due aspetti si amalgamano alla perfezione. L’attesa non è un film incalzante, né tanto meno uno di quelli in cui più storie si intrecciano. La pellicola ruota tutta attorno ad una donna (Juliette Binoche) e a Jeanne, la ragazza di Giuseppe, figlio della prima. Jeanne decide di raggiungere Giuseppe in Sicilia per trascorrere le vacanze di Pasqua. Come arriva nella casa di famiglia, capisce che è accaduto qualcosa di tragico. Juliette Binoche in una scena del film È infatti un lutto in famiglia a suggellare il loro incontro e sin dalla prima scena si comprende che non si tratta di un lutto normale, ma di una dramma intollerabile. Seppure si ha a volte l’impressione che la storia “si trascini un po’ troppo”, il risultato è comunque molto piacevole. Sarà forse merito della regia di Piero Messina che, oltre a regalarci un bello spot di promozione della regione Sicilia, si fa apprezzare per il suo cinema introspettivo che in alcune scene ricorda il miglior Terrence Malik. Singolare il modo in cui le due donne si relazionano: comunicano (o non comunicano a seconda dei punti di vista) per lo più con lo sguardo. D’altra parte, per Juliette Binoche vi è una difficoltà reale nel parlare di quanto accaduto proprio perché è incapace di elaborare il lutto. https://youtu.be/GUvHttq7bmo Il tema affrontato da Messina non è di certo una novità, ma il regista siciliano ha il merito di non cadere nelle incongruenze come era successo ad altri registi italiani. Oltre ad una strepitosa Juliette Binoche, il film conta su di una brava Lou de Laâge, che speriamo di avere modo di apprezzare in pellicole future. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlu

L’ATTESA

Ho sempre avuto un debole per Juliette Binoche, per il suo pallido incarnato e per quel suo modo di essere donna fragile ed allo stesso tempo forte: nel film L’attesa di Messina questi due aspetti si amalgamano alla perfezione.L’attesa non è un film incalzante, né tanto meno uno di quelli in cui più storie si intrecciano.La pellicola ruota tutta attorno ad una donna (Juliette Binoche) e a Jeanne, la ragazza di Giuseppe, figlio della prima. Jeanne decide di raggiungere Giuseppe in Sicilia per trascorrere le vacanze di Pasqua. Come arriva nella casa di famiglia, capisce che è accaduto qualcosa di tragico. È infatti un lutto in famiglia a suggellare il loro incontro e sin dalla prima scena si comprende che non si tratta di un lutto normale, ma di una dramma intollerabile. Seppure si ha a volte l’impressione che la storia “si trascini un po’ troppo”, il risultato è comunque molto piacevole. Sarà forse merito della regia di Piero Messina che, oltre a regalarci un bello spot di promozione della regione Sicilia, si fa apprezzare per il suo cinema introspettivoche in alcune scene ricorda il miglior Terrence Malik. Singolare il modo in cui le due donne si relazionano: comunicano (o non comunicano a seconda dei punti di vista) per lo più con lo sguardo.D’altra parte, per Juliette Binoche vi è una difficoltà reale nel parlare di quanto accaduto proprio perché è incapace di elaborare il lutto. Il tema affrontato da Messina non è di certo una novità, ma il regista siciliano ha il merito di non cadere nelle incongruenze come era successo ad altri registi italiani.Oltre ad una strepitosa Juliette Binoche, il film conta su di una brava Lou de Laâge, che speriamo di avere modo di apprezzare in pellicole future. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

LOST RIVER

Avevo letto così tante critiche negative su Lost River, l’opera prima alla regia di Ryan Gosling, che ho voluto farmi un’opinione. Tanta era l’attesa per l’uscita di questo film presentato a Cannes lo scorso maggio che i critici non hanno tardano a recensirlo negativamente definendolo folle, insensato e inguardabile. L’attrice Saoirse Ronan in una scena del film Non sono un’amante del genere noir o fantasy, ma devo ammettere che mi è piaciuto l’approccio con cui Gosling racconta una fairytale ambientata in una Detroit che non ha nulla a che vedere con la città simbolo degli anni 80-90, del boom economico e di tutto ciò che è più universalmente riconosciuto come americano: dall’industria automobilistica a Eminem. Se la Detroit che avete in mente è quella della Chrysler e del consumismo sfrenato, Gosling vi farà vedere senza tanti filtri una città deserta, fatiscente ed abbandonata a se stessa. Abbandonata a se stessa lo è pure la protagonista incarnata da Christina Hendricks con cui il canadese aveva già lavorato in Drive e che ha voluto fortemente sul set. Billy (Christina Hendricks) è una madre single di due figli che non riesce più a pagare la casa dove vive. Si rivolge alla banca per ridiscuterne le condizioni e ad accoglierla troverà un Ben Meldenson (Dave) che le farà un’insolita proposta. L’attore Ben Mendelson in una scena del film Billy accetterà la proposta di Dave ed inizierà ad intrattenere i frequentatori di un club per amanti di un genere di spettacoli piuttosto macabri. Bones (Iain De Caestecker), il figlio maggiore di Billy, passa le sue giornate a sciacallare le case disabitate, rubando le condutture in rame per poterle rivendere. Proprio mentre esce con il malloppo dall’ultima casa, si scontra con Bully (Matt Smith), un ragazzo temuto che si atteggia a capo della città. Tra i due nascerà una rivalità ed un odio reciproco che si chiuderà con un triste epilogo. Forse ciò che mi ha affascinato di più nel film sono le storie secondarie – ma non meno importanti – che vengono narrate nel film. Una su tutte la vicenda della nonna di Rat (Saoirse Ronan), l’adolescente che vive nella stessa via di Bones e con cui lui stringerà una profonda amicizia. Tra atmosfere dark e vecchi video in bianco e nero, Gosling racconta il dramma e la fragile bellezza che questa signora anziana cela sotto una velina e labbra rosse. Il fatto che non parli più dalla morte del marito è forse una metafora che dovremmo cogliere? Rimarrò sempre con questo dubbio. Lost River fa centro nei tagli delle immagini, nella scelta quasi esclusiva di girare con le sole luci diurne/notturne e ha un dialogo, sebbene ridotto all’osso, interessante. L’attrice Eva Mendes in una scena del film Ben Mendelson è divino nel ruolo di Dave. È capace di rendere credibile un personaggio quasi surreale. Il regista ha il merito di aver scelto un cast di attori non tanto stellare – in quanto a fama – quanto di qualità dal punto di vista delle capacità recitative. Peccato che alla fine di tutte le inquadrature, della fotografia, della scelta di una colonna sonora alla Refn, risulti debole proprio la “fairytale”: la città sepolta nell’acqua rimane sepolta anche nella nostra testa a pochi minuti dall’uscita del cinema. Chiara Orlando

KOSCH PÉTER

Noto grafico ungherese, nato nel 1948. Zoltan Nagy e John Kass di Belle Arti di Budapest sono stati suoi maestri. Ha compiuto numerosi viaggi di studio in Transilvania, Germania, Svezia, Paesi Bassi e Austria. Ha conseguito numerosi premi tra cui il Terzo premio al Advertising Association. In chiave moderna e grottesca rappresenta le opere degli antichi artisti ungheresi e le tradizioni popolari arcaiche. E' autore di molti manifesti pubblicitari, loghi, gigantografie.  

9 GENNAIO CONCERTO D’ORGANO DEL TRIO VOIX CÈLESTE

CONCERTO  D’ORGANO Del Trio Voix Cèleste Sabato 9 Gennaio ad ore 20,00 Chiesa della Madonna dell’Orto Venezia Sono state eseguite eseguite musiche di L.Perosi, J.S.Bach,G.F.Handel, C. Franck, G. Rossini, C. Saint Saens, A. Adam Sara Fanin Soprano – Chiara Balasso Mezzosoprano Ivan Furlanis Organo Con il contributo di Fondazione Giovanni Santin Onlus

MELANIA MAZZUCCO

Melania Mazzucco ringrazia la Fondazione Giovanni Santin Onlus per la collaborazione nel promuovere il suo libro "il Museo del Mondo".   "Promuovere la conoscenza degli scritti e delle ricerche di Melania Mazzucco è un grande piacere. il Museo del Mondo (Einaudi) rappresenta uno degli strumenti più interessanti per conoscere il mondo dell'arte non solo contemporanea" Alessandra Santin 

THE BIG SHORT

Subprime morgages, SCDOs, Syntetic SDO’s: queste alcune tra le parole chiave che troverete nei dialoghi del cast stellare di The Big Short, La grande scommessa. Un linguaggio finanziario sconosciuto ai più che Adam McKay, già regista di Ancorman, The Other Guys e la serie Funny or Die, riesce a rendere più comprensibile. E lo fa con grande abilità. The Big Short è la storia di un gruppo di outsiders che a cavallo tra il 2005 e 2007 si rende conto che il mercato immobiliare americano è basato su fondi estremamente a rischio. Ed è destinato irrimediabilmente a crollare. Un paradosso, se si pensa che JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Bear Stearns, AIG, and Lehman Brothers erano considerati dei colossi intoccabili da crack finanziari. Ma di marcio nei titoli presenti nei pacchetti finanziari ce n’è da vendere e ciò che alla fine si innesca è un vero e proprio “Ponzi scheme”. Steve Carell e Ryan Gosling in una scena del film Il film è tratto da The Big Short: Inside the Doomsday Machine, il libro di Michael Lewis, che serve da “canovaccio” a questa intricata storia. Ma veniamo ai “personaggi” di cui questo film è ricco: Christian Bale impersonifica il dott. Michael Burry, un eccentrico manager finanziario amante del rock, delle t-shirt e dei tagli di capelli economici. Lui è il primo a leggere ed analizzare le migliaia di dati dei pacchetti finanziari e lo fa pure con un occhio solo, visto che l’altro l’ha perso in tenera età. L’attore Christian Bale in una scena di The Big Short Bizzarro, a-sociale e geniale, il personaggio che interpreta Bale è convinto che le banche e gli enti finanziari stiano in piedi grazie ad un complicato sistema di frode che gode del beneplacito delle autorità che valutano i rating: la piramide è marcia dalle sue fondamenta. Un Steve Carell come non lo si è mai visto prima mette tutti d’accordo sul suo talento e ci fa capire che non è solo il re della commedia. In The Big Short impersonifica Mark Baum, un fastidioso, petulante manager finanziario che scopre, grazie ad una telefonata di Jared Vennett (Ryan Gosling) quanto alta sia la possibilità di una bolla nel mercato immobiliare. Gli altri personaggi che si intrecciano in questo film avvincente sono Ben Rickerd (Brad Pitt) che aiuterà i novellini Charlie Geller (un bravissimo John Mangaro) e Jamie Shipley (Finn Wittorock) a diventare ricchi, e molti altri personaggi paralleli.   The Big Short, Trailer in lingua italiana Brillante e acuto, questo film di McKay è imperdibile non solo per la storia, ma anche per la qualità della sceneggiatura (che lui ha curato personalmente con Charles Randolph) e per un montaggio insolito ed incalzante. Nella foto Brad Pitt e l’attore Finn Wittrock The Big Short è il film per chi, come me, ama le storie avvincenti e i film che ti incollano alla sedia. Sperando non sia quella del vostro studio quando ricevete il resoconto dell’andamento delle vostre azioni. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

THE REVENANT

Tom Hardy e Leonardo Di Caprio in una scena di The Revenant Non ci sono dubbi sul fatto che Leonardo Di Caprio sia uno degli attori più talentuosi della sua generazione, ma definire la sua interpretazione in The Revenant da Oscar, è un’altra cosa. Diciamo che se gli venisse assegnata la famosa statuetta in oro zecchino per The Revenant, direi che se l’è sudata per tutte le altre grandi interpretazioni. Io l’ho trovato particolarmente brillante in The Wolf of Wall Street, dove nel ruolo di Jordan Belfort, ci ha divertito nel caricaturizzare il personaggio affidatogli da Scorsese. In The Revenant Di Caprio è bravo nel rendere palpabile (forse anche troppo) la sofferenza a cui è sottoposto Hugh Glass, un cacciatore di pelli dell’Ottocento che viene abbandonato dai suoi stessi compagni di spedizione e riuscirà a sopravvivere nelle sconfinate foreste del Missouri. L’attore Leonardo Di Caprio in una scena del film E di foreste, acqua e nevicate ne vedremo parecchie in questa pellicola di Alejandro González Iñárritu. Sebbene The Revenant non sia un genere di film mainstream, sin dalla prima inquadratura ho avuto la sensazione che fosse un film di cui ci si ricorderà, un po’ come era successo decenni fa a Balla coi Lupi. La regia del messicano va tuttavia ben oltre la mia citazione ed è il motivo principale per cui The Revenant va visto. Di Caprio ha raccontato che sul set faceva così freddo che ci sono stati momenti in cui le cineprese non funzionavano. A me, viene da dire che se fosse merito del luogo così impervio un tale capolavoro di regia, varrebbe la pena che gli altri registi ci provino. Anche Emmanuel Lubezki va menzionato, perché la sua fotografia in The Revenant ci restituisce una natura a cui non siamo più abituati. Nel cast assieme a Leonardo Di Caprio brilla pure Tom Hardy, l’attore britannico che Nicholas Windin Refn aveva voluto nella parte del muscoloso Bronson e nel recente Mad Max – Fury road. Hardy è bravo, lo è da sempre ed è un piacere rivederlo nella parte di un vero “cattivo”. L’attore britannico Tom Hardy, candidato all’Oscarcome attore non protagonista Tuttavia, mi viene pure da pensare che, in quelle condizioni, portare a casa la pelle (sia in un senso, che nell’altro) significava anche venire meno della propria umanità. Chiara Orlando

STEVE JOBS

Non è mai troppo tardi. Mi appello a questa frase per scrivere in extremis la recensione di un film che ho trovato interessante e che spero stanotte possa portare a casa una statuetta, quella per l’attrice non protagonista Kate Winslet. Steve Jobs è un film passato in sordina rispetto ai vari Revenant e Spotlight. Al botteghino è stato pure un flop e il motivo potrebbe essere dovuto al fatto che racconta l’aspetto più personale di Mr. Apple, persona geniale ma complessa. Un’immagine che ritrae il cast del film: da sinistra Seth Rogen nei panni di Steve Wozniak, Michael Fassbender nei panni di Steve Jobs e Kate Winslet nei panni di Joanna Hoffman Il fatto che un film su Steve Jobs fosse già stato realizzato, non ha giocato a favore della pellicola. Sebbene ad Aston Kutcher – a cui era stata affidata la parte nel primo film – bisogna dare atto che era pressoché identico al giovane Jobs, mancava dello smalto per affrontare un ruolo di questo genere. Dopo un casting difficile, viene fatto il nome di Michael Fassbender che di smalto – e molto altro – ne ha da vendere. A lui spetta l’ardito compito di appropriarsi della personalità di Steve Jobs e raccontarne il “dietro le quinte”. Michael Fassbender recita bene, ma al film mancano tutti gli ingredienti per incassare il plauso generale. Quello che ho amato di più di questi 122 ‘, è il fatto che fosse messa in luce la “grandezza nei ragionamenti” di Steve Jobs, anche quando è presuntuoso oltre ogni limite. Per quanto riguarda la regia, Danny Boyle sceglie di girare tutte scene in spazi claustrofobici come nei camerini dei teatri, nei corridoi e via dicendo. L’unica scena in cui riusciremo a vedere la luce del sole è quando Jobs parla alla figlia – che non aveva mai voluto riconoscere – sul tetto di un palazzo qualche istante prima di tenere il suo discorso per il lancio del Mac. Michael Fassbender in una scena del film Figlia e madre faranno sempre parte di quella cerchia di persone che dialogheranno con lui prima dei momenti più importanti della sua carriera. Se vi fosse ancora difficile trovare un motivo per cui andare a vedere Steve Jobs, sappiate che è un film che va visto per il talento di Kate Winslet: nei panni della storica assistente Joanna Hoffman è semplicemente strepitosa. L’attrice Kate Winslet in una scena del film Non vi è una sbavatura ed è sempre convincente. È ironico pensare che la Winslet dica di non essere particolarmente avvezza alle nuove tecnologie. Già! Proprio lei che personifica una donna che ha vissuto per anni a fianco dell’uomo che ha rivoluzionato la tecnologia odierna. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

OSCAR 2016

Ieri sera il mondo intero ha tirato un sospiro di sollievo: il Kodak Theather di Los Angeles ha consacrato il talento di Leonardo di Caprio. A Di Caprio viene assegnato l’Oscar come migliore attore protagonista per la sua ultima fatica (pure fisica) in The Revenant: nel film di Inarritu, il fitto dialogo a cui era abituato con Scorsese scompare, per lasciare spazio ai gesti e agli sguardi. Il Kodak Theater di Los Ageles. Photo Credits @Greg Hernandez. https://www.flickr.com/photos/greginhollywood/ Sebbene dalla notte dei Golden Globes fosse quasi partito il toto scommesse per la sua vittoria, quello di Leonardo è stato uno degli Oscar su cui io non avrei scommesso. E non perché non se lo meriti, ma perché si scontrava con altri attori che quest’anno avevano dato prova delle loro grandi capacità di recitazione: Bryan Cranston con Trumbo, Michael Fassbender con Steve Jobs e Eddie Redmayne in The Danish Girl. Tra tutti, sebbene io abbia un debole per Cranston, sono comunque contenta che sia Di Caprioad essersi portato a casa la statuetta per le sue interpretazioni memorabili: una su tutte quella di The Wolf of Wall Street. L’attrice che si porta a casa la statuetta come migliore attrice protagonista è Brie Larson per Room, un film che non ho ancora visto, ma che è già stato messo in agenda. Cate Blanchett rimane a bocca asciutta (Carol), come pure Jennifer Lawrence (Joy), Charlotte Rampling (45 anni) e la giovanissima e bravissima Saorsie Ronan (Brooklyn). Nella categoria per migliore attore non protagonista chi sale sul palco del Kodak Theather di Los Angeles è Mark Rylance (Il Pinte delle spie), mentre per la categoria migliore attrice è Alicia Vikander (The Danish girl). Peccato per Kate Winslet: la sua interpretazione in Steve Jobs è memorabile. Per quanto concerne gli altri Oscars: a Spotligh va il premio dell’Academy come miglior film. Il film, proiettato a Venezia alla 72esima Mostra Internazionale del Cinema, era piaciuto parecchio proprio perché equilibrato, pur trattando un tema così difficile come quello degli abusi della Chiesa.A competere con Spotlight c’era una lista di film ben riusciti: The Big Short, The Revenant, Room, solo per citarne alcuni. Le nominations agli Oscar per la migliore regia erano per: George Miller (Mad Max: Fury Road),Lenny Abrahamson (Room), Tom McCarthy (Il caso Spotlight), Adam McKay (The Big short) eAlejandro Gonzales Inarritu (The Revenant). Ed è proprio quest’ultimo a portare a casa il premio dell’Academy. L’Oscar per la migliore sceneggiatura originale spetta a Spotlight, mentre il premio per lamigliore sceneggiatura non originale va a The Big Short. L’Ungheria porta a casa il premio come miglior film straniero con la pellicola Il figlio di Saul. L’Oscar per la miglior scenografia va alla creatura di Miller Mad Max: Fury Road e The Revenantsi porta a casa un’altra (meritatissima) statuetta per la fotografia. E’ un orgoglio tutto italiano quello che provo quando annunciano il nome del film vincitore per la migliore colonna sonora: The Hateful Eight, l’ennesimo capolavoro del Maestro Ennio Morricone. Questi sono stati i premi più importanti assegnati dall’Academy al mondo del Cinema: quel cinema che fa sognare e divertire e che ci fa pure riflettere. D’altra parte questa è proprio la sua magia. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

Tényi Katalin

Grafica, ha frequentato  la Scuola di Belle Arti Applicate di Textile. Dal 1992 è illustratrice di libri e grafica pubblicitaria.  

I MAESTRI DEL 900

L'atelier di un artista racconta molto del lavoro e della personalità di quest'ultimo. La blogger Chiara Orlando avrà il piacere di raccontare i Maestri del Novecento visitando i loro studi per conto della Fondazione Giovanni Santin Onlus. Una lettura del lavoro dei Maestri diversa ed innovativa, che riuscirà ad appassionare lettori curiosi e gli amanti dell'arte in genere. Gorizia, 2 Marzo 2016: nello studio del Maestro Franco Dugo L’atelier di un artista racconta molto del lavoro e della personalità di quest’ultimo. Avrò il piacere di raccontare i Maestri del Novecento visitando i loro studi per conto della Fondazione Giovanni Santin Onlus. Una lettura del lavoro dei Maestri diversa ed innovativa, che riuscirà ad appassionare lettori curiosi e gli amanti dell’arte in genere. Febbraio 2016: uno scorcio del laboratorio del Maestro Giancarlo Magri Già dalle mie prime visite, ho avuto la conferma di ciò che ho sempre sospettato: dietro l’opera di un grande artista non c’è solo talento, ma anche tanto duro lavoro. I Maestri friulani e veneti di cui visiterò gli studi, non fanno eccezione: la loro affermazione nell’arte non è casuale, bensì il coronamento di un lungo percorso professionale. E’ giusto riconoscerli come illustri rappresentanti del ‘900, proprio perché hanno saputo emergere nel campo della pittura, della scultura e nelle altre forme artistiche. Colgo l’opportunità di conoscere i Maestri del Novecento non solo con grande gioia, ma anche con la consapevolezza che uno dei miei sogni si sta avverando. Chiara Orlando

I MAESTRI DEL NOVECENTO NANE ZAVAGNO

Nane Zavagno Nane Zavagno, classe 1932, è un artista friulano di fama internazionale. Ho avuto il privilegio di incontrarlo per conto della Fondazione Giovanni Santin onlus e di sentire il suo interessante parere sulle diverse forme artistiche.Non appena si raggiunge la piccola strada che porta allo studio di Nane Zavagno - pittore, scultore, mosaicista, artista a tutto campo friulano - ci si rende conto di arrivare in un posto magico. Le sculture in rete metallica si confondono tra le betulle del giardino. La scelta della rete è voluta dall'artista per permettere la completa visione degli altri elementi architettonici e paesaggistici.    Adoro questa foto con il Maestro Nane Zavagno nel suo studio di Pinzano al Tagliamento. Cercavo disperatamente di essere concentrata, ma essere "accerchiata" da così tanta bellezza, ha reso le cose cose davvero difficili. La prima cosa che ho visto entrando nello studio di ‪#‎NaneZavagno‬ è stata questa serie di mosaici. In queste opere è facile scorgere il caratteristico segno del Maestro friulano, ma anche la continua sperimentazione e ricerca. A quello che è diventato "il classico contemporaneo" Nane Zavagno dona - grazie agli smalti colorati e ai sassi neri - un impatto estetico grafico del tutto nuovo.

FOHL FERENC

“Poche parole su di me.  Al primo tentativo sono stato ammesso all’Universitá Politecnica , dove sono diventato un ingegnere meccanico. Dopo il cambio del regime ho ottenuto la seconda laurea in economia e commercio e da li mi guadagno per vivere come commercialista. All’epoca i miei professori  mi diedero un insegnamento prezioso per la vita: degni successori di Kandó e Jendrassik possiamo realizzarci solo se cerchiamo instancabili risposte sensate a domande significative. Il professore Máriási Iván (Masznyik Iván) al dipartimento di disegno architettonico mi prese sotto la sua ala, seguendomi come se fossi un alunno privato. Dopo un paio di mesi mi fece conoscere il sig. Barcsay Jenő. Insieme si offrirono di insegnarmi tutto quello che sapevano, ma avrei perso il mio talento innato sotto la loro influenza. Ripenso sempre al mio maestro con immenso gratitudine, lui mi insegnò come poter essere maestro e alunno contemporaneamente, un autodidatta come Dalí. Da circa 40anni la pittura è la mia ossessione. Nel 2008, col mio caro amico Ruttka Feri, abbiamo fondato il museo “Fohlart Ruttka e amici”. Ruttka Feri ha dipinto e donato al Vaticano i ritratti di due Papi. Nel 2013 il Fohlart é stato assorbito dal Museo degli artisti, fondatori : Aknay János, Szkok Iván. Nel 2011 ho presentato la mostra “Poesia col pennello” presso la galleria dell’Hotel Museum Budapest ed ora sto presentando una nuova mostra intitolata “Assurdo e Satira della Pittura Grottesca”. L’anno prossimo presenterò nell’Abazia di Tihany “L’intuizione del degrado”. Una selezione dei miei dipinti si possono vedere al sito www.fohlart.hu  

FOHL FERENC

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

“Poche parole su di me.  Al primo tentativo sono stato ammesso all’Universitá Politecnica , dove sono diventato un ingegnere meccanico. Dopo il cambio del regime ho ottenuto la seconda laurea in economia e commercio e da li mi guadagno per vivere come commercialista. All’epoca i miei professori  mi diedero un insegnamento prezioso per la vita: degni successori di Kandó e Jendrassik possiamo realizzarci solo se cerchiamo instancabili risposte sensate a domande significative. Il professore Máriási Iván (Masznyik Iván) al dipartimento di disegno architettonico mi prese sotto la sua ala, seguendomi come se fossi un alunno privato. Dopo un paio di mesi mi fece conoscere il sig. Barcsay Jenő. Insieme si offrirono di insegnarmi tutto quello che sapevano, ma avrei perso il mio talento innato sotto la loro influenza. Ripenso sempre al mio maestro con immenso gratitudine, lui mi insegnò come poter essere maestro e alunno contemporaneamente, un autodidatta come Dalí. Da circa 40anni la pittura è la mia ossessione. Nel 2008, col mio caro amico Ruttka Feri, abbiamo fondato il museo “Fohlart Ruttka e amici”. Ruttka Feri ha dipinto e donato al Vaticano i ritratti di due Papi. Nel 2013 il Fohlart é stato assorbito dal Museo degli artisti, fondatori : Aknay János, Szkok Iván. Nel 2011 ho presentato la mostra “Poesia col pennello” presso la galleria dell’Hotel Museum Budapest ed ora sto presentando una nuova mostra intitolata “Assurdo e Satira della Pittura Grottesca”. L’anno prossimo presenterò nell’Abazia di Tihany “L’intuizione del degrado”. Una selezione dei miei dipinti si possono vedere al sito www.fohlart.hu.”

Mario Vidor – PRELUDIO DEL TEMPO PRIMA

Mario Vidor "Preludio- del tempo prima" Al “Bistrot de Venise”, dal 02 al 16 Aprile, Mario Vidor ha presentato una selezione di scatti inediti, tratti dal suo nuovo libro fotografico, nel quale si cimenta nuovamente con il tema del tempo, che gli è particolarmente congeniale. Lo affronta, stavolta, ritraendo fotograficamente quei momenti che vengono definiti “del preludio”, quando si genera visivamente la percezione di eventi a venire. La mostra ha avuto il patrocinio della Federezione Italiana Associazioni Fotografiche FIAF.

I MAESTRI DEL 900 FRANCO DUGO

Franco Dugo Cosa fa un artista mentre è al telefono? Disegna. Se poi è il Maestro Franco Dugo, un semplice tratto a penna si trasforma in un volto, in un oggetto, in un paesaggio. Mentre parlavo con Franco, non ho potuto fare a meno di notare proprio uno di questi suoi schizzi veloci sul piano dove lavora. Anche qui si comprende quanto sia in grado di dominare i segni, quanto grande sia la sua tecnica. ‪‎FrancoDugo‬ è un artista friulano riconosciuto internazionalmente: due sue opere sono esposte al Victoria & Albert Museum di Londra, ma anche in diverse altre capitali. L'ho incontrato per conto della Fondazione Giovanni Santin onlus nel suo studio a Gorizia: un pomeriggio che mi porterò sempre nel cuore. ‪#‎IMaestriDelNovecento‬

LE VOCI DELL’INCHIESTA

Questo mercoledì si alzerà il sipario su uno dei Festival più interessanti della regione: Le Voci dell’Inchiesta, una rassegna cinematografica che vuole portare l’attenzione su temi sociali quanto mai attuali. Dopo la mia prima esperienza come blogger alla 72esima Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e alla 34esima edizione delle Giornate del Cinema Muto per conto della Fondazione Giovanni Santin Onlus, avrò il piacere di seguire anche questa rassegna. Le Voci dell’Inchiesta è un festival promosso dall’associazione culturale Cinemazero che si pregia di organizzare eventi culturali di rilievo molto apprezzati anche dal pubblico internazionale nella nostra regione. È quindi con grande curiosità ed interesse che guarderò le pellicole e i corti in programma, alcuni provenienti dai più acclamati Festival internazionali come IDFA, Sheffield Doc/Fest, Göteborg, Toronto, Tribeca, New York Doc solo per citarne alcuni. Il programma prevede sia degli incontri che dei veri e propri omaggi ai grandi del giornalismo nazionale ed internazionale. Il tema sociale è sviscerato in tutti e cinque i giorni di Festival, ma dovendo fare una scelta, queste sono le proiezioni a cui non voglio rinunciare: Gayby Baby, il film australiano in programma giovedì 14 alle 20.45. La pellicola analizza il complesso tema dei figli nati da coppie omosessuali. Il documentario è piuttosto autobiografico, visto che la stessa regista Maya Newell è cresciuta da due madri. Il film è a mio avviso imperdibile per il semplice fatto che viene raccontato con gli occhi e le parole dei bambini che vivono questo genere di esperienza da reali protagonisti. Il trailer ufficiale di GayBy Baby Behemoth, film cinese – francese in programma venerdì 15 alle ore 16.30. Il racconto tanto crudele quanto realistico della quotidianità dei minatori di una comunità mongola. Il film si è aggiudicato il Green Drop Award a Venezia 72. Living Toxic China, in programma venerdì 15 sera alle ore 18.00. Si tratta del reportage inedito del friulano Pierpaolo Mittica, che racconterà senza tanti giri di parole la sua personale testimonianza nelle stesse zone ritratte nel film di Zhao Liang. Il Fotografo Pierpaolo Mittica racconta il progetto Living Toxic Questi per il momento sono gli appuntamenti da non perdere, ma visto il programma della rassegna, spero di riuscire a visionare più opere cinematografiche possibile. Per maggiori informazioni sulla rassegna consultate il seguente link: http://www.voci-inchiesta.it/

WALLS

Nella loro opera Walls, presentata alla rassegna “Le Voci Dell’Inchiesta, Pablo Iraburu eMiqueltxo Molina si misurano con un tema più che mai attuale. I walls sono proprio i “muri di confine” di cui sentiamo parlare sempre più spesso. In questo caso sono quelli che dividono quattro angoli di mondo che quotidianamente migliaia di persone cercano di varcare: Spagna e Marocco, U.S.A. e Messico, Sud Africa e Zimbawe, Israele e Palestina. Una situazione difficile da narrare in pellicola proprio per il rischio si trasformi in racconto scontato o troppo documentarista. I registi ovviano al problema affidandosi ai loro personaggi a cui danno il compito di raccontarci la storia: tutti i protagonisti infatti, chi per una ragione, chi per l’altra, hanno a che fare con i quattro confini in questione: il profugo, la guardia civile, il benefattore americano. Questo è il motivo principale per cui il film scorre veloce sebbene il tema trattato sia alquanto spinoso. L’accusa dei registi è rivolta al mondo politico e non al cittadino che si trova a svolgere il suo lavoro di guardia civile.. Ciò che rimane a fine proiezione è la sensazione di quanto assurda sia l’idea che i confini siano invalicabili e di quanto la politica stia tornando indietro rispetto ai passi avanti fatti il 9 novembre 1989, quando l’ultimo grande muro veniva abbattuto. Walls dovrebbe essere proiettato nelle scuole alla pari di “Schindler’s List” e magari dovrebbe essere visto anche da chi si sente al sicuro dietro il proprio muro fatto di diffidenza ed ignoranza. Chiara Orlando

I MAESTRI DEL 900 GIANCARLO MAGRI

Giancarlo Magri Giancarlo Magri è nato a Pordenone nel 1937 ed è conosciuto sia per la sua opera pittorica, sia per l'attività di restauratore. A lui sono da attribuire infatti la maggior parte dei restauri d'arte sacra presenti in Friuli, ma anche in altre regioni. Dal 1954 ha esposto in diverse città italiane ed estere ottenendo sempre il riscontro della critica e del pubblico. Ciò non può sorprendere, visto che nella sua tecnica si scorge il suo saper "osservare e comprendere" e una totale padronanza del segno. Ho avuto il piacere di incontrarlo nel suo studio friulano per conto della Fondazione Giovanni Santin onlus e di poter ammirare sia alcune sue opere pittoriche, sia gli affreschi a cui si stava dedicando come restauratore. In questo scatto mi trovo con il Maestro Giancarlo Magri nel suo studio friulano. ‪#‎GiancarloMagri‬ ‪#‎IMaestriDelNovecento‬ ‪#‎FondazioneGiovanniSantinOnlus

Olimpia Biasi

Chiesa della Madonna dell'Orto Cannareggio, 3512,, Venezia VE, Italia

Chiostro tintorettesco, Venezia. Pomeriggio d'incanto. Sangue fuoco aria terra  i teleri perfetti di Olimpia Biasi.   E le garze  e le trasparenze che cullano insetti e animali nella brezza del tardo pomeriggio mentre le parole della curatrice Alessandra Santin risvegliano passioni segrete per  un inedito medioevo  al femminile, luminoso e alto. VENEZIA - Il Chiostro della Madonna dell’Orto ha ospistato dal 1 al 15 maggio la mostra della  pittrice trevigiana Olimpia Biasi che ha commentato il Libro delle creature di Hildegard Von Bingen formulato agli albori del Medioevo. Il mondo della badessa tedesca è un miscuglio di astrattezza e concretezza congeniale all'artista, da sempre impegnata in temi ecologici. Usando tecniche diverse, dalla pittura, alla grafica, alle installazioni, il mondo metafisico e insieme scientifico di Ildegarda viene interpretato e indagato per farne un recupero ideologico e poetico. Il nesso tra sapere e fare, intrinseco nella pratica delle tecniche artistiche, soprattutto al femminile si immedesima perfettamente sui testi di Hildegard. Lo zolfo, il sangue, il fuoco, l'aria, ma anche le garze brulicanti di insetti, il lupo e il caprone, le erbe aromatiche, il gufo.. trovano una identità anche nella cosmogonia mentale dell'artista e nella sua costante attenzione al mondo naturale, come pratica concreta. Allestimento e presentazione a cura di Alessandra Santin. Olimpia Biasi, trevigiana, si è formata a Venezia con i maestri dello Spazialismo, Bacci e Gaspari.  Dal 1972 espone in personali e collettive in Italia e all’estero (Sudamerica, Stati Uniti, Giappone, Cina, ex Yugoslavia, Francia, Svizzera, Ungheria…). E’ presente in collezioni pubbliche e private. Ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia, Arsenale. E alla 55° Biennale (manifestazione collaterale). Attualmente lavora con materiali di riciclo, eseguendo installazioni che hanno come tema l’energia pulsante della natura e le sue implicazioni letterarie e poetiche.   Articolo tratto da: http://www.ilgazzettino.it/nordest/treviso/libro_delle_creature_ildegarda_von_bingen-1703716.html

ELIO CIOL

Elio Ciol nasce a Casarsa nel 1929 ed è uno tra i grandi della fotografia. Ho avuto il piacere di incontrarlo nel suo studio di Casarsa per conto della Fondazione Giovanni Santin onlus. Una delle cose di cui mi rammarico è non avere una foto assieme al Maestro Ciol per iniziare a raccontare ciò che è stata la visita al suo studio. Lo farò con questo scatto che lo ritrae mentre mi mostra una delle sue stampe in bianco e nero. Questo semplice gesto descrive perfettamente la sua personalità e l'attenzione nel fare le cose. Il tempo che il Maestro mi ha dedicato mi ha fatto capire quanto si debba prestare attenzione ai dettagli affinché il risultato sia di qualità. Nulla si deve trascurare. 

BUSET E MAZZUCCO

Giovedì 12 maggio presso La Parrocchia di Santo Spirito di Ospedaletto, in collaborazione con il Comune di Gemona "Vittorio Buset e Melania Mazzucco". L’iniziativa, organizzata nel contesto della festa patronale di Pentecoste, si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per i 40 anni dal terremoto del Friuli. I protagonisti: Padre Vittorio Buset, padre giuseppino e artista, molto legato alle comunità di Ospedaletto e Maniaglia: nell’estate del ’76 ha operato come volontario con gli scout di Vicenza e, in particolare, al Campo scuola allestito presso il lago Minisini di Ospedaletto; negli anni successivi la sua presenza è stata costante nella comunità locale, con cui ha stretto forti legami. Nato a Pasiano (PN) nel 1942, ha seguito gli studi presso il Liceo artistico di Via Ripetta a Roma e alla scuola di pittura "E.Reffo" di Torino. Pittore, scultore, serigrafo, insegnante, ha organizzato le sei edizione della mostra internazionale "ARTISTI PER LA PACE" a Civita di Bagnoregio (VT) e in S. Croce a Firenze negli anni dal 1987 al 1993; dal 1998 è coordinatore del gruppo culturale interdisciplinare "Beato Angelico": artisti per il Giubileo. Molte sono le collettive alle quali ha partecipato; attualmente vive e lavora a Venezia, nella parrocchia di Madonna dell’Orto e come cappellano della Scuola Grande di San Rocco. Melania Mazzucco (romana, vincitrice di numerosi premi letterari tra cui, nel 2003, il Premio Strega, con il romanzo “Vita”) Nasce a Roma nel 1966. Esordisce con il romanzo Il bacio della Medusa (1996), cui fa seguito La camera di Baltus (1998). Del 2000 è Lei così amata, sulla scrittrice Annemarie Schwarzenbach, della quale poi cura e traduce la raccolta di racconti La gabbia dei falconi (2007). In Vita (2003, Premio Strega) reinventa la storia di emigrazione in America della sua famiglia all'inizio del Novecento. Nel 2005 pubblica Un giorno perfetto, da cui il regista Ferzan Ozpetek trae l'omonimo film. Al pittore veneziano Tintoretto Melania Mazzucco dedica il romanzo La lunga attesa dell'angelo (2008, Premio Bagutta) e Jacomo Tintoretto & i suoi figli. Storia di una famiglia veneziana (2009, Premio Comisso), biografia del maestro e dell'amatissima figlia Marietta, che ricostruisce centocinquant'anni di storia di Venezia. Nel gennaio 2011 riceve il Premio letterario Viareggio - Tobino come Autore dell'Anno e nel 2013 il Premio Ignazio Silone. I suoi romanzi sono tradotti in molti paesi. Il museo del mondo, Einaudi edizioni Cinquantadue capolavori per cinquantadue storie. Da Ad Parnassum di Paul Klee a Giove e Io di Correggio, da Black Iris di Georgia O'Keeffe al Cane di Francisco Goya, dalla Lattaia di Vermeer alle Cattive madri di Segantini, e poi via attraverso Beato Angelico, Burne-Jones, Bacon, Van Gogh, Caravaggio, e altri. Fino ad arrivare ai piedi della scala, dai gradini luccicanti d'oro, della Presentazione di Maria al Tempio di Tintoretto. Un museo sempre aperto, pronto ad accogliere il lettore e a fargli incontrare quelle opere che diventano presenza, specchio di un pensiero, indelebile emozione, scintilla di significato del mondo.

