PROGETTO EUROPEO RE.ACTION

La Fondazione Giovanni Santin Onlis ha partecipato attivamente al  Progetto Europeo Re.action: “REsources Anti-Crisis: Town-twinning, Innovation, Openness and Networking”, promosso dal Comune di Porcia, dando supporto all’artista Vico Calabrò, che ha effettuato la ricerca e ha realizzato l’opera tradotta in incisione donata ai rappresentanti delle delegazioni internazionali e con il testo critico dell'opera curato da Alessandra Santin. Lo scopo principale del progetto è la promozione di una cittadinanza europea attiva e l’incontro tra i rappresentanti delle comunità locali di tutta l’Europa per uno scambio di esperienze, pareri e valori e il gemellaggio delle città, tematica a cui la Fondazione è da sempre  molto sensibile VICO CALABRO’ Oltre il viaggio. PORCIA. Vivere il luogo come condizione dell’anima. Donatello e Brunelleschi amavano osservare, misurare e ricopiare le antiche rovine di Roma, Leonardo da Vinci e Albrecht Durer hanno lasciato nei loro taccuini di viaggio eccellenti disegni di paesaggi. Nel XVII secolo il piacere di scoprire e di rappresentare ambienti sempre nuovi ha portato alla nascita di un vero e proprio genere, quello dei carnet de voyage. Le testimonianze più significative si devono a pittori del valore di Turner, Ruskin e Delacroix che tenevano una sorta di diario visivo personale. Nell’arte moderna la spinta di questa Wanderlust (dal tedesco: wander vagare, lust passione) porta verso mondi lontani, dove lo sguardo vergine si rivolge ad una natura incontaminata (Paul Gauguin), con particolari condizioni di paesaggio e di luce (Paul Klee). Negli anni ’50 del ‘900 nasce la cultura on the road e in seguito si assiste a una forte predisposizione al viaggio soprattutto in direzione dell’Oriente. Nel contemporaneo si acquisisce questo interesse per l’arte e il luogo. Kounellis si definisce “un viaggiatore consumato” e sostiene che il viaggio verso la conoscenza è, in fondo in fondo, il vero senso della propria vita dedicata all’arte. Vico Calabrò si inserisce a pieno diritto tra questi esempi per la passione che lo anima quando si ritrova in viaggio verso nuovi paesi ed inaspettate esperienze. Durante la sua ricerca artistica si è trovato a vivere e  lavorare in Giappone, in Tunisia, in Bielorussia, in Brasile e in molti altri paesi ancora, vicini o lontanissimi, portando con sé uno sguardo ogni volta rinnovato, quello che Proust augurava ad ogni uomo di avere, per poter vivere pienamente la propria vita. Tra le ultme tappe di questo lungo e articolato percorso va ricordata quella effettuata nel 2014 in provincia di Pordenone, a Porcia, località ricca di testimonianze storiche ed architettoniche (soprattutto medioevali), naturalistiche e ambientali. Vico Calabrò, attratto dal paesaggio naturale e antropico, vi ha trascorso alcuni giorni respirando le atmosfere e osservando le luci  delle diverse ore del giorno, cercando documenti conservati negli archivi pubblici e privati, assaggiando i sapori genuini delle pietanze tradizionali e dei vini preziosi. Parlando con la gente comune, con i ricercatori e gli appassionati, ha avuto la possibilità di immaginare contesti e situazioni, di conoscere le opere e il pensiero di alcuni uomini e donne illustri che lo hanno abitato e visitato, progettato e valorizzato. Molti hanno lasciato documenti del proprio lavoro e degli interessi che hanno caratterizzato la ricerca. Le esperienze di vita, i contenuti, i nuovi saperi, la presenza di opere ancora visibili e visitabili, i dialoghi e i rapporti personali con la gente del luogo hanno ispirato Vito Calabrò che ha prodotto numerosi appunti, schizzi e disegni. Tra gli altri ne ha scelto uno e lo ha tradotto in opera incisoria magistralmente stampata dalla Stamperia d’arte Busato di Vicenza. In essa il nostro sguardo può leggere poeticamente l’attualità del passato  riflesso nel presente di alcuni luoghi dal fascino indiscutibile. Lo sguardo di Vico Calabrò offre una visione unificante e omnicomprensiva della vita vissuta e raccontata: del farsi dell’evento nei luoghi rappresentati; del tempo trascorso tra realtà e immaginazione. La memoria gioca, grazie all’arte, e permette il libero movimento tra presente e futuro. La chiave poetica che consente all’artista la straordinaria capacità di sintesi è divenuta modalità di indagine e di conoscenza che va al di là della scelta di un singolo strumento interpretativo. Infatti, attraverso la forza leggera del disegno e l’intensità della composizione si evidenziano la bellezza assoluta e la semplice complessità della storia, capace di alludere, di narrare senza mai voler giungere ad una conclusione definitiva e senza ridurre l’enigmaticità dell’esistenza. Con perizia volutamente descrittiva il disegno narrativo di Vico Calabrò immagina e realizza la compresenza di alcuni edifici emblematici: procedendo da destra verso sinistra il Duomo, il Castello, la Chiesa di Santa Maria, il bel Municipio  Vecchio e la Torre dell’Orologio, visti al di là delle acque del Bejon. Le strutture architettoniche si illuminano reciprocamente secondo affinità e dissonanze; attraverso la rappresentazione rendono visibile ogni riflessione culturale, ogni incursione nel sociale. Prima tra gli altri affiora la città di Porcia, come spazio di scena in cui gli antiche edifici enfatizzano il significato simbolico del luogo, che si fa contenitore del Tempo, del fluire festoso, a volte tragico, sempre laborioso della vita. Il luogo si carica di un senso ulteriore, diviene condizione ineludibile di espressione poetica di Vico Calabrò, artista dagli occhi curiosi, fantasiosi ed insaziati. Alessandra Santin

VENEZIA SI VESTE A FESTA PER IL CINEMA

Manca solo un giorno alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia. A Venezia vige una sorta di calma apparente, ma sappiamo che questa strana atmosfera durerà poco. Domani i media prenderanno d’assalto i red carpet, il Palazzo del Cinema si riempirà di ospiti di prestigio e anche di curiosi. Ai film “Il mercante di Venezia” ed “Otello” di Orson Welles spetterà il compito proprio nella cerimonia di pre-apertura di stasera, di lanciarci in questa decina di giorni di cinema e cultura. Tanti, tantissimi i film in concorso e fuori concorso che verranno apprezzati da platee di spettatori piuttosto eterogenee. Il monologo perduto del Mercante di Venezia di Orson Welles, che verrà proiettato proprio questa sera gratuitamente al pubblico veneziano. Sino ad ora abbiamo raccontato qualche pillola dei film stranieri e di quelli italiani che verranno proiettati, ma è chiaro che succederà tutto da domani in poi. E’ inutile azzardare pronostici, visto che sappiamo bene che pellicole assolutamente sconosciute e di cui non si era parlato prima del festival, si sono rivelate in altre edizioni vincenti. Noi faremo del nostro meglio per vedere il maggior numero di film possibili e ci concentreremo soprattutto sulle pellicole che difficilmente ritroveremo nei grandi multisala. Sarà bello vedere una Venezia vestita a festa per il grande cinema. E sarà pure un privilegio raccontarvelo! Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

UNA NOTTE PIENA DI STELLE DEL CINEMA -VENEZIA 72

Poco male se ieri sera a Venezia c’erano poche stelle in cielo, quelle del red carpet ci sono bastate!Il primo giorno di Festival non poteva iniziare meglio: siamo riuscite ad assistere all’anteprima mondiale di Everest e in sala c’erano tantissime stelle del cinema. Peccato che a fine proiezione, quando era momento di raccogliere le nostre valutazioni per confrontarci in merito al film, siamo state distratte dal bel Jake Gyllenhaal, che con barba lunga e capello pettinato all’indietro, ci ha sfiorato mentre usciva dalla sala. Sì, avete letto bene: è lui che ha sfiorato noi, non è successo il contrario. E dobbiamo pure ammettere che il fascino di questo ragazzone in papillon e abito nero (un velluto morbidissimo quello della giacca…) ci lasciato a bocca aperta per un po’. Visto che le premesse della serata erano buone, abbiamo pensato bene di fare una capatina a vedere che atmosfera si respirava all’ Hotel Excelsior. La festa in spiaggia presentava una suggestiva scenografia realizzata con gusto e ricercatezza. Insomma, il primo giorno della Mostra Internazionale d’ Arte Cinematografica di Venezia non poteva soddisfarci più di così. Anche la nostra aspettativa sulla città è stata mantenuta: potremmo pure sbagliarci, ma Venezia è ancora più seducente con il tappeto rosso del Lido, perché è come una bellissima donna con un filo di rossetto: non si può non notarla. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

