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DIE PUPPE
12 Ottobre, 2015
Se alla serata inaugurale delle Giornate del Cinema Muto ho apprezzato Romeo und Juliet im Schnee di Lubistch, con la proiezione di Die Puppe mi è stato impossibile non rimanere conquistata dallo stesso regista.
Nei film di Lubitsch non vi è nulla di lasciato al caso, tanto meno in questa sua opera del 1919. Lui stesso dirà poco prima di morire di essere la sua preferita, perché tra tutte quella da lui reputata più brillante ed innovativa. Maniacale è la cura per ogni dettaglio: dalla scenografia, alla stessa interpretazione degli attori vengono diretti dallo stesso Lubitsch con estrema attenzione. Con ogni probabilità ciò lo si deve al fatto che lui stesso prima di essere regista è attore e trasferisce la sua esperienza al cast.
Die Puppe è tratto dal libretto di Maurice Ordonneau per La Poupée, un’opera di Edmond Audran del 1896.
Tutti i protagonisti della pellicola rimangono fedeli a quelli dell’opera, tranne la ragazza, a cui viene lasciato lo stesso nome dell’attrice che la interpreta: Ossi Oswalda. Quest’ultima diventerà una delle attrici preferite del regista che la vorrà in ben dodici pellicole.
Il film inizia con un piccolo prologo che vede Lubitsch nel ruolo di “trovarobe”: in un vecchio baule vengono trovati dei giocattoli per cui verrà allestita una scenografia di cartone affinché possano riprendere vita.
Sebbene il film narri con tono fiabesco la storia di Lancelot, impaurito dal gentil sesso, ma costretto a prender moglie per risollevare l’economia dei monaci presso il quale è ospite, esso nasconde una vena assai più maliziosa.
Anzi, mi sento di definirla molto simile ad una commedia sexy in cui in due o tre scene i riferimenti sono pure piuttosto espliciti. Mi ha sorpreso che questa opera di Ernst Lubitsch non fosse stata bandita dalla feroce critica tedesca dell’epoca e che l’unica critica fosse stata rivolta al modo in cui sono stati descritti i monaci: avidi, arrivisti e manipolatori.
Negli Stati Uniti invece la sottile malizia del buon Lubitsch non è stata vista di buon grado e la pellicola venne proibita a New York e ne venne ridotta la distribuzione.
Lubitsch diverte e lo fa in modo incalzante, ma non è solo la sua nota spassosa ad essermi tanto piaciuta. Eccellente è il cast e la pianificazione con cui sono state girate le scene. Mi sorprende pensare si tratti di un film girato negli anni venti vista l’accuratezza della costruzione delle scene, soprattutto quelle in cui vi sono effetti visivi davvero ben riusciti. Effetti che adesso noi realizziamo al computer, ma quelli di Die Puppe hanno tuttavia un altro sapore.
Chiara Orlando
per Fondazione Giovanni Santin Onlus