I MAESTRI DEL 900 NANE ZAVAGNO 2

Il giorno in cui ho visitato lo studio del Maestro Nane Zavagno, era una giornata ventosa come oggi. Mentre chiacchieravamo, osservavo le fronde delle betulle ondeggiare in giardino. All'interno dello studio tutto era apparentemente fermo ed immobile. Guardando poi queste piccole sculture appoggiate sul davanzale, ho dovuto ricredermi: erano così vive e capaci di creare il legame perfetto tra interno ed esterno! Mai avrei mai pensato di diventare così avida di autografi! Uno dei momenti che mi piace di più delle visite agli studi dei ‪#‎MaestriDelNovencento‬ è proprio quello in cui mi omaggiano di un loro catalogo e me lo dedicano, proprio perché quel libricino mi ricorderà sempre di quelle ore preziose passate a respirare acquaragia e colori. Nella foto il Maestro Nane Zavagno mentre firma uno dei suoi ultimi cataloghi. Per Nane Zavagno (1932) gli elementi basilari sono il punto - da cui ha origine tutto - e la linea che non è altro che la continuazione di una serie di punti. La linea può proseguire perfettamente dritta o curvare, nel caso in cui vogliamo incroci il primo punto che si è lasciata alle spalle. Il punto La linea Il cerchio Il quadrato Il triangolo Non esistono altre forme. Tutto si riduce lì. È solo con la composizione di queste forme che ne originiamo altre. ‪#‎NaneZavagno‬ ‪#‎IMaestriDelNovecento‬ ‪#‎FondazioneGiovanniSantinOnlus‬ Fondazione Giovanni Santin onlus

RUDOLF GRISARD

Rudolf Grisard è nato il 4 maggio 1911, a Königsberg, est della Prussia, dal secondo matrimonio di Otto Grisard con Anna Grisard. Il piú piccolo tra 6 fratelli, ha cominciato a seguire la scuola a 5 anni a Hindenburg, della quale suo padre era preside e insegnante d’arte. Per questo motivo è cresciuto in un ambiente favorevole per la sua carriera artistica. Ha studiato all’accademia delle Belle Arti di Königsberg, e a Berlino dal professor Welthe. Nel 1935 ha sposato Elizabeth Hoppe, da cui ha avuto 5 figli. Nonostante all’epoca gli artisti controtendenza hanno dovuto affrontare molte difficoltá , è riuscito a creare la sua indipendenza economica. Ha partecipato alla seconda guerra mondiale e nel 1945 è stato catturato dagli inglesi. Riuscito a liberarsi nell’agosto dello stesso anno, ma non è riuscito a ritrovare la sua famiglia, che è riuscito a ritrovare in seguito. Ha continuato la mia carriera artistica insegnando all’universitá di Belle Arti a Berlino-Wessensee, ma durante l'assedio dei Sovietici ha dovuto abbandonare questo ruolo. Fino al 1949 ha tenuto dei corsi di „nudo” e „ritratto” presso l’universitá popolare di Berlino. Fino al 31 dicembre 1953 ha lavorato come docente nell’ istituto per la formazione degli insegnanti., dove ha insegnato pittura, disegno e scultura. Lo scioglimento del seminario ha interrotto la carriera come insegnante artistico. Dal 1958 ha una cattedra presso una scuola di economia, proseguendo comunque con la sua carriera artistica.

Vedere oltre – Adriana Iaconcig

ADRIANA IACONCIG WIDE OPEN WINDOWS I ritratti di Adriana Iaconcig possiedono il silenzio nitido e  assoluto degli esseri e dei luoghi inaddomesticabili: gli adolescenti e i prati.  Giovani e terre sassose, non ancora abitate dalla decadenza dell’umano, costituiscono immagini evocative archetipiche. Soggetto e luogo si presentano quali termini risolutivi per comprendere l’opera: nessun elemento è portatore di squilibri  e  nulla interrompe l’istante. L’immagine, per le sue caratteristiche intrinseche di medium tra soggetto e oggetto, si presenta come un momento unico di questa relazione enigmatica, tra mondo esterno e interiorità del protagonista ritratto. Il suo desiderio di autonomia è evidenziato dallo stare in relazione con l’ambiente senza appartenergli, dentro e contemporaneamente estraneo al luogo. Lo occupa senza abitarlo. Ciò che vediamo, guardando le opere di Adriana Iacongig è il mistero che lega soggetto e natura: esso è il vero ritratto; è l’enigma che può mostrarsi in  quello spazio selvatico, consacrato dall’arte, che esprime finalmente il senso di un rapporto nuovo tra  Natura/Cultura, la chiave interpretativa che contraddistingue il contemporaneo.   Il termine archetipo (dal greco:  tipos = modello e arché = originale) rinvia a forme preesistenti di un pensiero e dunque di una visione. La presentazione di profilo, ad esempio, cita la tradizione del gotico internazionale e rinascimentale della numismatica. Come allora anche oggi l’artista sente la necessità di dare al soggetto una nuova umanità, una differente dignità simbolica di lettura e ascolto. Alessandra Santin

Vedere Oltre 2016

Come Presidente del Circolo dell’Immagine La Loggia ho il piacere di aver invitato al X Simposio Fotografi - co 2016, gli artisti rappresentati in questo simbolico libretto. È dal 2006 che il Circolo invita Artisti di spessore Nazionale e Internazionale, inseriti in tre sedi cinquecentesche nel centro storico della Città di Motta di Livenza. Pertanto l’esperienza di questi 10 anni, ci hanno premesso di instaurare collaborazioni, conoscenze reciproche e stima, aprendo la nostra mente ad ogni forma d’arte, di libero pensiero, rispettando gli autori al di là del credo politico e religioso. Abitualmente i sei artisti invitati sono liberi di presentare un loro progetto collaborando congiuntamente ai soci del circolo e i critici all’installazione definitiva del piano lavoro. A nome di tutti i soci iscritti, sarò sempre grato a questi maestri per la loro modestia, apertura mentale e impegno nel tramandare l’aspetto culturale – in questo caso – fotografico, affinché qualcuno possa interagire con quest’arte. Ringraziamo anche il Comune di Motta di Livenza per il bene - placito e l’uso dei locali e tutti gli amici che in qualche modo ci hanno aiutato. Maurizio Vendramini   L ’atto del vedere, per un artista e in particolare per un fotografo, implica non soltanto percepire gli stimoli visivi, ma porsi in una condizione di assoluta permeabilità per poter intercettare, accogliere e far propri tutti gli impulsi, le inquietudini e i bagliori del nostro tempo. Il circolo fotografico La Loggia, già dieci anni fa, proponendo il primo simposio Vedere Oltre, si era reso conto dei mutamenti artistici e culturali di una società sempre più interconnessa, in grado di riconoscere e privilegiare i flussi e gli scambi e di dare voce a comunità e associazioni volutamente lontane dai gateke - epers istituzionali e museali. Che Vedere Oltre si sia affermato come punto di riferimento per chi ama la fotografia di qualità, lo possiamo notare scorrendo l’elenco degli artisti invitati: nel corso degli anni i suggestivi spazi di Motta di Livenza hanno ospitato fotografi di chiara fama o in corso di affermazione, tutti indistintamente capaci di guardare oltre le apparenze: chi riconoscendo il significato di un determinato istante (come asseriva Cartier-Bresson), chi rincorrendo echi e lontane suggestioni, altri indagando nei territori del concettuale o strutturando elaborate mise-en-scène. Ogni ospite ha donato un frammento di sé, condividendo con gli organizzatori prima, e con il pubblico poi, idee, passione e tecniche, dando vita a un serrato e fruttuoso dialogo, continuato ben oltre il tempo espositivo. Anche questa decima edizione testimonia quindi della vitalità della Fotografia, ma dimostra anche come la passione e l’impegno di quanti si sono prodigati per la riuscita di questo e dei precedenti eventi, possano culturalmente fare la differenza. Lorella Krun

VEDERE OLTRE GAETANO DE FAVERI

GAETANO DE FAVERI KRISIS La crisi che attraversa l’Occidente mina l’immaginazione sia iconica che logico-convenzionale: i casi limite della fantasia o del sogno potrebbero indurre non al cambiamento, ma al ripristino di un ordine passato. La crisi potrebbe esprimersi nello sguardo di spettatori ciechi, caratterizzati dalla sistematica derealizzazione delle proprie esperienze e quindi anche delle proprie aspettative e immaginazioni. Edmond Jabes direbbe: -Dal niente all’impensato, qui è tutto il tragitto del pensiero-. Questo timore spinge l’artista a rendere molteplici, dinamiche e incerte le presenze architettoniche che costituiscono formalmente i luoghi delle sue opere. Vie, sottopassi urbani, ponti e scalinate non conducono più altrove perché lo rappresentano. L’altrove è nel qui quotidiano; è nel complesso panorama urbano contemporaneo, che si carica della funzione poetica ed evocativa dell’arte. La realtà  virtuale unisce l’illusione, l’imitazione e la rappresentazione. Questo fatto pone il lettore delle opere di Gaetano De Favero in bilico tra il ricordo della realtà esperita e il “rischio” di percepirne una nuova, solo apparentemente impossibile. L’artista si concentra sul carattere illusionistico di queste sue realtà virtuali, inserendovi ritualità estetiche, carnali e partecipative. Musicisti in concerto, capolavori pittorici, sculture poste fuori contesto hanno il compito di condurre nuovamente al rito. Attraverso l’arte si regredisce profondamente all’unità dei primordi, in una luce grigia e dorata in cui natura, cultura, individuo, specie e divinità sono ancora fusi e si dispongono al divenire vitale. Alessandra Santin

MOSTRA DI PARTNER PROGRAM

L’esibizione attuale presenta una selezione di sei artisti.   Zsuffa Péter -smalto di fuoco Csillag Pál- fotografo Thiesz Angéla- tessile Katona Erika- gioielli Lányi Tamás- grafico Huszerl József- fotografo  

VEDERE OLTRE – BRUNO FABBRIS

Bruno Fabbris INCARNAZIONI Il bello già dalla seconda metà dell’Ottocento perde la qualità estetica di misura dell’opera, e nel ventesimo secolo tace e cade. Oggi, nelle gerarchie della bellezza, l’arte è venuta sostituendosi alla Natura, indicando nuovi criteri di valutazione e diversi parametri critici. Pienamente immerso nelle poetiche del Terzo Millennio Bruno Fabbris rinnova e celebra proprio quel momento sublime di cui la bellezza, incarnandosi in un’opera, edifica se stessa e diviene paradossalmente misure di sé, per sé. Questa bellezza instabile e leggerissima è fluida. Come vento soave ha un carattere fugace ed effimero, difficile da raggiungere e impossibile da possedere. La bellezza ideale contemporanea si  adora in forme divine, sostiene Muriel Barbery. Bruno Fabbris, con occhi ardenti che accolgono ogni vibrazione della luce, collega i suoi nudi e gli splendidi volti alla complessità della Cultura e degli atteggiamenti mentali del contemporaneo. L’artista, entro l’orizzonte in cui si elaborano le narrazioni collettive, si concentra sull’osservazione di una realtà angelica, incarnata, rappresentata attraverso un disegno barocco tanto potente quanto irreale, non scontato e non convenzionale. L’atto di fotografare di Bruno Fabbris avviene grazie a un’analisi attiva e contemplativa; è un’estasi satura e desiderante. Tutto pulsa nei fondi carnali, nei toni cipria dell’epidermide perfetta, quella delle mitiche ninfe e delle intoccabili dee.

VEDERE OLTRE MICHELE MATTIELLO

L’esperienza della parola-elemento caratterizzante la condizione umana è giunta ben presto ad usura. La crisi del contemporaneo esprime proprio l’incapacità e/o l’impossibilità delle parole di comunicare la verità del Tempo, e il significato profondo della Fine. L’opera fotografica di Michele Mattiello utilizza il dato visivo in modo nevralgico, per dirigere lo sguardo su queste categorie interpretative della realtà: il fluire della vita, i suoi drammi, la relatività del Tempo, l’ineludibile certezza della morte.                                                                  Il volto, in particolare, osservato in una luce buia che accende i tratti senza definirli mai del tutto, trasforma lo spazio intorno nel nero enigmatico dell’esistenza. Essa rappresenta la materia prima della sua ricerca.  Se come dice 
Armando González Torres -Ogni viso è un abisso, e se lo guardi fissamente, proverai vertigine-, la poetica di Michele Mattiello non potrà che coinvolgere il lettore più attento.                       Il nostro sguardo diventa il luogo del divenire, che chiede di essere riconosciuto e letto nella sua originaria e originale manifestazione.      I trittici aprono al confronto tra generazioni, sottolineando il permanere di certi tratti somatici. Contemporaneamente affiora il valore dell’identità soggettiva e dell’appartenenza alla dimensione familiare, che si ripete ancora e ancora, guidata da una sorta di nostalgia dell’identico. L’Urlo si rifa’ ad un bisogno violento che si esprime attraverso gesti vibranti e instabili di liberazione. Nel privato dell’uomo il non detto si impone, si eleva dalle viscere, si presenta innanzi nel corpo nudo. L’io si rigenera con un viaggio a ritroso verso l’origine, per esprimere il disaggregarsi  della barriera  dell’indicibile.                                            La morte ritratta non ha compito, non è Memento mori o espressione della Vanitas ma puro dato di fatto, destinazione e riflessione estetica. Niente altro, niente l’Oltre. Alessandra Santin

VEDERE OLTRE MARCO SACCON

La sofferenza delle forme Raffaele La Capria ne La nostalgia della bellezza,  si chiede se oggi è ancora possibile la contemplazione. In tempi di guerra, attentati,  povertà, èsodi e massacri la bellezza è solo “cosa da esteti”? No, risponde Marco Saccon, la bellezza è nello sguardo che incontra le cose minime del quotidiano. Nello sguardo che ricerca nuovi rapporti tra le forme delle cose; nello sguardo che include luci pensate e si assume responsabilità di scelta. Se la bellezza non sembra poter salvare il mondo, l’artista si preoccupa che il mondo salvi la bellezza. Lo fa ascoltando la sofferenza delle forme che si scontrano nel caos della  quotidianità. Confondersi è annullarsi nell’abbandono, è perdersi nello sfondo superficiale del caso. Marco Saccon rileva il richiamo di queste forme che non si arrendono, e cambia gli schemi cui sono sottoposte. Non è la bellezza eterna e invariabile a sedurlo, ma la fragile meraviglia che nasce dall’accostare provvisoriamente alcuni elementi: due uova, un portaocchiali, la macchina da toast, il libro e una chiave inglese… tutto si carica di senso nuovo e il vedere torna ad essere l’atto creativo-innocente, mai ingenuo. Le composizioni di Marco Saccon hanno una forza intrinseca, liberatoria ed esclusiva, che riduce all’eternità l’istante tanto raro quanto prezioso, in cui tutto si assesta e si rivela,  in cui una luce incantata vince il bagliore e le volgarità dell’apparire. Questa bellezza non separa le cose ma illumina la loro imprevedibilità, quasi sempre già presente, e quasi mai riconosciuta. In questi scatti, la cui composizione minimale e grafica è pensata come annuncio, ci si scopre in contemplazione partecipata. Tutto è rappresentazione concettuale, raffinata, di una realtà finalmente silenziosa oltre al chiasso di questi nostri tempi confusi. Ogni elemento ritorna ad essere formalmente vero, in un insieme di relazioni virtuali che iniziano un nuovo racconto del mondo Alessandra Santin

VEDERE OLTRE MONIA PERISSINOTTO

TOKIO NIGHTS   -Ciò che resiste… è essenzialmente il desiderio di avere il proprio desiderio- con queste parole di Jacques Lacan si delinea la lettura delle opere di Monia Perissinotto che affrontano la notte in viaggio, in una strada di Tokio, per riguardare la questione di fondo della propria ricerca: -Come avvicinare l’ineludibile complessità di se stessi? Quale autoritratto può mostrare la relazione intima di questa ricerca?- Lo specchio, l’interno della casa, la sicurezza del proprio luogo e del tempo privato… già indagati, hanno dato chiavi di lettura intense e importanti. Ora però l’operazione si fa più articolata: la relazione estrema, data dalla distanza e dalla differenza, pone in essere la categoria della resistenza. Resiste il desiderio di verità che è spesso indefinibile con le sole parole della razionalità. Il taglio compositivo di questi lavori segue direttrici diagonali;  sfocature e velature che contrastano; bianchi e neri assoluti sovra o sottoesposti che creano una prossimità al soggetto, quasi un contatto fisico. L’assenza, di sfondi aperti e di vie d’uscita, delinea la dimensione pulsionale che non chiede comprensione ma com-passione e com-partecipazione. Ogni foto è un autoritratto del desiderio che non ha telos (fine), che vive in quella dimensione extrautilitaristica, bella di per sé. In ognuna si osserva quel desiderio inutile, direbbe  Jean Paul Sarte, che avvicina l’artista alle zona oscure dell’enigma,  dell’inconscio, del godimento. Essi valgono più della vita, valgono la solitudine di una notte estranea, a Tokio, con la consapevolezza della propria condizione umana, esposta al buio della mancanza più radicale. Alessandra Santin.

DRÍ E VALDEMARIN PANTA REI

Le opere fotografiche a tiratura unica, di grande formato a colori, realizzate a multiscatto evocano concettualmente il fluire inarrestabile del Tempo, il senso dell'istante, l'imprevedibilitá dell'evolversi di forme e relazioni tra elementi in movimento. Coerente con le categorie piú attente alla dimensione complessa e sistematica del contemporaneo, si coniugano perfettamente con l'Estetica della sottrazione minimale del Terzo Millennio. Questo continuoindagare il grado zero dell'esistenza; l'ininterrotta riduzione del linguaggio a pochi stilemi primari; la serie di varianti di eventi subacqei costituiscono il percorso Panta Rei di Dri&VALdemarin, oggi in esposizione presso la nuova sede per il contemporaneo, Summerart, di Portopiccolo.

Strutture

Strutture, Metropolitan studio presenta, mostra di pitture "Strutture" dal 2016.08.28  al 2016.09.24. Kiállító művészek: Bálint Ágnes, Borsos Margó, B. Molnár Zsuzsa, Gellért Marianna, Gömbös Ilona, Háry Ágnes, Héder Mária Gabriella, Kemenes Katalin, Kerezsi Éva, Koó Éva Lídia, Laukó Pál, Lipcsey Judit, Mollo Éva, Nagy Vera, Székács Zoltán, Székely Móri Márta, Szőllősi Albert.

DAI MAGREDI AL NONCELLO

Teatro G. Verdi Riva Tre Novembre 1, Trieste, Italia

Giovedì 15 Settembre 2016 Magraid ritorna a pordenonelegge: l' ASD TRIATHLON TEAM PORDENONE, ideatrice del progetto "Dai Magredi al Noncello" condiviso con l'associazione ProPordenone è lieta di invitarvi all'inaugurazione della Mostra Fotografica di Stefano Tubaro, Sergio Vaccher e dei partecipanti del workshop fotografico realizzato nell'edizione 2015 a cura di Alessandra Santin. Incontro con Alessandra Santin, Sergio Vaccher, Stefano Tubaro e Stefano Fabian Un convegno, l'evento sportivo Magraid, e la Festa del Noncello hanno rappresentato tre tappe fondamentali per far conoscere il territorio pordenonese e le acque che lo attraversano. Un workshop fotografico condotto da Stefano Tubaro e Sergio Vaccher ha offerto esperienze e contenuti ai 24 fotografi, le cui opere sono presenti accanto a quelle dei professionisti. Stefano Fabian, responsabile della comunicazione e delle attività divulgative del Progetto Life Magredi Grassland del FVG, ha illustrato le caratteristiche ambientali dei Magredi. Il volume, i risultati e le immagini di questo articolato progetto vengono presentati al pubblico di pordenonelegge. Troverete tutte le info al seguente link: http://www.pordenonelegge.it/ In collaborazione con Propordenone e A.S.D. TRIATHLON TEAM

SILVANO MENEGON

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

ARTE IN PALAZZO - IV EDIZIONE Con il titolo Frammenti di Memoria di Silvano Menegon e collettiva di artisti locali é stata ospitata la mostra nella Galleria Civica d'arte a Castions di Zoppola.(PN) All inaugurazione intervenuta il critico d'arte Alessandra Santin. Silvano Menegon nato a Spilimbergo nel 1946. Pittore autodidatta, vive e lavora a Zoppola. Sue opere si trovano in numerose collezioni pubbliche e private. Ha ottenuto riconoscimenti e premi nazionali in mostre collettive e personali.

GIANCARLO TEARDO

Teadro Giancarlo Pittore, incisore.   La grande passione e l’amore per la pittura l’hanno spinto per molti anni a svolgere una lunga e intensa ricerca stilistica, sperimentando diverse tecniche, cimentandosi dall’acquerello all’olio, alla matita grassa e al pastello con la quale, ha intrapreso il suo ultimo percorso. Giancarlo Teardo si è dedicato per vari anni, all’insegnamento della tecnica dell’acquerello e del colore a olio e una schiera di allievi hanno seguite le sue orme. La sua grande passione è da sempre stato il paesaggio che lo ha spinto a dipingere romantici scorci in più di mezza Italia. Si è anche cimentato con le natura morte e da ultimo con la figura e in particolare il ritratto. Lusinghiere le critiche di autorevoli esperti, che hanno definito la produzione di Teardo «un appello a risvegliarci dall’indifferenza che avvolge la nostra cultura, per riscoprire quella concezione secondo la quale tutto è vivo e tutto canta». I segni e i colori di Teardo «delineano i tratti sostanziali del paesaggio», la sua è una «tavolozza che si distende sulla tela con risultati definibili come ottima armonizzazione di atmosfera e grammatica friulana», mentre «veneti sono il respiro e la tenerezza degli ocra come dei rosati». Di lui hanno parlato e scritto: S. Manfrin, Luciano Padovese, Paolo Rizzi, Enzo Santese, Alessandra Santin, Ruggero Sicurtelli e molti altri. Ha alle spalle una carriera artistica di lungo corso, arricchita non soltanto dalle numerose mostre personali allestite in tutto il nord Italia, e dalle mostre collettive di gruppo, ma soprattutto Giancarlo Teardo è conosciuto ad apprezzato, dalla critica e dal pubblico di appassionati d’arte, grazie ai numerosi premi conseguiti grazie alle sue opere esposte in concorsi sia in Italia che in numerosi paesi europei.

COSA MI È PIACIUTO DI PORDENONE SILENT

Chi mi conosce bene sa che adoro andare al cinema: essere in possesso di un accredito che mi garantisse una visione pressoché illimitata del programma è stato motivo di grande gioia. Devo ammettere che sebbene io abbia l’occhio abituato al genere dal dialogo piuttosto scarno, temevo di appisolarmi durante le proiezioni. L’idea che mi ero fatta del cinema muto è che fosse noioso. Mi sbagliavo: mi preme dire a tutti coloro che pensano che il cinema muto lo sia che non è così, anzi. Se proprio devo dire le cose come stanno – soprattutto per alcuni film – le risate non sono mancate. Uno scatto del Teatro Comunale Verdi di Pordenone Un altro punto che vorrei evidenziare è la cura con cui è stato organizzato questo piccolo grande festival: Pordenone Silent è a detta di molti il secondo festival più importante in Italia. A dare prestigio a questa rassegna giunta ormai alla sua 34esima edizione, un pubblico internazionaleproveniente da qualsiasi latitudine del globo: inglesi, americani, israeliani, giapponesi. D’altra parte quando il Direttore del Festival David Robinson si è presentato sul palco alla serata di apertura e ha salutato gli ospiti con la frase “Welcome home”, era ben chiaro che la provinciale Pordenone si sarebbe trasformata nei giorni del cinema muto in una cittadina con grandi ambizioni. Tuttavia non era solo il pubblico internazionale a brillare durante la rassegna, ma anche ilparterre di ospiti. Registi, giornalisti ed addetti ai lavori molto noti. Il Direttore David Robinson con Deborah Nadoolman e John Landis Basti pensare a John Landis, regista di Animal House e The Blues Brothers ed anche regista di uno dei videoclip più famosi e costosi della storia come Thriller. Il regista americano era accompagnato dalla moglie Deborah Nadoolman, nota costumista. È sua la famosa giacca rossa di Michael Jackson del video Thriller ed è stata anche nominata agli Oscar per i costumi realizzati per Coming to America. John Landis alla conferenza stampa che si è tenuta all’ Hotel Moderno Palace Altro nome di grande prestigio a Pordenone Silent è stato quello del canadese Richard Williams, vincitore di due premi Oscar per Who framed Roger Rabbit. Di Williams è stato proprio proiettatoPrologue un film-animazione che esula da tutto ciò che è stato visto precedentemente sul genere di animazione. Questo in poche righe è il succo di ciò che è stato Pordenone Silent, il festival del Cinema Muto che tutto il mondo ci invidia ad un passo da casa. Un evento capace di veicolare ospiti interessati, amanti del gusto, del bello e della cultura: tutte cose che si trovano in abbondanza nella nostra regione. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus http://fondazionegiovannisantinonlus.com/

BAJKÓ CSABA – MOSTRA DI FOTOGRAFIA

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

Dal 2016.11.06  la fondazione Giovanni Santin presenta mostra di fotografia dell'artista Bajkó Csaba. Abbiamo sempre fretta, e nella nostra corsa quotidiana non ci rendiamo conto quante meraviglie, quanta bellezza ci circonda. Passiamo accanto a essi…li notiamo soltanto quando li rivediamo su una fotografia. A volte queste meraviglie sono oggetti che fanno parte della nostra vita di ogni giorno. Guardare e vedere non é la stessa cosa. Una fotografia si guarda, ma aspetta il fotografo a vedere quella cosa che la renderá speciale. Quando noto la bellezza , un particolare nascosto non scatto immediamente la foto, bensí cerco il momento quando l’oggetto o persona „si fa vedere „ al meglio. Non cerco di cambiare le persone, animali, o piante presenti sulle mie fotografie. Non vorrei farli sembrare diversi da ció che sono, ma vorrei tirar fuori il meglio di essi. Vorrei far vedere la loro individualitá, inconfondibilitá, ció che li rende diversi dagli altri.

PIERGIORGIO DEL BEN

WOLAND ART CLUB Sistiana 231, Portopiccolo, Italia

Questo evento consente di ammirare le opere che l’artista realizza a partire dal 2011,già esposte presso il Palazzo delle Stelline e il Museo della Permanente a Milano. Tra le altre opere è presente The perfect family, opera vincitrice del premio ArteLaguna 2013 nella sezione Under25, le opere selezionate per la 95ma Collettiva Giovani Artisti della Fondazione Bevilacqua La Masa e le opere presenti come vincitrici del premio Arte 2013 Cairo Editore. Il percorso di ricerca di Piergiorgio Del Ben, la cui poetica pone in rilievo la crisi d’identità dell’uomo moderno attraverso l’utilizzo di pennellate minimali, che danno rilievo alla tragicità angosciosa dei personaggi ragurati, si declina in due serie distinte. Da un lato le prime opere d’arte del progetto Business Story, ovvero sei personaggi ricreati, dai profili psicologi che si intrecciano tra loro in una storia; e dall’altro la collezione Anonymous Project in cui la sottrazione delle forme si esplica nella caratterizzazione del segno dell’artista.Colori inediti e figure impostate evocano le problematiche attinenti la perdita della soggettività nel contemporaneo. L’esposizione vuole essere un’anteprima della mostra che avrà luogo a maggio 2017, nella galleria principale di WolandArt. In essa la complessità del percorso di Piergiorgio Del Ben sarà rappresentata più compiutamente, in particolar modo dall’ultima collezione di opere dal nome MIND VOGUE. 5-27 Novembre 2016 orari apertura: venerdì e domenica 11:00-16:00, sabato 11:00-19:00 Inaugurazione Sabato 5 Novembre ore 18:00 Portopiccolo, Sistiana 231 34013 Trieste - Italy Per informazioni e visite guidate: Woland Art Club T: 040 9976630 info@wolandartclub.com www.wolandartclub.com Mostra personale d’arte contemporanea opere di Piergiorgio Del Ben a cura di Renzo Spadotto intervento critico di Alessandra Santin Progetto grafico

GUANTANAMOS CHILD

GUANTANAMO’S CHILD, OMAR KHADR Era una delle pellicole più attese della Rassegna Le Voci Dell’Inchiesta e non ha deluso: “Guantanamo’s Child, Omar Khadr” si è rivelato un pugno nello stomaco capace di sollevare tanti dubbi. I dubbi sono quelli che ci vengono quando ci viene sbattuta in faccia la realtà – e pure senza troppe cerimonie – di ciò che accade nei carceri di massima sicurezza come Guantanamo. Acclamato dalla critica e presentato nei Festival tra i più prestigiosi al mondo come il Toronto Film Festival, il Calgary International film Festival, anche a Pordenone riscuote grandi consensi vincendo il premio del pubblico come miglior film dell’edizione 2016. Al protagonista di questo film-documentario spetta il triste primato di essere stato il più giovane processato dagli U.S.A. dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il motivo? Venne trovato da soldati americani assieme ad un gruppo appartenente alla Jihad da cui era stato reclutato per le sue conoscenze linguistiche. Le sue responsabilità tuttavia non vennero mai chiarite, così pure il suo ruolo all’interno dell’organizzazione terrorista. Unico superstite di un attacco di soldati militari americani in Afganistan dove riportò gravi ferite, perse un occhio e danneggiò il secondo, venne spedito solo quindicenne a Quantanamo: lì subirà soprusi di ogni genere. Saranno dieci anni che lo segneranno profondamente, ma a cui non soccombe. https://www.youtube.com/watch?v=c_EVfS93Iyo Il trailer di Guantanamo’s Child: Omar Khadr Omar Khadr è stato rilasciato l’anno scorso dopo aver passato la maggior parte della sua vita in carcere: chi si è battuto senza sosta per la sua libertà è stato l’avvocato Denis Edney con cui attualmente vive in Canada. Un’immagine dal film documentario “Guantanamo’s child: Omar Khadr Sebbene non sia del tutto chiara la sua colpevolezza o la sua totale innocenza, ciò su cui tutti dovremmo pensarla in modo unanime è la necessità di migliorare la gestione abominevole delle strutture carcerarie. In molte prigioni, tra cui anche la famosa Guantanamo, si vive ancora una continua lotta per la sopravvivenza e la dignità umana. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

VENEZIA 73-IL PROGRAMMA

Il programma della 73esima edizione del Festival di Venezia promette bene: tante pellicole internazionali, registi prestigiosi, ospiti stellari e novità. I film italiani saranno pochi – e visto la mediocrità delle pellicole dell’anno scorso – la cosa non ci disturba affatto. Saranno tutti, a parte rari casi, di registi poco conosciuti.   Le dichiarazioni del Presidente Paolo Baratta, dopo la conferenza stampa di presentazione del programma della rassegna cinematografica Quello che non mancherà nel programma della 73esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, saranno i big names tra registi ed attori, una scelta che fa capire quanto Venezia sotto la direzione di Barbera non voglia essere seconda a Cannes. I registi di prestigio che metteranno piede al Lido direttamente da Hollywood non si contano: c’è molta attesa per Damien Chazelle e la sua opera La La Land (che vedrà al terzo film insieme Ryan Gosling e Emma Stone) e, visto che la pellicola è un musical, anche il cantante musicista John Legend. Antoine Fuqua presenterà la sua versione dei Magnifici Sette, Derek Cianfrance per The Light between the Oceans sceglie attori del calibro di Michael Fassbender, Rachel Weisz e Alicia Vikander, un cast che promette magia. Avremo il piacere di vedere la seconda opera del talentuoso Tom Ford, a cui il mondo della moda stava evidentemente un po’ stretto, con The Nocturnals. Jake Gyllenhaal – che avevamo visto già visto l’anno scorso a Venezia in forma smagliante con The Everest, è l’attore scelto da Ford assieme a Amy Adams e Michael Shannon. Tra i film americani che verranno presentati a Venezia ci sono anche The Bad Batch di Amy Lily Amirpour che si affida ad un cast stellare e piuttosto variegato: Suki Waterhouse, Jason Momoa, Jim Carrey, Keanu Reeves e Giovanni Ribisi. Grande attesa anche per Jackie, film diretto da Pablo Larrain e che vede l’interpretazione di Natalie Portman. Per gli amanti del genere fantascienza a Venezia si può contare su Denis Villeneuve. Il regista di Blade Runner si avvale di Amy Adams, Forest Whitaker e Jeremy Renner in The Arrival, pellicola che vedremo comunque con interesse sebbene la fantascienza non sia nelle nostre corde. Francois Ozon firma Frantz, pellicola franco-tedesca molto attesa a Venezia: Pierre Niney, Paula Beer, Marie Gruber, Ernst Stötzner, Cyrielle Claire sono gli attori che compongono il cast. Anche Mel Gibson – dopo qualche anno (forse troppi) di lontananza dalle scene, ritorna a Venezia. A Venezia presenterà Hacksaw Ridge, film girato tra gli Usa e l’Australia. Nel cast Andrew Garfield, Vince Vaughn, Teresa Palmer, Sam Worthington, Luke  Bracey. Tra i Maestri registi più attesi a #Venezia73 ci sono senza dubbi il riservatissimo Terrence Malickcon Voyage of Time e Kusturica con l’opera On The Milky Road. Del primo c’è da chiedersi se riuscirà a farci rivivere le atmosfere uniche di The Tree of Life, mentre per il secondo c’è la curiosità di capire quanto il lavoro di quattro anni sia stato efficace per quello che si dice essere il suo prossimo corto. Wim Wenders arriva al Lido di Venezia con la pellicola Les Beaux Jours D’Aranjuez, opera che affida agli attori Reda Kateb, Sophie Semin, Jens Harzer e al cantante musicista Nick Cave. E i “pochi” film italiani allora, quali saranno? A quelli dedicheremo un articolo a parte, stay tuned. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

I FILM ITALIANI A VENEZIA 73

Il primo è il film di Piccioni, regista forse non così conosciuto, ma che conta già una decina di opere e che aveva calcato il red carpet del Lido di Venezia nel 2001. Il film che presenterà in questi giorni a Venezia s’intitola “Questi giorni” e narra le vicende di quattro ragazze adolescenti amiche che fanno un viaggio che rafforzerà ancora di più il loro legame. Nel cast gli attoriMargherita Buy, Maria Roveran, Marta Gastini, Caterina Le Caselle, Laura Adriani, Filippo Timi, Alessandro Averone, Mina Djukic e Sergio Rubini. “Piuma” di Roan Johnson è il secondo titolo italiano che verrà presentato a Venezia: una gravidanza inaspettata cambia drasticamente la vita di Ferro (Luigi Fedele) e di Cate (Blue Yoshimi). Iniziano i conflitti con le famiglie, le difficoltà nella ricerca di un’occupazione, la perdita della spensieratezza della gioventù. Terzo ed ultimo film che vedremo a Venezia è Spira Mirabilis, opera realizzata a due mani daMassimo D’Anolfi e Martina Parenti. Il film è un documentario che si propone di raccontare l’immortalità per mezzo dei quattro elementi della natura: acqua, aria, terra e fuoco. Un’opera che per il tipo di tema trattato ci sembra complessa e rischiosa. Come non pensare alle pellicole e al modo con cui il regista Malick ha affrontato ed affronta costantemente questa tematica. Siamo curiosi di vedere se Spira Mirabilis riuscirà a raccontare un argomento così delicato. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

KOVÁCS PÉTER BALÁZS

Le sue opere dall'inizio degli anni '80  hanno come  motivo centrale figure umane, ritratti, autoritratti per lo più. Usando la tecnica a maglia riesce a far sí, che colori e campi di puntini si sovrappongano. In questo modo il soggetto del quadro non é nettamente visibile, si ha una  specie di immagine sfocato. I suoi disegni sono spesso collocati nel sistema di composizioni a griglia e i suoi dipinti sono dominati dagli elementi grafici. Nelle sue opere  si ha distrazione istintiva e la ricerca dell’ordine. Nella seconda metà degli anni '80 si riducono, i gesti, la vibrazione, i segni divisionisti. Le sue opere sono più suggestivi rispetto al periodo precedente. Oltre ai ritratti produce quadri dei suoi ricordi, esperienze. Negli anni '90 gira l’attenzione verso forme e toni semplificati, come soggetto si hanno sempre piú oggetti, la superficie dell'immagine sempre più rilassato, dipinti con colori tenui. Nella seconda metà degli anni '90 ha dipinto grandi quadri. Tra il 1981 e 1990 ha partecipato nella „mail art” internazionale.  Organizzatore di mostre. Nel 1997, ha dato vita alla Galleria Nádor.KOVÁCS PÉTER BALÁZS

FILANDO I REMI

La Fondazione Giovanni Santin Onlus ha contribuito alla realizzazione del video dall'inaugurazione delle Mostre -"FILANDO I REMI" La Stamperia d'Arte Albicocco per le Industrie Zanussi Elecrolux. Sguardi sul Contemporaneo : Ludovico Bomben, Michele Tajariol. Le iniziative realizzate dal Comune di Pordenone/Assessorato alla Cultura in occasione del Centenario Zanussi/Electrolux, si arricchiscono sul finire del 2016 di un ulteriore evento di carattere espositivo, che va a sottolineare il rapporto tra il gruppo industriale e l’arte. Verrà infatti inaugurata in Galleria Pizzinato sabato 17 dicembre alle 18, la mostra “Filando i Remi – La Stamperia d’arte Albicocco per Zanussi Electrolux” realizzata da Comune di Pordenone e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, col sostegno di Provincia di Pordenone, a cura di Stamperia d'arte Albicocco e Alessandra Santin. Sponsor tecnici Esaexpo mostre, Hunext e Moroso. In esposizione - fino al 12 marzo - i 17 Libri d’Arte e le 25 Cartelle che la storica Stamperia d’Arte Albicocco di Udine ha realizzato durante oltre un decennio di proficua collaborazione con il gruppo Zanussi Electrolux, a cavallo tra gli anni Novanta e il Duemila. Un percorso lento, diversificato e complesso espressione non di sporadici rapporti di mecenatismo, ma di un dialogo e un partenariato attivo che ha comportato lo scambio di conoscenze, procedure, relazioni. Ciascuna opera è espressione dell’assoluta libertà dal contesto. Niente è stato scelto con altro compito che non fosse quello di esprimere la verità del sentire e del pensiero degli artisti e degli scrittori, senza nessuna allusione ad attività, luoghi, eventi del mondo del lavoro, del mercato e dell’azienda. Alcuni video amatoriali sono testimoni dei numerosi rapporti instaurati durante la collaborazione tra la Stamperia e l’azienda, dal 1994 al 2007. Numerosi sono gli autori dei testi e delle grafiche d’arte in esposizione: esponenti a livello internazionale del mondo della letteratura, della poesia e dell’arte (tra gli altri si ricordano Alda Merini, Paolo Maurensig, Marco Lodoli, Umberto Fiori, Luca Doninelli, accanto a Pietro Guccione, Nunzio, Giuseppe Zigaina, Klaus Karl Mehrkens, Piero Pizzi Cannella, Vedova, Tommaso Cascella, Luca e Ercole Pignatelli, Giovanni Frangi, Velasco e molti altri). https://youtu.be/FSFGZkSIVsM https://youtu.be/FSFGZkSIVsM