L’HERMINE

È un film che divide la critica quello del regista francese Christian Vincent. L’Hermine, termine che in francese indica l’ermellino, racconta la vita professionale e privata di un Presidente di Corte d’Assise.Il Presidente “a due cifre” – così viene chiamato dai suoi colleghi poichè infligge pene mai inferiori di dieci anni – è detestato e temuto. Seppure L’Hermine riesca a caratterizzare i personaggi mettendo a nudo i sentimenti e le fragilità di un uomo apparentemente tutto d’un pezzo e solitario, il film presenta degli intoppi che sono dovuti all’eccessiva distinzione tra la vita professionale e quella privata di Monsieur Racine. Ed anche se l’idea di separare in modo così netto questi due aspetti del protagonista pare una scelta voluta dal regista stesso, essa non riesce a convincerci. Questa scelta non fa decollare il film, lo rilega alla banalità.Non vi è nulla da dire invece sullo straordinario Fabrice Luchini, che mette in campo tutta la sua verve creativa e il suo talento di grande attore. Puntiglioso e preciso in aula, Racine è brillante e tenero quando si intrattiene con la donna che ama da anni e che rincontra – così vuole il caso – proprio in tribunale come giurata ad un processo per omicidio di cui è presidente. Quello che è piaciuto a tutti di questo film è il suo essere assolutamente francese in ogni singolo fotogramma: dai dialoghi con cui si presentano a vicenda i giuristi, agli scorci nei quali si intravede una tipica cittadina francese. per Fondazione Giovanni Santin Onlus

AL LIDO DI VENEZIA FERVONO I PREPARATIVI – VENEZIA 72

Cresce l’attesa per la 72ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. L’edizione 2015 vede come Direttore Alberto Barbera e come Presidente di Giuria il pluri premiato regista Alfonso Cuarón, una garanzia come esperto di cinema e uomo di cultura. Proprio al Lido di Venezia nel 2013, Cuarón presentò in anteprima mondiale Gravity, film che si è portato a casa ben 7 statuette Oscar al Kodak Theater di Los Angeles. Mai come quest’anno la scelta delle pellicole da presentare in Concorso è stata difficile vista la grande quantità di opere pervenute. I soliti polemici affermano che ciò non è un segnale positivo, ma che possa bensì incidere sul tipo di proiezioni perché si perderebbe in qualità, ma noi siamo certi che con una giuria internazionale come quella che presenzierà quest’anno Il Concorso, non si correranno rischi. Il programma della 72 esima edizione è già online, l’App per essere costantemente aggiornati sulle proiezioni pure (anche se sarà ufficialmente operativa a partire dal 2 settembre). Non ci resta dunque che infilare in borsa i taccuini ed un paio di ballerine per spostarci agevolmente da una sala di proiezione all’altra.Nei prossimi giorni avremo modo di scrivere dei film più attesi e parleremo pure di quelli meno conosciuti, ma che rappresentano un tipo di cinema sempre più apprezzato dal pubblico. Al Lido di Venezia fervono da mesi i preparativi per ospitare i grandi nomi del cinema e della cultura internazionale. Un fazzoletto di terra si trasformerà per una decina di giorni in uno dei palchi più ambiti sia dalle stars che dagli addetti ai lavori e tutti saranno pronti a dispensare sorrisi ed autografi. E speriamo dispensino pure un bel cinema! Avrò il privilegio come blogger di recensire le opere cinematografiche della 72esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia a nome della Fondazione Giovanni Santin Onlus.La Fondazione che ha sedi in Italia e all’estero si propone di promuovere l’arte sia essa intesa come pittura, scultura e video con una serie di iniziative che vanno dalle mostre d’arte, agli eventi formativi e molto altro. L’auspicio della fondazione è quello di trasmettere alle nuove generazioni e far conoscere ad un pubblico sempre più ampio le innovazioni e le tendenze più attuali nel panorama dell’arte contemporanea internazionale. Non mi resta che darvi appuntamento per le novità e per i film che verranno presentati. A presto e… buon cinema! Chiara Orlando

VENEZIA 72: I PRIMI TRE FILM STRANIERI

Manca davvero pochissimo alla 72esima Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia. Nell’imbarazzo della scelta dei film da presentare per primi, abbiamo ceduto alle lusinghe dei film stranieri più attesi ed oggi vi daremo qualche piccola anticipazione su tre pellicole in concorso. Anche se in realtà c’è qualcuno che afferma che Venezia stia subendo le angherie degli altri Festival e stia perdendo in prestigio, di registi, sceneggiatori e stars ne vedremo parecchi al Lido di Venezia. Everest Rompiamo il ghiaccio con un film che di ghiaccio ne ha in abbondanza nei suoi centocinquanta minuti di proiezione: Everest.Everest, da voci di corridoio e dal trailer lanciato ufficialmente il 4 giugno, sembrerebbe un prodotto che lo spettatore troverà gradevole a fine proiezione.D’altra parte il cast stellare che avremo il piacere di vedere in questa pellicola, è solito affondare i denti su qualcosa di ben fatto e il film pare risponda a queste caratteristiche. E’ Baltasar Kormákur a dirigere e ci riporta indietro ad un fatto di cronaca accaduto negli anni novanta – per la precisione nel 1996 – di cui si parlò a lungo. Quella che vedremo raccontata in pellicola sarà la tragedia che colpì un gruppo di alpinisti sul monte Everest (furono ben 12 persone le persone che persero la vita nell’incidente). Il cast conta attori del calibro di Jason Clarke, Jake Gyllenhaal, Josh Brolin, John Hawkes, Robin Wright, Michael Kelly, Sam Worthington, Keira Knightley e Emily Watson. Black Mass – L’ultimo gangster Johnny Depp ritorna sul grande schermo con il ruolo di mafioso irlandese – e pure informatore dell’ FBI- che sembra essere fatto apposta per lui.E anche se in realtà ci eravamo abituati al suo essere camaleontico dopo i tanti film di Tim Burton, vederlo vestire i panni (molto sporchi) di questo cattivone irlandese, ci fa pensare che i suoi limiti siano ancora lontani. Il regista Scott Cooper, lo stesso di Crazy Heart con cui si è portato a casa due Oscar (anche grazie ad uno strepitoso Jeff Bridges), firma questa terza opera. Si dice che ne sentiremo parlare a lungo, anche dopo la presentazione ufficiale a Venezia 72. Gli altri attori sono tutti di spessore:Benedict Cumberbatch, Kevin Bacon, Joel Edgerton, Sienna Miller e per ultima Dakota Johnson, l’unica su cui abbiamo delle forti riserve dopo il deludente 50 shades of grey. Janis Non può mancare in questo primo tris di anticipazioni un altro film che siamo davvero curiosi di vedere: Janis.In fondo ci sembrava impossibile che nessuno avesse mai pensato di raccontare in pellicola la signora Joplin. A ciò pensa finalmente Amy Berg, quella Berg che si sta facendo conoscere soprattutto per i documentari. E così, anche sul red carpet di Venezia zeppa e pantalone a zampa d’elefante verranno finalmente sdoganati e potremo tirare un sospiro di sollievo.Ironia a parte, ci auguriamo che questo film possa mettere d’accordo gli amanti del rock, ma pure il resto del pubblico su una delle voci più belle di tutti i tempi. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus  http://fondazionegiovannisantinonlus.com/