THE LIGHT BETWEEN OCEANS

Non è solo il passato del protagonista Tom Sherburne a venire a galla dall’oceano nel film The Light Between Oceans, ma anche una neonata, scampata miracolosamente da morte sicura. Ed è proprio un figlio ciò che non riescono ad avere i due protagonisti del film, da qui la decisione di prendersene cura. Nessuno verrà a cercarla in un luogo sperduto come quello, dove Tom è guardiano del faro. Le cose tuttavia non vanno esattamente così e l’oceano azzurro si tinge di blu, poi di grigio ed infine di nero come la tragedia. E la tragedia travolgerà tutto. Tratto dall’omonimo bestseller del 2012, The Light Between Oceans presentato alla 73° Festival di Venezia è un film più piacevole da vedere una domenica sera piovosa in autunno con una tisana calda in mano, piuttosto che al Palazzo del Cinema. Il motivo è semplice: ha tutta l’aria del grande film, ma c’è qualcosa che non lo fa decollare. Nulla si può dire (o quasi) del cast stellare:Michael Fassbender, Alicia Vikander e Rachel Weisz. Sebbene l’attrice svedese mi fosse sembrata più convincente nella pellicola “The Danish girl” presentata a Venezia l’anno scorso, non si può dire che reciti male, soprattutto se consideriamo il fatto che è la co-star del talentuoso Michael Fassbender, a cui è sempre difficile tenere testa. Nella seconda parte del film, la pellicola migliora grazie al personaggio interpretato dalla Weisz. Dell’acclamato regista Derek Cianfrance avevo visto Blue Valentine e The Place Beyond the Pinesgirati in diverse scene “in one take”. La sua regia di The Light Between Oceans non ha nulla a che vedere con le pellicole precedenti e rispecchia la tradizione hollywoodiana più classica. Dove sta la falla di The Light Between Oceans, se non si tratta di cast e regia? È proprio la storia che avrebbe dovuto restare solo inchiostro sulle pagine di un libro. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

THE YOUNG POPE

È  un Papa anticonvenzionale quello che Paolo Sorrentino presenta in The Young Pope, serie televisiva le cui prime due puntate sono state proiettate in questi giorni alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. L’attore britannico Jude Law veste i panni di Pio XIII (al secolo Lenny Belardo), abiti in cui si trova perfettamente a suo agio. Un uomo prima che un Papa, un individuo prima che Eminenza e – sebbene si compiaccia della sua carica e lo faccia presente ad ogni occasione – un peccatore. Pio XIII è un uomo contraddittorio, pieno di dubbi: per tutti i centododici minuti di proiezione lo spettatore si misura ad affrontare la sua personalità complessa. La visione e il suo atteggiamento così moderno si scontrano senza mezzi termini con l’ambiente del Vaticano, luogo ancorato alle tradizioni fatto di figure (un ottimo Silvio Orlando) e di fedeli a tratti grotteschi che vedono in lui motivo di turbamento. Sorrentino decide di svolgere il tema “a traccia libera” e lo fa senza cadere nel cliché, senza sporcare ed infangare nulla e nessuno, raccontando tuttavia la “sua storia” grazie al suo essere “visionario”. I passi delle scarpe rosse del giovane Papa scandiscono il suo ingresso in ogni stanza del Vaticano e ci fanno curiosare dove non sarebbe possibile farlo. Ed è un puro piacere per gli occhi. Il passato di bimbo cresciuto da Suor Mary (Diane Keaton) – che vorrà al suo fianco come guida nel suo pontificato – e il presente affiorano e svaniscono ad ogni sua boccata di sigaretta. Difficile non tifare per lui, sebbene il suo essere controverso, ma d’altra parte non abbiamo forse un po’ tutti bisogno di metterci in discussione? Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

SÃO JORGE

Dal degrado e dalla miseria è possibile riscattarsi? São Jorge è il pugno nello stomaco assestato dal regista Marco Martins, abile nel raccontare una storia crudele in cui sembra non esserci spazio per la speranza. Il regista sceglie di inquadrare così da vicino agli attori, che ci pare di sentirli respirare. Sentiamo il loro fiato corto, così come le loro inquietudini. Tutti i protagonisti di São Jorge sognano un futuro diverso da quello che vivono, ma non hanno né i mezzi, né la lucidità per capire come cambiare la loro misera esistenza. In un contesto di povertà come quello in cui versa il Portogallo nel 2011, il pugile Jorge, il figlio, la sua famiglia e la sua ex donna vivono di stenti. Costretto a lavorare per una società di recupero crediti per poter mangiare, si trova intrappolato in una situazione senza uscita. Gli attori tutti a me sconosciuti sono così a proprio agio nel film da farlo sembrare un documentario. Nuno Lopes, che recita la parte del pugile Jorge in questa pellicola, è a dir poco straordinario e a Venezia viene premiato come miglior attore nella sezione Orizzonti. Sao Jorge è indubbiamente uno dei migliori film presentati a Venezia (ha aperto la sezione Orizzonti), una pellicola claustrofobica ed intensa, dove lo spiraglio della speranza ha il rumore di un guantone di boxe in pieno stomaco. E che fino all’ultimo fotogramma mi ha lasciato col fiato sospeso. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

RED CARPET DI VENEZIA, CHI CI SARÀ

Cresce l’attesa per capire chi, fra tutte le presenze confermate o meno, calcherà il red carpetdella 73esima edizione del Festival del Cinema di Venezia. A quanto pare il prestigio degli ospiti sarà direttamente proporzionale al programma messo a punto dal capace Barbera. Sebbene il nostro compito a Venezia sarà quello di visionare le pellicole e recensirle per voi, un occhio al red carpet e al glamour è d’obbligo. L’anno scorso tra gli ospiti che hanno fatto brillare il red carpet di Venezia c’era una Tilda Swinton in abito bianco, che ha fatto impazzire fotografi e fans. Inutile dire che il capo da lei indossato pareva una scultura di Canova. Tilda Swinton alla 72esima edizione del Festival, photo credits ©Elena Tubaro Elisabeth Banks già al photocall aveva lasciato intendere che l’abito con cui si sarebbe presentata alla prima avrebbe lasciato tutti senza fiato e così è stato. Il pubblico femminile è andato in delirio poi per il gentleman-pirata Johnny Depp che, in una brillante conferenza stampa ha fatto capire che nella vita è meglio essere pirati, piuttosto che semplici marinai. Elisabeth Banks alla 72esima edizione del Festival, photo credits ©Elena Tubaro Ma veniamo agli ospiti attesi sul red carpet di Venezia per questa 73esima edizione: ci sarà la protagonista dell’acclamato The Danish Girl (pellicola presentata l’anno scorso a Venezia) la splendida Alicia Vikander, il sempre bravo e sempre affascinante Michael Fassbender, la biondissima Naomi Watts e Liev Schreiber. Ma l’elenco non finisce qui: Emma Stone sarà a Venezia con il compagno Andrew Garfield – anche se noi vorremmo fosse al Lido con il nostro super eroe preferito Ryan Gosling. Tra il parterre degli ospiti maschile anche Mel Gibson (che ci auguriamo di vedere in forma), l’affascinante Jude Law, il nostro Paolo Sorrentino, Jake Gyllenhaal (che l’anno scorso ha fatto innamorare della sua barba tutto il Lido alla prima di Everest) e Kit Harington. Ci siamo dimenticati qualcuno? Senza dubbio, vedremo di rimediare nei prossimi giorni con un reportage “glamour” direttamente dal Lido di Venezia. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

SHOESOFTHEDAY – PORDENONESILENT 34

Appena vidi le prime foto di Elena Tubaro scattate ai piedi dei VIP a Venezia, pensai che la sua fosse una grande idea, nonché l’hashtag più che appropriato: #shoesoftheday. E così, unaMostra d’Arte cinematografica di Venezia e una 34esima edizione di Pordenone Silent dopo, ho il piacere di scrivere un articolo proprio sugli scatti da lei realizzati alle Giornate del Cinema Muto. Aprirei (letteralmente) le danze con questa scarpa stringata bicolore con cui lanciarsi in un ballo veloce, magari allestito proprio all’interno del salone che abbiamo visto magicamente colorarsi in the Phantom of the Opera. E quando sul più bello le luci delle candele si spegneranno e ci sentiremo minacciati dal Fantasma, ci faremo largo tra la folla grazie al luccichio argenteo del loro pellame bicolore. Sarà facile allora trovare la galleria che ci condurrà lontano dalla temibile creatura. photo credits: Elena Tubaro È un’altra calzatura rubata al ballo quella che riconduciamo ai giorni nostri solo grazie al tatuaggio della proprietaria sul collo del piede: anche qui è l’impuntura a farla da padrona su pellame di colore nero. Un sottile cinturino con fibbia circolare – altro elemento che ci riporta agli anni ’40 – permetterà a questo piedino di stare ben solido, nonostante lo scollo piuttosto pronunciato. photo credits: Elena Tubaro C’è da chiedersi come fosse il proprietario di questi piedi: la mia fervida immaginazione mi fa pensare al Sig. Gosling, a cui il bianco e nero del cinema muto senz’altro piace. Un laccio molto ricercato – come scrive la stessa Tubaro nella caption su Instagram – per una calzatura chiara in pelle morbidissima. La proprietaria di queste scarpe non teme che gli amici rischino di perderla di vista: è un amore incondizionato per la zebra il suo, di cui ama il manto e le movenze. La vera chicca è il gambaletto in rete: seducentemente wild e strumento prezioso qualora nella savana le zanzare si facessero insistenti. Tra tutti i proprietari di scarpe che mi sono passati sotto gli occhi, è lui il Lord a cui vorrei stringere la mano: un lavoro di spazzolatura di questo genere richiede tecnica e sapienza d’altri tempi. C’è da chiedersi se la stessa cura minuziosa la riservi pure nell’organizzare un invito a cena, in tal caso mi candiderei volentieri. Sono tre i colori a caratterizzare questa scarpina che la proprietaria abbina ad un pantalone nero. In questo modello dall’ampia calzata, sono le impunture a definire i colori dei pellami: il blu scuro, il verde e la tonalità cuoio. Chissà se questa signora è una di quelle a cui sono riuscita a “far portare i moustaches”: magari ero così concentrata nei moustaches che non ho prestato attenzione a ciò che indossava ai piedi. Che disdetta! Non posso che chiudere con la geometria di questo piede: a quanto pare di passi per raggiungere il cinema ne deve aver fatti molti. Tuttavia, di fronte ad una scelta così coraggiosa nella linea e nei colori, non posso che alzare il pollice in segno di approvazione. Magari potrei cercare di rintracciare per questa signora amante delle geometrie il Lord del mocassino lucido per qualche ragguaglio su come si conservano le calzature, ma poi magari ne andrebbe del mio invito a cena. Meglio di no, di questi tempi è bene essere un po’ gelosi. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus http://fondazionegiovannisantinonlus.com/

IL PAPILLON-PORDENONE SILENT 35

L’anno scorso mi ero così divertita nel far indossare i baffi all’insù agli ospiti delle Giornate del Cinema Muto, che ero tentata di riproporre lo stesso accessorio anche in questa 35esima edizione. Ma se è vero che il Festival del Cinema Muto si deve rinnovare per essere ancora più appetibile ad una platea di giovani cultori del genere, aveva più senso proporre un accessorio diverso. Tra tutte le idee che mi erano venute in mente, ho pensato che il “finto papillon” fosse l’accessorio perfetto visto che è insolito, elegantissimo e portato da pochi solo in particolari occasioni. Nei primi del Novecento si vestiva il papillon, l’equivalente della nostra cravatta. Il papillon in carta da tenere in borsa e all’occorrenza far indossare al “mal capitato” è stata la scelta con cui accompagnare in modo “ironico” questo Festival del Cinema Muto, un festival che da fuori appare impomatato, ma che è di gran lunga più ironico di alcune commedie contemporanee. Gli ospiti del Festival – dei gran burloni – si sono prestati a questo gioco con piacere: ho raccolto qui gli scatti fatti alle Giornate del Cinema Muto che mi hanno più divertito e quelli che più mi ricordano un momento piacevole e assolutamente spontaneo. Ho un unico rammarico: non essere riuscita a rubare uno scatto a Jay Weissberg o a David Robinson in papillon. Peccato. Il prossimo anno saranno i primi ad essere immortalati. Ma con cosa? Dovrete per forza attendere l’edizione 2017 per saperlo.

KEAN OU DÉSORDRE ET GÉNIE- PORDENONE SILENT 35

Di tutte le pellicole viste durante le Giornate del Cinema Muto, quella che ho amato di più è Kean Ou Désordre Et Génie, pellicola del 1924 del russo Alexander Volkoff che fu costretto a lasciare il paese ed esiliare in Francia per continuare la sua attività di regista. L’incapacità del protagonista di togliersi la maschera che veste quotidianamente anche quando non recita, è il tema che attraversa questo film muto realizzato negli Anni Venti e presentato alle Giornate del Cinema Muto dopo un attento restauro. La storia è quella di un famoso attore dell’Ottocento di pièceshakespeariane che conduce una vita privata sregolata e piuttosto infelice. Durante una messa in scena a teatro di Romeo e Giulietta, Kean, interpretato dal russo Ivan Mosjoukine, vede per la prima volta due donne le cui vite si intrecceranno con la sua. Da allora la sua vita diventerà tormentata da una storia d’amore così magica, quanto impossibile. Un altro tema affrontato da Volkoff oltre a quello dell’impossibilità di scindere il personaggio dalla vita reale, è la differenza sociale che qui viene messa in luce nel rapporto tra il protagonista – un attore – nei confronti della contessa – figura di alto rango – di cui egli si innamora perdutamente. A sottolineare i gesti e a descrivere al meglio le mille e una sfumature dei personaggi – tra cui anche un gobbo piuttosto maltrattato dal protagonista principale – ci pensa il brio del pianoforte di Neil Brand, attraverso il quale ci si dimentica di essere di fronte ad un film senza sonoro. L’accuratezza della scelta dei costumi e l’espressività di tutti gli attori, rendono questo film un vero capolavoro, nonché un’opera che pare impossibile essere realizzata nei primi del Novecento. Ironia, tristezza, brio, giocano all’unisono per rendere unica ogni scena. Singolare la scelta del regista di aprire il film in modo teatrale e chiuderlo con la morte del protagonista allo stesso modo. Questa pellicola è una chicca da guardare più volte, soprattutto quando vogliamo estraniarci dal mondo contemporaneo a volte così asettico e privo di emozioni.   Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

NON È UN FESTIVAL PER VECCHI”-PORDENONE SILENT 35

Se Le Giornate del Cinema Muto potrebbero apparentemente sembrare un festival per persone di una certa età, in realtà è assolutamente vero il contrario. Pordenone Silent “non è un festival per vecchi”. Chi viene alle Giornate del Cinema Muto viene in primo luogo per divertirsi. E ne fa pure tanta di strada per arrivare nella provinciale Pordenone! Fortuna vuole che per una decina di giorni, Pordenone si trasforma, grazie al pubblico che arriva dagli Stati Uniti, dal Giappone e un po’ da tutto il mondo, in una città, stimolata culturalmente, in cui si parla più inglese che italiano. Anche Robison, Ex Direttore delle Giornate (nel 2015 ha passato il testimone a Jay Weissberg), è convinto che questo non sia un Festival per vecchi: una conferma è il Collegium, la rassegna di Pordenone Silent che si pregia di promuovere la passione per il cinema muto per un pubblico decisamente giovane, obiettivo nobile, al fine di tramandare una cultura cinematografica che andrebbe altrimenti perduta. Un altro segnale di quanto il pubblico delle Giornate del Cinema Muto ami divertirsi e “sia giovane” è senza dubbio il fatto che nessuno si sia mai negato ad un mio scatto fotografico (con papillon o senza). La cosa che ho capito è che questi appassionati del cinema muto amano essere burloni: e la burla dev’essere grossa, altrimenti non sono contenti. Dovrò’ inventarmi qualcosa di più irriverente per l’edizione 36: i baffi e il papillon lo sono troppo poco.   Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

UN FESTIVAL DEL CARATTERE INTERNAZIONALE- PS 35

Siamo già al day 5 della programmazione di Pordenone Silent, il Festival di cinema muto che si tiene a Pordenone dal 1 al 8 ottobre. E anche per il loro trentacinquesimo compleanno Le Giornate del Cinema Muto mantengono intatte la qualità della programmazione e il carattere assolutamente internazionale della rassegna. E’ proprio ciò che balza agli occhi, quando si è seduti in sala al Teatro Cinema Verdi, oppure al Hotel Moderno per una conferenza stampa. Gli ospiti internazionali, di cui molti provenienti anche d’oltre Oceano, non si contano. A dire il vero, i pordenonesi si sono visti per la proiezione di A propos de Nice – pellicola di Jean Vigo del 1930 che il Direttore del Festival ha voluto inserire per omaggiare Nizza, città tristemente nota per i fatti di cronaca avvenuti solo pochi mesi fa. Ma alla prima non si è vista solo una soleggiata ed impomatata Nizza: The Mysterious Lady, pellicola di Fred Niblo era il piatto forte della serata di apertura. E che dire se non che The Mysterious Lady è Greta Garbo? Una Garbo che in questa pellicola della MGM viene celebrata com’è giusto sia, ossia come una diva. La Garbo toglie il fiato e nulla può l’ufficiale tedesco che cade nel tranello a sua insaputa. Tania Fedorova, figura fedele allo Zar e amata di un ufficiale di alto rango russo, incontra il giovane Karl Von Raden – questo è il nome del ufficiale tedesco – una sera a teatro, nella capitale viennese. E dopo questo incontro, le vite di entrambi non possono che essere sempre più vicine l’una all’altra. Niblo in The Mysterious Lady possiede tutti gli ingredienti con cui si realizza una pellicola di successo: una storia d’amore combattuta, lo spionaggio, la celebrazione della diva. Non manca proprio nulla, come non manca nulla a questa edizione delle Giornate del Cinema Muto. Ah sì, qualcosa manca: uno spazio più accogliente dove poter chiacchierare del film a fine proiezione con gli altri ospiti del Festival, per fare in modo che la magia non finisca un instante dopo usciti dalla sala. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

ARRIVEDERCI PORDENONE SILENT! 35

Dopo un discreto numero di film visti, posso affermare quanto Le Giornate Del Cinema Muto possano cambiare la percezione che alcuni hanno del cinema muto. Accanto agli appassionati di silent movies che arrivano a Pordenone per apprezzare le proiezioni introvabili o i documenti storici, c’è anche spazio per chi si vuole avvicinare a questo genere in punta di piedi, senza doversi “sorbire” per forza i 218′ di Montecristo. Il mio suggerimento da “quasi neofita” visto che sono alla mia seconda partecipazione diPordenone Silent per conto della Fondazione Giovanni Santin Onlus – è quella di leggere con cura il programma della rassegna e scegliere la tematica che sentiamo più nostra. Indubbiamente i film dei primi anni del Novecento non hanno il ritmo incalzante delle pellicole dei giorni nostri, tuttavia il cinema muto è in grado di compiere quella magia di trasportarci in un’altra epoca non appena si abbassano le luci in sala. Come ho scritto, la pellicola che ho amato di più è stata Kean Ou Désordre Et Génie proprio perché penso illustri tutto ciò che si può trovare nel cinema muto: ironia, malinconia, una grande storia e costumi magnifici. E il tutto condito ovviamente da una brillante interpretazione dei personaggi. Ma non c’è 35esima edizione senza citare nuovamente The Misterious Lady con una Garbo bellissima e astuta a cui un po’ tutte vorremmo assomigliare. Per la RassegnaCinema delle Origini, mi sento di segnalare Namakura Gatana (La Spada Spuntata) e Kraków, pellicola non-fiction. Altrettando belli, per entrare nel mood della serata, i corti visti martedì sera: uno splendido film documentario sulla lavorazione della ceramica a Dahomey dal titolo Pottemageri I Dahomey del 1908 e Africa Before Dark, uno spassoso corto in 35mm prodotto da Walt Disney che conferma lo smalto che l’hanno fatto diventare un mito nel mondo dei cartoons. La scelta delle pellicole proposte dai vertici e dal team delle Giornate del Cinema Muto è così varia da riuscire ad accontentare davvero tutti, anche quelli che dicono di non amare il cinema muto. Dobbiamo dunque tenervi un posto in sala al Verdi per il prossimo anno?   Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

DRÉGELY LÁSZLÓ

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

Dal 2017.01.06 - al  2017.02.04 visibile la mostra di Drégely László intitolata "Il tempo con le ali" presso la galleria d'arte dell Hotel Museum Budapest. "Uccelli neri del Sole Quando arriva l'alba; liquida La loro forma - Tempo passa- Si nutrono di luce, ora forte Saturo faranno gregge di notte L'oscurità Raccoglie ".

LA LA LAND- VENEZIA 73

La La Land si apre all’insegna del più classico dei musical e la cosa mi inquieta, visto che proprio amante dei musical non sono. Un Ryan Gosling arrabbiato e non ancora entrato nella parte, suona ripetutamente il clacson della sua convertible mentre supera la sua co-star Emma Stone (che invece entra nella parte dal primo istante del film) lungo una trafficata highway di Los Angeles. Il loro incontro-scontro si trasformerà durante il film in qualcosa di magico, che ci farà pure dimenticare quanto sia cliché. Perché è il sogno ciò che vivremo grazie a Damien Chazelle, il regista trentenne che si fece conoscere nel 2014 realizzando quel piccolo-grande capolavoro di Whiplash. Messi via gli Oscar di Whiplash – ben tre – si è messo subito al lavoro per questo progetto che aveva in testa da tempo: La La Land. Nel film sono tre attori a giocarsela: Emma Stone (nei panni di Mia), Ryan Gosling (nei panni di Sebastian) e Los Angeles, la città che ha il potere di avverare i sogni, come quello di distruggerli. E i sogni quando si realizzano hanno un prezzo che va pagato (e pure piuttosto salato). Chazelle non ci interroga su cosa ne pensiamo di ciò, ma con sequenze dai colori brillanti, un omaggio aGene Kelly e cieli stellati ci trasporta in un’atmosfera sognante e senza tempo. La carriera di attrice per Mia e di musicista jazz per Sebastian saranno due rocce a cui aggrapparsi, per non cadere nel precipizio dell’insoddisfazione personale. Due sognatori, due creativi che rifuggono la mediocrità della vita normale, dei lavori comuni e delle persone comuni.   A tessere d’oro la trama del film è la colonna sonora che ho iniziato a canticchiare tra me e me durante la proiezione e che ho fischiettato una volta uscita dalla Sala. O era un sogno?   Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

NOCTURNAL ANIMALS- VENEZIA 73

Dopo un capolavoro come A Single Man l’aspettativa sul nuovo lavoro del regista-stilista Tom Ford era altissima. E quando è così, c’è il rischio sempre di rimanere un po’ delusi. Sono rimasta delusa da Nocturnal Animals? Quando sono uscita dal cinema un po’ lo ero, poi quando ho ripercorso il film mettendo insieme i pezzi del puzzle, ho pensato fosse un film ben fatto. Ci sono le tracce di A Single Man nella pellicola Nocturnal Animals presentata a Venezia 73 (e che ha vinto proprio al Lido il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria)? Sì, ci sono. L’attore Colin Firth, attore di A single Man, accompagna il cast di Nocturnal Animals alla premiere al Festival di Venezia C’è il bisogno dello stesso Ford di indagare nella vita degli individui, di raccontarne i loro stati d’animo, le loro insicurezze e follie. Poi c’è la sua firma di uomo di moda, maniacale nella scelta dei dettagli e amante del bello. La vita “apparentemente” perfetta della mercante d’arte Susan, impersonata da Amy Adams, si “sporca” con la lettura del romanzo Nocturnal Animals, libro che il suo ex marito – di cui non ha notizie da anni – le fa recapitare nella sua lussuosa casa di Los Angeles. Ad accompagnare il testo un biglietto dello stesso ex-marito autore che la invita a leggere il romanzo a lei dedicato. Susan si tuffa nella lettura del romanzo, ma con sua grande sorpresa, ciò che leggerà sarà per lei fonte di grande turbamento: il contenuto è di una violenza inaudita. E qui che allora la stessa Susan inizia ad interrogarsi sul motivo per cui il libro le sia stato dedicato. Ripercorre la storia con Edward Sheffield (Jake Gyllenhaal) dagli esordi sino alla fine, guardando per la prima volta la sua vita glamour con altri occhi. Ira, vendetta, amore, perdono in Nocturnal Animals si mescolano assieme. Ad accomunare tutti questi sentimenti c’è il tempo. Le scelte che abbiamo fatto in passato sono state giuste? O avremmo dovuto fare in modo che le cose andassero in un altro modo? Stiamo pagando le conseguenze? A cosa davvero nella vita non si può rinunciare? Nocturnal Animals scorre veloce, com’è veloce a scendere la notte: tra tailleur d’alta moda, lusso, miseria e l’assoluto nonsense della violenza.   Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

ORECCHIE- VENEZIA 73

Orecchie è il racconto tragicomico della giornata trascorsa dal protagonista – di cui non sappiamo il nome – in una Roma in bianco e nero piena zeppa di riferimenti all’arte contemporanea e abitata da personaggi eccentrici. È un forte fischio all’orecchio quello che avverte il protagonista interpretato da Daniele Parisi appena sveglio, un fastidio lo accompagnerà per tutta la giornata. Una nota sul frigorifero lasciata dalla fidanzata cambierà i suoi piani, che dovranno includere pure un’ insolita visita medica: i suoi incontri saranno uno più divertente e più tragico dell’altro. Il regista Alessandro Aronadio ha voluto raccontare il senso di smarrimento che molti di noi – soprattutto i più introversi – vivono ai giorni nostri, con loro difficoltà di relazionarsi in un mondo a cui non si sentono di appartenere. Romano di nascita e laureto in psicologia, Aronadio si specializza in regia alla Los Angeles Film School agli inizi del 2000. Due Vite per caso, la sua opera precedente è stata l’unica pellicola selezionata al Festival di Berlino e ciò la dice lunga sulle sue capacità di regista. Orecchie, il film presentato per Biennale College, è senza dubbio un film molto piacevole e brillante che pecca però nel voler caricaturizzare troppo i personaggi, rendendoli grotteschi.   Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

AFFINITÀ E DIFFERENZE

Affinità e differenze. Collettiva d'arte alla Loggia di Motta di Livenza a Treviso in collaborazione con la Fondazione Giovanni Santin Onlus. L'inaugurazione si terrá il 5 febbraio ore 10.30.

HORVÁTH GYÖRGY

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

In collaborazione con la Fondazione Giovanni Santin Onlus la mostra del Ceramico Horváth György sará aperta al pubblico dal 2017.02.05 al 2017.03.03. presso la galleria d'arte nell Hotel Museum Budapest. „Mi sono sempre sforzato di creare lo stile unico. Con le mie creazioni cerco di esprimere l’essenziale dell’universo. Per quanto riguarda la mia formazione professionale sono ceramico popolare, e lavoro principalmentene con l’argilla, a volte arricchita di altri materiali- come il metallo. Tra i temi per le mie opere si trovano temi piuttosto forti come le controversie della societá rappresentati da creazioni grottesche ma cé spazio anche per l’amore e le emozioni raffigurate in varie sculture. Il mio stile dell’arte é stato influenzato dalle xilografie giapponesi, l’espressionismo e l’arte primitiva. Se per forza devo definire lo stile direi di essere neoespressionista, mentre cerco di arrivare ad un livello superiore dell’arte senza barriere.”  Horváth György

AMERICAN ANARCHIST-VENEZIA 73

Le conseguenze. E’ questo il tema che affronta American Anarchist, film fuori concorso alla73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e che, proprio al Lido, ha incassato una pioggia di applausi. American Anarchist è un non fiction movie tanto bello, quanto difficile da digerire, visto che per tutta la durata del film-documentario si è sempre in conflitto con la frase: “Era un ragazzo, che ne sapeva di ciò che sarebbe successo poi?”. Ma procediamo con ordine: William Powell è un giovanotto inglese trasferitosi negli Stati Uniti da ragazzino. Ribelle e anticonformista proprio negli anni della controcultura, decide di pubblicare uno scritto-manuale sulla costruzione di ordigni ed esplosivi. The Anarchist Cookbook si trasforma in un best seller (vende più di 2.000.000 di copie), ma si trasforma anche nello strumento che viene usato da folli omicidi per mettere a segno omicidi, attentati, disordini antigovernativi e sparatorie nelle scuole. Powell è costretto a lasciare il Paese: conduce una vita da fuggitivo sebbene il suo ruolo sia diventato quello di insegnare in Paesi disagiati, quasi voglia in qualche modo “rendere un contributo” per il tragico errore commesso da giovane. Sebbene la sua condotta sia ineccepibile e i suoi punteggi altissimi ogni volta che si candida per una posizione di lavoro, viene sempre perseguitato da una lettera anonima o da una dichiarazione che invita i suoi superiori a valutare se assumere o meno uno scrittore che ha pubblicato un libro su come far saltare in aria caseggiati, auto o ammazzare il prossimo. American Anarchist è un’opera realizzata magistralmente sia per la sceneggiatura, sia per il montaggio, un grande film che ripercorre i momenti della vita di un uomo che mai avrebbe immaginato di diventare lui stesso il bersaglio della società.

GIANNI BORTA-MUSICA E COLORE

Il 25 febbraio inaugura la Mostra di Gianni Borta. Numerosi gli eventi realizzati in collaborazione con la Fondazione Giovanni Santin Onlus, L'Associazione Amici della musica di Sacile e il Comune di Sacile. http://www.gianniborta.com/

SGUARDI AL FEMMINILE

La Fondazione Giovanni Santin Onlus collabora alla realizzazione della mostra "Donne protagoniste 2017" e alla serie di incontri programmati e organizzati dall'Assessorato alla Cultura della città di Porcia, nella convinzione che promuovere la Cultura di genere, in tutte le sue espressioni, contribuisca alla crescita sociale e culturale delle persone. Le proposte che utilizzano i diversi linguaggi poetico-artistici si declineano pienamente nello Statuto della Fondazione stessa. Il libro, la musica, le Installazioni d'arte, il teatro ecc... contribuiscono in modo fondamentale alla salvaguardia e alla promozione dei diritti della persona e in particolare della donna, in questo momento storico. Alcune foto scattate all'inaugurazione:

NÁDAS LÁSZLÓ

László Nádas (Nato a Szeged nel 1936) I suoi studi, dopo tanti giri, nel 1961 li termina presso L'Accademia di Arti Applicati d’Ungheria. Nello stesso anno sposa Anton Rozi. Da quest’unione nasce non soltanto un rapporto personale ma anche lavorativa che durerá tutta la vita. Ebbero due figli, e cinque nipoti. I figli Anna e Gergely seguono l’esempio de igenitori, diventano anche loro artisti. László Nádas é un artista trasversale e interessato a vari campi artistici. L’espressione attraverso il disegno é uno dei suoi modi preferiti. „ Il disegno é una lingua con la quale si puó esprimere anche l’inesprimibile. „ -é la sua filosofia. Fa parte della Federazione di arti applicati, insegno presso l’universitá di Arti Applicati d’Ungheria. Attualmente é collaboratore dell’impresa Design Center. Nel 1979 gli fu consegnato il premio Munkácsy. Dal 1963- ha presentato numerosissime mostre sia in Ungheria che all’estero.

Viale Marconi

"VIALE MARCONI"   "Da tempo, su fb, ho comunicato che questo sarebbe stato il titolo del prossimo romanzo. Ecco oggi la copertina, che riproduce una china su carta di Ado Scaini degli inizi degli anni novanta, "Città da 150.000.000" (di abitanti, ndr). Lui sognava megalopoli e le disegnava su grandi fogli della Cartiera Galvani. Sono opere a mio parere bellissime, ne potrete ammirare una il 9 marzo, alla presentazione del libro nella sala grande dell'ex-convento di San Francesco, in piazza della Motta in città. Discuterò con Marco Minuz del libro. E ci sarà anche Ado, ovviamente in carne ed ossa: se ci fosse qualche San Tommaso che volesse controllare, si presterà. Orazio Cantiello e il suo "Omino Rosso", il Circolo della Cultura e delle Arti, Alessandra ed Alessandro Santin della Fondazione Santin ed io vi aspettiamo con piacere. Grazie fin d'ora." Gianni Zanolin

ARRIGO BUTTAZZONI

La pubblicazione di cataloghi a carattere antologico è  uno straordinario modo di sostenere e divulgare la conoscenza dell'arte (scopo fondativo della "Giovanni Santin Onlus"). Contribuire  alla promozione di Arrigo Buttazzoni, con un catalogo  curato magistralmente da Alessandra Cuppini, è motivo di particolare soddisfazione. Illavoro attento e raffinato di uno dei grandi maestri de nostro Novecento, testimonia la visione complessa di una realtà  naturale e culturale in continuo movimento. Ogni volta che osservo il monumentale mosaico realizzato a Spilimbergo, commissionato dal Comune per gli spazi pubblici, a godimento della cittadinanza,  penso a quanto  la visual art rappresenti un fondamentale motivo di crescita della comunità. Il Presidente Alessandro Santin  

FRANCO DURANTE

L'Assessorato alla Cultura del Comune di di Motta di Licenza Con il contributo della Fondazione Giovanni Santin Onlus e con il Patrocinio di Confindustria Venento Vi presenta: La MOSTRA ANTOLOGICA di FRANCO DURANTE - dal 1° Aprile - al 30° Aprile -al Palazzo La Loggia, Ex Carceri, Centro Arti Visive “La Castella" L'INAUGURAZIONE del MUSEO - Elementi Multistrati Curvati - si terrá il 1° Aprile - Centro Arti Visive “La Castella" Vi aspettiamo!

OLAJOS GYÖRGY

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

Ho studiato all’ Accademia  delle Belle Arti Ungheresi alla facoltá al corso di grafica tra il 1979 e il 1985. Ancora durante gli anni accademici ho partecipato con successo alla Biennale Grafico, e da allora ho ricevuto numerosi premi, nel 2001 mi é stato segnato il premio Munkácsy. Grazie a borse di studio e altri inviti sono riuscito a esporre i miei lavori in numerose cittá Europee e sono riuscito a partecipare interessanti viaggi relativi al campo artistico. L’amore per le filisofie orientali e i materiali naturali con l’aggiunta dell’utilizzo di tecniche antiche caratterizzano il mio lavoro. Da sempre cerco di tramandare alle nuove generazioni di artisti e studenti valori, come il rispetto per la natura, l’impegno della coerenza tra arte e ragione e la costante voglia di perfezionare le tecniche utilizzate.

ALBERTO MAGRI

Museo Civico d'Arte Corso Vittorio Emanuele II, 51, Pordenone, Italia

Con Grande piacere vi invitiamo alla mostra TUTTO ERA UN CAOS -Il Menocchio di Alberto Magri 8 aprile ore 17.30 Loggia Municipale di Pordenone Un piacere sostenere una mostra (in apertura del rinnovato Museo Ricchieri ) che ripercorre la vita di Menocchio, una figura chiave del progresso della Cultura della Libertà individuale. Complimenti all ' artista Alberto Magri, Fìglio del maestro Giancarlo Magri.

PIERGIORGIO DEL BEN MIND VOGUE

WOLAND ART CLUB Sistiana 231, Portopiccolo, Italia

COMUNICATO STAMPA Mostra personale d’arte contemporanea opere di Piergiorgio Del Ben a cura di Renzo Spadotto intervento critico di Alessandra Santin L’Associazione culturale Woland Art Club e la Fondazione Giovanni Santin Onlus presentano la Mostra Personale MIND VOGUE dell’artista Piergiorgio Del Ben, a cura di Renzo Spadotto. L’esposizione, che ha luogo dal 29 Aprile al 28 maggio 2017, nella galleria di Woland Art Club, in via Le Botteghe 1 a Portopiccolo Sistiana (TS), vedrà esposte le opere più recenti di Piergiorgio Del Ben. I tratti distintivi delle celebri serie Business Story e Anonymous Project si coniugano perfettamente con la nuova collezione MIND VOGUE, confermando le modalità stilistiche codificate, le cifre che rendono riconoscibile la produzione dell’artista. Il percorso di ricerca di Piergiorgio Del Ben, la cui poetica pone in rilievo la crisi d’identità dell’uomo d’oggi, dà risalto alla tragicità dei personaggi raffigurati. In linea con le problematiche caratteristiche del mondo contemporaneo, in queste sue opere affiora la spersonalizzazione dell’individuo, la perdita dell’interiorità e della soggettività, l’uniformità imposta dalla moda e dalle regole sociali. L’esposizione nella sua complessità propone una riflessione sulla società del presente che evidenzia l’importanza dell’apparire a discapito dell’essere, mettendo in crisi la soggettività e le manifestazioni delle diversità individuali. Il processo di omologazione è rappresentato attraverso la cancellazione dei tratti distintivi, anche fisiognomici, che rendono ciascuna persona unica, indicibile e insostituibile. Campiture sature di colore compatto, privo di velature, annullano ogni profondità e azzerano prospettive e quotidianità dei luoghi, enfatizzando le categorie concettuali ispirative. Texture ricercate, composte di dettagli e piccoli particolari grafici costituiscono forme di scrittura inedita, rappresentazioni decorative che suggeriscono la superficialità e vacuità della comunicazione mediatica. 29 Aprile - 28 Maggio 2017 orari apertura: da venerdì a domenica 11:00-17:00 Inaugurazione Sabato 29 Aprile 2017 ore 18:00 Portopiccolo, Sistiana 231 34013 Trieste - Italy Per informazioni e visite guidate: Woland Art Club T: 040 9976630 info@wolandartclub.com www.wolandartclub.com

Marco Milillo

Esposizione Fotografica di Marco Milillo  Trichiana (BL) Palazzo delle Mostre „T.Merlin” Dal 13 al 27 Maggio 2017 Inaugurazione Venerdí 12 Maggio ore 18.00 Introduzione da parte del Critico d’Arte Alessandra Santin http://www.marcomilillo.com/supernatural

DRÍ&VALDEMARIN

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

Le opere fotografiche a tiratura unica, di grande formato a colori, realizzate a multiscatto evocano concettualmente il fluire inarrestabile del tempo, il senso dell’istante, l’imprevedibilitá dell’evolversi di forme e relazioni tra elementi in movimento. Coerente con le categorie piú attente alla dimensione complessa e sistemica del contemporaneo, si coniugano perfettamente con l’estetica della sottrazione minimale del terzo millennio. Questo continuo indagare il grado zero dell’esistenza; l’ininterrotta riduzione del linguaggio a pochi stilemi primari; la serie di varianti di eventi subacquei costituiscono il percorso Panta Rei di Drí&Valdemarin.

BALASSA JÚLIA

Sono Balassa Júlia artista di tessile . Sono nata nel 1960 a Budapest. Laureata nel 1987 all’universitá di arti applicate, (facoltá di dipinti a mano, e stampi) come alunna di Csaba Polgár. Sono una persona alla ricerca delle correlazioni profonde del mondo. Vorrei capirla del tutto. Essendo interessata alla filosofia, sono attratta dai temi transcendentali, che collocati nei problemi attuali risplendono. Questa duplicitá si vede in tutte le mie opere. Mi interessa e eccita la parte indescrivibile dell’universo, quella che sulle strade logiche non è nemmeno avvicinabile, la parte che si nasconde. La spiritualitá di noi stessi, l’importanza la ricerca e la rivelazione di esse. Come possiamo presentare l’infinito e sconfinante nella vita umana delimitata dalla nascita e la morte? Cosa possiamo aggiungere dalle nostre esperienze personali e dalla nostra visione alla cultura e sapienza universale? La tradizione e spirito sacrale puó servire come bussola nel viaggio spirituale. Il mio scopo è di poter interagire con l’intelligenza suprema degli umani, sfruttando il linguaggio artistico denso, e la strumentalizzazione dei colori, in questo modo riuscire ad amplificare la sensazione catartica. Il valore di qualsiasi creazione proveniente da persone – anche un opera d’arte- è determinata dalla profondità della veritá spirituale del contenuto. La creazione per me è uno stile di vita, che serve l'ascesa dell'anima. Prima lavoravo con gli acquarelli, poi ho sperimentato l’acrilico, ho avuto modo di conoscere il gobelin e infine mi sono ritrovata nella pittura di seta. Ho ordini personali, mostre collettive e mostre individuali, lavoro per di piú per gallerie d’arte. I miei lavori si possono trovare oltre che in Ungheria in America, Cina, Jappone, Francia, Germania, Swizzera, Austria e Russia.

VÉN MÁRIA

Ars poetica   Vedendo, riconoscendo che l'arte è in realtà é uno stile di vita, comportamento, atteggiamento naturale; idee artistiche intorno la mie creazioni si manifestano e si realizza la pittura astratta. Il miei quadri non prestano ne la scienza della prospettiva, ne la risolutezza predestinata. Secondo la mia percezione la base é tabula rasa, cominciando un dialogo con la materia, lo spazio, la realtà potenziale ed effettiva. Il sacro e il profano ugualmente attraente. Tecnicamente, quasi tutto è permesso, affinché diano i risultati desiderati. La consapevolezza, la logica si basa unicamente sull’interpretazione dello spazio, che è evidente in modo astratto. Sto cercando di andare oltre il mero istinto con i dipinti disegnati, attraverso le quali eseguo la ricerca dell’unitá di disegno e la pittura. Sono una pittrice con la strada interna che porta alla riscoperta dell "uomo preistorico", che ama far vedere l’attimo dell'atto creativo, l’unione del possibile con l'effettiva realtà. Faccio amicizia con l'idea di Eckhart Tolle: "Ogni vero artista - se si rende conto o no – crea dall’inconsio, e dal silenzio interno. Poi, la mente da forma alla realizzazione o ispirazione creativa". L'introversione non non visto come obbligo, ma libertà, che la base dell'arte. La libertà non è rumorosa, ma bensí silenzionsa. Il silenzio interiore, ci permette di ascoltare, vedere e sentire gli altri. Vén Mária

VEDERE OLTRE 2017

Ad un incontro informale avuto con gli autori dell’XI edizione di “Vedere Oltre 2017”, il piacere di dialogare con loro prima degli allestimenti, come sempre, la conferma della compartecipazione fotografica porta a un colloquio di aperture mentali molto variegato e utile alla rispettosa conoscenza reciproca. Come presidente del Circolo dell’Immagine “La Loggia” devo esprimere gratitudine a queste persone per la loro disponibilità, pazienza e umiltà di metterci in gioco, proponendo i loro lavori artistici sia a persone addette ai lavori sia a un pubblico vario. Un ringraziamento particolare va alla dottoressa Alessandra Santin come sempre godibile critica e affezionata della nostra manifestazione, all’am-ministrazione del Comune di Motta di Livenza che continua a credere nelle nostre proposte culturali e a tutte quelle persone che in qualche modo danno una mano per l’esito della manifestazione. Auspicando ai sei artisti selezionati in questa XI edizione, una buona af-fluenza di pubblico e un augurio di importanti mostre future. Maurizio Vendramini Presidente Circolo dell’immagine “La Loggia”

GUTI J. SOMA

Sin da bambino ero attirato dalle opere d’arte dorate, immagini, statue, icone e dalle fantastiche creazioni dell’arte egiziana…li sentivo molto vicini a me…il colore dell’oro, il suo riflesso che richiama i raggi solari….é molto pericoloso abusare di questo colore per non finire di creare „kitsch”. Nel mio lavoro uso oro in polvere/fumo metallico/e patina, le superfici quindi diventano simili all’antico, essendo trattati con una specie di abrasione, cosí l’opera avrá una nuova vita.  

PORDENONE BLUES FESTIVAL 2017

“Innamoratevi del nostro territorio” è lo slogan del Pordenone Blues Festival che quest’anno si ripropone con novità che coinvolgono l’intera città. Dal 17 al 23 Luglio 2017, dalla mattina alla sera in centro a Pordenone, potrete assaggiare il blues attraverso concerti, mostre, proiezioni, conferenze, letture, stage, contest, sorseggiando “vini musicali”, ascoltando l’anima della terra nei suoi prodotti tipici. Un invito a fare uscire il blues che è in voi.

LAUKÓ PÁL

Ho cominciato il mio cammino artistico grazie a Csontváry. (Noto pittore ungherese.) Mi hanno affascinato i suo colori, e la suggestivitá dei suoi dipinti. Ho conosciuto HINCZ GYULA pittore, e negli anni 60’ e 70’ frequentavo la sua galleria. Grazie a lui sono riuscito a frequentare la scuola estiva a Zebegény. Ho condotto degli studi specifici a Pomáz nella scuola dei pittori Bauhaus, e a  Budapesti Képépítő Stúdió. Partecipo spesso ai campeggi costruttivi di tematica artistica, come membro dello Studio Képépítő di Budapest. Sono fondatore della colonia di pittori a Balatonfűzfő. Il mio primo maestro fu Szkotniczky Péter, da cui ho imparato le basi- composizione, uso dei colori- dava grande peso alla pittura ad aquarelli. Nello sviluppo artistico ha avuto forte impatto su di me il lavoro di  Székács Zoltán. Ha sempre condiviso la sua opinione e conoscienza tecnica.

ISTVAN BRACH-BALOGH

Sono un artista emergente di Budapest, praticante architetto e designer, laureato presso l'Università di arte e design dell’  Ungheria MOME. Nel 2009 ho fondato il mio atelier, per concentrarmi sui miei progetti d'arte. Nel contesto delle mie opere esposte, l'arte simbolizza la bellezza senza tempo, l'energia della primavera eterna (anche in inverno), l'amore e la gioia. Questi quadri rappresentano paesaggi simbolici, che esprimono in modo intuitivo, attraverso elementi simbolici, fondamentali e persino banali (ad esempio frutto, fiore, luce, colori, ecc.). Spesso gli elementi vengono inseriti nello spazio senza tempo con un tocco sensibile di flusso, evocando la celebrazione del momento e della bellezze volatili nell'arte e nella cultura giapponesi (ukijo-e, hanami, nihonga). Per maggiori informazioni: istvanbb@yahoo.co.uk https://brachbalogh.wixsite.com/fineart

NICOLETTA COSTA

La Fondazione Giovanni Santin Onlus ha contribuito alla realizzazione della mostra "Nicoletta Costa e i suoi amici" . Museo civico Ricchieri. Pordenone. Offrire opportunità di crescita alle nuove generazioni è uno degli obiettivi principali della Fondazione. Complimenti a Nicoletta Costa una delle più note e apprezzate illustratrici e scrittrici dei libri per l'infanzia.  

PORDENONE LEGGE

Sergio Vaccher: l'obiettivo di un grande fotografo al Festival del libro "pordeanonelegge" per la Fondzione Giovanni Santin Onlus. Un onore pubblicale i suoi ritratti, frammenti, composizioni d'arte   Un altro tempo Tutti scrivono, tutti leggono, come mai fino ad oggi nella storia dell’umanità. C’è stato un tempo ancora recente quando, conclusi gli anni della formazione, i pochi che continuavano a scrivere lo facevano con parsimonia e per motivi squisitamente professionali. Gli altri erano innamorati ossessivi, compulsivi redattori di lettere anonime, oppure scrittori, poeti, giornalisti, storici e filosofi. Non è più così, la comunicazione scritta è onnipresente e incessante, e sempre più in connubio con l’altrettanto ubiqua presenza delle foto da cellulare. E i libri? Oh, quelli! Sì, ci sono ancora, e sono ancora il modo migliore per imparare, pensare e crescere. Ci sono anche molti libri senza le immagini! E sono esigenti, quasi tutti. Chiedono ciò che è più tuo e che maggiormente ti sfugge nella vita: il tempo. Vogliono tempo, un tempo solo tuo. E in cambio, però, aprono nel trascorrere della tua vita un altro tempo, più ampio, più profondo, che non ha i numeri dell’orologio. L’incontro con l’autore e il suo libro a pordenoneleggedura un’ora dell’orologio. E potrebbe valere quanto una stagione della vita. http://www.pordenonelegge.it/festival/edizione-2017  

BIENNALE DI VENEZIA – parte 2

L'obiettivo ragionato e poetico di un grande fotografo, Sergio Vaccher, al 74 Festival del Cinema di Venezia per la Fondazione Giovanni Santin Onlus. Fotografie scattate da Sergio Vaccher

BIENNALE DI VENEZIA 2017 PARTE 1.

L' obiettivo ragionato e poetico di un grande fotografo, Sergio Vaccher, al 74 Festival del Cinema di Venezia per la Fondazione Giovanni Santin Onlus. Vi presentiamo i video girati durante la Biennale di Venezia 74 Festival del cinema Venezia 2017-Il nuovo video di presentazione Festival del cinema Venezia 2017-Guillermo del Toro The shape of Water Invisibile di Paolo Giorgelli Invisibile di Paolo Giorgelli pt2 Marvin di Anne Fontaine 74 Venezia-Festival del cinema Happy winter. Fuori concorso  Venezia74 Venezia 74 Sakamoto al Festival del Cinema di Venezia Sakamoto al Festival del Cinema di Venezia pt.2 In conocorso Orizzonti  Gatta Cenerentola Venezia 2017

ELOGIO DEL TEMPO PRESENTE

La Fondazione Giovanni Santin Onlus promuove con piacere, da alcuni anni, le attività che si organizzano all'interno della sede prestigiosa del museo Casa Costantini. Corsi, dibattiti, approfondimenti, laboratori, poesia e concerti per promuovere la crescita culturale e la conoscenza del contemporaneo. La Mostra con catalogo "Elogio del Tempo presente" di Bruna Secchi Costantini è il prossimo! Inaugurazione 1 ottobre alle 11.00

SÁNDOR MIKLÓS

La fondazione Giovanni Santin Onlus vi invita all'inaugurazione della mostra intitolata " Le muse perse", 2017.11.05 domenica ore 18.00 La mostra é aperta dal 05-30.11.2017

GIANCARLO RUPOLO

Villa Frova Piazza San Marco 3, Caneva PN, Italia

Presenze di non presenze Dal 20 gennaio al 18 febbraio verrà allestita a Villa Frova una mostra fotografica a cura di GIANCARLO RUPOLO dal titolo “PRESENZE DI NON PRESENZE” – Pripyat. L’inaugurazione di terrà sabato 20 gennaio alle ore 17:30 e la presentazione sarà a cura del critico d’arte Alessandra Santin. La mostra avrà i seguenti orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:30; sabato e domenica dalle 15:00 alle 19:00. Pripyat era una città di circa cinquantamila abitanti situata a tre chilometri dalla centrale nucleare di Chernobyl dove è avvenuta l’esplosione del reattore il 26 aprile 1986. Pripyat, evacuata in quattro ore tre giorni dopo il disastro è da allora disabitata a causa della elevata concentrazione di radiazioni ancora presenti. Dopo l’evacuazione i nuclei familiari sono stati disseminati in tutto il territorio, allora sovietico, rompendo così ogni legame di vita associativa e sociale. Ora di tutte queste persone rimane solo il segno del loro passaggio. GIANCARLO RUPOLO – Nati nel 1945, fotografa dalla fine degli anni ’70, sviluppando l’interesse per il reportage sociale documentando la circoncisione nella cultura musulmana, la vita nei campi Rom in Albania, la medicina di un guaritore nella foresta del Camerun, il non –tempo all’interno del carcere, il dolore di Srebrenica e i movimenti di massa durante ricorrenze religiose. Ha al suo attivo 31 mostre fotografiche personali e 61 collettive, vincendo numerosi premi.  

SZENT ÉS PROFÁN-BALASSA JÚLIA&SOMOGYI FERENC

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

„Il titolo della mostra è "Santo e Profano ". È un approccio un po 'più specifico al mondo che ci circonda e al tema che interessa gli artisti.   Tendiamo a classificare le cose; qualcosa di buono o cattivo, bello o brutto, utile o dannoso, e potremmo classificare tutti nel nostro cervello. ... Ma il mondo non è così semplice. Molto più complesso e complicato, possiamo dire che tutte le cose e gli avvenimenti sono giudicati in base ai nostri atteggiamenti e punti di vista personali. Determiniamo da soli quale tipo di segno mettere davanti, + o -  e a quale qualità lo associamo. Possiamo vivere le cose più semplici della vita come santità, ma possiamo anche degradare i sentimenti più elevati. Spesso il profano e il sacro si trovano contemporaneamente negli eventi della vita. È difficile separare le due cose a seconda di come viviamo e del tipo di qualità che associamo a loro.   Lo spettatore, quando si trova nella sala espositiva, ha punti di messa a fuoco diversi sui temi sollevati dagli artisti e può decidere quale ha il significato del santo o del profano o di entrambi.

IO SONO

La promozione di eventi che concorrono alla formazione e alla salvaguardia dell'infanzia è una priorità per la Fondazione Giovanni Santin Onlus.  Le foto di Emiliano Cribari e i testi di Martina Biagi rappresentano perfettamente il valore e l'attenzione che devono essere prestati alla ricerca in questo campo. Il libro "IO SONO"  -un racconto in parole immagini sulla Trisomia 9 a mosaico-   sarà presentato  GIOVEDI 1 MARZO alle ore 18.30 a Spresiano TV, negli spazi culturali della prestigiosa libreria Lovat. 

DONNE D’OMBRA DI EMILIO MERLINA

Casello di Guardia Via Antonio De Pellegrini, Porcia, Italia

La Fondazione GS Onlus, l’Assessorato alla Cultura del Comune Di Porcia PN (in collaborazione con l’Associazione In Prima Persona uomini contro la violenza sulle donne) hanno promosso L'organizzazione di una mostra d’arte contemporanea: Donne D’ombra di Emilio Merlina.  COMUNICATO STAMPA Donne d’ombra Venerdì 2 marzo, alle ore 18.00, al Casello di Guardia di via de' Pellegrini a Porcia verrà inaugurata la mostra “Donne d’ombra”, in esposizione quadri e sculture dell’artista Emilio Merlina, visibili al pubblico per quattro weekend consecutivi dal 2 al 25 marzo, nelle giornate di venerdì (10-12), sabato e domenica (10-12 e 16-19). La mostra, curata da Franca Benvenuti e Alessandra Santin, è stata realizzata con il patrocinio dell'Assessorato alla cultura del comune di Porcia, in collaborazione con la Fondazione Giovanni Santin onlus e l’associazione in prima persona uomini contro la violenza sulle donne. “Donne d’ombra”, titolo emblematico e fortemente evocativo, vuole raccontare attraverso le figure e i volti femminili di Emilio Merlina, storie di donne, storie passate, presenti e future, storie di vite e fantasie, dolori, speranze e sogni. L’artista, dopo aver girato il mondo, ha scelto di vivere e lavorare tra le montagne friulane, in un piccolo borgo immerso nel verde dei boschi di Pradis, un “posto dell’anima” ideale per ritrovare sé stesso, dipingere, creare sculture, scrivere versi. Si ritrova nelle sue opere tutta l’inquietudine esistenziale della nostra epoca dove le donne, a dispetto di falsi e vuoti stereotipi, lontane ancora dall’aver raggiunto la parità dei diritti, cercano di uscire dall’ombra trasformandosi da vittime in protagoniste. Come dice Alessandra Santin nel suo testo critico “La ricerca di Emilio Merlina, uscendo dall’ombra, quella interiore e quella esteriore, si rivela in tutta la sua potenza espressiva, in un humus denso di significati palesi e di significati nascosti, che più gli stanno a cuore”. La mostra rientra nelle numerose iniziative proposte dall’Assessorato alla cultura del comune di Porcia nell’ambito della manifestazione “Donne protagoniste” che vede in calendario numerosi eventi. Il calendario degli eventi: Venerdì 9 marzo, ore 20,45 Auditorium scuola media   Compagnia di Arti e Mestieri Racconti di una città industriale di Bruna Braidotti.   Uno spettacolo che, partendo da uno sguardo sul passato industriale di Pordenone definita la Manchester dell’Italia, vuole far riflettere sull’oggi lasciando immaginare possibili vie d’uscita che facciano ritrovare quella spinta propulsiva che ha caratterizzato la storia industriale della città.   Collaborazione alle ricerche di Giulio Ferretti. Con Bruna Braidotti e Romano Todesco alla fisarmonica e chitarra.   Domenica 11 marzo, ore 18.00, Casello di Guardia   Spettacolo Dettagli minori, voci recitanti Viviana Piccolo, Massimiliano Bardotti, alla tastiera Anna Pellegrino.   Giulia, protagonista della storia, racconta in versi il suo epico viaggio quotidiano da casa al supermercato e ritorno. Sulla strada incontra esseri umani alla deriva che il mondo rifiuta, ma che lei ama e racconta perché non vada persa la memoria di un amore così grande, verso gli ultimi della terra. Sullo sfondo, ma sempre vivo, sempre presente, Marco, il tormento di una vita, forse l'amore di una vita...   Venerdì 16 marzo, ore 18.00, Casello di Guardia   Presentazione del libro di Silvia Lorusso Del Linz “Il segreto di Mirta” a cura di Franca Benvenuti con letture di Viviana Piccolo.   Un avvincente romanzo storico ambientato a Roma e a Napoli nella seconda metà del 700 con protagoniste tre donne, Elena, sacerdotessa dell’Ordine della Dea Demetra, la figlia Mirta e la nonna Antonia. Con una lettera, testamento d’amore e di verità, Elena vittima dell’Inquisizione, affida la vita della piccola Mirta alla madre Antonia. Nonna e nipote fuggono lontano dalla scure del Sant’Uffizio e arrivano a Napoli dove trovano rifugio a San Biagio dei librai, presso un amico di famiglia, collezionista di volumi antichi e stampatore. La storia di Mirta, una bambina diversa da tutte le altre perché avvolta da poteri occulti, si intreccia con quella di Raimondo Di Sangro, Principe di San Severo, epigono della tradizione alchemica, Gran Maestro della Massoneria Napoletana. In un vortice crescente di sospetti, di misteri e di emozioni arriva per Mirta il momento delicato del primo amore ma anche quello sconvolgente della rivelazione sulla sua nascita che porterà a delle conseguenze inimmaginabili. Si è trasportati in un’atmosfera millenaria, e sedotti dal potere femminile pagano, che emerge con tutta la sua forza misteriosa e perentoria.     Sabato 17 marzo, ore 18.30 Casello di Guardia   Nemmeno con un fiore - La libertà sconfigge la violenza di genere   Dialogo a due voci, con Mariapia De Conto e Alice Maddalozzo Della Puppa.   La Letteratura per ragazzi è ricca di esempi di protagonisti femminili e maschili che con la loro forza e tenacia imparano a sconfiggere i draghi della loro vita. Per limitare e azzerare la violenza sulle donne, bisogna iniziare a lavorare con i bambini, maschi e femmine e la lettura è il giusto mezzo per poterlo fare.   Domenica 25 marzo, ore 17.00 Auditorium scuola media   Coro le Cicale con lo spettacolo – concerto “Tanti volti un voto” regia di Giuseppina Casarin.   Testi di Sandra Mangini dalla voce delle donne. Spettacolo di canti, uniti a testimonianze di donne che nel 1946 per la prima volta hanno votato in Italia. Voci consapevoli ed entusiaste di aver vissuto una tappa fondamentale per la conquista dei diritti alle donne”.

CSATÓ TAMÁS

Tamás Csató è nato a Vásárosnamény nell'agosto del 1959. Già nella scuola elementare, ha richiamato l'attenzione del suo insegnante d'arte che lo ha aiutato molto con la pratica e lezioni extra scolastiche. Durante la scuola superiore faceva parte del assiociazione Medgyessy , dove fu istruito dai pittori Lajos Bíró e László Félegyházi. Negli anni seguenti Tamás Csató divenne uno studente privato del pittore Albert Gábri con il quale organizzavano mostre collettive. Da allora è diventato famoso, e ha avuto mostre in diverse città, tra cui alcune gallerie eccezionali di Budapest.

QUELLA GIUNGLA NEL MIO GIARDINO-ALBERTO MAGRI

Museo Civico d'Arte Corso Vittorio Emanuele II, 51, Pordenone, Italia

LE OPERE ESPOSTE SONO TRATTE DAL NUOVO LIBRO ILLUSTRATO DI ALBERTO MAGRI, QUELLA GIUNGLA DEL MIO GIARDINO, CHE VERRÀ PRESENTATO L’8 APRILE ALLE ORE 17,30 A CHIUSURA DELLA MOSTRA. È UN OMAGGIO CREATIVO E NATURALISTICO, IN CUI MAGRI HA REALIZZATO VARI DIPINTI, ILLUSTRAZIONI E SCHIZZI ISPIRANDOSI ALLA BIODIVERSITÀ OSSERVATA IN UN FAZZOLETTO DI TERRA, NEL PROPRIO GIARDINO. ALBERTO MAGRI È UN GIOVANE PITTORE E ILLUSTRATORE DI PORDENONE E AUTORE DEI LIBRI ILLUSTRATI PICTOR MODERNUS E MENOCCHIO. ESPLORANDO QUELLA GIUNGLA DEL MIO GIARDINO LA MOSTRA OSPITA LE OPERE DI ALCUNI AUTORI, ARTISTI E PERSONALITÀ CHE SU INVITO DI ALBERTO MAGRI HANNO CREATO O PRESTATO DAI LORO ARCHIVI UNA LORO OPERA ISPIRANDOSI AL CONCETTO DI QUELLA GIUNGLA DEL MIO GIARDINO. L’IDEA NASCE DALLA CURIOSITÀ DI ESPLORARE NUOVI PUNTI DI VISTA E LE POSSIBILI VIE NARRATIVE E ARTISTICHE CHE QUESTA FRASE PUÒ EVOCARE ATTRAVERSO LA MUSICA, LA SCRITTURA E LE ARTI VISIVE. PARTECIPANO: MONS. GIANCARLO STIVAL – STEFANO CIOL – SERGIO VACCHER – GIOVANNI DEL BEN – MICHELE ZANETTI MAURO CALDANA – SILVIA PIGNAT – FEDERICO CECCHIN – GIULIO MASIERI – STEFANO BERNABEI GIANCARLO MAGRI – EMANUELE BERTOSSI – LUDOVICO BOMBEN – FILIPPO TRAMONTANA & MARCO QUARIN

SÜMEGI VIKTOR MELS2

Mi chiamo Viktor Sümegi (Mels2) e sono un artista autodidatta. Ho iniziato a dipingere, poi sono nato a Budapest nel 1995. Ho trascorso 8 anni creando in Irlanda tra il 2009 e il 2017. Lavoro con vernice spray, olio e acrilico su una vasta gamma di superfici, per lo più pareti e tele. Il mio lavoro riguarda la connessione tra questa realtà fisica e la coscienza. Quando un bambino nasce e arriva sulla terra /nella realtà, una grande dose di una droga naturale chiamata dimetiltriptamina (DMT) viene rilasciata nella parte del cervello chiamato ghiandola pineale e questo è ciò che collega le sue visioni / pensieri spirituali e l'anima con il corpo in cui vivrai per il resto della sua vita. Quindi la connessione è ciò che cerco, tra tutta la vita e tutti i sogni. Credo anche che la conoscenza sia l'universo stesso, il 96% di esso è una cosa "sconosciuta" chiamata materia oscura, il resto sono stelle e pianeti, le creazioni della coscienza, come il nome Mels2 che ho creato per chiamare il mio mondo. Comincio a dipingere dal mio subconscio e lascio semplicemente che i miei sentimenti scelgano i colori e poi comincio a vedere forme che dipingo e visualizzo fisicamente ciò che vedo dentro di me, è come connetto la mia anima col mio corpo e faccio quel momento permanente su una superficie. Adoro dipingere creature oceaniche e vita marina perché tutte le forme di vita su questo pianeta hanno iniziato a formarsi nell'oceano e lo trovo molto più colorate, antiche e misteriose della piccole terra in cui viviamo. Il messaggio che il mio lavoro sta portando è quello di non dimenticare da dove veniamo tutti, non importa se sei umano, pesce, cane o una pianta, dovremmo tutti rimanere consapevoli di ciò che siamo /facciamo ed essere connessi con la spiritualità e la natura perché è il modo migliore per essere pienamente felici e goderci questa vita finché possiamo.

MAGYAR JUDIT MÁRIA

La Fondazione Giovanni Santin Onlus presenta la mostra di Magyar Judit Mária. Il titolo della mostra é : Ambascatori di pietre. L'inaugurazione si terrá il giorno 22.04.2018 Pietre,pietre,pietre e ancora pietre….. e poi rami,stelle marine, petali,sassi,minerali, fagioli,piselli,bozze, colori, suoni, melodie, messaggi, armonie, pezzi,parti e infine tutto intero. „Tutto tondo e intero, forse sono cosí anchio… Visibile, presente fisicamente, quindi afferrabile ma ció nonostante inafferrabile. Emozioni, amore, umano.     Sin dall’inizio ero circondata dalla natura, e mi sentivo una parte di essa. Questo non é cambiato da allora, forse solo un po…nel senso che mi sento sempre piú vicina alle pietre, sassi e minerali con le quali creo. Le mie opere partono sempre da loro, e finora credevo che fossi stata io a comunicare attraverso questi materiali, ora invece mi rendo conto che la veritá é che sono loro che comunicano attraverso me. Sono il ponte tra le pietre e le persone. Negli ultimi 3 anni sono nati molti quadri”messaggieri”. Sono tutti unici e personali. A volte li osservo con ammirazione, e cerco di trapassare i pensieri, vibrazioni, sentimenti. A volte esperimento sum e stessa, quante energie positive possono nascere da un quadro/opera.   É molto difficile esprimere questo qualcosa…..possiamo forse dire sensazione di amore o di felicitá, che si aggrega con la sensazione di „calore di casa”. Alla mostra saranno visibili 2 dei miei quadri/opere. Entrambe manderanno un messaggio all’umanitá.    

XII. SIMPOSIO FOTOGRAFICO

05 Maggio - 27 Maggio 2018 Galleria Comunale “La Loggia” Centro Arti Visive “La Castella” “Ex Prigioni” Espongono: Graziano Burin Remo Cavedale Adriano Mascherin Mimmo Mirabile Antonio Ros Franco Spanò Interventi critici: Alessandra Santin Coordinamento: Maurizio Vendramini Assistenza: Franco Gottardi Selezione artisti: Circolo dell’Immagine La Loggia CIRCOLO DELL’ IMMAGINE “LA LOGGIA” XII Edizione. Dodicesimo appuntamento, possibile grazie alla disponibilità degli autori invitati ai quali il Circolo dell’Immagine “La Loggia” esprime gratitudine per la collaborazione e pazienza. Sei autori, perlopiù noti, qualcuno appreso, sono protagonisti del Simposio: un tassello culturale nel panorama della fotografia italiana - qualche volta con ramificazione estera – che coinvolge gli stessi all’approntamento degli allestimenti, liberi di rappresentare le loro tematiche ad un pubblico variegato. Si suggerisce così a questo pubblico di soffermarsi con attenzione, senza avere l’illusione di capire e comprendere tutto e subito, di scoprire alcunché di nuovo, ma provando l’incertezza dello stimolo culturale, senza approdare a qualche cosa di definitivo. E’ il fascino dell’arte fotografica e non solo. Come presidente del Circolo, porgo un sincero ringraziamento a quanti hanno collaborato, direttamente e indirettamente, al compimento di questo momento. Dedico a questi fotografi l’augurio di proseguire con dedizione l’arte fotografica, che possano arricchire e dare il proprio contributo culturale a nuovi, possibili autori. E’ doveroso infine il ringraziamento al Comune di Motta di Livenza e alla sua Amministrazione per i locali messi a disposizione di questo evento, augurandomi un prosieguo futuro della manifestazione. Ritratti dell’anima Jean-Luc Nancy definisce il ritratto come “figurazione”, quindi non rappresentazione mimetica ma cre-azione forte e attiva, riflessione sull’identità personale dell’altro, oggi più che mai frammentata, sfuggente e fluida. Graziano Burin appartiene a pieno titolo a questo filone di ricerca, che orienta i perché del ritratto su questioni di ordine psicologico e sociologico. Nelle sue opere, infatti, si colgono gli aspetti emotivi più intimi di ciascuno, colti nella dimensione della solitudine esistenziale, che rappresenta anch’essa una cifra ulteriore della nostra contemporaneità. I titoli delle opere contribuiscono e orientano la lettura, si tratta di parole che nominano stati d’animo del protagonista, di tutti noi, e soprattutto dell’artista Graziano Burin che ha voluto cogliere l’istante preciso in cui lo stato emotivo si è manifestato. Lo ha fatto con una tecnica nuova, la “scannergrafia” che già in altri artisti ha rappresentato motivo di ricerca. Ma Graziano Burin utilizzando lo scanner portatile, ha aggiunto la gestualità e il contatto fisico alla tecnica consolidata, contribuendo in tal modo al rinnovamento ed alla personalizzazione della tecnica stessa. Aderire alla superficie del volto, percorrerne le convessità, allontanarsi dagli avvallamenti, gli ha consentito di analizzare anfratti dell’anima più che elementi fisionomici del corpo. Questa operazione concettuale rende i suoi ritratti unici, irripetibili e straordinariamente personali. Alessandra SantinXII. SIMPOSIO FOTOGRAFICO

Vanitas – Alberto Pasqual

Villa Frova Piazza San Marco 3, Caneva PN, Italia

VANITAS Mostra di ALBERTO PASQUAL 6 MAGGIO – 10 GIUGNO 2018 Inaugurazione domenica 6 maggio 2018 ore 11.00 Presenta il Critico d’Arte ALESSANDRA SANTIN Progetto curato da Giovanna Carlot   VILLA FROVA - PIAZZA SAN MARCO,STEVENÀ di CANEVA Vanitas La ricerca di Alberto Pasqual scardina ogni certezza, irride il pre-giudizio e gli automatismi concettuali. L’artista riconduce la materia più dura, il ferro, al silenzio della vulnerabilità esistenziale: la durezza tagliente e spigolosa delle lastre si sfrangia in colature inattese, si lascia forare, spezzare, modellare, comprimere come farebbe la cera o il burro. L’acciaio, materia invulnerabile per eccellenza, che sconfigge le forze del Tempo e dello Spazio, che sorregge ponti e palazzi, che difende, protegge, contiene, … si arrende e ribolle, si stempera, cola, ritorna agli inizi o alla fine, alle forme originarie quando ogni realtà ubbidisce alle temperie naturali. Per contro il maestro scolpisce la leggerezza del plexiglass, lo erge sollecitando trasparenze e piegature, suggerendo le potenzialità inattese di una materia solo apparentemente fragile e volutamente invisibile. Ogni opera riconduce alla bellezza dell’esistenza, alla rappresentazione sublime della Vanitas, al respiro potente del quasi tutto e del quasi nulla, alla consistenza della caducità della vita che interpella oggi più di sempre l’uomo contemporaneo. Alessandra Santin Maggio 2018 Genius Loci

INTESTAZIONE DELLA VIA GIOVANNI SANTIN A PORDENONE

Pordenone: via Giovanni Santin. La nuova strada è stata intitolata all’imprenditore che ha contribuito al cambiamento e alla modernizzazione della città, alla promozione della Cultura e della valorizzazione sociale. INTITOLATA UNA VIA AL NOTO IMPRENDITORE GIOVANNI SANTIN PORDENONE – Tantissima gente e numerose autorità ieri, 19 aprile, in occasione dell’intitolazione di una strada (nei pressi di via Pinali, a Borgomeduna) dedicata a Giovanni Santin, grande imprenditore di Pordenone. Emozionante e commovente il ricordo di una delle figlie, Romi, già presidente del Panathlon Club Pordenone e partecipato l’intervento del sindaco Alessandro Ciriani, che ha ricordato le doti di Santin, sotto il profilo imprenditoriale e la rilevanza sul piano sociale, grazie alle tante iniziative intraprese. Bello il ricordo di un’altra figlia, Giovanna, vicepresidente di Ascom Pordenone e prossima, a fine giugno, presidente del Rotary Club Pordenone, postato sul suo profilo facebook. “Che emozione! Grazie al sindaco Alessandro Ciriani, a tutta l’amministrazione comunale per aver voluto ricordare il nostro grande papà, a tutti gli amici presenti per aver condiviso con noi questa giornata così importante che rimarrà indelebile nei nostri cuori. Un ringraziamento particolare anche a tutti i funzionari del comune, al comando dei vigili urbani per l’importante supporto. Papà ti vogliamo bene, grazie per tutto quello che ci hai insegnato sei stato una guida, un educatore e un papà affettuoso”. Foto di Renzo Profili

KALMÁR PÁL

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

Ci sono molti modi di comunicare pensieri nel mondo creato da Dio. Puoi parlare, cantare, scrivere, dipingere, ballare, suonare musica. Se accettiamo la legge linguistica che la frase è una formulazione linguistica di un pensiero, se il pensiero è intatto, se il pensiero è chiaro e bello, allora la frase è altrettanto. Se il pensiero è falso, la frase è confusa. Alla moda. Paul Kalmár non comunica con le parole, ma lavora con le immagini. Trasmette i suoi pensieri attraverso le immagini , inserisce le materie plastiche e le sistema in modo che siano come frasi. I pensieri di Pál Kalmár sono puliti e belli, perché gli oggetti creati da lui sono altrettanto belli.  Con pensieri nudi, ragionevoli, materialistici, tuttavia, possiamo solo costruire un mondo di calcolatori, intelligenti e striduli che tremano. Questo noi non vogliamo. Le persone hanno emozioni, sentimenti, rabbia vincono e perdono, orgogliosi e vergognosi, ridono e piangono, odiano e amano. Queste azioni devono essere presenti nelle frasi, almeno in quelle artisctiche perché essi rappresentano i pensieri di tutti gli esseri umani. Pál Kalmár é un artista. Le sue immagini e immagini ci dicono che cosa era, c'è e sarà nel mondo che il vetro è morto nell'oscurità, sempre ci deve dietro la luce che lo illumina o almeno la speranza della luce, le sue immagini sono senza cornice, non c'è fine,  così le loro immagini trasmettono un senso di libertà infinita. Pál Kalmár dice che l'uomo è nato libero.