VENEZIA CINEMA: GLI ALTRI FILM STRANIERI

Prima di tuffarci in quelli che saranno i film italiani in concorso alla 72esima Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia, desideriamo dare ancora qualche anticipazione sugli altri film stranieri attesi dal pubblico e dalla giuria. Il caso Spotlight Non dev’essere stato facile per Thomas McCarthy cimentarsi nella regia di questo film che ha per tema l’inchiesta sui casi di pedofilia avvenuti nell’arcidiocesi di Boston nel 2002. Indubbiamente si tratta di un canovaccio intrigante e che ci auguriamo abbia affrontato con intelligenza, vista l’alta probabilità di polemiche.“Il dubbio” con gli straordinari Meryl Streep e Philip Seymour Hoffman aveva già toccato un tema così delicato con un risultato difficile da eguagliare. Ma veniamo a Il caso spotlight: quando la notizia di Boston trapelò ai media, fu un vero scandalo e l’allora Arcivescovo Bernard Francis Law finì addirittura col dimettersi. I giornalisti del Boston Globe che misero in luce la vicenda riuscirono pure a guadagnarsi un Premio Pulizer per il lavoro svolto.Il cast di questo film è stellare: tra tutti spicca il piacevole Mark Ruffalo con la complicità di bravi attori del calibro di Rachel McAdams, Michael Keaton, Stanley Tucci, Liev Schreiber e John Slattery.Il trailer è in grado di dare già un’idea di quello che possiamo aspettarci al cinema, senza per questo essere troppo spoiler. C’è chi giura di sentire già odore di award. Non ci resta che aspettare solo qualche giorno per poterlo vedere. Remember Impossibile non pensare a This must be the place dopo aver visto il trailer di Remember di Atom Egoyan.La similitudine con uno dei personaggi chiave del film che aveva per protagonista Sean Penn inThis must be the Place è piuttosto marcata. In Remember ritroviamo un ex vittima dell’ Olocausto che, come il padre di Penn, è preda di grandi conflitti interiori ed anche malato d’Alzheimer. Il tema trattato potrebbe essere una spina sul fianco di qualsiasi regista, ma il cast tra cui spicca un grande Christopher Plummer dovrebbe essere una garanzia. Ad accompagnarlo in questo ruolo difficile ci sono Martin Landau e Bruno Ganz. Equals Drake Doremus, quello di Like crazy, dirige Nicholas Hoult e Kristen Stewart in un questo film che piacerà agli amanti dei film che mescolano fantascienza, romanticismo e genere drammatico. Quello che incuriosisce di questo film è senza dubbio la trama che vede i protagonisti vivere in un futuro dove i sentimenti non esistono più. Le cose cambiano quando un morbo li colpisce e fa sì che ritornino a provare dei sentimenti a cui non erano più abituati: la paura, l’affetto, la gioia, l’amore, il dolore.Il cast scelto da Doremus è composto oltre che dai giovani Hoult e Steward anche da Jacki Weavere Guy Pearce. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus  http://fondazionegiovannisantinonlus.com/

IL CINEMA ITALIANO IN CONCORSO A VENEZIA 72

Alla 72esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica verranno presentati cinquantacinque lungometraggi. Tra questi, i film in concorso sono ventuno, quelli fuori concorso sedici. Alla sezione Orizzonti faranno capo diciotto opere. Questa è la quantità di opere che la giuria dovrà esaminare per decretare i vincitori ed assegnare il Leone d’Oro. E il cinema italiano? Non temete: ce ne sono quattro di film italiani (validissimi) in concorso e oggi ci concentreremo proprio su quelli.Avremo il piacere di ritrovare un lavoro di Marco Bellocchio con il film Sangue del mio sangue, poi Luca Guadagnino con A bigger splash, Piero Messina con L’attesa e Giuseppe M. Gaudinocon Per l’amor vostro. Partiamo da Bellocchio che in Sangue del mio sangue si circonda di tutti gli attori con cui ama lavorare: Roberto Herlitzka, il figlio Pier Giorgio Bellocchio, Alba Rohrwacher e Filippo Timisolo per citarne alcuni.Il primo trailer svela qualcosa del film, ma non riusciamo a dare un morso sostanzioso alla storia. Quello di cui siamo certi è che sarà piuttosto insolito. Il film è girato a Bobbio, dove il regista aveva precedentemente girato I pugni in tasca.   Tilda Swinton ritorna a lavorare con Guadagnino nel film A bigger splash, film di cui ancora non siamo riusciti a vedere il trailer, ma di cui ci possiamo abbastanza fidare grazie al cast scelto. I più informati dicono che si rifaccia a La Piscine. Gli altri attori che affiancheranno la Swinton sonoDakota Johnson, Matthias Schoenaerts e il sempre affascinante Ralph Fiennes. Il film L’attesa di Messina, che verrà distribuito da Medusa film, è ambientato nell’entroterra siciliano: le due protagoniste del film, tra cui spicca Juliette Binoche, attendono l’arrivo del figlio la prima e del fidanzato la seconda. L’attesa diventa per loro un atto di fede ed amore.Accanto alla Binoche troviamo Lou de Laâge, Giorgio Colangeli, Domenico Diele, Antonio Folletto, Corinna Lo Castro e Giovanni Anzaldo. Valeria Golino nel film Per amor vostro di Gaudino è una donna napoletana che ha condotto una vita senza pensare a se stessa, ma volta ad assecondare i suoi famigliari. Pur essendo di aiuto agli altri, non riesce a fare la stessa cosa su se stessa e resta piena di dubbi e paure. Le cose cambiano quando riesce ad ottenere una posizione di lavoro stabile e decide di dare una svolta alla sua vita. Nel cast con Valeria Golino, Massimiliano Gallo e Adriano Giannini. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

JANIS : UN TRIBUTO BEN RIUSCITO

Ci sono voluti otto anni alla regista Amy Berg per recuperare il materiale e realizzare Janis, il documentario sulla vita di una delle più belle voci femminili mai esistite. Il risultato è un lavoro certosino di selezione di contenuti, immagini, tracce audio e video rarissimi.E’ un bel omaggio a Janis Joplin quello presentato dalla capace Berg che non si limita a raccontare la Joplin del palco e dei backstage, ma la caratterizza anche in modo intimistico presentando la Joplin in tutta la sua complessità. E lo fa senza mai caratterizzarla e tanto meno dare giudizi. Il rischio che questo documentario si trasformasse in un prodotto mediocre c’era e in tanti forse, non appena si è sparsa la voce che questo“film” sarebbe stato presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, avranno pensato al peggio. Per i pessimisti questa volta è andata male: Janis non è il solito altarino per ricordare il grande artista scomparso. L’unico altare – se proprio dovessimo prenderne in considerazione uno- è quello su cui fare salireAmy Berg, che con questo lavoro conferma di saper realizzare in modo eccellente questo genere di prodotto.Ma torniamo a Janis: la cosa che abbiamo gradito di più sono state le tracce audio e le lettere alla famiglia, proprio quella famiglia che non è mai riuscita a comprenderla. Per loro Janis era una figura difficile di cui non sono mai riusciti completamente a condividerne le scelte. E per scelte, facciamo riferimento a ciò che la spingerà ad essere anticonformista e così diversa dalle altre ragazzine di Port Arthur. La Joplin lascerà Port Arthur da giovanissima – con sua e nostra somma gioia. Di lì in poi, non senza difficoltà, Janis Joplin si dedicherà alla musica, l’unica cosa che la faceva sentire veramente se stessa. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