THE ZONE

La Fondazione Giovanni Santin Onlus è vicina a giovani artisti di qualità e il progetto di Pierpaolo Mittica e Alessandro Tesei merita certamente il sostegno e la divulgazione. Complimenti e forza aiutiamoli a realizzarlo! I registi Alessandro Tesei e Pierpaolo Mittica , si introducono nella zona di esclusione di Chernobyl , al seguito di un gruppo di stalker, filmando una delle avventure più incredibili mai documentate. Racconteranno una storia romantica, fatta di amicizia e di libertà, di amore per un mondo senza speranza. Un viaggio attraverso le vestigia sovietiche, nel mezzo di una natura selvaggia e contaminata, un amorevole tributo al capolavoro di Tarkovsky "Stalker", al libro dei fratelli Strugatzky " Picnic sul ciglio della strada", e al videogioco "S.T.A.L.K.E.R.". Entrambi gli autori sono esperti di tematiche legate alla contaminazione radioattiva, ed hanno prodotto nel corso degli anni vari reportage video e fotografici nelle aree più inquinate del mondo, tra cui Fukushima , Kysthym, Magnitogorsk, Karabash. Soci storici e sostenitori dell' Associazione di Volontariato Mondo in Cammino , con la quale hanno prodotto il documentario "Fukushima no Daymio" e "Behind the Urals", vincitori di svariati premi nazionali ed internazionali. Anche in questo nuovo progetto, che offre un punto di vista differente sulla zona radioattiva di Chernobyl, Mondo in Cammino è produttore associato . PERCHÈ AIUTARCI? Il nostro obiettivo è di raggiungere l' obiettivo di 30.000 euro , che ci permetterà di completare le riprese, il montaggio e le fasi di post produzione, di acquistare i filmati originali d'epoca, di far comporre la colonna sonora originale e di terminare tutte le traduzioni dal russo. Per noi è essenziale avere la possibilità di lavorare con professionisti che ci aiutino nel progetto, dal Maestro Luca Lampis , all'attrice e doppiatrice Vanina Marini . Qualora non riuscissimo a raggiungere la cifra, proveremo a completare il film con il materiale già girato, ma sicuramente ne uscirà fuori una versione di molto ridotta nei contenuti. Il film, attraverso gli occhi degli stalker, è paradigma della fuga dalla realtà di una generazione senza speranza. Gli stalker sono giovani Ucraini che vanno alla ricerca della loro frontiera, da superare per acquisire una libertà che non hanno nel loro mondo reale, l'Ucraina di oggi, segnata dalla guerra e dalla corruzione. La libertà conquistata dentro la Zona di esclusione è al contempo il paradosso della non vita, perché quelle terre sono state il teatro del più grande disastro nucleare di sempre. Gli autori sono specializzati in documentari di ricerca e nei reportage in ambito nucleare, e legati alla salvaguardia dell'ambiente. Hanno lavorato a progetti  su Fukushima, Mayak, Chernobyl, Chelyabinsk, Karabash, Magnitogorsk; lavori che hanno ricevuto premi e riconoscimenti e sono stati trasmessi da televisioni quali Al Jazeera, CBS Canada, NBC Stati Uniti, Discovery Channel, e pubblicati in riviste internazionali quali National Geographic Usa, Wired Usa, Spiegel, The Guardian. Guarda la storia degli stalkers pubblicata su National Geographic . https://www.produzionidalbasso.com/project/the-zone/

MELANIA MAZZUCCO – TINTORETTO

500° anniversario della nascita di Tintoretto (1518-2018). Tintoretto, la cui tecnica pittorica vide la compresenza del colore di Tiziano e del disegno di Michelangelo, è uno fra i più grandi esponenti del Rinascimento italiano e della Scuola veneziana. Nacque a Venezia nel 1518. Oggi, in occasione del cinquecentesimo anniversario della sua nascita, si moltiplicano le iniziative culturali, gli eventi e le grandi mostre in Italia e nel mondo, per ricordare la sua figura, il valore delle sue opere e la qualità della sua ricerca. Melania Mazzucco, riconosciuta universalmente come maggiore conoscitrice della sua vita e delle opere collabora alla realizzazione di un documentario per la televisione ed il cinema sulla vita del Tintoretto. Le riprese inizieranno la terza settimana di giugno a Venezia. Con grande piacere la Fondazione Giovanni Santin Onlus ospiterà nuovamente la studiosa/scrittrice Melania Mazzucco nella sua la sede, a Venezia in Sestriere San Marco per permetterle di seguire il lavoro della troupe e delle riprese che si svolgeranno in diversi ambienti di Venezia.

ANNA PAGELS-TÓTH

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

Dal 2018.07.23 al 2018.08.16  la galleria dell'Hotel Museum ospitera la mostra di Anna Pagels-Tóth. Credo profondamente che gli esseri umani siano esseri creativi. Ognuno ha questo tesoro in sé, il cui scopo è quello dicrescere e sbocciare come un fiore. Sono sinceramente devota a mantenere viva questa preziosa fonte in me e se dipende da me, perché credo che la vera felicità risieda in questa fonte, incoraggio le persone che incontro per seguire questo percorso, realizzare i loro sogni e fare ciò che amano . Sto con la mia arte e il mio atteggiamento nei confronti della vita per evacuare le cose, il che ci rende infelici e dare spazio deliberatamente alle cose, che ci rendono felici.

MARIO VIDOR – BUDAPEST

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

La Fondazione Giovanni Santin presenta la mostra e il catalogo di Mario Vidor intitolato "Budapest". La Fondazione Giovanni Santin Onlus presenta la mostra del fotografo Mario Vidor, il titolo della mostra é Budapest. Inaugurazione si terrá il 16.08.2018. alle ore 18.30 presso l'Hotel Museum Budapest. Mario Vidor firma il catalogo fotografico di Budapest.

BIENNALE DI VENEZIA 75

La 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è organizzata dalla Biennale di Venezia e diretta da Alberto Barbera; si è svolta al Lido di Venezia dal 29 agosto all’8 settembre 2018. La Mostra è riconosciuta ufficialmente dalla FIAPF (Federazione Internazionale delle Associazioni di Produttori Cinematografici).La Mostra vuole favorire la conoscenza e la diffusione del cinema internazionale in tutte le sue forme di arte, di spettacolo e di industria, in uno spirito di libertà e di dialogo. La Mostra organizza retrospettive e omaggi a personalità di rilievo, come contributo a una migliore conoscenza della storia del cinema.        

GIANCARLO TEARDO PRIMAVERE

Teardo Giancarlo è nato a Treviso nel 1936. Risiede a Pordenone con studio in via E. da Valvasone, 9 Telefono 0434.571843, cell. 339.6551341 Ha tenuto numerose mostre personali e di gruppo: Galleria “Gruppo 70”, San Donà (VE); Galleria “Violetta”, Padova; Galleria “Alpone”, Verona; Galleria “Il Salotto”, Vicenza; Galleria “Contemporarte”, Pordenone; Galleria “Santin”, Pordenone; Galleria “La Loggia”, Motta di Livenza; Galleria “Il Ventaglio”, Udine; Galleria “Arona”, Arona (NO); Galleria “2 Gru”, Portogruaro; Galleria “Paris”, Treviso; Galleria “Le Padovanelle”, Padova; Galleria “Comunale”, Trieste; Galleria “Piancavallo”, Pordenone; Galleria “S. Vidal”, Venezia; Galleria “Roggia”, Treviso; Galleria “Cà dei Ricchi”, Banca Antoniana Veneta, Codroipo; Galleria “Al Parco”, Fontanafredda; Galleria d’arte “MA.PI.RO.”, Treviso; Galleria “Adriana”, San Vito al Tagliamento (PN); “Palazzo Cecchini”, Cordovado (PN); “Complesso S.M. dei Battuti”, San Vito al Tagliamento (PN); “Chiesa di San Gregorio”, Sacile (PN); “Castello”, San Vito al Tagliamento (PN).  

SZŐLLŐSI ALBERT

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

La Fondazione Giovanni Santin Onlus presenta la mostra di Albert Szőllősi, presso la galleria d'arte dell'Hotel Museum Budapest. Inaugurazione  2018.09.16.-án 18.00.

NELLA DIMORA DEL TEMPO NUOVO DI ANGELO TOPPAZZINI

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

Prossimo importante evento che la Fondazione Giovanni Santin Onlus promuove con vivo interesse - per la qualità delle opere esposte del Maestro Angelo Toppazzini - per la programmazione di eventi culturali attenti alla formazione della cultura contemporanea. Si invita la S.V. alla cerimonia inaugurale della Sesta Edizione di Arte in Palazzo NELLA DIMORA DEL TEMPO NUOVO di Angelo Toppazzini e Collezione di Artisti "Amici" sabato 29 settembre 2018, ore 18.00 Galleria Civica d'Arte Celso e Giovanni Costantini  - Castions di Zoppola

DA KANDINSKY A BOTERO DA NOVEMBRE A PALAZZO ZAGURI

Palazzo Zaguri Campo San Maurizio, 2668, Venezia, Italia

L’antico e nobile Palazzo Zaguri, in Campo San Maurizio, già residenza di Giacomo Casanova, dal 1° novembre tornerà ad essere un luogo d’arte e di cultura con la grande mostra Da Kandinsky a Botero. Un grande evento internazionale, grazie al quale sarà possibile incontrare il meglio dell’arte del ‘900 attraverso i suoi più celebri maestri: Kandinsky, Dalì, Miró, Casorati, Capogrossi, Warhol. Sarà possibile chiudere gli occhi sulla magica laguna di Venezia per riaprirli davanti alla forza dei colori di Matisse e Klee, le forme senza tempo di De Chirico, l’arte dirompente di Corrado Cagli e Mirko Basaldella. https://youtu.be/GvW0u6uo_38 Una grande mostra che va oltre i quadri, oltre gli artisti, oltre la pittura. Più di 100 le opere in esposizione. Splendido palazzo gotico costruito nel 1353, Palazzo Zaguri è un nuovo polo espositivo permanente veneziano di 2500 mq che si snoda nelle 36 sale, su 5 piani. Ospita al piano terra un ampio bookshop, al quale è possibile accedere liberamente essendo uno spazio autonomo rispetto alla sede espositiva. Palazzo Zaguri dal 2019 avrà una sezione espositiva permanente. La dott.ssa Silvana Cincotti e il prof. Livio Secco ospiti nella sede veneziana della Fondazione Giovanni Santin Onlus, messa a disposizione per l’organizzazione della mostra “da Kandinsky a Botero” che si inaugurerà a fine ottobre a Palazzo Zaguri in Campo San Maurizio  

IL MEMORIAL GIOVANNI SANTIN

IL MEMORIAL GIOVANNI SANTIN Sabato 4 novembre si é tenuto "il primo Memorial Giovanni Santin" Torneo Rugby di Pordenone. Condividiamo con voi le foto scattate durante la conferenza stampa e l'evento. Grazie a Sergio Vaccher e alla sua impareggiabile professionalità della fotografia.  

VICO CALABRO’

Amici degli Amici.  Quarta edizione VICO CALABRO’   e gli artisti della Stamperia Busato.   È arduo pronunciare la parola “amico”senza soffermarsi sulla sua forma troppo breve e le sue ali troppo corte, rispetto alla densità e alla profondità del suo significato. Amico è lo splendore  della relazione disinteressata che qualifica l’uomo, che ne determina il valore, e che lo mette nella condizione ideale per esprimere il proprio sentire e il proprio pensiero. In tal senso di può dire che l’arte, essendo azione di verità e libertà, è già di per se’ espressione massima di amicizia, nei confronti dell’umanità intera, verso l’alterita’ cui si rivolge l’artista quando comunica poeticamente. Ritroviamo di continuo, in tutta la storia del pensiero e del fare umano, le conferme di questa parentela tra arte e amicizia. Viene in mente l'incipit dantesco dalle Rime: “Guido, i’ vorrei che tu Lapo  e io” . Un caso eccellente di quell'amicizia fra artisti - amicizia vera - che si trasfonde nelle opere con splendidi risultati, come derivazione della originaria "comunitarietà" connessa al fatto artistico e performativo. La poesia classica, per esempio, nasce per venire declamata in occasioni conviviali. Casi simili sono moltissimi con protagonisti sempre diversi: i decadentisti francesi, i nostri scapigliati, gli impressionisti e i dadaisti, le femministe europee ed americane, gli scrittori della beat generation, ... Tutti artisti che nella loro epoca e nel loro contesto geografico "facevano gruppo" e avevano l'abitudine di caratterizzare le opere con frammenti e accenni - impliciti e non - alle figure degli amici. Jorge Louis Borges diceva che «ogni persona che passa nella nostra vita è unica. Sempre lascia un po’ di se’ e si porta via un po’ di noi. Ci sarà chi si è portato via molto, ma non ci sarà mai chi non avrà lasciato nulla». La mostra organizzata in occasione dell’ottantesimo compleanno di uno dei maggiori artisti italiani viventi, Vico Calabrò, è la concreta testimonianza delle  considerazioni precedenti. Ottanta e più amici realizzano un’opera che gli donano e che forma il corpus espositivo che oggi possiamo ammirare nelle sale della Galleria “Casa del Cardinale Costantini” a Castions di Zoppola. Qui si tiene a cadenza annuale una mostra dal titolo emblematico “Amici degli  amici” . Questa quarta edizione è dedicata a Vico Calabrò e alle opere che gli sono state donate: incisioni realizzate nella Storica Stamperia d’arte Busato di Vicenza, opere che nella  forma e nel contenuto rappresentano la perfetta continuità con la programmazione avviata, attenta al calore e al colore dell’amicizia, nell’arte e nella vita. Tutto concorre a dimostrare che le ricerche e l’aggiornamento dei linguaggi artistici percorrono vie e si soffermano in luoghi e tempi in cui la Storia non è un mero prontuario di regole, ma un continuo scaturire d’ipotesi che confluiscono nella bellezza. L’Associazione Amici della galleria del Cardinale Costantini e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Zoppola, insieme a tutti gli artisti presenti con le loro opere (inserire elenco) vanno ringraziati per l’apporto dato al progetto e alla sua esecuzione, testimonianza di quanto sia importante la collaborazione nel presente contemporaneo,  sempre più rivolto verso un percorso luminoso di cambiamento, che avviene attraverso ogni gesto, ogni scelta, ogni momento vissuto con l’arte. Vico Calabro’ ritrae spesso un violinista che suona alla luna. È la semplice testimonianza di un ricordo che diviene simbolo e cifra stilistica della sua ricerca. Queste le sue parole :-...Nel silenzio di una notte tragica e tempestosa, con l’acqua alta che invadeva le strade e le case, mentre tutti si allontanavano frettolosamente cercando di portare in salvo i pochi preziosi, un amico anziano suonava una melodia semplice, riportando ogni emozione alla sua originaria umanità, riportando il tempo ad una possibilità di senso nuovo.- Vico ci ricorda che tutto ciò avviene se, attraverso l’arte  e l’amicizia, la società si ricompone in una comunità solidale, che promuove qualità, apertura alle differenze, ascolto e conoscenza di emozioni e azioni,  di pensieri rigenerativi che oggi, in questa preziosa occasione, sono di buon auspicio e augurali per un futuro migliore.

EQUILIGRAVE

Zoppola, 22 dicembre 2018.  'EquiliGrave' Laboratorio artistico per bambini e adulti ispirato alla Land Art. Sassi e sabbia del fiume Cellina con rami, sterpi e bacche hanno dato vita alle strutture artistiche prodotte dai partecipanti.  Paesaggio magico anche d’inverno.

ZSUFFA PÉTER

Ho cominciato nel 1984, perció il titolo della mia mostra successiva é „35 anni , 35 quadri, sono bruciato. All ’inizio… negli anni 80’ usavo una siriga medica per „scrivere” sulla tela, in onore della cultura folkloristica ungherese e nello spirito di Bartók. Negli anni 90’ ho sviluppato una tecnica a „graffiti” con la pistola  a spruzzo che chiamo „fotoimpressionismo” cosí le mie foto bruciano all eternitá a 900 gradi.   Oggi vorrei "continuare" l'era più bella della cultura europea creando il mio "gotico", che dipingo con le tovaglie di pizzo ricamate a mano delle mie nonne. (Le creazioni più belle della mia vita sono i miei 4 figli e mezzo ... :-)). Per ulteriori informazioni e immagini potete visitare il mio sito web: zs-ufo.hu Grazie: Péter Zsuffa  

KEMENES KATALIN

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

Ostan

BIDON Via Enrico Fermi, 24, Fossalta di Portogruaro, Venezia, Italia

SOS- "Contemporanea" Racconti nell'area Eventi 38 dal 19.01-al 30.03.2019 Presso Bidon Fashion a cura di Alessandra Santin

HORVÁTH GYÖRGY 2019.02

Mi sono sempre sforzato di creare lo stile unico. Con le mie creazioni cerco di esprimere l’essenziale dell’universo. Per quanto riguarda la mia formazione professionale sono ceramico popolare, e lavoro principalmentene con l’argilla, a volte arricchita di altri materiali- come il metallo. Tra i temi per le mie opere si trovano temi piuttosto forti come le controversie della societá rappresentati da creazioni grottesche ma cé spazio anche per l’amore e le emozioni raffigurate in varie sculture. Il mio stile dell’arte é stato influenzato dalle xilografie giapponesi, l’espressionismo e l’arte primitiva. Se per forza devo definire lo stile direi di essere neoespressionista, mentre cerco di arrivare ad un livello superiore dell’arte senza barriere.”  Horváth György

SILENZIO E SOLITUDINE ALAIN SANTIAGO

Museo Civico di Storia Naturale Via della Motta 16, Pordenone, Italia

Il Museo Civico di Storia Naturale di Pordenone presenta dal 15 febbraio al 17 marzo la mostra fotografica di Alain Santiago "Spitzberg - Silenzio e solitudine". Un viaggio intorno alle isole dell’arcipelago delle Svalbard, oltre il Circolo Polare Artico, incontrando orsi bianchi, volpi polari, renne, trichechi e molti specie di uccelli, in splendidi paesaggi immersi nel silenzio e nella solitudine.

CONCORSO AMORE TI SCRIVO

Splendida serata di premiazione alla Cantina "I Magredi" del Concorso “Amore ti scrivo” in collaborazione con la Fondazione Giovanni Santin Onlus. Il Sindaco di Valvasone Markus Maurmair, Il sindaco di Zoppola Francesca Papais, Michelangelo Tombacco, Cantina "I Magredi", Roberto da Cevraja, presidente del Circolo Ricreativo Culturale Castions. Accompagnamento musicale a cura di Nicola Milan e Anna Apollonio Momento della premiazione: in rappresentanza della ditta FAMA, sponsor dell'iniziativa e Silvano Menegon, artista che ha donato una delle sue opere Amore ti scrivo: Una giuria d'eccezione: Giacomo Vit, Daniela Turchetto, Silvio Ornella e Alessandra Santin. Il lavoro della giuria è terminato… ed ecco la rosa degli autori premiati o segnalati.✍ Ma se volete conoscere la graduatoria e gustare l’ascolto di testi intensi, accompagnati da buona musica e da buon vino, non mancate alla serata di premiazione il 15 Febbraio, ore 20.30 alla Cantina “I Magredi” di Domanins. ✍Rossi Teresa, Ciampa Eva, Giacomini Enrico, Passatempo Michela, Scrosoppi Daniela, Rodeghiero Annalisa, Panetta Alfredo, Del Fabbro Iside, Rossi Aldo, Pagnucco Dani       Un altro momento: in dono la "Grappa d'Artista" della Premiata Distilleria Pagura, sponsor storico del progetto.Un altro momento: in dono la "Grappa d'Artista" della Premiata Distilleria Pagura, sponsor storico del progetto.

NON SOLO DROGA

Pordenone Pordenone International film festival, al via il 14 maggio 11 Maggio 2018 57 Views PORDENONE – Dal 14 alle 18 maggio all’ex Convento di San Francesco, saranno presentate 42 pellicole realizzate da giovanissimi registi e attori che concorrono alla prima edizione del Pordenone International film festival. La rassegna cinematografica è ideata dall’Associazione Cinemando in collaborazione con l’Associazione Panorama e con il sostegno del Comune di Pordenone, della Fondazione Friuli, di Turismofvg e con il supporto di numerosi sponsor. Il concorso ha come tematiche il bullismo, la violenza sulle donne e l’immigrazione giovanile ed è diviso in quattro sezioni: Generazione futuro, con cortometraggi con attori la cui età non supera i 15 anni; Teen club +16, con cortometraggi i cui attori non superano l’età di 18 anni; Teenager plus +18, con lungometraggi i cui attori hanno un’età maggiore di 18 anni; Cinema & School, con cortometraggi girati dalle scuole e dalle università. All’organizzazione sono state recapitate 150 pellicole pervenute da tutta Italia, da numerosi Paesi europei ed extraeuropei e un gruppo di 50 studenti del Liceo M.Grigoletti, nell’ambito di Alternanza scuola-lavoro sotto la guida del regista e promotore del festival Alessandro Varisco, ne ha selezionato 42. Saranno proiettati per cinque giorni di “video educazione”, al mattino per gli studenti e al pomeriggio per il pubblico, ma anche per viaggiare “dietro le quinte” della nascita di un film, grazie a un workshop di recitazione, un casting per un film in pre-produzione e una giornata dedicata alla scoperta dei mestieri del cinema, dal montaggio al “trucco e parrucco” … All’inaugurazione di lunedì 14 maggio alle 17 interverrà l’attore romano Maurizio Mattioli padrino dell’evento, nel corso della settimana ci saranno spazi dedicato ai registi conosciuti ed emergenti in concorso e dal set di Don Matteo interverrà l’attore Daniele La Leggia. E inoltre ci sarà una giornata social con Marco Del Torchio e lo youtubers iPalboy; la voce italiana di “Bill in IT” e di Rasmus nella nuovissima serie “The Rain” su Netflix, e poi il giovane doppiatore Tommaso Di Giacomo, per arrivare all’incontro con l’attore e produttore Adriano Pantaleo. Per il sindaco Alessandro Ciriani questa rassegna …” consolida ulteriormente il dinamismo culturale della città poiché la arricchisce ulteriormente sotto il profilo culturale, educativo e formativo. E’ ancor più significativa perché stimola il protagonismo positivo del mondo giovanile e considerando che abbiamo la facoltà di scienze multimediali offre anche opportunità di sbocchi professionali”. “In città abbiamo importanti rassegne dedicata al cinema – ha aggiunto l’assessore alla cultura Pietro Tropeano – e il Pordenone International film festival si inserisce perfettamente in questo contesto, includendo spazi dedicati ai giovani.” “ E’ un’iniziativa importante anche sotto l’aspetto della promozione turistica – ha chiosato l’assessore Guglielmina Cucci – poiché consente di far conoscere la città agli ospiti che interverranno ed altrettanto significativi sono i temi che il festival tratta, in particolare quello sulla violenza sulle donne, tema al centro delle attività del referato alle Pari opportunità”. Alla conferenza stampa sono intervenuti anche Giovanni Furlan presidente dell’Ass. Panorama che si è detto felice di sostenere l’iniziativa per le implicazioni e le positive ricadute socio culturali anche sul sodalizio che guida, Filippo Beccherle rappresentate degli studenti del liceo M.Grigoletti per Alternanza Scuola Lavoro che ha illustrato le modalità di selezione delle pellicole e lo studente Riccardo Tanzi che ha il compito promuovere la comunicazione social dell’evento fra i giovani.

DEADONNA

Un evento itinerante che la Fondazione Giovanni Santin Onlus promuove con partecipato interesse.  

DONNE PROTAGONISTE

RASSEGNA DONNE PROTAGONISTE Comunicato stampa - Inaugurazione mostra “CON ALTRI OCCHI” Venerdì 1 marzo, alle 18.00, nel Casello di Guardia di Porcia. con l’inaugurazione della mostra “Con altri occhi” del pittore e scultore Carlo Fontanella, si aprirà la rassegna Donne Protagoniste. La mostra, curata da Franca Benvenuti con il contributo critico di Alessandra Santin, è stata realizzata dall’Assessorato alla Cultura di Porcia in collaborazione con Fondazione Giovanni Santin, Pro Porcia, In prima persona - uomini contro la violenza sulle donne. Sono state scelte per l’esposizione opere che, come scrive Alessandra Santin nel suo testo critico, “…per composizione, forma e tecnica più di altre possono essere collegate alle problematiche di genere femminile” e che “…esprimono perfettamente l’enigmatico universo femminile, con i suoi punti di forza, le criticità, i bisogni e gli inviolabili diritti”. Un’originale installazione, dall’emblematico titolo “In punta di piedi”, è stata realizzata ad hoc per la mostra da Fontanella, artista sempre estremamente sensibile nei confronti delle tematiche di carattere sociale. Scrive in proposito Alessandra Santin, “Dodici corpi femminili, liberi e dissidenti, di età, cultura e religioni diverse, appartenenti a differenti classi sociali si incontrano tra loro, e incontrano noi fruitori… L’artista riesce a coniugare la smaterializzazione estrema del corpo femminile a una sua presenza inequivocabile, pure se ridotta a leggerissime e mobili siluette. Un’unica nota di colore rosso sottolinea l’importanza del moltiplicarsi dei percorsi e dei punti di vista. C’è sempre più di un sentiero da seguire, più di una porta da aprire, altri sguardi da utilizzare”. Il visitatore, inoltrandosi “In punta di piedi” nella stanza dove è stata realizzata l’installazione, può così immaginare storie di ordinaria normalità, ma anche storie difficili e drammatiche che si legano, in un simbolico fil rouge, alle storie raccontate negli incontri della rassegna “Donne Protagoniste”. La mostra sarà visitabile nel corso di tutto il mese di marzo nelle giornate di venerdì dalle 10 alle 12, di sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle19.00. Franca Benvenuti Cell. 333 240 3398 Mail fra.benve@gmail.com PORCIA – Domenica 31 marzo alle 18.00, nell’Auditorium della Scuola Media di Porcia, si concluderà la rassegna Donne Protagoniste con l’evento musicale “… Per la pace, per il pane e per la libertà … i canti delle donne nella loro storia di emancipazione”. Sul palco Giuseppina “Beppa” Casarin, attenta interprete di canti popolari veneti e del repertorio italiano, Patrizia Bertoncello, cantante e musicista, Simone “Cimo” Nogarin, musicista e cantautore. L’evento, che ha il sostegno della Fondazione Giovanni Santin e di In prima persona-uomini contro la violenza sulle donne, verrà presentato da Franca Benvenuti. Si è scelto volutamente di chiudere la rassegna Donne Protagoniste e la mostra “Con altri occhi” con un recital di canzoni della tradizione popolare perché questi canti rappresentano un patrimonio culturale che va salvaguardato e valorizzato. Al loro interno esiste un vastissimo repertorio che ci racconta in particolare la condizione delle donne, troppo spesso costrette a tacere e abbassare la testa anche all’interno delle pareti domestiche. Le canzoni ci raccontano la loro vita e testimoniano come, in particolare nel Novecento, le donne siano diventate protagoniste nelle lotte per i diritti di tutti. Riportare alla luce questi canti, condividerne la bellezza e la verità, la forza intensa, porta ciascuno di noi in contatto con le proprie radici più profonde e rafforza il percorso di emancipazione e lotta sociale che vede le donne in prima fila in tutto il mondo. Franca Benvenuti

PASIANO

Sala Consiliare del Comune di Pasiano Via Molini, 18, Pasiano di Pordenone, Italia

Il comune di Pasiano in collaborazione con la Fondazione Giovanni Santin Onlus sono lieti di invitarvi a tre eventi di interesse culturali. Sabato 2 marzo alle ore 17.30 nella  Sala Consiliare del Comune di Pasiano, via Molini Presentazione del Catalogo della collezione d’arte del Comune di Pasiano A seguire  intitolazione degli Spazi espositivi a Damiano Damiani  e Inaugurazione Mostra Personale di  Simone Prudente

SACRAMENTUM-NEUMANN ILDIKÓ

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

La serie fotografica "Sacramentum" di Ildikó Neumann, artista fotografico, cerca di connettersi con il passato, la vita e la morte, lo sviluppo eterno, la crescita e il rinnovamento, utilizzando la tecnica della sovraposizione digitale come espressione epica l'uno dell'altro. Il nascondimento del corpo umano fisico visualizzato, la mano protettiva, l'immagine dell'albero morto putrefatto includono il mondo interiore dell'uomo.

SCATTI D’IDENTITÁ

Scatti d'identitá -  IN GALLERIA APRILE 2019 Eliana Bozzi, Ruggero Ruggeri, Maria Soldi   -Ocragialla faber 31 marzo-28 aprile https://www.facebook.com/Ocragialla-Faber-136929336866020/

TERRA COME PAESAGGIO

La Fondazione Giovanni Santin Onlus presenta l'esposizione di Guerrino Diridin- Terra come paesaggio Inaugurazione domenica 7 aprile. Sala espositiva "Damiano Damiani". Terra come Paesaggio di Guerrino Dirindin sala espositiva Damiano Damiani - Pasiano di PN - foto Gianni Pignat Guerrino Dirindin Il paesaggio di Guerrino Dirindin diventa memoria della totalità, memoria di quella che per gli antichi era la Natura. L’artista si immerge in questa ricerca portandola all’esasperazione: tutto è Terra, se stesso in primis, ma anche gli animali e le pietre, i vegetali e ogni presenza del territorio è Terra. Ogni opera di Guerrino Dirindin può essere considerata anche autoritratto. La Terra, nelle opere di Guerrino Dirindin, scatena la prima vera rivoluzione del Terzo Millennio. Il paesaggio ridiventa terra nella sua totalità e rivela il luogo dove il pensiero dell’uomo può riprendere a vivere senza forma e confini, può riprendere la vita nelle tracce e nei solchi, nelle zolle ribaltate e umide , nei colori asciutti del sole e scuri delle acque. Ovunque e comunque l’artista rivela l’impronta della vita, ingloba e rielabora nuovamente la materia prima, ascolta la Terra e dunque l’Uomo di oggi e di sempre, la sua origine e il suo fine. La Cultura, secondo Guerrino Dirindin, di fronte al paesaggio può assumere l’atteggiamento rispettoso della tradizione: la cultura può di nuovo riprendere a tradurre il linguaggio della Natura, dare voce alla Terra, innalzare il canto, perché la Terra è Rivoluzione (antica e nuova contemporaneamente). La ricerca artistica, poetica, estetica ed etica di Guerrino Dirindin, immagina un altro mondo percettivo, un altro tipo di rapporto con se stesso, con l’uomo e il mondo. Egli invita ad una riconciliazione tra l’essere umano e il paesaggio in una sintesi che ne ricostruisce l’indissolubile legame. Alessandra Santin

ARTISTI A STATUTO SPECIALE

Palazzo delle Albere Via Roberto da Sanseverino, 43, Trento, Italia

ARTISTI A STATUTO SPECIALE FRIULI VENEZIA GIULIA Bruno Aita, Evaristo Cian, Arianna Ellero, Alessandra Lazzaris Tutto ciò che è estetico è un elemento integrato e integrante  della parte poetica della vita. E.Morin   Riflettere sull’importanza e la qualità di alcune ricerche artistiche presenti in un territorio è di per sé un’operazione complessa. Ha a che fare con processi in divenire, con direzioni costantemente rinnovate e cariche di motivazioni ed energie soggettive, che possono essere emblematiche anche di un sentire comune. Edgard Morin ci ricorda, infatti, che il sentimento estetico, profondamente umano, si fortifica e si sviluppa grazie anche a condizioni ambientali, culturali e storiche. L’indirizzo, la coerenza e il senso del lavoro di Bruno Aita, Evaristo Cian, Arianna Ellero, Alessandra Lazzaris possono essere un modo per comprendere anche alcune specificità di un territorio di confine, qual è quello del Friuli Venezia Giulia, con le sue Lingue, gli interessi e i caratteri, le sue debolezze e le paure, le utopie, le domande e i desideri non sempre evidenti e solo raramente espressi. Alcune categorie della critica d’arte contemporanea hanno rappresentato i nodi concettuali dai quali si è partiti per leggere la complessa rete di relazioni entro cui i quattro artisti esprimono la loro poetica. Ciascuno concorre non già a rappresentare cose, contenuti e narrazioni, quanto a rivelare e rigenerare il pensiero, il senso della propria e della nostra vita, della lettura e  redenzione del Presente. Tempo, Emergenza e Urgenza guidano lo sguardo critico all’incontro con queste  quattro diverse interpretazioni del Contemporaneo. Nella serie delle lamiere convesse, che hanno reso famosa la sua raffinata arte industriale, Bruno Aita incontra l’Uomo incapace di dialogare con una Natura ormai estranea. Ogni funzione vitale avviene attraverso maschere e guanti; grossi tubi-cordone ombelicale permettono il respiro in boschi saturi di fumi, nella  luce buia e densa del giorno dopo. Bruno Aita ritorna alle forme della crisi dell’umano, nel Tempo fermo e nello Spazio finito dell’oggi. L’inquinamento dell’aria rende più essenziale e forse più tagliente lo sguardo dell’artista, che registra un fluire ininterrotto di istanti identici, senza uscita, in cui l’uomo si muove ignorando lo scopo. La sceneggiatura di questi eventi minimali si riduce in lunghe campiture monocromatiche, lucide e opache, in cui sapienti velature evidenziano il pieno del nulla, un eco, il grido muto di una voce dal tono basso, che ha perso la speranza. L’unica direzione di senso porta ovunque e in nessun luogo. Per Evaristo Cian l’arte è politica, sempre. Nello spazio di ogni sua opera si rintraccia il gioco della rappresentazione storica, filtrata dall’esperienza e dalla memoria. I suoi quadri ritraggono lo spazio del proprio studio, illuminato da lampadine azzurre e faretti estensibili di metallo, che conferiscono una dimensione scenografica/pop alla composizione. Sul cavalletto si trova spesso un foglio di carta, attaccato con strisce di nastro adesivo. Sulla parete di fondo troneggia il lavabo sporco di colore.  Un ritratto a matita narra la storia di una prostituta o di una donna sola; di un cane sempre presente; di una casa colonica abbandonata; del gelso dormiente nel silenzio di certe giornate d’inverno, quando niente sembra accadere.  Ogni opera è una visione esistenziale di relazioni concettuali e dialettiche tra elementi distanti. Ciascuna presenza è emergente e genera il senso. Ha in sé valore, chiede rispetto, è degna di attenzione amante. Ciascun elemento vuole essere riconosciuto per come è, nella propria oggettività. Tutto si esprime nel respiro della cosa, senza trascendenza; ciascuno è in un certo senso un medium d’immediatezza e configura un tratto di in-finito. Le opere che Arianna Ellero realizzate anche durante le performances,  impegnano innanzitutto il suo corpo come strumento per allontanarsi dall’ovvio del quotidiano, e rendere visibili quelle sottili linee di frattura che le consentono di far trasparire visioni inconvenzionali del reale. Le materie scolorite, spalmate di getto o accarezzate con gesti lunghi, offrono un primo effetto perturbante. La cancellazione intenzionale delle forme e il richiamo a un caos primigenio, difficilmente ricomponibile, creano slarghi in cui affiora il respiro vitale di una Natura/Cultura colpevole/innocente. Ogni gesto del corpo si ripete lungo direttici verticali che ricordano ai tempi odierni il rischio del disastro ecologico, il silenzio e la libertà del vuoto, l’ombra enigmatica del bello. L’artista getta fasci energetici sulla radura dell’essere, per permettere lo svelamento, l’apertura verso l’astrazione in un universo di significati costitutivi l’interiorità e il rappresentato. Arianna Ellero riconosce le profonde relazioni esistenti tra bellezza-ritmo-piacere e sconfigge con interventi minimali i limiti dell’inesprimibilità. Dialoga con l’impossibile Alessandra Lazzaris, quando chiede all’acciaio inossidabile, materia quanto mai satura di peso, potenza, durata, di rappresentare la leggerezza del vuoto e di arrugginire. I suoi Specchianti sono volumi che evocano il nulla contrapponendosi al pieno della materia compatta e impenetrabile. Essi compiono una rivoluzione concettuale che va indagata a partire dall’analisi dell’esperienza di vuoto che ha a che fare con le operazioni del pensiero e con l’esperienza della meditazione. Non indagano il dualismo materia/antimateria ma riflettono, invece, sulla possibilità di interpretare il vuoto e l’assenza come esperienze concettuali che chiamano in causa la trascendenza, perché si lasciano abitare da ogni cosa, per la durata necessaria al silenzio e alla luce presente. Il vuoto pare più temporale che spaziale è, infatti, presto abitato, specchiando e dislocando tutto ciò che lo circonda. Le forme e le dimensioni del luogo che ospita gli Specchianti, venendo incluse, aprono a nuove possibilità dialettiche. Il “fare vuoto” di Alessandra Lazzaris non toglie sostanzialità e permanenza alle cose, ma crea le condizioni perché appaiano nuove testimonianze-esperienze del nulla che appare, scompare, arrugginisce, includendo la durata e sconfiggendo il Tempo.  (Si ha un bell'aprire porte e finestre per fare una casa, l'utilità della casa dipende da ciò che non c'è. capitolo XI del Daodejing) Alessandra Santin 12.04.2019

AESSENZA

CLAUDIO CARRIERI  A/Essenza Campo S. Maurizio Venezia Violare la bellezza distruggendo un’opera d’arte è una provocazione che evoca i drammi di questi nostri tempi: le miserie onnipresenti, le catastrofi naturali ed ecologiche, le terribili migrazioni, le violenze cieche e apparentemente incomprensibili, le superficialità e le ignoranze... Il caso della decapitazione di Khaled al Asaad ad opera dell’Isis a Palmira nel 2015, in seguito al rifiuto di rivelare dove fossero nascosti i tesori artistici della città, è uno di questi eventi  che lasciano la coscienza  incapace di placare il tormento di una ferita inguaribile, di un interrogativo che si rinnova continuamente come un ineludibile enigma. Quando l’uomo sprofonda nella crudeltà e nell’odio si possono raggiungere abissi senza fondo, ma la bellezza della ricerca poetica si situa sempre dalla parte di una verità che non teme di fare i conti con ogni aspetto della realtà contemporanea. La lettura di questi tragici eventi ha suggerito all’artista Claudio Carrieri una performance che concepisce la necessità di esprimere l’importanza delle azioni che, per contro, salvano l’arte proprio denunciando lo scandalo di ogni forma di violenza sulla persona e sulla Storia, sulle manifestazioni dell’arte e della poesia e dunque sulla libertà. Una grande scultura di ceramica dell’artista Claudio Carrieri sarà frantumata di fronte a Palazzo Zaguri in Campo San Maurizio a Venezia, da alcune persone mascherate, prive di identità e dignità;  altri interverranno per salvare e rendere preziosi ed autosignificanti i singoli frammenti prodotti dal gesto di inaudita forza e violenza. Ciascuno elemento, parte per il tutto, essenza della forma ormai assente, verrà impreziosito dall’oro e autografato dall’artista stesso. Ciascuno frammento, curato da mani consapevoli e amanti, sconfiggerà l’atto violento, svelerà l’oscenità del gesto distruttivo. Le parti per il tutto, simboli del diritto alla libera creazione si dirigeranno come testimoni preziosi in case, musei, luoghi espositivi differenti. Chiunque potrà prenderne uno e destinarlo ad un percorso e un tempo nuovo, tutto rivolto ad un futuro luminoso, possibile, creativo perché umano. In cambio si potrà fare una donazione che andrà interamente a sostenere la Missione archeologica italiana dell’Università di Udine, condotta dal prof. Daniele Morandi Bonacossi, archeologo che opera nel Kurdistan iracheno. Non sarà, così, la bellezza dell’intero a venire meno, ad essere cancellata,  se la dimensione concettuale dell’atto creativo rientrerà consapevolmente nelle nostre coscienze, prima che nel panorama visivo di tutti noi. Cancellare sarà impossibile finchè ci sarà chi si interfaccia e condanna quanto accade, se ci sarà chi abita in una dimensione dell’umano che non concepisce confini geografici o temporali. Il finito dell’opera d’arte si trasformerà nell’in-finito dei frammenti che avranno destini trasversali, complessi, esponenziali, fecondi. Già Robert Rauschenberg aveva agito poeticamente cancellando un disegno di de Kooning nel 1953. Quella tela oggi esposta al museo di arte moderna di San Francisco (SFMOMA) è un monito silenzioso, un urlo muto, un pensiero vivente che scardina ogni certezza su ciò che è e che è stato. Resta il fatto straordinario del gesto della cancellazione esposta che produce senso per sempre. Alessandra Santin Fondazione Giovanni Santin Onlus https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2019/04/ven-Venezia-arte-ricorda-Khaled-al-Assad-archeologo-trucidato-da-Isis-01f29d55-997f-4321-a8e6-05893c4dd29a.html?wt_mc=2.www.wzp.tgrveneto_ContentItem-01f29d55-997f-4321-a8e6-05893c4dd29a.&wt