11 MINUTES

Sono bastati solo due degli “11 minutes” di Jerzy Skolimowsky per farmi capire che non mi sarei annoiata durante la proiezione di questo film. D’altra parte, era stato lo stesso regista ad affermare in conferenza stampa che questo film era la sua personale risposta all’action movieMade in USA. E il risultato è davvero un film che gli americani possono invidiare. È il tempo la chiave di lettura con cui analizzare l’ultimo capolavoro di Skolimowsky. Un tempo che fa da trait d’union in tutte le storie di questo film che il Maestro polacco fa sbalzare (letteralmente) fuori dallo schermo. Tuttavia Skolimowsky non vi entra in profondità, proprio perché pensa stia allo spettatore la decisione di scavare o meno dentro queste vite. Difficile dire se chi si impegnerà a mettere insieme i pezzi di questo puzzle intricato, riuscirà mai a finirlo: sono troppi forse i dettagli da analizzare. O forse sono in pochi ad avere la sensibilità del regista. È sbalorditiva la freschezza con cui il settantenne Skolimowsky dirige un cast – a me sconosciuto – ma davvero talentoso. Già, la freschezza: ciò che è mancato nelle opere dei registi italiani con la metà degli anni di Skolimowsky in concorso a Venezia. https://youtu.be/8IlSOg1-6Tk È un vortice quello in cui ci spinge dentro Skolimowski: la sua impeccabile regia analizza il comportamento dell’essere umano nell’attualità del tempo presente. Alle azioni di un marito geloso, di una attrice, di un ladro, di un corriere fanno seguito quelle che possono sembrare delle conseguenze, ma forse è più semplicemente il caso ad accomunarne i destini? In questo apparentemente disordinato thriller ad alta tensione il pluripremiato regista di Essential Killing e Le départ, continua a regalarci una grande prova di regia, tenendoci sempre col fiato in sospeso. L’unica cosa che mi ha tormentata per tutto il film era se prestare attenzione al disastro patinato alla “ David La Chapelle” o tifare per uno dei personaggi che si trovano invischiati in un presente che mai diventerà futuro. D’altra parte, è questo forse quello su cui pone l’attenzione Skolimowsky: noi siamo adesso, il futuro non esiste. Chiara Orlando   per Fondazione Giovanni Santin Onlus

REMEMBER

È stata una scelta coraggiosa quella di Atom Egoyam di girare Remember. Il regista e produttore canadese affronta un tema delicato come quello dell’olocausto. Sono tanti registi ad essersi cimentati in questo tipo di soggetto, ma in pochi sono riusciti a trarne dei film di cui ci rimane memoria – inevitabile gioco di parole – della “memoria”. Remember è un film che si è meritato ogni minuto di applausi a Venezia. Anch’io, come il resto del pubblico, mi sono abbandonata a fine proiezione in un lungo battimano al regista presente in Sala Grande. Altra standing ovation va al cast di attori non più giovanissimi, con le physique du rôle adatto ad interpretare questa pellicola. E del cast, non possiamo solo citare il brillante Christopher Plummer, ma anche Dean Norris,Bruno Ganz ed uno strepitoso Martin Landau, che con la sua lettera guiderà il protagonista in un involontario (o forse volontario?) viaggio interiore. In tanti avevamo il dubbio che Remember potesse essere il film già visto sul tragico sterminio di massa, ma non è così. Ed anche se all’inizio del film abbiamo la sensazione che a Zev, degente in una casa di cura e malato di alzheimer a cui è morta la moglie da pochi giorni, non possa succedere nulla di così eclatante, col trascorrere dei minuti capiamo che di cose gliene capiteranno tante. Forse pure troppe. Sarà un suo caro amico della casa di cura (un evergreen Martin Landau) a guidarlo – grazie ad una lettera dettagliatissima – in una vera e propria missione per scovare il feroce nazista che ha sterminato la sua famiglia ad Auschwitz. E così, lettera alla mano, il burbero e allo stesso tempo tenero Zev, intraprenderà un viaggio che lo porterà addirittura ad oltrepassare il confine ed arrivare in Canada. Sebbene nel film non ci siano specifici riferimenti a ciò che è accaduto nei campi di concentramento ai protagonisti, si comprende quanto all’epoca la folle realtà possa essere stata confusa con qualcosa di irreale, nel disperato tentativo di sfuggire al tragico destino. Il film Remember è esattamente come la lettera che guida Zev nella caccia al feroce assassino nazista: impeccabile. per Fondazione Giovanni Santin Onlus

MARGUERITE

L’amore per il bel canto di Marguerite non è direttamente proporzionale al suo talento, ma ciò non sembra abbatterla. Xavier Giannoli ci racconta così la signora Dumont alla 72^ Mostra del cinema di Venezia. L’attrice Catherine Frot sul red carpet di Venezia prima della proiezione ufficiale del film in Sala Grande Per raccontare il film presentato due settimane fa in Concorso a Venezia occorre fare un passo indietro: il regista belga si è ispirato a Florence Foster Jenkins, soprano americano degli anni ’40, con scarse doti canore, ma con tutto l’appeal della grande diva. L’attrice Catherine Frot nel ruolo di Marguerite Dumont in una scena del film Gli amici della Dumont, pur partecipando ogni anno al concerto benefico che tiene in casa propria per raccogliere fondi a favore di una causa, la sbeffeggiano e si prendono gioco in segreto delle sue stonature. Il marito dal canto suo, stanco di assistere al triste spettacolo, fa di tutto per arrivare in ritardo alle esibizioni della ricca moglie mettendo in scena improbabili guasti d’auto. Allo stesso concerto che tiene per gli amici aristocratici che la deridono, partecipa pure un giornalista anti-convenzionale che vede invece nella Dumont una grande artista, proprio perché capace di esprimersi in modo così libero. Le viene proposto dallo stesso Lucien di esibirsi su un palco vero, in un vero teatro, con un vero pubblico. Seppure con incertezza, decide di accettare la proposta ed inizia a prendere lezioni di canto da un cantante lirico ormai in declino. Marguerite è un film leggero, ma il regista ha l’accortezza di descrive la Dumont nella sua totalità, ossia come una donna in cui felicità e passione si mescolano ad amarezza ed infelicità. Michel Fau nel ruolo di insegnante di bel canto di Marguerite in una scena del film Non mancano scene divertenti e godibili, ma anche attimi in cui per forza siamo portati a riflettere in merito alla difficoltà che abbiamo nell’essere noi stessi e nel poterci esprimerci liberamente. Il cast fa scorrere rapidamente ogni minuto della pellicola: ottima l’interpretazione di Catherine Frot nel ruolo principale, Sylvain Dieuaide nel ruolo del giornalista Lucien, di André Marcon nel ruolo del marito e di un perfetto Michel Fau, nell’interpretazione di vecchia gloria della lirica. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

VIVA LA SPOSA

Il protagonista di Viva la sposa si guadagna da vivere organizzando spettacoli di compleanno per bambini. La sua è una vita precaria, fatta di corse in furgone e pomeriggi passati al bar davanti alla bottiglia. Pur vivendo una condizione di assoluto disagio, è di animo buono e in lui non mancano i valori e i sani principi. Valori e principi che invece vengono meno nelle persone che incontrerà lungo gli 85 minuti di film. La sua storia si mescolerà con quella di chi si guadagna da vivere truffando le assicurazioni, di chi si prostituisce ed è madre di Salvatore (che forse è suo figlio), di chi fa il carrozziere ed offre alloggio agli immigrati, di chi vorrebbe andarsene a vivere in Spagna con l’amica, ma che alla fine rimane a Roma. Nel film di Celestini ci sono tutti gli ingredienti per raccontare una periferia romana in perenne lotta per la sopravvivenza. Anche se l’impegno del regista è quello di raccontare la realtà di quanto accade lontano da Via Veneto e dal centro città dei privilegiati, la quantità di bruttezza riesce a stancare. E non solo per via delle truffe, degli alloggi disastrati e dei personaggi che ci vivono dentro che non vorremmo mai incontrare, ma soprattutto perché ciò viene raccontato con una patina grigiastra capace di rovinare anche le scene in cui sembrerebbe esserci spazio (forse) per un cambiamento positivo. A differenza del film Blanka, presentato in concorso per Orizzonti, il film dell’autore romano non è capace di raccontare in modo brillante un contesto socio-economico difficile, ma ne appesantisce la visione. Anche nel film Blanka è la tragica vita della periferia ad essere protagonista, ma aldilà del contenuto difficile del film, il modo in cui se ne parla è diverso e riesce ad appassionare il pubblico. Anche i protagonisti di Blanka vivono nella povertà, nell’abbandono e vivono di espedienti, ma a fine proiezione lo spettatore riesce ad emozionarsi. Nel film Viva la sposa, non c’è né immedesimarsi né emozione. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

LA SERATA DI APERTURA

E’ stata una serata di apertura all’insegna delle novità quella che si è tenuta sabato per la 34esima edizione di Pordenone Silent al Teatro Comunale Verdi. La prima novità è stata il cambio nella direzione del Festival: David Robinson saluta la platea dicendo “Welcome home” per l’ultima volta. Direttore del Festival dal 1997, cede il testimone a Jay Weissberg che lui stesso introduce al pubblico. A tutti quest’ultimo è parso assolutamente adatto alla carica che ricoprirà dal prossimo anno. La seconda sorpresa è stata la consegna del sigillo della città di Pordenone a David Robinson da parte del Sindaco di Pordenone Pedrotti. Robinson, del tutto ignaro della cosa, si è dimostrato onorato e commosso dell’essere cittadino onorario della cittadina friulana. Un riconoscimento, quello fatto a Robinson, che mette in evidenza quanto Pordenone punti ad essere sempre di più riconosciuta come capitale della cultura del Nord-Est. Uno scatto che ritrae la platea del Teatro Comunale Verdi Ma veniamo alle due proiezioni di ieri sera: il primo film ha avuto per protagonisti due insoliti Romeo e Giulietta in un paesino innevato della Foresta Nera. Alla mia prima esperienza di cinema muto, mai mi sarei aspettata di divertirmi così tanto e di apprezzare la bellezza di un’opera di Ernst Lubitsch che venne presentata per la prima volta 95 anni fa al pubblico.   Il film è stato stampato dal negativo originale e successivamente è stato imbibito secondo la tecnica dell’epoca. Quest’opera appartiene alla serie di commedie che lo stesso Lubitsch realizzò per la Maxim-film GmbH. Ciò che mi è piaciuto molto di questo film è stato il modo insolito di raccontare la storia dei due innamorati, osteggiati sì dalle loro famiglie, ma pure protagonisti con le stesse di rocambolesche e divertentissime imprese. Una scena tratta da Romeo und Juliet im Schnee Sin dalla prima scena, che vede il magistrato locale pesare due salsicce offerte dalle famiglie rivali, i Montekugerls e i Capulethoferd, si ha un assaggio dell’ironia che seguirà per tutti i 41′ minuti successivi. Splendido anche l’accompagnamento musicale al film di Octuor de Francescritto e condotto da Antonio Coppola. Una scena tratta dal film “Maciste alpino” La seconda pellicola presentata è stata Maciste Alpino, un’opera del 1916 di Luigi Maggi e Luigi Romano Borgnetto. Il film può essere definito come il miglior film di propaganda bellica mai realizzato in Italia ed è impossibile non “innamorarsi” del protagonista. É un Maciste dal cuore tenero e dalla simpatia contagiosa quello che abbiamo visto in quest’opera che affronta il tema difficile della prima guerra mondiale e i 95′ di proiezione scorrono veloci. Certosino è il lavoro di restauro portato avanti dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, di cui abbiamo ammirato questa copia restaurata del 2014.    un breve estratto di Maciste Alpino Come era accaduto per La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, anche nel caso di questa nuova esperienza del Cinema Muto, non avevo nessuna aspettativa, proprio per non rischiare di rimanere delusa. E la delusione ovviamente non c’è, ma solo una nuova passione per il Cinema Muto. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

THE MARK OF ZORRO

Mi aspettavo di vedere una storia avvincente, è vero, visto che Zorro è un po’ il capostipite dei super eroi, ma mai mi sarei immaginata che The Mark of Zorro fosse una pellicola così spassosa. Appena uscita dalla sala, mi sono subito chiesta quanto si fossero divertiti nel 1920 gli spettatori dell’epoca: come me? Più di me? E’ una storia curiosa quella di The Mark of Zorro: il film viene realizzato in un periodo storico in cui vi è un grande bisogno di evasione per scrollarsi di dosso gli anni bui della guerra e per ritornare a vedere le cose in modo positivo. E’ anche un periodo in cui però non basta più qualche acrobazia per divertire il pubblico che negli ultimi anni si è fatto sempre più esigente. Douglas Fairbanks, l’attore che veste i panni di Zorro, era desideroso di girare un film in costume e il suo sogno era quello di interpretare il ruolo di D’Artagnan nei Tre Moschettieri. Operazione difficile visti i costi di realizzazione e la cui riuscita non era assicurata. Fairbanks decide quindi di misurarsi con un altro film in costume girato in California, dove i costi di produzione potevano essere ancora contenuti: The Mark of Zorro. La sua interpretazione di Zorro rilancia la sua carriera: la pellicola è impeccabile sotto ogni aspetto ed è piena zeppa di scene divertenti e avvincenti. Il film, undicesima pellicola prodotta dalla United Artists, sbanca al botteghino e riscuote un enorme successo. Ma cos’è che rende così vincente questo film di Fred Niblo? Indubbiamente il fatto che Zorro – termine spagnolo che significa volpe- abbia una vita segreta e una doppia identità: il fannullone figlio di papà e il coraggioso ed affascinante Zorro. La locandina di The Mark of Zorro La trasformazione in uno due caratteri avviene nel momento in cui Fairbanks entra con il suo destriero nel nascondiglio segreto nel palazzo del padre. E come ogni eroe buono che si rispetti, Zorro ha pure l’animo gentile, ma la spada veloce per difendere l’oppresso. Ed è pure un gran galantuomo. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

PROLOGUE, 6 MINUTI DI VERA MAGIA

È l’inquadratura di una montagna di mozziconi di matite ad aprire Prologue, l’opera del pluri premiato Academy Oscar winner Richard Williams. Prologue dura sei minuti, ma sono sei minuti di pura poesia. Ero davvero curiosa di vedere proiettato questo film che rompe tutti gli schemi del prodotto d’animazione: alla base del progetto di Williams c’è un episodio della guerra tra Sparta ed Atene raccontato attraverso i suoi disegni. Prologue, la locandina del film di Richard Williams Ogni inquadratura equivale ad un singolo disegno realizzato a mano dal famoso padre di “Chi ha incastrato Roger Rabbit”. Prologue è stato portato avanti contemporaneamente ad altri progetti, frutto della passione per il disegno dello stesso direttore, poi messo a punto con la più sofisticata tecnologia. Ed è magica la matita che disegna il fiore dove si intrufola un calabrone, per poi lasciare spazio al viso spaventato di una bimba che osserva la crudele battaglia tra gli spartani e gli atenesi. Richard Williams per chi non lo sapesse è anche il creatore della sigla di queste Giornate del Cinema Muto dove, con il suo tratto inconfondibile e con il mophing, trasforma l’uno nell’altro i grandi del Cinema Muto. Dal primo minuto di proiezione sino all’ultimo devo ammettere però di essere stata parecchio disturbata: non vedevo l’ora di tornare a casa per mettermi a disegnare. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

TUTTO È PRONTO PER LE GIORNATE DEL PORDENONE SILENT 34

Non mi è ancora passata del tutto la sensazione di dondolio tipica del vaporetto, che è già tempo di concentrarmi in un’altra interessante rassegna. Avrò il privilegio di recensire per la Fondazione Giovanni Santin Onlus le opere cinematografiche delle imminenti Giornate del Cinema Muto, un Festival che a detta di Mueller è al secondo posto tra quelli italiani. E sarebbe proprio uno di quegli eventi a cui bisognerebbe andare tutti impomatati con una bella bombetta in testa, bastone e baffo disegnato dalle sapienti forbici del barbiere Marino. In casa non ho trovato né bombetta, né bastone, né tanto meno il numero di telefono del buon Marino, ma non ho potuto resistere e mi sono disegnata i baffi da attore di cinema muto, al fine di vivere lo spirito del Festival. Ma a cosa si deve il successo crescente delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone? Beh, innanzitutto alla qualità del programma e all’organizzazione in grado di far scorrere senza intoppi un calendario fittissimo di proiezioni, eventi e conferenze. Oltre a rendere omaggio a questo genere di film, il Festival dona prestigio alla cittadina di Pordenone, visto che dal 3 all’ 11 ottobre sono tantissimi gli ospiti internazionali a frequentarla. Pordenone Silent, al pari di Pordenonelegge, trasforma la cittadina friulana in un ambiente colto, vivo e multiculturale. La locandina del Festival del Cinema Muto di Pordenone E così com’è stato per l’esperienza alla Mostra del Cinema di Venezia, sarò alla mia prima volta per Le Giornate del Cinema Muto. Il programma che è già online da qualche giorno non lascia dubbi sul fatto che quest’anno di proiezioni ed interventi interessanti ce ne saranno parecchi: 2015_GCM_Calendario_w_rev01 Alla serata di inaugurazione della kermesse verrà proiettato “Romeo und Julia im Schnne” di Ernst Lubitsch. Sarà li che darò il mio primo “morso” – cercando di farlo in modo silenzioso ovviamente – a questo Festival del Cinema Muto. Quella di sabato sarà una versione insolita della storia di Romeo e Giulietta, visto che Lubisch ci restituirà la gioia dei due protagonisti ed il lieto fine. E se nel corso di questi mesi estivi abbiamo pensato che l’inverno non potesse arrivare mai, con questa pellicola ambientata in un paesino innevato della Foresta Nera, capiremo che l’inverno è più vicino di quanto sembri. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