RÉTI ÁGNES

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

Come si puó usare la casualità? Si puó controllare la casualitá? C'è una coincidenza consapevole? Queste sono le domande a cui sto lavorando da quando lavoro con la tecnica unica che sto perfezionando e sviluppando da due anni, che si basa sia sulla coscienza che sulla coincidenza/casualitá. Utilizzare il tessuto jersey cotone con caratteristiche speciali (elasticità, grinze) ai miei quadri di pastello invece del solito foglio lascia spazio per l'ammissione della fatalitá nel processo creativo. La loro incorporazione cosciente nell'immagine, l'estensione del loro uso, è già il controllo totale e cosciente della fatalitá. Un processo controllato che include elementi casuali, progettazione consapevole e lavoro di sviluppo. Ho sperimentato molto per controllare, produrre consapevolmente, riprodurre e creare un sistema di movimentazione personalizzato e uno stile. A volte, tuttavia, "inizia a dettare" accidentalmente. Sto disegnando motivi che mi spingono ad andare in una direzione diversa da ciò che è stato pianificato. Naturalmente, posso decidere di rifiutare la "volontà" dell'immagine, eliminare l'inaspettata "che si presenta" e andare oltre nella direzione che ho in programma. Ma ho l'idea di " andare con l’inaspettato", accettare e iniziare a ridisegnare. (Cos'è questo? Il messaggio del subconscio?) Ecco come è stato creato il mio "Cervo cornuto". Quando accettai la volontà dell'immagine e iniziai a prenderla nella direzione dettata, mi resi conto di quanto sia meraviglioso il mitico animale, il cervo come simbolo universale, nella sezione unno-ungherese, così come in molti popoli eurasiatici e indiani del Nord America. Ho osservato che maggiore è lo spazio per la casualità, più le mie foto sono surreali e maggiore è il ruolo della coscienza nel processo creativo, più sono romantici pur mantenendo la loro surrealtà. Divertitevi con questo continuo dialogo tra l’ immagine e me. Spero che i quadri/immagini e io, in questo dialogo, possiamo coinvolgere anche lo spettatore. Ágnes Réti pittore, artista grafico

EUROPA – GEOGRAFIE UMANE, GEOGRAFIE URBANE

EUROPA - GEOGRAFIE UMANE, GEOGRAFIE URBANE La Fondazione Giovanni Santin Onlus è lieta di aver collaborato alla realizzazione del libro Europa - Geografie umane, geografie urbane Inserito nella CollanaLibro D’Autore AFI (Archivio fotografico italiano) L’ACCENTO NECESSARIOOpere di Mario Vidor   La Cornovaglia occupa l’estremità della penisola sud-occidentale della Gran Bretagna, insieme alla contea del Devon è senza dubbio una delle regioni del Regno Unito preferite da artisti, poeti e scrittori:  dall’omonimo romanzo di Daphne Du Maurier, vissuta a Fowey, Alfred Hitchcock prese spunto per il film “Gli Uccelli”; Virginia Woolf restando affascinata dal faro di Godrevy che sorge su un isolotto di fronte alla costa di St. Ives, scrisse Gita al Faro. Forse ad attrarli è il paesaggio sempre molto vario, caratterizzato da coste, brughiere e campagne dove si ergono incantevoli castelli, cattedrali gotiche e dimore storiche ricche di splendidi giardini; forse sono le cittadine costiere, gli antichi villaggi di pescatori rimasti pressoché immutati nel corso del tempo, a rendere questi territori tanto apprezzati e interessanti. L’intera area, infatti, è stata dichiarata dall’UNESCO Sito Patrimonio dell’Umanità. Non stupisce quindi che Mario Vidor abbia trascorso del tempo in questi luoghi, affascinato dal verde selvaggio delle campagne, dalle stradine orlate di muretti e vegetazioni dense, dalle spiagge chiare e lunghissime che aprono lo sguardo verso l’orizzonte. Come gli è consueto Mario Vidor ha atteso che il cielo “bevesse” i colori più accesi e, creando un gioco speculare di luci, infondesse ad ogni luogo l’atmosfera sbiancata dei silenzi, il tono morbido e opaco del tempo lento. Le opere di Mario Vidor, infatti, non accolgono mai lo strepito, l’urlo emotivo, la spettacolarizzazione delle emozioni impermanenti. Nelle sue composizioni meditate regna l’eleganza della semplicità, il realismo pulito degli incontri spontanei, colti sapendo modulare le linee direttrici della composizione. Nella Regione più esposta ai venti mutevoli della Corrente del Golfo e alla forza ritmica e indomabile dell’Oceano Atlantico, il clima ha giocato perfettamente con l’intenzionalità comunicativa e poetica dell’artista, che ha dato a questa meta la preziosa occasione di mostrare compiutamente le proprie specificità. Su ampie superfici modellate dalle onde e dalle arie più lontane, l’obiettivo di Mario Vidor si muove per cogliere tanto gli aspetti più selvaggi e dinamici della Natura quanto il quotidiano di coloro che esplorano il territorio, in cerca di qualcosa che non gli appartiene ancora. Su tutto e tutti il volo indifferente del gabbiano rappresenta l’accento necessario, che Mario Vidor sa sempre cogliere e comunicare. A volte si tratta di un colore quasi inciso, un rosso lontano, una rifrazione, un contrasto, la forma di uno scafo arenato, le vele bianche sullo sfondo. Nei momenti di luce ideale Mario Vidor ha saputo registare il poco, il quasi nulla che fa la differenza: ciò che trattiene e incanta. Sulle ampie spiagge le strane geometrie delle coste rocciose fanno sentire l’uomo come un puntino in un’immensità sorvolata dall’incursione dei gabbiani. Difficile stabilire quale sia il luogo o il soggetto più significativo, in questa serie di opere, ma senza dubbio l’essenza della Cornovaglia è stata colta dall’artista nel felice riflesso di forme, colori e movimenti sullo specchio del mare: cupo se in dialogo con le bianche scogliere, vibrante alla presenza dei bambini in gioco, assente ed evocato negli scatti che documentano le basse maree. Ovunque è l’attesa a suggerire letture, a indicare la bellezza dei luoghi vissuti, a testimoniare l’importanza dello sguardo che raccoglie e si compone in opere/testimonianza della forma perfetta del Luogo e del Tempo. 24.05.2019 Alessandra Santin  

VEDERE OLTRE – MOTTA DI LIVENZA

Cultura Oltre il muro di Norman Zoia Da quello di Berlino a quelli eretti per fermare le migrazioni. Da quello del pianto a quello di gomma, fino alla grande muraglia. Da quel finale di canzone mentre ti piscio addosso, caro muro ai tempi pionieristici di Palamara e Popel agli autentici muri su tela che il poeta Sal Passarella espose in Brera all’inizio degli anni settanta poco prima di intraprendere quel grande viaggio letterario nel suo Paese Indio. Per vedere, come attraverso questo particolare da un’opera di Maria Elisa Borsoi (sopra), al di là delle apparenze e delle convenzioni, sulla scia di taluni versi tracciati da Luca Barbarossa nel fatidico 1989 o riandando a The Wall, album e title track che i Pink Floyd pubblicarono sul finire del decennio di piombo. Insieme alla Borsoi, nipote e figlia d’arte, espongono Fabrizio Brugnaro, Roberto Giovetti, Nicola Tonon, Christian Dell’Arche. Ci sarà anche un’antologica del Circolo dell’Immagine che organizza l’evento (in mostra scatti del presidente Memi Vendramini, del coordinatore Franco Gottardi e di Chiara Zago, Paola Ghirardi, Stefano Marson, Chiara Marson, Sergio Campedel, Guido Panighel, Edoardo Marcuz, Luigi Burin). Vedere Oltre / XIII Simposio Fotografico // Per tutto giugno in Castella, Loggia ed Ex Prigioni a Motta di Livenza // Inaugurazione sabato 1 alle 18 in Piazzetta San Marco con l’intro critica di Alessandra Santin.    

NUOVA TAPPA DEADONNA

Ecco alcuni momenti dell’inaugurazione di DEADONNA e Casa&Piazza di Virco presso il comune di Mortegliano. Grazie dell’ospitalità al sindaco R. Zuliani, all’assessore M. Pertoldi, alla giunta e a tutte le persone presenti.

LA CASA DI PORDENONE

Leo Collin

Museo Ricchieri Pordenone   LA CASA del PORDENONE   Immagini dello Studiolo Foto di Stefano Ciol  Opere di Alberto Magri con il sostegno della Fondazione    Giovanni Santin Onlus   LAVORI DI ALBERTO E GIANCARLO MAGRI Una pubblicazione per far conoscere e valorizzare la Casa Sacchiense e lo Studiolo del Pordenone. Il noto e apprezzato restauratore e illustratore pordenonese Alberto Magri sta preparando una pubblicazione con l'intento di far conoscere e valorizzare la Casa Sacchiense e lo Studiolo del Pordenone, ubicato nel cuore del centro urbano di Pordenone, dinnanzi alla piazzetta San Marco, proprio di fronte al Duomo concattedrale, ricco delle opere dello stesso "Pordenone". La pubblicazione è promossa dal Centro culturale Augusto Del Noce, in coedizione con la Libreria al Segno; col contributo della Fondazione Friuli e alcuni sponsor, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del FVG, col patrocinio del Comune di Pordenone, del Museo diocesano di Arte Sacra e la delegazione FAI di Pordenone.   E' un'opera multidisciplinare. Nella prima parte l'Autore narra la vita del Pordenone, col linguaggio dell'illustrazione, attento alla persona, alla sua creatività e al contesto storico in cui è vissuto. Un viaggio nella sua dimora, nella città del suo tempo, attraverso l'occhio dell'artista. Le introduzioni sono di Elisabetta Francescutti, della Soprintendenza, di Simone Toffolon direttore del Museo diocesano e di Giuseppe Morandin, presidente della Fondazione Friuli. Nella seconda parte intervengono Giancarlo Magri, padre di Alberto noto restauratore, Giulio Cesare Testa, Roberto Castenetto, Angelo Crosato, Giordano Brunettin, con la collaborazione di Carolle Bidinot, Gianluigi e Giovanni Magri, Michele Bianchet, Rudi e Marco Perin. L'impaginazione grafica è curata dallo stesso Magri, da Debora De Paoli e Clara Carboncich, dello studio grafico Interattiva di Spilimbergo. La stampa del volume verrà affidata a Lito Immagine di Rodeano.

MARIO VIDOR CIELI INQUIETI

Museo d'Arte Moderna Ugo Carà Via Roma, 9, Muggia, Trieste, Italia

Catalogo in mostra. In collaborazione con la Fondazione Giovanni Santin Onlus.

ARTE IN PALAZZO CON IL FURMIÀR DI STEFANO JUS

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

Si invita la S.V. alla cerimonia inaugurale della Settima Edizione di Arte in Palazzo   con IL FURMIÀR di Stefano Jus domenica 29 settembre 2019, ore 11.00 Galleria Civica d'Arte Celso e Giovanni Costantini - Castions di Zoppola   Intervento critico di Alessandra Santin

TÓTH PITYA ISTVÁN

La Fondazione Giovanni Santin Onlus presenta la mostra dell'artista ungherese Tóth Pitya István.

LORENZO VALE-SACRO E PROFANO

Ca Lozzio Via Maggiore di Piavon, 23, Oderzo, Treviso, Italia

Nuovo evento realizzato con la Collaborazione della Fondazione Giovanni Santin Onlus. 1 settembre ore 11 Ca Lozzio Incontri a Piavon di Oderzo Treviso LORENZO VALE Sacro è Profano  

ELIO CIOL

Elio Ciol uno dei più importanti fotografi internazionali presenta una selezione delle opere di Giotto e del Pordenone con il sostegno della Fondazione Giovanni Santin Onlus. In collaborazione con il Lions Pordenone Naonis e i Comuni di Pordenone e Casarsa della Delizia. Pordenone Day hospital Santa Maria degli Angeli  

OLASCHER TAMÁS

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

La Fondazione Giovanni Santin onlus presenta la mostra dell'artista ungherese Olascher Tamás, presso la galleria d'arte dell'Hotel Museum Budapest .

ALBERTO PASQUAL – DONAU DUNA DUNAJ

Vienna lì, 21 novembre 2019. Alberto Pasqual è un artista conosciuto ed apprezzato nel mio territorio, il Friuli Venezia Giulia, in altre regioni d’Italia e a livello internazionale. Avevo sentito spesso il suo nome e in più occasioni ammirato le sue opere, ma mai incontrato. L’allestimento in collaborazione di una mostra è stato il modo per entrare in em - patia con Alberto il quale con sensibilità mi ha avvicinato alla sua arte. Nel dicembre 2017 entro per la prima volta all’interno dello Showroom Stroli Stone a Vienna, per visitare la mostra del pittore friulano Giordano Floreancig. Mi colpisce l’eleganza dell’ambiente e la sua singolarità, rappresentata da un’on - da gigante e nera che sale al soffitto rompendo l’immacolato e luminoso spazio che la circonda. Quando la vedo non so esattamente cosa sia ma la fluidità dell’o - pera, realizzata con lastre d’ardesia, mi porta alla lavorazione della pietra nel mondo dell’arte. Ferro...Pietra sono materiali complementari ed è questa affinità che mi ha indot - to a pensare ad un allestimento con le opere di Alberto Pasqual presso lo Stro - li Stone. Il Danubio, con il suo lento fluire, lambisce le rive di alcune capitali dell’Europa centrale offrendo alle stesse, soprattutto nella bella stagione, luoghi di svago in grandi spazi verdi. Il suo letto navigabile è da secoli una rilevante via di comunicazione per il centro Europa, esso è stato anche fonte d’ispirazione artistica, il musicista Johann Strauss compose il famoso brano “Sul bel Danubio blu”, valzer conosciuto in tutto il mondo. Questi sono gli elementi che mi hanno portato a pensare alla possibilità di realizzare una mostra itinerante da presentare in tre capitali toccate dal grande fiume. Vienna presso lo Showroom Stroili Stone, Budapest negli spazi espositivi della Fondazione Giovanni Santin ONLUS e Bra - tislava, ospiteranno le sculture ed i quadri dell’artista friulano dove il riferimento alla natura e all’acqua si coniuga nella grande scultura “Eterotopia” (che ritrae dei colossali fili d’erba) e nel rendere liquida la materia. La mostra porta, come omaggio alla città che la ospita, il titolo declinato nella lingua di riferimento: Vienna - Donau (tedesco) Budapest - Duna (ungherese) Bratislava - Dunaj (slo - vacco). Giovanna Carlot

TORNEO RUGBY IN MEMORIAL

Al Torneo old a quattro squadre, tutte della regione, parteciperanno oltre alle “vecchie” civette, le squadre degli Urogalli, Pagnacco e Hungrybear. Ad arbitrare le partite anche quest’anno l’inossidabile Giorgio Busicchio già seconda linea del Pordenone rugby. Il programma della manifestazione: Ritrovo atleti ore 14:45 Inizio partite ore 16:00 Premiazioni ore 19:00 Terzo tempo 19:30 Era la fine degli anni ’70 quando il geometra Giovanni Santin decise di dare in uso gratuito un campo per gli allenamenti che si trovava sul retro dell’hotel Santin e i sotterranei dell’hotel stesso come spogliatoi, un supporto importante ad un gruppo che stava nascendo. Un plauso va alla famiglia Santin Che continua a dare il supporto al club cittadino come fece il loro lungimirante padre oltre 40 anni fa. Un ringraziamento particolare va all’ assessore allo sport del Comune di Pordenone Walter De Bortoli e a tutti gli sponsor che anche quest’anno hanno supportato l’iniziativa. https://www.pordenoneoggi.it/pordenone/non-ce-due-senza-tre-successo-per-il-memorial-giovanni-santin/

DEL CORAGGIO QUOTIDIANO – STEFANO JUS

Scala Contarini del Bovolo Scala Contarini del Bovolo, 4303, Venezia, Italia

La S.V. è invitata mercoledì 7 dicembre alle 17.30 Scala del Bovolo Venezia all'inaugurazione della Mostra ... del coraggio quotidiano di Stefano Jus Rsvp (si riservano biglietti gratuiti, necessaria la conferma, grazie) ...DEL CORAGGIO QUOTIDIANO - Venezia News www.artribune.com/mostre-evento-arte/stefano-jus-del-coraggio-quotidiano/

ART3

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

Prosegue la mostra ART3 con le atmosfere dei paesaggi di Elio Ciol, le emozioni delle sculture di Arianna Gasperina e i colori delle tele di Giulio Belluz Sabato e domenica 15.00 - 19.00 Galleria Civica d'Arte Celso e Giovanni Costantini Castions di Zoppola Eventi collegati a questa mostra: La semplicità è frutto di genialità! Se poi ci aggiungiamo un cuore grande abbiamo Arianna Gasperina che ieri ha coinvolto tutti, piccoli e non, in un divertente laboratorio di scultura! Evento correlato alla mostra Art3 di Elio Ciol Arianna Gasperina Giulio Belluz Galleria Civica d'Arte Celso e Giovanni Costantini Sabato e domenica 15.00 - 19.00 In concomitanza con la mostra Natività e presepi 2019 del Giro presepi FVG

GIGI ROSSI

La Pelle, L'impronta, L'anima delle cose di Gigi Rossi   Eclettismo. E’ forse la caratteristica più evidente di Gigi Rossi, straordinario artista, di cui verrà inaugurata la mostra  “La Pelle ,l’impronta e l’anima delle Cose”, oggi alle ore 18.45 al Palazzo Municipale di Zoppola. L’intervento critico sarà di Alessandra Santin, da sempre sensibile interprete del valore più autentico dell’arte e degli artisti, mentre la performance musicale sarà di Enrico Maria Milanesi, artista pordenonese con alcuni album alle spalle che fa parte del quartetto triestino “Forty fingers guitar quartet” ora presente in numerosissimi teatri italiani e nei Balcani. Gigi Rossi dalla Borgogna, dove è cresciuto con i genitori emigrati in Francia, ritorna in Italia adolescente e qui completa gli studi tecnici. In seguito si occupa di informatica in un’azienda leader nel settore della telefonia, iniziando contemporaneamente il lungo percorso in campo artistico che lo porterà alla professione attuale. In quell’epoca, infatti, Gigi Rossi ha anche un’altra occupazione che svolgerà per quasi un ventennio, che è quella di contrabbassista jazz; una passione che apre la strada agli altri suoi interessi artistici rivolti principalmente a fotografia e arte grafica. L’attitudine artistica, temperata da una mente razionale, lo fa propendere fortemente per il minimalismo e per una ricerca che porti la materia ad esprimere se stessa. Nel 2000 avviene la scelta definitiva per il design, sia come espressione artistica che come soluzione industriale, creando complementi di arredo in un materiale nuovo e particolarmente “duttile”. L’incontro tra design e cemento ha dato vita a una serie di oggetti con i quali ha potuto esprimere la sua immaginazione e l’inventiva che lo contraddistingue. La mostra, dove sarà possibile apprezzare alcune delle più affascinanti opere di Gigi Rossi   è organizzata dal Comune di Zoppola in collaborazione con la Fondazione Giovanni Santin. Francesca Papais L’ingresso è libero. Inaugurazione mostra venerdí 7 febbraio 2020----ore 18.45 con intervento critico di Alessandra Santin e performance musicale di Enrico Maria Milanesi. Palazzo municipale via Antonio Romanò, 14 - Zoppola (PN) Apertura mostra: dal 10 febbraio al 27 marzo 2020 lunedì, martedì, giovedì, venerdì: dalle ore 10.00 alle 12.30; lunedì, giovedì: dalle ore 16.00 alle 17.30 Info: Ufficio Cultura del Comune di Zoppola, tel: 0434.577526 e-mail: eventi@comune.zoppola.pn.it, sito internet: www.comune.zoppola.pn.it

AMORE TI SCRIVO

Anche quest’anno la Fondazione Giovanni Santin Onlus ha collaborato con il Circolo C.R. Castions per la realizzazione del concorso “Amore ti Scrivo”. Il Sindaco dott. Murmaik e il Presidente Da Cevraia con L ‘artista Luigina Iacuzzi durante la premiazione nel Castello:

DONNE PROTAGONISTE 2020

Casello di Guardia Via Antonio De Pellegrini, Porcia, Italia

Donne protagoniste, omaggio a Igne dal 29 febbraio 21 Febbraio 2020 PORCIA / Con l’inaugurazione della mostra “Alle radici della parità” si aprirà sabato 29 febbraio alle 18.00, al Casello di Guardia di Porcia, la dodicesima edizione di Donne Protagoniste. La rassegna è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Porcia nella ricorrenza dell’8 marzo, giornata internazionale della donna, con il patrocinio della Commissione Pari Opportunità. Sia la mostra che gli eventi della rassegna sono realizzati in collaborazione con alcune associazioni del territorio: Pro Loco Pro Porcia, Fondazione Giovanni Santin onlus, Associazione teatrale Le Muse Orfane, In Prima Persona – Uomini contro la violenza sulle donne, Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti sez. di Pordenone, Circolo della Cultura e delle Arti di Pordenone, Associazione Amici della Musica “Salvador Gandino”, FIDAPA sez. di Pordenone. La mostra, curata da Alessandra Santin e Franca Benvenuti con la collaborazione per l’allestimento dell’architetto Giovanni La Porta, propone un dialogo tra le opere di Giorgio Igne, recentemente scomparso, e quelle di Alberto Pasqual. I due artisti, come scrive Alessandra Santin nel suo testo critico, “…pur utilizzando stili differenti (Figurativo quello di Giorgio Igne; Informale quello di Alberto Pasqual), orientano la loro ricerca artistica verso le tematiche di genere… Denunciano la gravità della violenza e della limitazione delle libertà della donna di agire per il cambiamento delle condizioni sociali, giuridiche e ambientali per garantire un futuro più degno alle nuove generazioni… Le loro donne, visibili quelle di Igne, invisibili quelle di Pasqual, rappresentano la possibilità del cambiamento, l’importanza di intrattenere nuovi rapporti con l’arte per raggiungere finalmente la radice della parità punto di partenza per narrare la storia di domani, oggi ancora indicibile in altro modo”. A poche settimane dalla morte di Giorgio Igne, la mostra diventa un omaggio ad un uomo di grande sensibilità che ha posto al centro della sua ricerca artistica la donna come madre, la donna come figura che accoglie, soccorre, custodisce la vita. Orari visita mostra: 29 febbraio – 29 marzo: venerdì 10-12, sabato/ domenica,10-12 e 16-19.00. La rassegna proporrà, durante il mese di marzo, quattro eventi per raccontare e approfondire, da angolature diverse, storie di donne del passato e del presente. Donne che appartengono alla Storia e al Mito, donne che hanno avuto e hanno un ruolo di Protagoniste. Spettacolo teatrale “Dark Lady”, con Viviana Piccolo, regia di Silvia Lorusso Del Linz (venerdì 6 marzo, ore 20.30, Casello di Guardia). Presentazione del libro di Paola Calvetti “Elisabetta II Ritratto di Regina”: l’autrice dialoga con Franca Benvenuti (giovedì 19 marzo, ore 18.00, Casello di Guardia). Donne la cui vita è stata segnata in modo irrimediabile dalla violenza maschile, ma che hanno saputo risalire dall’abisso per ricostruire la propria vita e quella dei loro figli. Incontro con Fernanda Flamigni a cura di Clementina Pace: una storia autobiografica di violenza per testimoniare il distorsivo rapporto uomo/donna che ancora troppo spesso sfocia nel dramma del «femminicidio». (sabato 14 marzo, ore 18.00, Casello di Guardia). Donne che a fatica hanno ottenuto il riconoscimento del loro ruolo, pur avendo prodotto opere di valore nel mondo artistico dove ancora sembra esistere esclusivamente il talento maschile. Breve riflessione di Franca Benvenuti e Stefano Scarpel sul ruolo delle donne nella storia della musica. Concerto “Donne compositrici all’alba del Novecento” con Alice Populin Redivo, arpa; Michele Toffoli, violino; Stefano Scarpel, pianoforte (sabato 28 marzo, ore 20.30, Barchessa Est Villa Dolfin). Curatrice della rassegna Franca Benvenuti in collaborazione con Silvia Lorusso Del Linz, Clementina Pace, Giampaolo Doro, Stefano Scarpel.  

DUNA – ALBERTO PASQUAL A BUDAPEST

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

DONAU – DUNA – DUNAJ ALBERTO PASQUAL nella MITTELEUROPA Alberto Pasqual è un artista conosciuto ed apprezzato nel mio territorio, il Friuli Venezia Giulia, in altre regioni d’Italia e a livello internazionale. Avevo sentito spesso il suo nome e in più occasioni ammirato le sue opere, ma mai incontrato. L’allestimento in collaborazione di una mostra è stato il modo per entrare in empatia con Alberto il quale con sensibilità mi ha avvicinato alla sua arte. Nel dicembre 2017 entro per la prima volta all’interno dello Showroom Stroli Stone a Vienna, per visitare la mostra del pittore friulano Giordano Floreancig. Mi colpisce l’eleganza dell’ambiente e la sua singolarità, rappresentata da un’onda gigante e nera che sale al soffitto rompendo l’immacolato e luminoso spazio che la circonda. Quando la vedo non so esattamente cosa sia ma la fluidità dell’opera, realizzata con lastre d’ardesia, mi porta alla lavorazione della pietra nel mondo dell’arte. Ferro...Pietra sono materiali complementari ed è questa affinità che mi ha indotto a pensare ad un allestimento con le opere di Alberto Pasqual presso lo Stroli Stone. Il Danubio, con il suo lento fluire, lambisce le rive di alcune capitali dell’Europa centrale offrendo alle stesse, soprattutto nella bella stagione, luoghi di svago in grandi spazi verdi. Il suo letto navigabile è da secoli una rilevante via di comunicazione per il centro Europa, esso è stato anche fonte d’ispirazione artistica, il musicista Johann Strauss compose il famoso brano “Sul bel Danubio blu”, valzer conosciuto in tutto il mondo. Questi sono gli elementi che mi hanno portato a pensare alla possibilità di realizzare una mostra itinerante da presentare in tre capitali toccate dal grande fiume. Vienna presso lo Showroom Stroili Stone, Budapest negli spazi espositivi della Fondazione Giovanni Santin ONLUS e Bratislava, ospiteranno le sculture ed i quadri dell’artista friulano dove il riferimento alla natura e all’acqua si coniuga nella grande scultura “Eterotopia” (che ritrae dei colossali fili d’erba) e nel rendere liquida la materia. La mostra porta, come omaggio alla città che la ospita, il titolo declinato nella lingua di riferimento: Vienna - Donau (tedesco) Budapest - Duna (ungherese) Bratislava - Dunaj (slovacco).

VERDARTE ON THE RIVER

Inaugurata il 20 settembre 2020 a Porcia la rassegna VerdArte on the River. Le installazioni artistiche lungo Via Rivierasca, nel Rio Bujon e in centro storico saranno visibili fino al 23 ottobre 2020. Un'occasione per passeggiare e scoprire scorci naturalistici e architettonici del nostro borgo.

E’ PER SEMPRE

Antico Ospedale dei Battuti Via Bellunello 18, San Vito al Tagliamento, Pordenone, Italia

Individui, palazzi, spazi vuoti accostati a volumi pieni: sono le mappe urbane che disegnano i nostri giorni svuotati durante la chiusura forzata, ricolmi di eccessi e di sprechi, di cui la plastica è la metafora primaria. È da questi temi che nasce il progetto curato dagli artisti friulani Mara Fabbro e Alberto Pasqual, una ricerca che approderà in due mostre, la prima in programma in ottobre a San Vito al Tagliamento, la seconda a maggio a Pordenone. Le due esposizioni nascono come momenti e installazioni distinte pur parte di un itinerario artistico che Fabbro e Pasqual portano avanti da due anni. È la materia, la plastica, a diventare non solo linguaggio condiviso, ma anche il tema centrale della prima mostra, dal titolo “È per sempre”, che inaugurerà sabato 3 ottobre nell’antico ospedale dei Battuti di San Vito al Tagliamento, e che gode del patrocinio del Comune di San Vito, realizzata con il supporto degli sponsor Raiffeisen, Credem, Assilab, visitabile nei quattro fine-settimana fino al 25 ottobre (sabati e domeniche dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19). Il percorso espositivo si sviluppa su tre livelli: ad accogliere il visitatore al piano terra sarà una imponente installazione, “La fine del pesce”, un labirinto (a misura di sicurezza antiCovid per evitare la contaminazione) ricavato tra un mare di borse di plastica. Lo spettatore viene coinvolto in una traversata immersiva che rimanda alla percezione di soffocamento e di boccheggiamento, fino a condure a una seconda installazione “Trasparenze”, progetto che accosta le “Membrane”, mappe metropolitane, di Mara Fabbro alle strutture verticali totemiche “Presenze/assenze” di Alberto Pasqual. «Desideriamo testimoniare che siamo ancora lontani da una reale consapevolezza degli effetti nocivi delle materie plastiche abbandonate nell’ambiente dall’uomo. Intendiamo sensibilizzare il visitatore sulle problematiche dello smaltimento di questo prodotto e sull’inquinamento dei mari con materiali plastici, facendogli fare un’esperienza da pesce» spiegano i due artisti. La mostra si sviluppa al primo e al secondo piano con altre due esposizioni, le personali dei due artisti. Salendo ci si imbatte nella personale di Mara Fabbro, artista che lavora con tasselli da lei stessa creati, minuscoli parallelepipedi materici di base quadrata, “pixel” che accostati all’altro riproducono mappe che raffigurano geografie reali. Se per Fabbro è l’acqua il discrimine per la sua ricerca, nelle opere di Alberto Pasqual è il fuoco l’elemento che plasma la materia, artista di cui si svolge la mostra personale al secondo piano. Si tratta di una ventina di opere, per lo più inedite, che ripropongono il tema dello squarcio, e dello svuotamento dell’individuo. A questa prima mostra fa da contrappunto “È… vuoto”, opera collettiva che vede al lavoro i due artisti con il contributo di una comunità ampia, progetto nato durante il lockdown, che si terrà a maggio nell’ex Tipografia Savio di via Torricella a Pordenone. Completa le due mostre il catalogo con testi e saggi critici di Alessandra Santin, Giada Centazzo, Lorenza Gava, Mariateresa Setaro Chaniac. Crediti delle foto Davide Dimitri PAGINA FB EVENTO @MF.marafabbro @albertopasqualartista Press: Valentina Silvestrini - 338.4010645 - vsilvestrini@gmail.com

VERDARTE CONCORSO DI POESIA E FOTOGRAFIA

Un ringraziamento a tutta la Giuria di “VerdArte on theRiver”, l’ ideatrice Mila Marzotto, la Fondazione Giovanni Santin, il Presidente di Giuria Francesca Costa per aver premiato la mia “Non v’è più tempo” e avermi inviato insieme al riconoscimento il bellissimo libro d’arte “ Un giorno veneziano “ di Mario Vidor. Grazie di cuore a tutti.

SISTEMA CHIUSO?!

La Fondazione Giovanni Santin Onlus è orgogliosa di presentare SISTEMA CHIUSO ?! di LUCIANO BELLET con Mauro Brugnera e Paride Rosa CASTIONS DI ZOPPOLA  

CONCORSO VERDARTE PER LE SCUOLE ELEMENTARI DI PORCIA

Premiazione dei bambini della scuola elementare di Porcia per aver disegnato ed interpretato: VerdArte-on-.the-river Edizione 2020 Un grazie anche alla Dirigente, alle maestre, alla vice Sindaco e alla Fondazione Giovanni Santin Onlus.  Un applauso a tutti ! La Fondazione Giovanni Santin Onlus ringrazia la curatrice di VerdArte, Mila Marzotto, e le consegna il materiale per le scuole che hanno partecipato alla manifestazione a Porcia.

EDIZIONE PUNTO MARTE INDONESIA – SOTTOSOPRA DI SILVIO DE BLASIO

Splendida ricerca fotografica nelle profondità oceaniche. La Fondazione Giovanni Santin Onlus è sempre attenta alla pubblicazione di cataloghi d'arte nella convinzione che essi rappresentano uno strumento indispensabile alla divulgazione della cultura contemporanea.

LA FORMA DELLA LUCE

Museo Civico di Storia Naturale Via della Motta 16, Pordenone, Italia

Stefano Jus LA FORMA DELLA LUCE. Tra le suggestioni di Nicola Grassi. “In verità, non esistono né segreti, né misteri: tutto è magia nell’ombra. Junichiro Tanizaki Il fondo nero e compatto delle opere di Stefano Jus ha, come l’ombra, un silenzio tutto suo e una capacità di stratificarsi più come materia che come luogo.Il nero denso e vellutato, steso con gesti larghi e decisi, ha la bellezza oscura del mistero, della Storia ancora enigmatica in cui c’è perdizione, ricerca e al contempo verità. I monocromi oscuri di Stefano Jus realizzati per questa mostra dal titolo emblematico “La forma della luce”, interpellano la magia e le suggestioni prodotte dalla luce radente, che è una delle cifre sostanziali del linguaggio visivo di Nicola Grassi. Posta al di fuori e di lato all’opera, questa luce crea contrasti molto netti, spazi indefiniti a “luce nera” (già realizzati da Fontana negli anni cinquanta del Novecento, il secolo breve e buio) in cui fluttuano figure interattive, luminescenti e in dialogo costante. Più che i contenuti, le tecniche e la tavolozza, è il processo di ricerca del Grassi ad interessare Stefano Jus. Le linee portanti di ogni singola opera negano profondità ambientali, lo spazio sembra comprimersi o dilatarsi intorno ai personaggi ritratti, e alle relazioni che tra loro intercorrono e si moltiplicano, interpellando l’osservatore, facendogli perdere il senso delle dimensioni e dell’orientamento. Come affiorassero dal liquido più inteso i volti quasi scolpiti e i profili delle braccia e dei corpi coinvolgono e ribaltano i punti di vista: l’ombra non è più la conseguenza della luce ma è invece il suo scopo primario. La luce, infatti, manipolata sapientemente da Stefano Jus, forma corpi-ombra consistenti, composti da masse materiche pesanti e pulsanti. Quest’uso del corpo-ombra come “presenza di un’assenza”, è una suggestione ampiamente utilizzata dal linguaggio poetico-visivo, lungo l’intero corso della Storia dell’arte (e non solo nel lavoro di Nicola Grassi). Gli artisti, infatti, hanno sempre dimostrato di voler sfruttare la luce per ottenere valori tonali ed atmosfere, qualità delle superfici e forma consistente dei corpi. Ne “La Rebecca al Pozzo” la luce guidata da Stefano Jus entra nel dipinto e taglia diagonalmente tutta l'immagine, sfiorando dapprima il volto e le mani protagoniste, per poi illuminare le figure intorno. Questa stessa la luce è stata per Nicola Grassi l'elemento trasfigurante, capace di attenuare il realismo accademico. Stefano Jus ne coglie l’elemento simbolico e vitale: concettualmente la luce diviene ben presto la chiave della sua maggiore espressione pittorica, capace di saturare gli spazi con figure inquiete, che non vogliono stare nei quadri, che debordano, che sconfinano, che sembrano emanare esse stesse la luce assumendo, già si diceva, un carattere di trasfigurata materialità. Acrilici, terre su intonaci, acquerelli e litografie testimoniano la necessità di Stefano Jus di misurarsi con tecniche, materiali, dimensioni sempre differenti, per esprimere non solo i contenuti quanto, piuttosto, i processi di ricerca che necessitano di prove, bozzetti, opere compiute e opere incompiute, testimonianze di una ricerca mai pienamente conclusa, mai compiutamente appagata. Su di essa termina il nostro sguardo che si arrende alla drammaticità abbagliante della vita di relazione, resa mediante composizioni mutuate dal linguaggio cinematografico. Spesso in queste opere affiora il gioco sapiente degli opposti: la bellezza innocente della giovinezza contro la decadenza austera della vecchiaia; l’assorta solitudine colta nell’intensa immobilità del volto contro il dinamismo esasperato dei corpi in lotta; la linearità delle scritture corporee nei “Condomini” contro la caotica gestualità delle folle, ritratte nel dinamismo dell’evento storico (in Canoni Settecenteschi, solo per dare un esempio). La seduzione dei monocromi bui è funzionale ai temi caratteristici della cultura contemporanea, nella quale ritorna incessante l’inquietudine delle crisi, la violenza di genere, la dolcezza intatta delle maternità sempre più rare, il discredito della vecchiaia, il timore del vuoto, l’intimità violata dell’amore: ovunque si contrae la vita e si crea un cortocircuito che si rivela nell’abbondanza del materiale iconografico realizzato da Stefano Jus, instabile e insieme definitivo, contemporaneo e insieme antico. La ricerca dell’artista si muove sempre tra le suggestioni del passato e le illuminazioni del presente, nella complessità dei corpi e delle figure umane che si rivelano nel buio dell’oggi, come costruzioni architettoniche evidenti e come illusioni manifeste, solo per poco nella suggestione dell’istante. Alessandra Santin

ISTHMOS DI FRANCO DURANTE

Il Maestro Franco Durante festeggia i suoi 80 anni  con la retrospettiva ‘Isthmos’ nella prestigiosa sede di Ca’ Lozzio a Piavon di Oderzo TV Catalogo in mostra con il contributo della Fondazione G.S.

NOTE DI PACE

Porcia (Pn) Cantina dei Principi di Porcia Via Castello, 1 25 giugno ore 21.00 NOTE DIPACE Per sostenere Progetti realizzati in Afghanistan da Insieme si Può Onlus E' gradita la condivisione. Non facciamo mancare il nostro aiuto. Con il contributo della Fondazione Giovanni Santin Onlus

E’ TERRA! GUERRINO DIRINDIN

4 luglio 2021 Casa della Conoscenza a Tramonti di Sotto, inaugurazione della mostra personale di Guerrino Dirindin, È TERRA! La mostra rimarrà aperta fino al 22 agosto orari: martedì-giovedì 10-12 venerdì-domenica 10-19

COLLEZIONE BIDON

BIDON Via Enrico Fermi, 24, Fossalta di Portogruaro, Venezia, Italia

Dopo la pausa COVIDsiamo lieti di invitarLa all'esposizione delle opere e alla presentazione del Catalogo della Collezione BidonVENERDI' 4 SETTEMBRE alle ore 18.00La manifestazione e la consegna dei cataloghi agli artisti e ai curatori si terrà all'aperto.In caso di assembramento sarà necessario utilizzare ugualmente le mascherine.La visita della Mostra negli spazi interni sarà organizzata per gruppi per garantire il distanziamento.Speriamo di incontrarti e brindare insieme ai tuoi amici (gentilmente se puoi diffondi l'invito)Per la famiglia BidonAlessandra Santin

SERGIO VACCHER E PORDENONELEGGE 2021

Un grande fotografo, artista, reporter Free lance Sergio Vaccher accompagna la Fondazione Giovanni Santin Onlus alle presentazioni di libri e autori di Pordenonelegge 2021. Condividere i suoi ritratti, gli scatti che documentano gli eventi con professionalità è un grande onore! Grazie Sergio.