DIE PUPPE

Se alla serata inaugurale delle Giornate del Cinema Muto ho apprezzato Romeo und Juliet im Schnee di Lubistch, con la proiezione di Die Puppe mi è stato impossibile non rimanere conquistata dallo stesso regista. Nei film di Lubitsch non vi è nulla di lasciato al caso, tanto meno in questa sua opera del 1919. Lui stesso dirà poco prima di morire di essere la sua preferita, perché tra tutte quella da lui reputata più brillante ed innovativa. Maniacale è la cura per ogni dettaglio: dalla scenografia, alla stessa interpretazione degli attori vengono diretti dallo stesso Lubitsch con estrema attenzione. Con ogni probabilità ciò lo si deve al fatto che lui stesso prima di essere regista è attore e trasferisce la sua esperienza al cast. Die Puppe è tratto dal libretto di Maurice Ordonneau per La Poupée, un’opera di Edmond Audran del 1896. Tutti i protagonisti della pellicola rimangono fedeli a quelli dell’opera, tranne la ragazza, a cui viene lasciato lo stesso nome dell’attrice che la interpreta: Ossi Oswalda. Quest’ultima diventerà una delle attrici preferite del regista che la vorrà in ben dodici pellicole. Il film inizia con un piccolo prologo che vede Lubitsch nel ruolo di “trovarobe”: in un vecchio baule vengono trovati dei giocattoli per cui verrà allestita una scenografia di cartone affinché possano riprendere vita. Sebbene il film narri con tono fiabesco la storia di Lancelot, impaurito dal gentil sesso, ma costretto a prender moglie per risollevare l’economia dei monaci presso il quale è ospite, esso nasconde una vena assai più maliziosa. Anzi, mi sento di definirla molto simile ad una commedia sexy in cui in due o tre scene i riferimenti sono pure piuttosto espliciti. Mi ha sorpreso che questa opera di Ernst Lubitsch non fosse stata bandita dalla feroce critica tedesca dell’epoca e che l’unica critica fosse stata rivolta al modo in cui sono stati descritti i monaci: avidi, arrivisti e manipolatori. Negli Stati Uniti invece la sottile malizia del buon Lubitsch non è stata vista di buon grado e la pellicola venne proibita a New York e ne venne ridotta la distribuzione. La Locandina di Die Puppe Lubitsch diverte e lo fa in modo incalzante, ma non è solo la sua nota spassosa ad essermi tanto piaciuta. Eccellente è il cast e la pianificazione con cui sono state girate le scene. Mi sorprende pensare si tratti di un film girato negli anni venti vista l’accuratezza della costruzione delle scene, soprattutto quelle in cui vi sono effetti visivi davvero ben riusciti. Effetti che adesso noi realizziamo al computer, ma quelli di Die Puppe hanno tuttavia un altro sapore. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

THE PHANTOM OF THE OPERA

Si è chiusa con The Phantom of the Opera, la 34esima edizione di Pordenone Silent. Il Teatro Comunale Verdi per l’occasione non era solo gremito di appassionati di cinema che hanno seguito tutta la rassegna di cinema muto, ma anche di curiosi che, proprio qui a Pordenone, hanno avuto modo di vedere la pellicola accompagnata dalle note dell’Orchestra San Marco. The Phantom of the Opera col tempo si è rivelato un grande successo, ma in pochi sanno che dall’inizio delle riprese sino al montaggio del film, è stato un susseguirsi di intoppi e ritardi. Lon Chaney, l’attore che personifica The Phantom – uno degli attori più in voga del periodo- era già sotto contratto con uno altro studio di produzione, la M-G-M. Per il regista Rupert Julian, la sua presenza era fondamentale proprio perché lui era “l’uomo dei mille volti” e dalla grande mimica. Julian fa carte false per averlo, ma durante le riprese il rapporto tra regista e attore si deteriora così tanto che i due non comunicano più tra di loro. A questo problema si sommano i continui ritardi delle riprese e la decisione di cambiare il finale da parte dei dirigenti della Universal. Il film tuttavia ha successo e hanno seguito nel corso degli anni diverse reinterpretazioni e musical. La pellicola del 1925 rimane per lo più fedele al racconto di Léroux, in cui viene narrata la storia di un’attrice che si trova a fare la sostituta all’Opera di Parigi. Christine, questo è il nome della protagonista, raggiunge fama e gloria grazie ad una voce misteriosa che risiede nei sotterranei del palazzo. I due si incontrano e la fanciulla riesce finalmente a dare un volto alla voce misteriosa: è il fantasma dell’Opera. Una delle scene con Lon Chaney nel ruolo del fantasma dell’opera Questi le dichiara il suo amore e lei disubbidendo ai suoi ordini gli strappa la maschera per vederlo in viso. Il fantasma privato della maschera si mostra in tutte le terrificanti fattezze. Il fantasma tradito dalla ragazza scatena la sua ira ed offre alla ragazza la possibilità di cantare ancora una volta se questa accetta di non vedere più il Visconte de Chagny, di cui è innamorata. Una delle locandine originali di The Phantom of the Opera Mi piace pensare che Il Fantasma dell’Opera sia la prima vera anticipazione del filone horror che tanto appassiona una grande fetta di pubblico. Tanto festoso nelle scene ambientate nei sontuosi saloni dell’opera, quanto terrificante nelle scene ambientate nelle segrete, il film è in grado di far vivere allo spettatore un’atmosfera gotica senza tempo. Impeccabile l’accompagnamento musicale dell’orchestra diretta da Mark Fitz-Gerald in grado di narrare a colpi di note le scene. Viene messa in rilievo anche la grande capacità mimica degli attori di scena, uno su tutti proprio Lon Chaney, da cui non si riescono a togliere gli occhi di dosso dalla sua entrata in scena sino alla sua dipartita. Anche se spaventosamente brutto. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

RISATE RUSSE: L’IMPIEGATO STATALE

Nell’ampio programma di Pordenone Silent è stato dedicato ampio spazio anche alla cinematografia russa con la rassegna “Risate russe”, un genere che personalmente amo meno rispetto al cinema muto americano o europeo perché a mio avviso un po’ pesante e troppo “politico”. Del filone “Risate russe” ho visto “L’impiegato statale” di Ivan Pyriev, film girato nel 1931 che narra la storia di Apollon Fokin, uno scrupoloso cassiere statale che passa le giornate a contare denaro per il partito. Pur essendo un lavoratore instancabile e rispettoso, nutre una segreta invidia per le alte cariche del Soviet che a differenza di lui godono di potere e privilegi. Una scena di “L’impiegato russo” Una notte, mentre sta rientrando a casa con una valigetta piena di denaro viene assalito da un bandito: il cassiere si batte con ogni mezzo per far sì che il malvivente non abbia la meglio sulla valigetta, ma nella lotta quest’ultima vola giù dalle scale. Un’immagine del Teatro Comunale Verdi dove si è tenuta la Rassegna di Cinema Muto Fokin, che all’inizio è disperato perché pensa che la valigetta sia andata perduta, ritroverà più tardi la borsa con tutto il suo contenuto. Sebbene all’inizio sia combattuto sulnon sappia se rendere o meno il denaro al Soviet, cede all’insistenza della moglie che gli fa capire quali progetti possono finalmente realizzare con quell’ingente somma di denaro. Quando sembra che la sua vita stia finalmente cambiando in meglio, le cose iniziano a complicarsi… Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