BLANC EUROPEAN FESTIVAL 2021

Gentilissimi sostenitori, Ad un mese dalla conclusione del festival Blanc, colgo l’occasione di ringraziarVi singolarmente per il grande sostegno che ci avete accordato per la realizzazione di questa edizione post lockdown. Vi siamo sinceramente riconoscenti per il Vostro contributo. Rispetto all’edizione precedente è stato fatto un decisivo step in avanti. Abbiamo registrato il sold-out in tutte le date, leggermente meno nella data di Pordenone, forse complice il periodo elettorale. Siamo stati inoltre seguiti moto bene da radio, tv, giornali e blog. La portata artistica degli eventi è stata di altissimo livello, aspetto che ci è stato riconosciuto dal pubblico presente che ha inoltre lodato l’iniziativa anche per la sua parte organizzativa. Memorabile il nostro ultimo appuntamento con il violinista di fama mondiale, Gilles Apap, che ha accolto l’invito di suonare con i membri dell’Orchestra d’Archi Vendramelli. Abbiamo realizzato anche un piccolo video dell’evento https://www.youtube.com/watch?v=1TzZLoJqSFw Tutti gli eventi sono stati documentati fotograficamente e le immagini sono disponibili nel nostro sito https://blanceuropeanfestival.weebly.com/foto.html  Nella speranza di poter collaborare nuovamente il prossimo anno, colgo l’occasione per augurare una buona conclusione di 2021. A presto, Riccardo Pes e lo staff del Blanc European Festival  

ED E’ SUBITO SERA

eccoci... Un palazzo meraviglioso ospita le mostre fotografiche della rassegna organizzata dal Gruppo Fotografico Luce Iblea di Modica. È un privilegio che fra queste ci sia pure "Ed è subito sera" Venerdì 15 ottobre alle ore 19:00 Palazzo Sant'Anna, Modica Grazie a Renato Iurato e Marcella Burderi. Ad Alessandra Santin curatrice della mostra. Al mio compagno d'avventura Claudio Matarazzo. E grazie a tutti coloro che verranno a trovarci.

SILVANO MENEGON

https://www.progetto-radici.it/2021/10/21/finestre-sullarte-5/?fbclid=IwAR16A0Zw9riGKhbZbxPXUUmuIBNNO4kGYny3EVPhMwzmCYnO2RCaT_oTn8w

TORNEO RUGBY OLD

Il 20 novembre presso i campi del PORDENONE RUGBY di via Mantegna avrà luogo il Memorial Santin, il torneo degli old giunto alla sua quarta edizione organizzato in ricordo del mecenate che per primo ha creduto nel progetto di Paolo Quirini di portare il rugby a Pordenone. Era la fine degli anni ’70 quando il geometra Giovanni Santin decise di dare in uso gratuito un campo per gli allenamenti che si trovava sul retro dell’hotel Santin e i sotterranei dell’hotel stesso come spogliatoi, un supporto importante ad un gruppo che stava nascendo. Un plauso va alla famiglia Santin Che continua a dare il supporto al club cittadino come fece il loro lungimirante padre oltre 40 anni fa. https://pordenoneoggi.it/pordenone/quarto-memorial-santin-il-20-novembre-a-pordenone/ Quarto memorial Santin, il 20 novembre a Pordenone – PORDENONEOGGI.IT      

SILVIO WOLF

In Visita a Pordenone, ospite di Theke e della Fondazione Giovanni Santin Onlus. Uno sguardo importante sulla città di Pordenone: il suo ambiente naturale, storico, archittetonico hanno creato stimoli per nuove ricerche.

DONNE PROTAGONISTE 2022 – VISITA DEGLI ALUNNI DELLA SCUOLA PRIMARIA “L. GABELLI”

Casello di Guardia Via Antonio De Pellegrini, Porcia, Italia

Questa mattina Alessandra Santin, Lorena Blarasin  ed io abbiamo avuto il piacere di ospitare al Casello di Guardia due classi della scuola elementare "Gabelli" di Porcia per la visita guidata alla mostra Note a margine. È stata un incontro di quelli che "lasciano il segno": vedere con quanta attenzione questi bambini hanno seguito le spiegazioni di Alessandra Santin ed ascoltare le loro osservazioni puntuali e pertinenti mi ha riempito il cuore di gioia. Da vecchia insegnante in pensione devo fare i miei complimenti alle insegnanti per queste due classi di piccoli studenti educati e che hanno saputo ascoltare una vera lezione di storia dell'arte con curiosità ed interesse. Che cos'è l'arte contemporanea? quali sono le sue caratteristiche? le  tecniche degli artisti? quali messaggi vogliono trasmettere? alcuni dei temi trattati con quella che si suole definire "capacità maieutica" da Alessandra che ringraziamo per la sua capacità di rendere semplici e chiari concetti che sicuramente non lo sono. Mi piace condividere il messaggio di una delle maestre, Valentina Vivian. A seguito della visita "Donne protagoniste 2022" presso il Casello di Guardia noi insegnanti delle classi quarte della scuola primaria "Gabelli" di Porcia ci teniamo a ringraziare la vice sindaco Blarasin, la critica d' arte dott.ssa Alessandra Santin e la professoressa Franca Benvenuti per la disponibilità ad accogliere le nostre classi in occasione della mostra per farcela vivere con gli occhi del cuore. Abbiamo imparato molte cose...un' esperienza che ci aiuterà a riempire la nostra "valigia" ..una piccola tessera  del nostro puzzle... Siamo riconoscenti, speriamo a breve di poterci incontrare. Franca Benvenuti  

VISITA GUIDATA ALLA MOSTRA

Visita guidata alla mostra NOTE A MARGINE a cura delle curatrici Alessandra Santin e Franca Benvenuti per i soci di Arcipelago di Cordenons, accompagnati dalla presidente Maria Teresa Grillo, che ringraziamo e altri amici appassionati di arte contemporanea. Prossima visita guidata sabato 2 aprile per i soci dell'UTLE di Porcia.

E’ PER SEMPRE

https://www.artribune.com/mostre-evento-arte/mara-fabbro-alberto-pasqual-e-per-sempre-2/?fbclid=IwAR014cP8qQT959cl4y098iNRE4KrxPCgPB-iRL_hxUdE_taJtFSp8xkQDPA https://pordenoneoggi.it/provincia/porcia-verdarte-on-the-air-2022/

BLUER

L’ARTE CONTEMPORANEA NELLE TRE VENEZIE

L'ARTE  CONTEMPORANEA NELLE TRE VENEZIE Tre artisti per ogni regione: Trentino - Veneto - Friuli Venezia Giulia Un progetto di Antonello Serra. A cura di Maurizio Scudiero. Per il FVG gli artisti Paride Rosa, Luciano Bellet e Mauro Brugnera saranno presentati da Alessandra Santin con la partecipazione della Fondazione Giovanni Santin Onlus.

VEDERE OLTRE

Inaugurazione Vedere Oltre 2022 alla presenza dell'assessore alla Cultura del Comune di Motta di Livenza ed gli altri artisti fotografi. Introdude il Presidente Memi Vendramini.

E’ PER SEMPRE MELFI

Mostra È per sempre di Mara Fabbro e Alberto Pasqual - Melfi - Cose di Casa “È per sempre”, archeologia e arte contemporanea in dialogo al Castello Federiciano di Melfi - Arte Magazine

PERSONA

Mostra "Persona" di PAOLA CENATI, GIORGIA PRANDIN, ELEONORA PASQUA.L, DAVIDE PEGORARO, ALESSANDRA BENFATTO Curata dal Collettivo Kaumann. Cittadella Catalogo realizzato con il sostegno della Fondazione Giovanni Santin Onlus.

INFRASUB DANIELE PUPPI

Cari Amici, cari Soci,eccoci pronti a ricominciare la nostra attività dopo la pausa estiva.Torna la rassegna “Artisti in Dialogo” che quest’anno vedrà come primo protagonista l'artista Daniele Puppi per un doppio evento speciale.Venerdì 2 settembre 2022 alle ore 21 a Cinemazero  Daniele Puppi in dialogo con Bruno Di Marino, storico dell’immagine in movimento. A seguire dalle ore 22.15 nelle sale di Cinemazero, proiezione di quattro lavori selezionati dall’artista.Sabato 3 settembre 2022 alle ore 18 a Casa Furlan in via Mazzini 53, inaugurazione della mostra INFRASUB con un'opera creata dall'artista espressamente per l’occasione.Daniele Puppi, cordenonese di nascita, torna nel suo territorio dopo una carriera nel campo della video-arte sviluppatasi non solo a livello nazionale ma anche internazionale, spaziando dall’Europa agli Stati Uniti. L'Associazione “Amici di Parco” vuole far conoscere la sua ricerca artistica nel suo territorio con un evento in grado di polarizzare le tematiche a lui care ed allo stesso tempo all’altezza della sua notorietà.L’evento è promosso in collaborazione e con il contributo di Cinemazero e della Fondazione Ado Furlan.Sperando nella vostra numerosa partecipazione in questa occasione unica,Il Presidente Renzo Spadotto

FEDERICO TAVAN

Casello di Guardia Via Antonio De Pellegrini, Porcia, Italia

BLANC EUROPEAN FESTIVAL 2022

Da oggi online il PROGRAMMA COMPLETO dell’edizione 2022 del #blanceuropeanfestival che si terrà DAL 18 SETTEMBRE AL 13 OTTOBRE! Dibattiti, concerti e performance multi-art con importanti nomi internazionali della musica, della poesia, del teatro, del fumetto e della divulgazione scientifica! Il tema conduttore delle performance? Il rispetto dell'ambiente attraverso il linguaggio dell'Arte Tutti gli appuntamenti nella nostra locandina ➤ Realizzati con il sostegno di: Fondazione Friuli, Prokofiev Trust di Londra, Comune di Tramonti di Sopra, Comune di Castelnovo del Friuli, Comune di Clauzetto, Pordenone Fiere, Camera di Commercio Pordenone-Udine, Fondazione Giovanni Santin onlus, GEA - spa, Sina Spa, Hotel Santin, Coldiretti di Pordenone, @TTosoni Formaggi, Friulovest banca, Azienda Vicentini Orgnani ➤ In collaborazione con il Conservatorio J. Tomadini Di Udine, Paff! Palazzo Arti Fumetto Friuli, Scuola di Musica di Pordenone, Accademia Pianistica Antonio Ricci, Mercato Coperto Spazio Campagna Amica di Pordenone, Val Tramontina · scopri · vivi · ama, Lis Aganis - Ecomuseo Regionale delle Dolomiti Friulane , Pordenone with Love, Associazione Antica Pieve d'Asio

ARTE IN PALAZZO ROBERTO DA CEVRAJA

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

ROBERTO DA CEVRAJA SI RACCONTA Il protagonista della decima edizione di Arte in Palazzo è un Artista particolarmente eclettico, di una creatività inesauribile che ci mostra una forma d’arte che sicuramente non passa inosservata: Roberto da Cevraja. Figlio della nostra terra, intuibile facilmente dal suo nome d’arte, ha raccolto quella vivacità culturale che contraddistingue il nostro territorio. In friulano si dice “Nol sta mai fer” - “Non sta mai fermo”, infatti tra pittura, poesia e pubblicazioni le idee non gli mancano mai. Roberto è anche un fiero alpino e più precisamente della 69^ Compagnia dell’11° Reggimento del ‘69 e in molte occasioni ha coniugato l’amore per la penne nere e l’arte. In pochi forse sanno che è stato il creatore del manifesto della 64^ Adunata Nazionale degli Alpini a Genova, con un omaggio ai caduti e ai valori della leva, divenendo autentico interprete del significato di quell’adunata. Vi aspettiamo giovedì 10 novembre 2022, ore 20.30 Galleria Civica d'Arte “Celso e Giovanni Costantini"

CONTEMPORARY ART EXHIBITION

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

La prossima settimana, doppio appuntamento in Ungheria. A Budapest saremo presenti ad Art Market Budapest e nel contempo grazie alla Fondazione Giovanni Santin Onlus saremo in mostra alla Museum Gallery.

LA FINANZA

Biblioteca Civica di Pordenone Piazzale XX Settembre, 11, Pordenone, Italia

#fidapabpwitaly Ecco l'opuscolo Finanza concetti base degli strumenti finanziari, snello, di facile comprensione, che abbiamo realizzato per quanti saranno presenti domani, 18 ottobre, alle ore 18.00, in Biblioteca civica a Pordenone. Siamo nel mese dell'educazione finanziaria che noi abbiamo onorato con una bella opportunità per tutte e tutti: un corso di 3 incontri e questa pubblicazione...gratuiti!!!! Vi aspetto

UNA VITA FRA LE RIGHE – ALDA MERINI E FEDERICO TAVAN

MUST (Museo Storico Città di Lecce) Via Degli Ammirati, 11, Lecce, Lecce, Italia

Una mostra su Alda Merini e Federico Tavan nata dalla sensibilità di Rosanna Baldari e Fabio Ferretti De Virgilio.Da non perdereIn mostra sino al 2 dicembre 2022OFF Gallery | Must Lecce

GIORGIO CELIBERTI

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

La Fondazione Giovanni Santin Onlus promuove l’incontro con uno dei grandi Maestri del Contemporaneo: Giorgio Celiberti.

IN OGNI SGUARDO

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

Il Natale si avvicina e con esso due splendide mostre con il patrocinio del Fondazione Giovanni Santin Onlus IN OGNI SGUARDO   domenica 11 dicembre 2022, ore 11.00 Galleria Civica d'Arte Celso e Giovanni Costantini Piazza Indipendenza, 2 - Castions di Zoppola Presentazione di Maria Balliana Intervento critico di Alessandra Santin Contestualmente inaugurazione della mostra Natività e Presepi nell'ambito del Giro Presepi Friuli Venezia Giulia 2022-2023 Le mostre saranno visitabili dall’11 dicembre 2022 al 15 gennaio 2023 nelle giornate di sabato e domenica dalle ore 15.00 alle 19.00 (chiuso il 25 dicembre 2022 e il 1° gennaio 2023)

IN OGNI SGUARDO … L’ESPRESSIONE …

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

Laboratorio per bambini alla galleria Costantini di Zoppola "In ogni sguardo ... l'espressione!" Tutto pronto ma prima si visita la mostra e dopo tutti attivi e interessati anche i genitori contenti contenti bravi bravissimi. Grazie a Roberta super bibliotecaria!

UNA NOVELLA PER RICORDARE

Birrificio Di Naon Via Gabelli 12/A, Porcia, Pordenone, Italia

https://pordenoneoggi.it/pordenone/una-novella-per-ricordare-di-fabio-ferretti-virgilis/  

UNO SCRITTO D’AMORE – AMORE TI SCRIVO

Hotel Santin La Commissione del Concorso  “Amore ti scrivo…” riunita per rileggere e premiare poesie, prose,Haiku in “lingua” e in italiano! Giacomo Vit, Francesca Piovesan, Alessandra Santin (Silvio Ornella e Daniela Turchet) Segretario Roberto Muzzo Premiazione: 18.02.2023 Auditorium comunale di Zoppola https://pordenoneoggi.it/pordenone/uno-scritto-damore-amore-ti-scrivo-incontro-al-santin/

ALBERTO MAGRI – IL DISEGNO È LA MIA VOCE

Palazzo Gregoris Corso Vittorio Emanuele II, Pordenone, Italia

«I disegni sono per Alberto Magri una forma di espressione spontanea, che si distende sulla carta con la medesima naturalezza con cui altri dicono parole. Se questi disegni hanno finora dato vita a dei libri è perché raccontano storie, e i fogli che le compongono han bisogno di essere tenuti assieme… da una rilegatura o, come accade ora, nello spazio di una mostra. Sulle nere pagine, accostate alle pareti, si succedono così le figure a suo tempo confluite dei diversi volumi realizzati da Alberto, come Menocchio (2016), Quella giungla del mio giardino (2018), La casa del Pordenone (2019), Tethyshadros (2021). Sono disegni compiuti, ma anche studi, appunti e abbozzi, che restituiscono la dimensione di un lavoro in cui l’immagine si assesta per gradi, trovando nella pur contenuta durata della riflessione grafica la propria stabilità. Lo stesso vale, a maggior ragione, per le opere pittoriche di Alberto Magri che completano l’esposizione, nelle quali l’orizzonte dell’artista si apre alla dimensione sacra e alle problematiche sociali.» Fulvio Dell’Agnese La Mostra - ingresso libero - è curata da Fulvio Dell’Agnese (che si è occupato anche del catalogo edito Editrice Al Segno) sarà inaugurata il 4 marzo, alle ore 18.00, e visitabile fino al 7 aprile nelle sale espositive di Palazzo Gregoris a Pordenone, sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso e Istruzione. L’evento è patrocinato del Comune di Pordenone e in collaborazione con alcuni enti culturali locali. «Ho un grande dono, e lo voglio condividere.» spiega lo stesso Magri: «La mia idea è di proporre una mostra di puro “divertimento visivo”, con degli incontri, per avvicinare soprattutto i giovani all’Arte, in particolar modo le Scuole. Far conoscere la bellezza che ci circonda, attraverso l’espressione artistica del “disegno”. Grazie alla sua capacità di distrarre, divertire, ispirare, affascinare e far viaggiare con “gli occhi e con la mente”.» È possibile prenotare il Catalogo e le visite guidate con l’autore scrivendo a: albertomagri.art@gmail.com.

IL SOGNO DELLA REALTA’

Villa Frova Piazza San Marco 3, Caneva PN, Italia

https://www.pordenonetoday.it/eventi/sogno-realta-lorenzo-vale-marco-petean.htmlhttps://service.exibart.com/comunicati-stampa/il-sogno-della-realta/https://www.imagazine.it/eventi/43921

MUSICA E CANTO

Oggi alla Sala R.Diemoz di Porcia l'incontro e l'esibizione  dell'eccellente mezzosoprano Valentina Volpe Andreazza  originaria di Sacile, artista a livello internazionale, per la serie di eventi: Donne Protagoniste magistralmente organizzato da Franca Benvenuti con classe  e  discrezione. Pregevole l'accompagnamento musicale del maestro Ravagnin e l'eleganza dell'intervista del nostro Gabriele Giuga .

VISITE GUIDATE MOSTRA DE VISU CON TRE ARTISTI E DUE CURATRICI

Domenica 19 marzoGrande affluenza di pubblico alle due visite guidate di oggi pomeriggio alla mostra DE VISU...Grazie ad Alessandra Santin per aver illustrato la mostra e gli artisti Piergiorgio Del Ben, Tamara Zambon e Valentina Iaccarino che oggi erano presenti per incontrare il pubblico.Molto interesse anche per la videoinstallazione Lacrima di Luigi Manciocco.Grazie alla Presidente UTLE di Porcia, Claudia Bigaton, e alla presidente Arcipelago Cordenons, Maria Teresa Grillo per aver coinvolto i loro soci  e a tutte le persone presenti.

FERMA LA VIOLENZA

Galleria d'Arte Hotel Santin Via delle Grazie 9, Pordenone, Italia

In un mondo ideale la lotta contro la violenza maschile sulla donna non dovrebbe esistere, ma il fenomeno continua ad essere di drammatica attualità modificandosi con il mutare dei costumi. Oggi più che mai è necessario che tutte le donne, come quelle fotografate da Renzo Daneluzzi per questa mostra, si uniscano per creare uno scudo contro la violenza degli uomini che usano l’amore o la paura come pretesto per sentirsi forti. Fermare la violenza è un’utopia? Vogliamo credere che tutti insieme, donne e uomini, lo si possa e lo si debba fare perché, come disse, nel lontano 1993, l’allora Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan “La violenza contro le donne è forse la più vergognosa violazione dei diritti umani. E forse è la più diffusa. Non conosce confini geografici, culturali o di stato sociale. Finché continuerà, non potremo pretendere di realizzare un vero progresso verso l’eguaglianza, lo sviluppo e la pace”. A seguire ci sarà una degustazione emozionale con Prosecco rosé, Cantina Principi di Porcia, a cura di Maria Teresa Gasparet di Sorsi e Percorsi. La mostra Ferma la violenza sarà visitabile fino al 5 dicembre nella galleria Giovanni Santin dove è allestita la mostra Segni quasi persi di Gianni Pasotti, visitabile fino al 6 gennaio 2024. Renzo Daneluzzi ha iniziato la sua attività di fotografo nei primi anni 80 e ha conseguito significativi premi in Italia e all’estero: hanno parlato dei suoi lavori e pubblicato le sue opere sia la stampa regionale che numerose riviste nazionali. Franca Benvenuti    

DONNE E SCIENZA

https://pordenoneoggi.it/provincia/donne-protagoniste-il-23-paola-cadelli-con-rosalind-franklin/

RETROSPECTRUM

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

DUILIO JUS   Retrospectrum La stagione più vera e feconda Opere della collezione privata della famiglia Jus di Alessandra Santin   Duilio Jus è indubbiamente un’icona dell’arte friulana del Novecento. Con il suo modo di comporre segni, masse, forme e colori, elementi visivi e tecniche di ricerca personali ha fornito un contributo innovativo alla storia culturale e all’arte di questo nostro territorio friulano. Per certi aspetti defilato e marginale, esso ha contribuito in modo sostanziale all’affermarsi del neorealismo italiano e al dibattito che si è sviluppato intorno alla valorizzazione della tradizione contadina, riscoprendone gli aspetti più significativi e allargando le possibilità di quello che l’arte popolare poteva diventare. Ispirato da diverse fonti culturali come la storia dell’arte, la poesia, la letteratura e gli aspetti della vita sociale contemporanea, rapportati agli eventi personali e familiari, Duilio Jus ha prodotto nel corso degli anni alcune sculture e un’ampia serie di lavori su carta, tavola e tela che oggi costituiscono un archivio d’opere visivo e personale, di  proprietà della famiglia Jus. Ricca e di notevole profondità e varietà, questa raccolta testimonia la rilevanza della sua ricerca d’artista, e costituisce il corpus della mostra Retrospectrum curata da Stefano Jus, che l’assessorato alla Cultura del Comune di Zoppola e l’associazione???ha voluto realizzare negli spazi della Galleria D’arte ???Costantini di Castions. La vitalità culturale di questo artista, alimentata da un’inesauribile creatività, ha superato i confini locali e ha avuto riscontri a livello nazionale e internazionale. Si ricordano, solo per farne esempio, le esposizioni in Francia, Australia e in Canada e i numerosi premi ai concorsi e alle ex-tempore che caratterizzavano la vita culturale dal dopoguerra agli anni ottanta/novanta. Retrospectrum è un’esposizione particolare, proprio perché espone parte di un archivio dettato dal desiderio dell’artista e della sua famiglia di mantenere a sé e di proteggere molti schizzi preparatori, alcuni appunti visivi esistenziali, i bozzetti e le diverse opere selezionate, compiute e preziose in cui affiora prepotentemente la persistenza di quegli elementi significativi che qualificano l’eccezionalità del suo operato.  Esso scandisce inevitabilmente anche gli eventi della vita personale e familiare di Duilio Jus. Tutte le opere si rivelano come testimonianze della sua produzione raccolta, già si diceva, come fosse l’espressione di un diario intimo, esistenziale, guidato dal desiderio di non disperdere istanti di vita, tradotti nel tempo presente in visioni rivolte a pochi intimi, o realizzate addirittura solo per se stessi e salvate in quello spazio esclusivo della memoria storica che rivela quali sono, alla fine dei conti, i momenti più importanti della vita, nella sua stagione più vera e feconda. La morte prematura e inattesa dell’artista cristallizza questo patrimonio che nel tempo i familiari hanno riordinato, arricchito e salvaguardato. All’interno dell’atelier del figlio Stefano e a casa della moglie Annamaria, con le modalità necessarie alla riservatezza, mi vengono mostrate le cartelle archiviate, suddivise sia cronologicamente che per tecniche e materiali utilizzati. I gesti, nelle luce serale, lasciano affiorare il sentimento di apertura di un mondo fino a poco tempo prima custodito gelosamente. Leggendo le carte svelate a ritmo lento, ho avvertito prepotente la sensazione di violare un’intimità domestica e  contemporaneamente l’onore della fiducia in me riposta; infine mi è parsa preziosa la generosa disponibilità a condividere la dimensione più privata dell’artista anche con la comunità di appartenenza e con il mondo esterno. Nell’esposizione Retrospectrum l’operato cessa di essere individuale e privato e si trasforma in bene di tutti, ricchezza sociale necessaria alla crescita comune anche delle nuove generazioni. Le opere, come logos visivo non più solo interpersonale-familiare, prendono la parola e si raccontano. Attraverso un vero e proprio lessico d’arte si lasciano leggere da tutti noi, che le guardiamo attentamente, consapevoli del privilegio e grati del gesto. I temi presenti sottolineano il bisogno di Duilio Jus di tornare su alcuni luoghi, di accogliere in essi, quasi come figure superstiti, gli oggetti e gli uomini del suo presente o del passato prossimo friulano: i muri di sassi, gli strumenti dei lavori nei campi, i cesti, le mani nodose e dolenti dei contadini , le schiene curve per le fatiche degli anni, le pause nell’andare delle stagioni. I silenzi più eloquenti di questa umanità sorpassata dal presente industrializzato e tecnologico, fanno di queste opere i testimoni di valori che reclamano il diritto della memoria. Fantasmi di un ieri portatore di tragici eventi, esse rivelano la necessità di percorrere anche nuove vie, di accogliere spazi che valorizzano il vuoto, di accettare le astrazioni poetiche necessarie ad un futuro carico di speranze, che non possono e non devono essere del tutto infondate. Si incontrano negli spazi domestici delle diverse opere i figli Stefano, Pierpaolo ed Elena, la bella moglie in dolce attesa: essi sono rappresentati attraverso vere e proprie luci quasi informali, dati per accenno su colori pastosi e inediti, come le stagioni si rivelano sospesi tra realismo ed astrazione. Le attese di nuovi raccolti, i gesti incisi col fondo del pennello su materie pastose contro cieli liquidi e trasparenze aeree tornano, insieme  ai riti ormai impermanenti, alle pulsazioni della vita futura, all’enigmatico divenire. E poi si legge l’amore, le nascite, gli incontri di parenti e amici; gli ambienti accennati e spogli, quasi sempre gli stessi; le vie lungo le case di paese; il sanatorio e le sedie accanto ai portali; il poco e il vuoto dei luoghi più amati e già scomparsi; le atmosfere maggiormente presenti, determinate ad ispirarlo. La mostra raccoglie almeno trent’anni di attività in un percorso articolato in sezioni che restituiscono, certo non interamente, il mondo dell’arte visiva di Duilio Jus, uomo e artista. Al contempo esse consentono di entrare in contatto con la realtà di un tempo storico carico di passaggi e cambiamenti, testimonianze della natura poliedrica della seconda metà del Novecento e delle sue creazioni e contraddizioni. Come accade con i soggetti delle sue opere, anche le tecniche subiscono continue inevitabili trasformazioni, dal naturalismo all’astrazione; dai primi disegni ai monotipi e alle chine liquide e vibranti; dalle tempere realistiche alle composizioni ponderate degli olii, su cui dominano grovigli e rovi. I primi lavori accademici si rapportano ai ritratti a matita

DAL LATO DELL’IMMAGINARIO

Scala Contarini del Bovolo Scala Contarini del Bovolo, 4303, Venezia, Italia

Venezia Palazzo Contarini del Bovolo 1 aprile 2023 ore 11.30 *Per l’entrata gratuita su invito è necessaria la prenotazione.* … La dimensione visiva della ricerca di *Luigi Manciocco*, nel farsi pratica poetica … spazia dal finito quasi luminoso dell’oggi all’ombra dell’in-finito. Ad occhi socchiusi l’artista insegue api d’oro, sorvola le nascite e sconfina  oltre la vita. Gli dei gioiscono. Gli uomini anche, almeno per un poco, il tempo perfetto dell’immaginario contemporaneo. Il luogo da cui partire _Alessandra Santin_ https://www.e20veneto.it/eventi_veneto/venezia-mostra-dal-lato-dellimmaginario-personale-di-luigi-manciocco-a-palazzo-contarini-del-bovolo/ https://www.nellanotizia.net/scheda_it_126724_Dal-lato-dell%E2%80%99immaginario-di-Luigi-Manciocco_1.html https://www.informazione.it/c/7A532794-319B-40A2-AC33-487C2FE8A84C/Dal-lato-dell-immaginario-di-Luigi-Manciocco http://www.arteit.it/Pages/Events/Mostre.aspx?mode=scheda&id=2622 https://fai.informazione.it/6BCC03B8-63C3-4D1D-92EB-BD03E051BA86/Dal-lato-dell-immaginario-di-Luigi-Manciocco https://www.liquidarte.it/dal-lato-dell-immaginario-di-luigi-manciocco.html https://www.artribune.com/mostre-evento-arte/luigi-manciocco-dal-lato-dellimmaginario/

VISITA GUIDATA ALLA MOSTRA “IL SOGNO DELLA REALTÀ”

Villa Frova Piazza San Marco 3, Caneva PN, Italia

Oggi è l'ultimo giorno della mostra IL SOGNO DELLA REALTÀ promossa dall' AUSER Volontariato di Caneva. Evento che ha riscosso un importante successo tra le numerose visite ricevute. Ieri pomeriggio, tra domande curiose e gioco, hanno visitato l'esposizione 45 ragazzi (animatori e bambini) del gruppo "NOI". Grande soddisfazione da parte della curatrice Giovanna Carlot nel cogliere il grande interesse che i dipinti e le sculture hanno suscitato nel giovane pubblico. AUSER Volontariato di Caneva ringrazia gli artisti Lorenzo Vale, Marco Petean art,  Officina Villa Frova e tutti coloro che hanno onorato con la loro visita la mostra.

ALTRE FORME DI VALTER TREVISIOL

Castello di San Vito al Tagliamento Via Marconi, 13, San Vito al Tagliamento, Italia

ALTRE FORME di Valter Trevisiol Nell’ambito degli eventi di Ribolla Gialla Wine Festival, sabato 3 giugno, alle ore 11.30 nel prestigioso spazio museale del Castello di San Vito al Tagliamento si inaugurerà la mostra d’arte contemporanea ALTRE FORME dello stilista e artista pordenonese Valter Trevisiol. La mostra, realizzata da Sorsi e Percorsi con la curatela di Franca Benvenuti, ha il patrocinio del Comune di San Vito al Tagliamento e della Fondazione Giovanni Santin ONLUS per il contemporaneo. Durante  l’inaugurazione, la sommelier Maria Teresa Gasparet accompagnerà il pubblico nella visita della mostra in un percorso emozionale tra vino e arte. Orari apertura mostra 3-4 giugno, 10.00-22.00 10-11 giugno, 10.00-19.00 Franca Benvenuti

ARIE DI MONTAGNA

Chiesa di San Pietro Via Travesio, Spilimbergo, Italia

Primo evento di European Blanc Festival, sabato 1° luglio “Arie di montagna” a Travesio nella Chiesa di San Pietro, alle 20:30. Musiche sulla Natura e sulla vita nelle malghe. Un concerto dedicato all'aria che respiriamo tradotta in arie musicali. Un suggestivo inizio con il Coro 'Peresson' di Arta Terme e 'Zahre' di Sauris. Dirige Mario De Colle. Al pianoforte Bruno Cossetti. Il coro Giuseppe Peresson, nato nel 1964, ha un repertorio di canti popolari di tradizione orale raccolti ed elaborati da De Colle, villotte friulane e brani di autori italiani e stranieri. Alla XXVII^ edizione di Corovivo “Confronti corali del Friuli Venezia Giulia”, ha ottenuto un premio speciale assegnato dalla Commissione Artistica per il contributo al rinnovamento e allo sviluppo della cultura musicale regionale. Direttore del coro per ininterrotto 58 anni, il maestro Arnaldo De Colle, nel marzo 2022, ha passato la mano all’attuale direttore, Mario De Colle. Il Coro Zahre è nato nel Natale del 1974. È stato artefice del recupero del patrimonio musicale tradizionale con la riproposizione dei Canti della Stella (Stearnliedlan), in tedesco antico, italiano e latino, e di alcuni brani popolari in lingua locale. Nel tempo, il repertorio si è arricchito di villotte friulane e canti polifonici sacri e profani del repertorio nazionale ed internazionale, grazie ai quali il coro ha partecipato a numerose rassegne corali in regione e a concerti in altre regioni italiane e all’estero. Il Maestro Bruno Cossetti intraprende lo studio delle tastiere a sette anni, poi si innamora del pianoforte: conosce Glauco Venier e ne segue per diversi anni i corsi di pianoforte jazz, con un notevole arricchimento sul piano armonico e dell’arrangiamento pianistico. Effettua concerti come solista, in formazioni da camera e con l’orchestra giovanile “Luigi Dalla Piccola” diretta da Mariko Masuda. Collabora con musicisti e gruppi musicali, con i quali ha già effettuato diverse incisioni. È docente di pianoforte presso il Liceo musicale “Caterina Percoto” di Udine. Il timp dal fen e da la vacja Domenica 2 luglio alle 17:30 nella Sala Polifunzionale di Travesio sarà possibile immergersi ne “Il timp dal fen e da la vacja”, titolo del libro curato da Gianni Colledani, storico e docente di italiano e lingua friulana, che dialogherà con la giornalista Martina Delpiccolo. Racconti ed aneddoti di un antico mondo agricolo-pastorale dove l’uomo coesisteva con le piante e gli animali e le latterie costituivano un centro sociale fondamentale di ritrovo per le comunità. All’incontro parteciperà Julia Artico, artista che utilizza il fieno per la realizzazione delle sue sculture ad impatto 0 e che da anni si batte per la tutela delle api, e il musicista e compositore Riccardo Pes che suonerà per l’occasione il violoncello di fieno. http://www.blancfestival.org/107---arie-di-montagna.html?utm_source=facebook&utm_medium=social&utm_campaign=post&fbclid=IwAR2Em2VyaPjNppm_0Z8jlB75oYDGbJv0CMBjOiWhyKVg_sozlegQ2zFZfgk_aem_th_AYdsawqAKqDmKDu2us6e_Dc-HYzkvMoYvtTnbi3uAR1qD5_S5CkR2mTgiqWDwPJ13No

ACQUA, MUSICA E MAGIA

Sito UNESCO Palafitticolo di Palù di Livenza Caneva, Pordenone

Vivi l'emozione della musica classica all'alba in un luogo unico. Non perdere "Acqua, Musica e Magia", un concerto ispirato all'acqua e alle storie di magia della tradizione popolare. Con Silvia Celadin, soprano, e Pierluigi Piran, pianoforte. Domenica 16 luglio 2023 ore 06:30 Caneva e Polcenigo, Sito UNESCO Palafitticolo di Palù di Livenza Ingresso libero con prenotazione consigliata SMS o WhatsApp al 347 3254999 o via email a blanceuropeanfestival@gmail.com Silvia Celadin è una soprano di talento che ha iniziato gli studi musicali di pianoforte e successivamente proseguito lo studio del canto presso il Conservatorio «C. Pollini» di Padova. Si esibisce regolarmente come solista in Italia e all'estero. Pierluigi Piran, diplomato con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio di Venezia, è un pianista di fama internazionale, che ha vinto numerosi concorsi nazionali ed internazionali e si esibisce in importanti sale italiane e all'estero. Il sito Palafitticolo di Palù di Livenza è sicuramente uno tra i più interessanti siti palafitticoli neolitici dell'Italia settentrionale e dal 2011 è stato iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO. Per maggiori informazioni visita il sito: https://bit.ly/3NO7XHL BLANC EUROPEAN FESTIVAL 2023 Arte, Sostenibilità e Territorio. 13 eventi multi-art, ispirati alle tematiche della Sostenibilità e al Territorio, in diversi luoghi magici del Friuli-Venezia Giulia dall'1 luglio - 8 agosto 2023. Scopri il programma completo del Festival su www.blancfestival.org

Segni quasi persi

Galleria d'Arte Hotel Santin Via delle Grazie 9, Pordenone, Italia

PORDENONE LEGGE 13 SETTEMBRE 2023

Sergio Vaccher, inviato dalla Fondazione Giovanni Santin Onlus a Pordenonelegge documenta gli eventi della prima giornata 13 settembre. Il suo obiettivo professionale, unito alla sensibilità e attenzione "poetica" di un'artista rendono questi scatti significativi e coinvolgenti. Grazie di cuore e complimenti!

Pordonelegge

Sergio Vaccher, inviato dalla Fondazione Giovanni Santin Onlus a Pordenonelegge documenta gli eventi della seconda giornata 14 settembre. Il suo obiettivo professionale, unito alla sensibilità e attenzione "poetica" di un'artista rendono questi scatti signuificativi e coinvolgenti. Grazie di cuore e complimenti!

PORDENONELEGGE 14 SETTEMBRE 2023

Sergio Vaccher, inviato dalla Fondazione Giovanni Santin Onlus a Pordenonelegge documenta gli eventi della seconda giornata 14 settembre. Il suo obiettivo professionale, unito alla sensibilità e attenzione "poetica" di un'artista rendono questi scatti significativi e coinvolgenti. Grazie di cuore e complimenti!