(NOT) A BIGGER SPLASH

Le urla del pubblico e l’entrata in scena di Tilda Swinton versione David Bowie, ci avevano illuso che questo film potesse essere carico di energia, ma ci sbagliavamo. A Bigger Splash, is not that big. Il materiale per ricavarci un bel film c’era, non possiamo affermare il contrario: l’idea di raccontare la convalescenza di una rock star a Pantelleria per recuperare la voce e la sua interazione con gli altri tre protagonisti è interessante, ma non è bastato. In tanti ci siamo sentiti traditi una volta usciti dalla sala. Ma cos’è a non funzionare in A Bigger Splash? L’errore più grande è scelta del cast, che seppur stellare, non riesce a trovare la propria dimensione nel film. Il motivo è molto semplice: nessuno è adatto al ruolo che gli viene assegnato da Guadagnino. Ralph Fiennes è per la prima volta stonato, nell’interpretare il vecchio produttore, amico nonché amante della rock star Marianne. In A Bigger Spash l’attore di Il paziente inglese è decisamente sopra le righe, egocentrico e fastidioso. Non si può dire che non sia capace , ma visto che ci ha abituati ad altri ruoli, lo vediamo “fuori dal suo naturale elemento”.Stessa cosa vale per la Swinton, anche se di lei abbiamo tuttavia apprezzato la scelta di essere una rock star senza voce. La mimica sarà l’unico mezzo che le permetterà di comunicare con gli altri tre amici nel film. Ed è proprio la difficoltà di comunicazione ciò su cui vuole puntare l’attenzione Luca Guadagnino: un tema complesso e quanto mai così attuale.Degli attori, forse il più credibile è il bello (e bravo) Matthias Schoenearts, che abbiamo avuto il piacere di vedere qui a Venezia anche in The Danish Girl. Nel film di Luca Guadagnino alcune scene belle ci sono, soprattutto grazie alla cornice di una Pantelleria assolata. Poi però, quando si ha la sensazione che finalmente la storia riprenda la nota distorta che ci era piaciuta all’inizio, non resta più nulla.Anzi, purtroppo qualcosa resta: un Corrado Guzzanti che fa la parodia dell’ufficiale delle forze dell’ordine. E anche se è vero che all’idillio fa seguito la tragedia e alla tragedia fa seguito la farsa, in questo finale ci aspettavamo un fuoco d’artificio. Magari proprio uno di quelli che vengono sparati durante le celebrazioni religiose dei paesini siciliani. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

L’ATTESA

Ho sempre avuto un debole per Juliette Binoche, per il suo pallido incarnato e per quel suo modo di essere donna fragile ed allo stesso tempo forte: nel film L’attesa di Messina questi due aspetti si amalgamano alla perfezione. L’attesa non è un film incalzante, né tanto meno uno di quelli in cui più storie si intrecciano. La pellicola ruota tutta attorno ad una donna (Juliette Binoche) e a Jeanne, la ragazza di Giuseppe, figlio della prima. Jeanne decide di raggiungere Giuseppe in Sicilia per trascorrere le vacanze di Pasqua. Come arriva nella casa di famiglia, capisce che è accaduto qualcosa di tragico. Juliette Binoche in una scena del film È infatti un lutto in famiglia a suggellare il loro incontro e sin dalla prima scena si comprende che non si tratta di un lutto normale, ma di una dramma intollerabile. Seppure si ha a volte l’impressione che la storia “si trascini un po’ troppo”, il risultato è comunque molto piacevole. Sarà forse merito della regia di Piero Messina che, oltre a regalarci un bello spot di promozione della regione Sicilia, si fa apprezzare per il suo cinema introspettivo che in alcune scene ricorda il miglior Terrence Malik. Singolare il modo in cui le due donne si relazionano: comunicano (o non comunicano a seconda dei punti di vista) per lo più con lo sguardo. D’altra parte, per Juliette Binoche vi è una difficoltà reale nel parlare di quanto accaduto proprio perché è incapace di elaborare il lutto. https://youtu.be/GUvHttq7bmo Il tema affrontato da Messina non è di certo una novità, ma il regista siciliano ha il merito di non cadere nelle incongruenze come era successo ad altri registi italiani. Oltre ad una strepitosa Juliette Binoche, il film conta su di una brava Lou de Laâge, che speriamo di avere modo di apprezzare in pellicole future. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlu

L’ATTESA

Ho sempre avuto un debole per Juliette Binoche, per il suo pallido incarnato e per quel suo modo di essere donna fragile ed allo stesso tempo forte: nel film L’attesa di Messina questi due aspetti si amalgamano alla perfezione.L’attesa non è un film incalzante, né tanto meno uno di quelli in cui più storie si intrecciano.La pellicola ruota tutta attorno ad una donna (Juliette Binoche) e a Jeanne, la ragazza di Giuseppe, figlio della prima. Jeanne decide di raggiungere Giuseppe in Sicilia per trascorrere le vacanze di Pasqua. Come arriva nella casa di famiglia, capisce che è accaduto qualcosa di tragico. È infatti un lutto in famiglia a suggellare il loro incontro e sin dalla prima scena si comprende che non si tratta di un lutto normale, ma di una dramma intollerabile. Seppure si ha a volte l’impressione che la storia “si trascini un po’ troppo”, il risultato è comunque molto piacevole. Sarà forse merito della regia di Piero Messina che, oltre a regalarci un bello spot di promozione della regione Sicilia, si fa apprezzare per il suo cinema introspettivoche in alcune scene ricorda il miglior Terrence Malik. Singolare il modo in cui le due donne si relazionano: comunicano (o non comunicano a seconda dei punti di vista) per lo più con lo sguardo.D’altra parte, per Juliette Binoche vi è una difficoltà reale nel parlare di quanto accaduto proprio perché è incapace di elaborare il lutto. Il tema affrontato da Messina non è di certo una novità, ma il regista siciliano ha il merito di non cadere nelle incongruenze come era successo ad altri registi italiani.Oltre ad una strepitosa Juliette Binoche, il film conta su di una brava Lou de Laâge, che speriamo di avere modo di apprezzare in pellicole future. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

LOST RIVER

Avevo letto così tante critiche negative su Lost River, l’opera prima alla regia di Ryan Gosling, che ho voluto farmi un’opinione. Tanta era l’attesa per l’uscita di questo film presentato a Cannes lo scorso maggio che i critici non hanno tardano a recensirlo negativamente definendolo folle, insensato e inguardabile. L’attrice Saoirse Ronan in una scena del film Non sono un’amante del genere noir o fantasy, ma devo ammettere che mi è piaciuto l’approccio con cui Gosling racconta una fairytale ambientata in una Detroit che non ha nulla a che vedere con la città simbolo degli anni 80-90, del boom economico e di tutto ciò che è più universalmente riconosciuto come americano: dall’industria automobilistica a Eminem. Se la Detroit che avete in mente è quella della Chrysler e del consumismo sfrenato, Gosling vi farà vedere senza tanti filtri una città deserta, fatiscente ed abbandonata a se stessa. Abbandonata a se stessa lo è pure la protagonista incarnata da Christina Hendricks con cui il canadese aveva già lavorato in Drive e che ha voluto fortemente sul set. Billy (Christina Hendricks) è una madre single di due figli che non riesce più a pagare la casa dove vive. Si rivolge alla banca per ridiscuterne le condizioni e ad accoglierla troverà un Ben Meldenson (Dave) che le farà un’insolita proposta. L’attore Ben Mendelson in una scena del film Billy accetterà la proposta di Dave ed inizierà ad intrattenere i frequentatori di un club per amanti di un genere di spettacoli piuttosto macabri. Bones (Iain De Caestecker), il figlio maggiore di Billy, passa le sue giornate a sciacallare le case disabitate, rubando le condutture in rame per poterle rivendere. Proprio mentre esce con il malloppo dall’ultima casa, si scontra con Bully (Matt Smith), un ragazzo temuto che si atteggia a capo della città. Tra i due nascerà una rivalità ed un odio reciproco che si chiuderà con un triste epilogo. Forse ciò che mi ha affascinato di più nel film sono le storie secondarie – ma non meno importanti – che vengono narrate nel film. Una su tutte la vicenda della nonna di Rat (Saoirse Ronan), l’adolescente che vive nella stessa via di Bones e con cui lui stringerà una profonda amicizia. Tra atmosfere dark e vecchi video in bianco e nero, Gosling racconta il dramma e la fragile bellezza che questa signora anziana cela sotto una velina e labbra rosse. Il fatto che non parli più dalla morte del marito è forse una metafora che dovremmo cogliere? Rimarrò sempre con questo dubbio. Lost River fa centro nei tagli delle immagini, nella scelta quasi esclusiva di girare con le sole luci diurne/notturne e ha un dialogo, sebbene ridotto all’osso, interessante. L’attrice Eva Mendes in una scena del film Ben Mendelson è divino nel ruolo di Dave. È capace di rendere credibile un personaggio quasi surreale. Il regista ha il merito di aver scelto un cast di attori non tanto stellare – in quanto a fama – quanto di qualità dal punto di vista delle capacità recitative. Peccato che alla fine di tutte le inquadrature, della fotografia, della scelta di una colonna sonora alla Refn, risulti debole proprio la “fairytale”: la città sepolta nell’acqua rimane sepolta anche nella nostra testa a pochi minuti dall’uscita del cinema. Chiara Orlando