Deàk Ilona

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

GYÒZÒ BIHON

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

IL BRUCIA

Castello di San Vito al Tagliamento Via Marconi, 13, San Vito al Tagliamento, Italia

IL BRUCIA RITRATTO DI UN FUORICLASSE OPERE INEDITE 1978 - 2006 RETROSPETTIVA 2023 DAL 04 AL 26 NOVEMBRE 2023 Castello di San Vito al Tagliamento Via Marconi, 13 APERTO SABATO E DOMENICA dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.00 Per Info e visite guidate PUNTO IAT - 0434-843030

È QUESTIONE DI SPAZIO

Melarias Contemporanea Via Girardini 20, Udine, Italia

Maurizio Ciancia e la sua visione dello spazio. Una mostra consigliata spazio /spà·zio/ Sostantivo polisenso che designa un’estensione compresa tra due o più punti di riferimento. Può essere differentemente interpretato a seconda che lo si osservi dal punto di vista filosofico, intimo, psicologico, geometrico, fisico, astronomico, geografico, architettonico, artistico, astronautico e industriale. È questione di Spazio Maurizio Ciancia

VI MEMORIAL SANTIN

Tutto pronto per il memorial Santin di sabato, il torneo per gli old in ricordo di Giovanni Santin giunto alla sesta edizione. Il programma parte alle 15:30 con un appuntamento di rugby integrato tra la formazione degli owls inclusive e gli elefanti volanti, finalmente in campo a giocare con la nuovissima divisa da gioco realizzata grazie al sostegno della BCC pordenonese e monsile. Alle ore 16 parte il torneo old, un mix di sport e goliardia che culminerà con il terzo tempo che tutti attendono con impazienza. Prima delle premiazioni vi sarà un ultimo importante appuntamento, la presentazione del libro una storia ovale a cura dello storico segretario del Pordenone rugby Claudio Cattaruzza che racconta anche per immagini la storia del club. Appuntamento dunque a Borgomeduna per un sabato diverso. Due eventi per ricordare la storia del rugby a Pordenone – PORDENONEOGGI.IT

DONNE PROTAGONISTE 2023

PORCIA – La rassegna Donne Protagoniste, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Porcia e dalla Fondazione Giovanni Santin, ritorna a dicembre con due appuntamenti inseriti nel ricco programma di eventi di Purlilium Natale 2023 realizzato dal Comune di Porcia. Fil rouge dei due incontri è la storia di donne che, nella condivisione di progetti e di visione del mondo, trovano le ragioni profonde per stare insieme, confrontarsi ed esprimersi. Mercoledì 6 dicembre alle 17.30, a Porcia, nell’ Auditorium R. Diemoz, in programma il primo appuntamento dal titolo Viaggi e solidarietà Le Lady Avventura si raccontano. La giornalista Cristina Savi intervisterà Romanina Santin “la capitana” del gruppo Lady Avventura che da poco ha festeggiato il traguardo di dieci anni di viaggi e di solidarietà con il libro “10 ANNI DI AVVENTURE”. Le Lady Avventura, appartenenti al Panathlon international o alla Fidapa, hanno trovato nella passione del viaggio e nella solidarietà lo scopo per portare nel mondo un sorriso e un aiuto a chi è in difficoltà soprattutto bambini e donne, ispirandosi alle parole di madre Teresa di Calcutta “Salvare un bambino è come salvare il mondo”. Nel corso dell’incontro verrà proiettato un filmato sui paesi visitati, Guatemala, Qatar, Senegal, Sri Lanka, India, Marocco, Myanmar, Mauritius isola d’Elba, Mauritius, Albania e saranno esposte le fotografie che raccontano i meravigliosi viaggi solidali fatti nel corso degli anni. L’evento è realizzato in collaborazione con Fidapa e Panathlon international. Franca Benvenuti   https://pordenoneoggi.it/provincia/donne-protagoniste-il-6-le-lady-avventura-si-raccontano/

Ludvig Zoltán

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

Entra nell’affascinante mondo di Ludvig Zoltán alla nostra esclusiva mostra. Scopri il suo stile unico e lasciati trasportare dalle emozioni evocate attraverso le sue eccezionali opere d’arte. Ad inaugurare la mostra saranno: Dr. Feledy Balázs scrittore d’arte Maria R. Turk curatore ungherese della fondazione

DONNE PROTAGONISTE 2023

DONNE PROTAGONISTE 2023: secondo appuntamento. Mercoledì 13 dicembre, alle 17.30, a Porcia nell’ Auditorium R. Diemoz, presentazione del libro “Trieste: uno sguardo intimverso” (Cosmo Iannone editore). Intervista di Franca Benvenuti  a Laila Wadia, scrittrice e curatrice del libro, Diana Bošnjak Monai ed Elisabeth Griffin, due delle autrici dei racconti. Letture di Bianca Manzari; fotografie di Tullio Valente. Otto autrici mondo-triestine ci offrono uno sguardo intimverso su Trieste, città raccontata in diversi modi in letteratura, a partire dai più celebri scrittori, fino ad arrivare alle moderne interpretazioni della città. “Trieste, forse più di altre città, è letteratura, è la sua cultura” hanno scritto Angelo Ara e Claudio Magris nel libro Trieste. Un'identità di frontiera. Questa silloge di racconti, curata da Laila Wadia per la collana Kumacreola, offre un punto di vista differente su Trieste, perché raccoglie otto voci di donne provenienti da un “altrove” che la vita ha portato a vivere a Trieste e a condividere di questa città le sue "diverse prospettive e geografie alternative", per dirla con le parole di Laila Wadia. Le autrici dei racconti sono Diana Bošnjak Monai, Elisabeth Griffin, Gabriela Preda, Betina Lilián Prenz, Ana Cecilia Prenz Kopušar, Liliya Radoeva Destradi, Laila Wadia, Qing Yue. La scelta di presentare il libro nel contesto della rassegna DONNE PROTAGONISTE non è legata solo al fatto che il libro è scritto da donne, ma anche perché, come scrive Wadia nell’introduzione del libro, "Trieste è una donna formidabile, che prima ancora di esigere amore, esige rispetto, e la raccolta di racconti è un rispettoso abbraccio collettivo per una donna di nome Trieste". L’incontro, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Porcia e dalla Fondazione Giovanni Santin onlus, è realizzato in collaborazione con: Circolo della Cultura e delle Arti Pordenone, UTLE Porcia APS, Biblioteca civica di Porcia, Fidapa Pordenone.

Presentazione del libro “i catari e il loro mistero”

Galleria d'Arte Hotel Santin Via delle Grazie 9, Pordenone, Italia

È stato un piacere ieri sera per la Fondazione Giovanni Santin onlus, ospitare lo scrittore Giorgio Baietti che ci ha presentato il suo ultimo libro “I CATARI E IL LORO MISTERO”.  La grande storia di un pensiero d’amore.   I Catari, questo popolo buono, giusto, che é stato attaccato e distrutto dai potenti del tempo. 

FINISSAGE DELLA MOSTRA FOTOGRAFICA DI RENZO DANELUZZI

Galleria d'Arte Hotel Santin Via delle Grazie 9, Pordenone, Italia

Ieri sera nella Galleria Santin si è svolto il finissage della mostra fotografica “Ferma la Violenza” di Renzo Daneluzzi, curata da Franca Benvenuti.  La serata ha regalato a tutti i presenti forti emozioni per le letture interpretate dalla Compagnia Nuda Scena e i pezzi musicali eseguiti dalla violinista Elena Allegretto. Sono state presentate alcune storie di donne che hanno avuto un ruolo determinante nella vita di tutti noi e che hanno rivoluzionato concetti, ambiti, approcci ad esclusivo appannaggio del mondo maschile.  La Compagnia Nuda Scena negli ultimi anni ha realizzato un progetto molto interessante, Vite Controcorrente, con il fine di portare alla luce vite sconosciute, nomi ignoti ai più perché, sapere  che certi mutamenti sono avvenuti grazie a capacità femminili in tempi immemori, rappresenta la giusta sintesi per parlare al femminile. Tra i testi letti e i brani musicali eseguiti al violino si è creata un'alchimia veramente speciale che tutti i presenti hanno potuto percepire. Grazie a Renzo.    

Emlékezés

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

DONNE PROTAGONISTE 2024

Casello di Guardia Via Antonio De Pellegrini, Porcia, Italia

Inaugurazione sabato 24 febbraio alle ore 11.00 a cura di Franca Benvenuti - Visual Art a cura di Alessandra Santin   Visualizza Locandina

Contrapposizioni

Villa Frova Piazza San Marco 3, Caneva PN, Italia

INAUGURAZIONE MOSTRA 25 Febbraio ore 11:00 Presentazione e intervento critico di Alessandra Santin Progetto e allestimento a cura di Giovanna Carlot. La mostra sarà visibile nei seguenti orari: SABATO 15:00-18:00 DOMENICA 10:00-12:00 15:00-18:00 Durante la settimana contattare la biblioteca comunale  allo 0434 797482

MOUNTAIN- VENEZIA 72

È dopo pochi fotogrammi di Mountain che capisco che questo film della regista ebraica Yaelle Kayam mi piacerà e mi farà pure passare l’amaro in bocca per non essere riuscita ad assistere alla proiezione di Spotlight con gli attori del film in sala. Il film, in concorso per Orizzonti, racconta la storia di una donna ebraica che vive con la sua famiglia a Gerusalemme, all’interno del cimitero sul Monte degli Ulivi. La sua famiglia – come dirà lei ironicamente in una battuta del film – è l’unico nucleo famigliare vivente della zona.Madre di quattro figli e moglie fedele di un marito che si dedica più allo studio e alla preghiera che a lei, conduce una vita poco stimolante e fatta di abitudini. Le cose cambiano quando scopre passeggiando in cimitero che il luogo è frequentato dalle prostitute e dai loro clienti.Seppure sconvolta dalla scena di sesso a cui assiste, troverà poi proprio negli stessi frequentatori del cimitero un diversivo alla monotonia delle sue giornate. La donna inizia così due vite completamente diverse: durante il giorno è moglie e madre premurosa, mentre di notte osserva e si intrattiene silenziosamente con gli ospiti del cimitero.Mountain non è certamente un film dal ritmo incalzante, ma ha il merito di non scendere mai di tono. Le immagini e le ambientazioni che accompagnano questa storia sono volutamente scarne proprio per permettere allo spettatore di calarsi ancora di più nella realtà. Usciti dal film vi sarà impossibile non fare qualche riflessione in merito alla religione e a quanto quest’ultima influenzi il ruolo della donna, ma il modo in cui il regista invita a farlo è delicato.Il cast di Mountain, a partire dall’attrice principale Shani Klein, è capace di un’interpretazione senza sbavature.Mountain è uno dei film visti alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia che ho apprezzato di più e che consiglio di vedere, sperando che come me possiate amarne ogni singolo fotogramma. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

VERDARTE OUT-SIDE A CAORLE

Centro Storico Caorle , Italia

Caorle Inaugurazione Verdarte a cura di Mila Marzotto grazie agli artisti che hanno realizzato l’Installazione; al Comune e alla Pro Loco di Caorle e a Lorena Blarasin del Comune di Porcia al Lions di Caorle e al Lions Pordenone Naonis di Pordenone  

MASSIMILIANA SONEGO “DIARIO INTERIORE”

Galleria d'Arte Hotel Santin Via delle Grazie 9, Pordenone, Italia

https://pordenoneoggi.it/pordenone/diario-interiore-mostra-sonego-si-inaugura-il-31-al-santin/

Presentazione del libro “IL GIOCO DELLA VITA” di PAOLA GUERRA

Biblioteca Civica di Pordenone Piazzale XX Settembre, 11, Pordenone, Italia

“Il Gioco della Vita” PRESENTAZIONE del libro di poesie di Paola Guerra. Grazie a: Letterio Scopelliti giornalista che ha moderato la serata. A Giovanna Calvo Di Ronco docente e critico d’arte, per la emozionante lettura delle poesie. Ai musicisti, al flauto Rachele D'Este. Al pianoforte il maestro Ravagnini. Grazie per il patrocinio al Rotary Pordenone Fidapa Pordenone @ amici della musica Salvador Gandino e a tutti i presenti.Fondazione Giovanni Santin onlus

“Manifestazioni di pace”

Sabato 15 Giugno alle ore 15:00 si inaugurerà la Mostra “Manifestazioni di pace” - “Galleria d’Arte Civica Celso e Giovanni Costantini” - Castions di Zoppola(PN). Intervento critico di Alessandra Santin.  

Concerto di san Giovanni in Villa Pedrina

Villa Pedrina Tiezzo di Azzano Decimo

Serata ricca di musica, momenti commoventi, tante emozioni a Villa Pedrina per i tradizionale concerto di San Giovanni. Grazie alla famiglia Santin e un pensiero speciale alla signora Matilde. Molto bravi i musicisti della Banda comunale di Azzano X diretti dalla maestra Elena Buset.   Villa Pedrina a Tiezzo, nella sua maestosità, ha accolto un concerto magnifico della Banda comunale di Azzano X diretta dal mº Elena Buset. L’evento in ricordo della gentildonna Matilde Fabris Santin è stato organizzato dai figli attraverso la Fondazione Giovanni Santin onlus. Hanno accolto il numeroso pubblico Romy e Giovanna Santin. Presenti delle autorità civili e religiose, una rappresentanza ragguardevole dell’Ensemble Vocale Femminile Fidapa Angela Mormile, numerose socie Fidapa Pordenone. Il concerto di San Giovanni ormai tradizionale si è concluso con un brindisi, dolcetti e tramezzini che con le luci notturne hanno conferito una magica allure alla Villa edificata nel XVI sec.

Presentazione del libro Celso Costantini e la Cina di Bruno Fabio Pighin

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

Un evento che sottolinea la volonta’ di sviluppare relazioni interculturali fondamentali per la Pace tra i popoli. la Presentazione del libro Celso Costantini e la Cina di Bruno Fabio Pighin e inserito nella programmazione: ManiFestAzioni di Pace

BLANC EUROPEAN FESTIVAL: KOLYMBETHRA

Sala Polifunzionale Tramonti di Sopra

Ti affascinano i luoghi archeologici e la loro storia? Non perdere KOLYMBETHRA: il giardino ritrovato""! 🤩 Giuseppe Lo Pilato, curatore del Giardino della Kolymbethra nella Valle dei Tempi di Agrigento, ci racconterà la storia e il recupero di questo gioiello archeologico e agricolo, con oltre 2500 anni di storia. 🏛️ Interviene 𝙏𝙞𝙯𝙞𝙖𝙣𝙖 𝙎𝙖𝙣𝙙𝙧𝙞𝙣𝙚𝙡𝙡𝙞, presidente regionale del FAI FVG. Modera 𝘼𝙣𝙙𝙧𝙚𝙖 𝙎𝙥𝙖𝙜𝙣𝙤𝙡, responsabile gruppo FAI Spilimbergo Maniago. 📅 Sabato 20 Luglio, ore 17:30 📍 Sala Polifunzionale, Tramonti di Sopra 🎟️ Ingresso libero Per maggiori informazioni visita il sito: https://www.blanceuropeanfestival.it/kolymbethra 🌿BLANC EUROPEAN FESTIVAL 2024 🐚 10 eventi multi-art, in luoghi non convenzionali, con performance di artisti di fama nazionale ed internazionale, ispirate alla Natura e al colore Bianco, simbolo di luce e purezza. Attraverso il Friuli-Venezia Giulia dal 20 luglio al 20 Ottobre 2024. Scopri il programma completo del Festival su https://www.blanceuropeanfestival.it/ #fvg #EventiFVG #archeologia #kolymbethra #friuliveneziagiulia #BLANCEuropeanFestival  

BLANC EUROPEAN FESTIVAL 2024 – Arte e Natura

Gentilissimi Sostenitori del Blanc European Festival, Ci stiamo preparando al lancio della nuova edizione che comincerà con un ospite eccezionale a Tramonti di Sopra, sabato prossimo 20 Luglio alle ore 17:30. Il Blanc European Festival propone performance multi-art, in luoghi convenzionali e non, coinvolgendo artisti di fama nazionale ed internazionale.    Le performance di quest’anno si svilupperanno intorno al tema del rapporto uomo-natura e al colore Bianco, archetipo e simbolo di luce e gioia.   Come sapete, il Blanc European Festival nasce nel 2019 con l’intento di portare all’interno delle latterie friulane performance multi-art ispirate al Latte e al colore Bianco. Dal 2021 il festival decide di dedicare i suoi eventi in maniera più specifica allo  Sviluppo Sostenibile. Il festival si fa pioniere della riscoperta di alcuni tesori storico-naturalistici del territorio, in chiave performativa. Nel 2023 ha realizzato il primo concerto in assoluto all’interno della galleria della Vecchia strada della Valcellina, all’altezza del Ponte Antoi a Barcis. —— Se avete piacere di condividere la nuova edizione, vi allego la copertina di quest’anno e il sito rinnovato https://www.blanceuropeanfestival.it Abbiamo anche i canali social molto attivi: Instagram —> blanceuropean_festival Facebook —> AssociazioneCulturaleBlanc   Per il materiale grafico, abbiamo creato un link drive dedicato https://drive.google.com/drive/folders/1Ur7_5dQoPkHVo2jWYN3g0q1jnCUZyPiK?usp=share_link   ——   RingraziandoVi per il supporto rinnovato alla nostra iniziativa, Vi aspettiamo ai nostri eventi e mando a ciascuno un sentito ringraziamento. Riccardo Pes

BLANC EUROPEAN FESTIVAL: 𝙐𝙉𝘿𝙄𝙉𝙀: 𝙡𝙤 𝙨𝙥𝙞𝙧𝙞𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙖𝙘𝙦𝙪𝙖”!

Lasciati coinvolgere dalla musica di “𝙐𝙉𝘿𝙄𝙉𝙀: 𝙡𝙤 𝙨𝙥𝙞𝙧𝙞𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙖𝙘𝙦𝙪𝙖"! 🌊✨ L’incantevole suono del flauto di Giulia Carlutti e del pianista Ferdinando Mussutto, ci guideranno tra le correnti e i flutti tempestosi della musica romantica. Il prestigioso duo udinese eseguirà un repertorio originale che evoca le storie delle ondine, o Ninfe, spiriti acquatici del folclore germanico, che rappresentano l'elementale dell'acqua. Le ondine si trovano, di solito, in laghi, foreste e cascate. Hanno voci meravigliose, che, a volte, possono essere udite sovrapposte allo scrosciare dell'acqua. . 📅 Lunedì 29 Luglio, ore 20:45 📍 Villa Savorgnan, Sequals (PN) . 𝙂𝙞𝙪𝙡𝙞𝙖 𝘾𝙖𝙧𝙡𝙪𝙩𝙩𝙞, flautista, diplomata con lode al Conservatorio di Udine, ha studiato con maestri rinomati e ha suonato con prestigiose orchestre come l'Orchestra dell'Accademia della Scala di Milano. Ha vinto vari premi, tra cui il premio Severino Gazzelloni, e ha inciso dischi con l’orchestra di flauti “Zephyrus”. 𝙁𝙚𝙧𝙙𝙞𝙣𝙖𝙣𝙙𝙤 𝙈𝙪𝙨𝙨𝙪𝙩𝙩𝙤, diplomato in pianoforte con il massimo dei voti , ha perfezionato gli studi con Andrea Lucchesini e il Trio di Trieste. Ha vinto vari premi internazionali e si è esibito come solista e camerista in Italia e all'estero, collaborando con importanti orchestre, tra cui l’Orchestra del Teatro “La Fenice” di Venezia, e artisti di fama. . 🎟️ INGRESSO LIBERO FINO AD ESAURIMENTO POSTI Per maggiori informazioni visita il sito: https://www.blanceuropeanfestival.it/undine . 🌿BLANC EUROPEAN FESTIVAL 2024 🐚 10 eventi multi-art, in luoghi non convenzionali, con performance di artisti di fama nazionale ed internazionale, ispirate alla Natura e al colore Bianco, simbolo di luce e purezza. Attraverso il Friuli-Venezia Giulia dal 20 luglio al 20 Ottobre 2024. Scopri il programma completo del Festival su https://www.blanceuropeanfestival.it/ #fvg #EventiFVG #friuliveneziagiulia #BLANCEuropeanFestival #concerto #concertifvg #musicaclassica . EVENTO REALIZZATO: 🌿 Con il Patrocinio e il sostegno dei Comuni di : Pordenone, Tramonti di Sopra, Castelnovo del Friuli, Barcis, Sequals, Caneva, Casarsa, Clauzetto, Polcenigo, Travesio 🐚 Con il supporto della Fondazione Friuli, Camera di Commercio di Pordenone-Udine, Banca 360, PordenoneFiere, Comunità di Montagna delle Prealpi Friulane Orientali, Fondazione Santin, Hotel Santin, Sina Spa, Tosoni Formaggi 🌿 In collaborazione con la Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti Friulane, Parco delle Dolomiti Friulane, Ecomuseo Lis Aganis, Pordenone with Love  

BLANC EUROPEAN FESTIVAL: 𝙎𝙌𝙐𝘼𝙍𝘾𝙄𝘼𝙋𝘼𝘾𝙀: 𝙨𝙪𝙥𝙚𝙧𝙖𝙧𝙚 𝙡𝙚 𝙥𝙖𝙪𝙧𝙚 è 𝙘𝙤𝙢𝙚 𝙨𝙥𝙞𝙘𝙘𝙖𝙧𝙚 𝙞𝙡 𝙫𝙤𝙡𝙤

Toppo di Travesio

Gilda e Zora ti aspettano per un'avventura indimenticabile! 🐣🐥 🎭 𝙎𝙌𝙐𝘼𝙍𝘾𝙄𝘼𝙋𝘼𝘾𝙀: 𝙨𝙪𝙥𝙚𝙧𝙖𝙧𝙚 𝙡𝙚 𝙥𝙖𝙪𝙧𝙚 è 𝙘𝙤𝙢𝙚 𝙨𝙥𝙞𝙘𝙘𝙖𝙧𝙚 𝙞𝙡 𝙫𝙤𝙡𝙤 🪺🕊🧚‍♀️ Preparati a scoprire una storia affascinante che esplora le paure le paure legate alla nascita e alla crescita attraverso l'avventura di Gilda e Zora.🌑 Musiche tratte dal “Carnevale degli Animali” di Camille Saint-Saëns 🎶 Gilda e Zora nascono assieme, si avvicinano, si abbarbicano l’una all’altra, giocano ad assomigliarsi e a scoprirsi diverse. Si incoraggiano. Crescono.�E si imbattono nell’affascinante scoperta di un uovo, nero, oscuro come la notte, liscio come un serpente, lucido come uno specchio… a detta degli adulti pericoloso quanto un mistero da risolvere! . 📅 Venerdì 2 Agosto, ore 18:00 📍 Palazzo Wassermann, Toppo di Travesio (PN) . di e con 𝘾𝙖𝙩𝙚𝙧𝙞𝙣𝙖 𝘿𝙞 𝙁𝙖𝙣𝙩 e 𝙇𝙪𝙘𝙞𝙖 𝙇𝙞𝙣𝙙𝙖 regia di 𝙑𝙖𝙡𝙚𝙣𝙩𝙞𝙣𝙖 𝙍𝙞𝙫𝙚𝙡𝙡𝙞 produzione 𝙏𝙚𝙖𝙩𝙧𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙎𝙚𝙩𝙚 👨‍👩‍👧‍👦 🎭Spettacolo teatrale per spettatori dai 5 anni in su. . 🎟️ Ingresso libero ℹ️ Per maggiori informazioni visita il sito: https://www.blanceuropeanfestival.it/squarciapace #fvg #EventiFVG #friuliveneziagiulia #BLANCEuropeanFestival #teatro . BLANC EUROPEAN FESTIVAL 2024 20 Luglio - 20 Ottobre Dal 2019 il Blanc European Festival propone eventi multi-art, in luoghi non convenzionali, coinvolgendo artisti di fama nazionale ed internazionale con performance ispirate alla Natura e al colore Bianco, simbolo di luce e purezza. Scopri il programma completo del Festival su https://www.blanceuropeanfestival.it/ 🕉️ . EVENTO REALIZZATO: 🌿 Con il Patrocinio e il sostegno dei Comuni di : Pordenone, Tramonti di Sopra, Castelnovo del Friuli, Barcis, Sequals, Caneva, Clauzetto, Polcenigo, Travesio 🐚 Con il supporto della Fondazione Friuli, Camera di Commercio di Pordenone-Udine, Banca 360, PordenoneFiere, Comunità di Montagna delle Prealpi Friulane Orientali, Fondazione Santin, Hotel Santin, Sina Spa, Tosoni Formaggi 🌿 In collaborazione con la Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti Friulane, Parco delle Dolomiti Friulane, Ecomuseo Lis Aganis, Pordenone with Love  

Presentazione terza edizione del libro “Quattro passi insieme”

Tramonti di Sopra Sala Polifunzionale via Monte Rest

Domenica 04 agosto 2024 Franca Benvenuti a Tramonti di Sopra con Paola Dalle Molle e Lorenzo Cardin per presentare la nuova edizione di QUATTRO PASSI INSIEME Percorsi in Friuli Occidentale Sostenibilità e Donne che hanno aperto la strada. Appuntamento da non perdere! Domenica 4 agosto, ore 15.00, Sala polifunzionale, Tramonti di Sopra, via Monte Rest. Con il sostegno di Fondazione Giovanni Santin onlus e Fidapa Pordenone

BLANC EUROPEAN FESTIVAL: 𝘾𝙃𝙄𝘼𝙍𝘼 𝘿𝙄 𝙂𝙇𝙀𝙍𝙄𝘼 + 𝘽𝙇𝘼𝙉𝘾 𝙎𝙏𝙍𝙄𝙉𝙂 𝙊𝙍𝘾𝙃𝙀𝙎𝙏𝙍𝘼 + 𝘽𝘼𝙉𝘿 𝘾𝙝𝙞𝙖𝙧𝙖 𝘿𝙞 𝙂𝙡𝙚𝙧𝙞𝙖, 𝘽𝙇𝘼𝙉𝘾 𝙎𝙩𝙧𝙞𝙣𝙜 𝙊𝙧𝙘𝙝𝙚𝙨𝙩𝙧𝙖, 𝙍𝙤𝙗𝙚𝙧𝙩𝙤 𝙑𝙞𝙤𝙡𝙖, 𝙈𝙖𝙧𝙘𝙤 𝘼𝙣𝙙𝙧𝙚𝙤𝙣𝙞, 𝙀𝙧𝙢𝙚𝙨 𝙂𝙝𝙞𝙧𝙖𝙧𝙙𝙞𝙣𝙞

Piazza Plebiscito Polcenigo

BLANC EUROPEAN FESTIVAL 2024 🐚 📅 Domenica 4 Agosto, ore 20:45 📍 Area Cortivon, Piazza Pleibiscito, Polcenigo (PN) 𝘾𝙃𝙄𝘼𝙍𝘼 𝘿𝙄 𝙂𝙇𝙀𝙍𝙄𝘼 + 𝘽𝙇𝘼𝙉𝘾 𝙎𝙏𝙍𝙄𝙉𝙂 𝙊𝙍𝘾𝙃𝙀𝙎𝙏𝙍𝘼 + 𝘽𝘼𝙉𝘿 𝘾𝙝𝙞𝙖𝙧𝙖 𝘿𝙞 𝙂𝙡𝙚𝙧𝙞𝙖, 𝘽𝙇𝘼𝙉𝘾 𝙎𝙩𝙧𝙞𝙣𝙜 𝙊𝙧𝙘𝙝𝙚𝙨𝙩𝙧𝙖, 𝙍𝙤𝙗𝙚𝙧𝙩𝙤 𝙑𝙞𝙤𝙡𝙖, 𝙈𝙖𝙧𝙘𝙤 𝘼𝙣𝙙𝙧𝙚𝙤𝙣𝙞, 𝙀𝙧𝙢𝙚𝙨 𝙂𝙝𝙞𝙧𝙖𝙧𝙙𝙞𝙣𝙞 Una spumeggiante performance estiva circondata dalle fresche acque del fiume Livenza inonderà il sito UNESCO del Palù con tanta energia musicale. Una band eccezionale si esibirà per l’occasione con musiche di Zimmer, Led Zeppelin, Etta James, Aretha Franklin, Elvis, Pink Floyd e molti altri. In collaborazione con il PALÙ SUMMER FESTIVAL. 𝘾𝙝𝙞𝙖𝙧𝙖 𝘿𝙞 𝙂𝙡𝙚𝙧𝙞𝙖 voce solista 𝙍𝙤𝙗𝙚𝙧𝙩𝙤 𝙑𝙞𝙤𝙡𝙖 tastiere 𝙈𝙖𝙧𝙘𝙤 𝘼𝙣𝙙𝙧𝙚𝙤𝙣𝙞 basso 𝙀𝙧𝙢𝙚𝙨 𝙂𝙝𝙞𝙧𝙖𝙧𝙙𝙞𝙣𝙞 batteria 𝘽𝙇𝘼𝙉𝘾 𝙎𝙩𝙧𝙞𝙣𝙜 𝙊𝙧𝙘𝙝𝙚𝙨𝙩𝙧𝙖 Per conoscere i protagonisti visita: https://www.blanceuropeanfestival.it/palusummerfestival 🎟️ Ingresso libero ℹ️ Per informazioni: associazioneblanc@gmail.com 🌧 In caso di maltempo si svolgerà nell' auditorium dell' ex-convento di San Giacomo: Via S. Giacomo, 16, 33070 Polcenigo PN   🌿 BLANC EUROPEAN FESTIVAL 2024 🐚 20 Luglio - 20 Ottobre Dal 2019 il Blanc European Festival propone eventi multi-art, in luoghi non convenzionali, coinvolgendo artisti di fama nazionale ed internazionale con performance ispirate alla Natura e al colore Bianco, simbolo di luce e purezza. Scopri il programma completo del Festival su https://www.blanceuropeanfestival.it/   EVENTO REALIZZATO: 🌿 Con il Patrocinio e il sostegno dei Comuni di : Pordenone, Tramonti di Sopra, Castelnovo del Friuli, Barcis, Sequals, Caneva, Clauzetto, Polcenigo, Travesio 🐚 Con il supporto della Fondazione Friuli, Camera di Commercio di Pordenone-Udine, Banca 360, PordenoneFiere, Comunità di Montagna delle Prealpi Friulane Orientali, Fondazione Santin, Hotel Santin, Sina Spa, Tosoni Formaggi 🌿 In collaborazione con la Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti Friulane, Parco delle Dolomiti Friulane, Ecomuseo Lis Aganis, Pordenone with Love

ACOUSTIC DAYS PORDENONE – UNA FONTANA DI NOTE 2024

Ex convento di San Francesco Pordenone, Italy

Ogni tanto prende anche a me la fretta di postare, accade perchè l’emozione di vedere un evento che va alla grande ti travolge e ti senti di voler urlare a tutti la soddisfazione che ne deriva. Martedì sera la chiusa del post era un “grazie a tutti” che oggi vorrei specificare di più. Acoustic Days (con il tutto esaurito ogni sera) e Una Fontana di Note (con la piazza stracolma tutte le sere) sono il lavoro di mesi e di tanti che ringrazio: a partire dal Comune di Pordenone che ha creduto e sostenuto le iniziative (tutte ad ingresso gratuito) promosse e organizzate dall’ Istituto Di Musica Della Pedemontana (grazie al Presidente e al Direttivo che appoggiano con responsabilità tutte le iniziative) e alla nostra segreteria e ai consulenti. Luca Berton con il suo instancabile impegno Chiara Fassetta per gli Acoustic days Silenziosi ma sempre presenti con il loro prezioso aiuto la Fondazione Giovanni Santin onlus, il Pn Bar e Caffè e Western Union di via Santa Caterina.

REDUKCIO’

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

 

Renato De Marco “Invidio Bukowski”

Galleria d'Arte Hotel Santin Via delle Grazie 9, Pordenone, Italia

Espone Renato De Marco "Invidio Bukowski" a cura di Franca Benvenuti. Inaugurazione il 14 settembre 2024 alle ore 18.00 presso Galleria d'Arte Giovanni Santin.

MU-TEREM

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

AbitUdine al confronto

Museo Diocesiano di Udine

Inaugurazione venerdì 11 ottobre 2024 alle ore 17.00 presso il centro Convegni Paolino D'Aquileia https://www.facebook.com/share/p/V9MwkukWSS4NskYZ/?mibextid=WC7FNe https://www.facebook.com/share/p/8aA6ZdinyqE6fsHY/?mibextid=WC7FNe  

GUTI J. SOMA

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

IN / CERTI DEI

Ex convento di San Francesco Pordenone, Italy

cartolina_A6 IN/CERTI DEI di Fabio Ferretti De Virgilis. Certi Dei appartengono alle tenebre e alla luce, certi alle profonditá, certi inseguono i venti e rispondono alle preghiere, soddisfano le richieste di protezione, esaudiscono i desideri. Sono assoluti, infiniti, onnipotenti. Poi ci sono gli dei in/certi. Per lo più sono statici. Nel dubbio evitano i bivi, le salite tortuose, i confini. Amano le grandi città e i deserti. Attendono. Alcuni mostrano impazienza, altri hanno sguardi interrogativi e si stupiscono dell’incontro. Gli dei in/certi siedono su troni spodestati, evitano il centro delle questioni. Sono periferici. Tacciono o si esprimono per enigmi; compiono piccoli gesti. Hanno occhi tondi e fronti alte. Sono di nessuno e per tutti. Non sembra sentano. Fabio Ferretti De Virgilis si sottrae al loro silenzio, insiste a ritrarli assorti e plateali. Tra loro le differenze sono minimali, osservandoli attentamente si colgono impercettibili alterazioni di stati d’animo. In/certi dei l’artista si sofferma con ostinazione, indaga il loro volto piatto e neutrale, si concentra sui copricapo: percorre aureole luminose, allunga corna sottili e arrotonda turbanti. A volte li incorona con fragili ghirlande provvisorie. Tutto ubbidisce a funzioni misteriose che soddisfano bisogni d’infanzia: allontanare i vuoti, inventare giochi proibiti, ignorare il futuro, difendere spazi esclusivi, godere il presente. Gli dei in/certi di Fabio Ferretti De Virgelis non sempre fanno un buon lavoro, ma si impegnano e all’artista tanto basta. Sono disponibili e presenti. Bianchi, leggeri, numerosi. Sono piccoli e si lasciano riprodurre accogliendo dubbi, errori e indugi. La linea sottile delle loro labbra si inarca leggermente quando sorridono. A cosa pensano? Intorno a loro risplende l’energia vitale che assolve dalle colpe, protegge dai rimorsi, avvalora i ricordi più lontani. Questi dei in/certi popolano l’olimpo terreno vicino a Fabio Ferretti De Virgilis in cui fluisce il tempo breve degli animali e quello eterno delle pietre; in cui si avverte il ritmo delle correnti e il canto delle sirene. Gli dei in/certi di Fabio Ferretti De Virgilis conservano gli spartiti musicali, le sacre leggi, l’oro delle matrici, l’impronta dei figli, la voce degli avi. Sono necessari, imprudenti, plurali. Non hanno nomi ma sono capaci di reagire all’eco, interpretano gli sguardi e i gesti, conoscono i sogni. Non dormono mai, in/certi se l’istante adatto è ora o tra poco. Sanno che non é ancora tempo? Temono che non lo sarà mai? Gli dei in/certi mantengono i segreti. Nella loro fragile presenza gli dei in/certi amano le incertezze che solo la poesia sa avvicinare. Alessandra Santin

Donne nella scienza. Dopo Curie le altre

Narrazioni, visioni e incontri per scardinare stereotipi e seminare meraviglia. Tandem, arte in movimento, presenta Leona Wood, Rachel Carson, Maria Montessori.  

ROSE ROSSE?

Galleria d'Arte Hotel Santin Via delle Grazie 9, Pordenone, Italia

  Con il patrocinio del Comune di Pordenone. Mercoledì 22 novembre alle ore 18:00 presso l'Hotel Santin di Pordenone Fondazione Giovanni Santin onlus, Fidapa Pordenone Coordinamento Regionale P.O. AUSER FVG Osservatorio Pari Opportunità Auser Nazionale AUSER Territoriale Pordenone Vi invitano all'evento: “Rose Rosse” Un recital con l’obiettivo di sensibilizzare ed approfondire il tema del contrasto alla violenza sulle donne.   https://www.comune.pordenone.it/it/file/eventi/calendario-uniti-contro-la-violenza-sulle-donne_versione_28-10-2024-11.pdf  

UZSAI HELYZET-KEPEK

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

Invito cordialmente tutti i miei cari colleghi artisti, amici, conoscenti interessati all'arte a ASSOCIAZIONE DI PITTORI UNGHERSI nella GALLERIA DEL MUSEO, La mostra introduttiva del primo centro artistico a Uzsa che aprirà nel 2025. 01. 16. ( giovedì ) 18° óra La mostra è visitabile: 2025. 02. 16. „FONDAZIONE Givanni Santin onlius” per il contemporanea VENEZIA - BUDAPEST supportati dando la possibilità di presentare artisti visivi italiani e contemporanei ungheresi. www.museumhotel.hu Curatore ungherese della mostra: R. Mária Török artista visiva HOTEL MUSEUM BUDAPEST (1088 Budapest Trefort Street 2. sz. ) (*Metropolitana 2. * Villamos 47. 49. * Autobus 9. ) da Astoria al 5 perc walk )

DOUBLE SOUND di ISTVAN SZIR ÁNYI

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

Invito cordialmente tutti i miei cari colleghi artisti, amici, conoscenti interessati all'arte, Per l'inaugurazione della mostra "DOUBLE SOUND" di ISTVAN SZIR ÁNYI, formatore e fotografo, presso la GALLERY DEL MUSEO: 2025. 02. 21. ( venerdì) 18 óra La mostra è visitabile: 2025. 03. 16. "FONDAZIONE Givanni Santin onlius” per il contemporaneo VENEZIA - BUDAPEST supportati dando la possibilità di presentare artisti visivi italiani e contemporanei ungheresi. www.museumhotel.hu Curatore ungherese della mostra: R. Mária Török artista visiva HOTEL MUSEUM BUDAPEST (1088 Budapest Trefort Street 2. sz. ) (*Metropolitana 2. * Villamos 47. 49. * Autobus 9. ) da Astoria al 5 perc walk )

DONNE PROTAGONISTE 2025 – ELOGIO de LA PELLE

Casello di Guardia Via Antonio De Pellegrini, Porcia, Italia

LA S.V. è invitata all'inaugurazione della mostra ELOGIO de LA PELLE a cura di Alessandra Santin Espongono FRANCESCA DELLA TOFFOLA, ELISABETTA DI SOPRA, MARCELLO MASCHERINI ANDREA BRUSADIN ospite speciale Sabato 22 febbraio ore 11.00 PORCIA - CASELLO DI GUARDIA - VIA DE PELLEGRINI un caro saluto Franca Benvenuti

Spartito MOSTRA

Villa Frova Piazza San Marco 3, Caneva PN, Italia

https://www.giuseppeborsoi.it/2025/03/14/mostra-spartito-di-simone-bortolotti-e-dante-turchetto-a-stevena-di-caneva/

La grammatica del CAFFE’

Galleria d'Arte Hotel Santin Via delle Grazie 9, Pordenone, Italia

  https://pordenoneoggi.it/pordenone/la-grammatica-del-caffe-di-daria-illy-presentazione-il-25-al-santin/