9 GENNAIO CONCERTO D’ORGANO DEL TRIO VOIX CÈLESTE

CONCERTO  D’ORGANO Del Trio Voix Cèleste Sabato 9 Gennaio ad ore 20,00 Chiesa della Madonna dell’Orto Venezia Sono state eseguite eseguite musiche di L.Perosi, J.S.Bach,G.F.Handel, C. Franck, G. Rossini, C. Saint Saens, A. Adam Sara Fanin Soprano – Chiara Balasso Mezzosoprano Ivan Furlanis Organo Con il contributo di Fondazione Giovanni Santin Onlus

MELANIA MAZZUCCO

Melania Mazzucco ringrazia la Fondazione Giovanni Santin Onlus per la collaborazione nel promuovere il suo libro "il Museo del Mondo".   "Promuovere la conoscenza degli scritti e delle ricerche di Melania Mazzucco è un grande piacere. il Museo del Mondo (Einaudi) rappresenta uno degli strumenti più interessanti per conoscere il mondo dell'arte non solo contemporanea" Alessandra Santin 

THE BIG SHORT

Subprime morgages, SCDOs, Syntetic SDO’s: queste alcune tra le parole chiave che troverete nei dialoghi del cast stellare di The Big Short, La grande scommessa. Un linguaggio finanziario sconosciuto ai più che Adam McKay, già regista di Ancorman, The Other Guys e la serie Funny or Die, riesce a rendere più comprensibile. E lo fa con grande abilità. The Big Short è la storia di un gruppo di outsiders che a cavallo tra il 2005 e 2007 si rende conto che il mercato immobiliare americano è basato su fondi estremamente a rischio. Ed è destinato irrimediabilmente a crollare. Un paradosso, se si pensa che JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Bear Stearns, AIG, and Lehman Brothers erano considerati dei colossi intoccabili da crack finanziari. Ma di marcio nei titoli presenti nei pacchetti finanziari ce n’è da vendere e ciò che alla fine si innesca è un vero e proprio “Ponzi scheme”. Steve Carell e Ryan Gosling in una scena del film Il film è tratto da The Big Short: Inside the Doomsday Machine, il libro di Michael Lewis, che serve da “canovaccio” a questa intricata storia. Ma veniamo ai “personaggi” di cui questo film è ricco: Christian Bale impersonifica il dott. Michael Burry, un eccentrico manager finanziario amante del rock, delle t-shirt e dei tagli di capelli economici. Lui è il primo a leggere ed analizzare le migliaia di dati dei pacchetti finanziari e lo fa pure con un occhio solo, visto che l’altro l’ha perso in tenera età. L’attore Christian Bale in una scena di The Big Short Bizzarro, a-sociale e geniale, il personaggio che interpreta Bale è convinto che le banche e gli enti finanziari stiano in piedi grazie ad un complicato sistema di frode che gode del beneplacito delle autorità che valutano i rating: la piramide è marcia dalle sue fondamenta. Un Steve Carell come non lo si è mai visto prima mette tutti d’accordo sul suo talento e ci fa capire che non è solo il re della commedia. In The Big Short impersonifica Mark Baum, un fastidioso, petulante manager finanziario che scopre, grazie ad una telefonata di Jared Vennett (Ryan Gosling) quanto alta sia la possibilità di una bolla nel mercato immobiliare. Gli altri personaggi che si intrecciano in questo film avvincente sono Ben Rickerd (Brad Pitt) che aiuterà i novellini Charlie Geller (un bravissimo John Mangaro) e Jamie Shipley (Finn Wittorock) a diventare ricchi, e molti altri personaggi paralleli.   The Big Short, Trailer in lingua italiana Brillante e acuto, questo film di McKay è imperdibile non solo per la storia, ma anche per la qualità della sceneggiatura (che lui ha curato personalmente con Charles Randolph) e per un montaggio insolito ed incalzante. Nella foto Brad Pitt e l’attore Finn Wittrock The Big Short è il film per chi, come me, ama le storie avvincenti e i film che ti incollano alla sedia. Sperando non sia quella del vostro studio quando ricevete il resoconto dell’andamento delle vostre azioni. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

THE REVENANT

Tom Hardy e Leonardo Di Caprio in una scena di The Revenant Non ci sono dubbi sul fatto che Leonardo Di Caprio sia uno degli attori più talentuosi della sua generazione, ma definire la sua interpretazione in The Revenant da Oscar, è un’altra cosa. Diciamo che se gli venisse assegnata la famosa statuetta in oro zecchino per The Revenant, direi che se l’è sudata per tutte le altre grandi interpretazioni. Io l’ho trovato particolarmente brillante in The Wolf of Wall Street, dove nel ruolo di Jordan Belfort, ci ha divertito nel caricaturizzare il personaggio affidatogli da Scorsese. In The Revenant Di Caprio è bravo nel rendere palpabile (forse anche troppo) la sofferenza a cui è sottoposto Hugh Glass, un cacciatore di pelli dell’Ottocento che viene abbandonato dai suoi stessi compagni di spedizione e riuscirà a sopravvivere nelle sconfinate foreste del Missouri. L’attore Leonardo Di Caprio in una scena del film E di foreste, acqua e nevicate ne vedremo parecchie in questa pellicola di Alejandro González Iñárritu. Sebbene The Revenant non sia un genere di film mainstream, sin dalla prima inquadratura ho avuto la sensazione che fosse un film di cui ci si ricorderà, un po’ come era successo decenni fa a Balla coi Lupi. La regia del messicano va tuttavia ben oltre la mia citazione ed è il motivo principale per cui The Revenant va visto. Di Caprio ha raccontato che sul set faceva così freddo che ci sono stati momenti in cui le cineprese non funzionavano. A me, viene da dire che se fosse merito del luogo così impervio un tale capolavoro di regia, varrebbe la pena che gli altri registi ci provino. Anche Emmanuel Lubezki va menzionato, perché la sua fotografia in The Revenant ci restituisce una natura a cui non siamo più abituati. Nel cast assieme a Leonardo Di Caprio brilla pure Tom Hardy, l’attore britannico che Nicholas Windin Refn aveva voluto nella parte del muscoloso Bronson e nel recente Mad Max – Fury road. Hardy è bravo, lo è da sempre ed è un piacere rivederlo nella parte di un vero “cattivo”. L’attore britannico Tom Hardy, candidato all’Oscarcome attore non protagonista Tuttavia, mi viene pure da pensare che, in quelle condizioni, portare a casa la pelle (sia in un senso, che nell’altro) significava anche venire meno della propria umanità. Chiara Orlando

STEVE JOBS

Non è mai troppo tardi. Mi appello a questa frase per scrivere in extremis la recensione di un film che ho trovato interessante e che spero stanotte possa portare a casa una statuetta, quella per l’attrice non protagonista Kate Winslet. Steve Jobs è un film passato in sordina rispetto ai vari Revenant e Spotlight. Al botteghino è stato pure un flop e il motivo potrebbe essere dovuto al fatto che racconta l’aspetto più personale di Mr. Apple, persona geniale ma complessa. Un’immagine che ritrae il cast del film: da sinistra Seth Rogen nei panni di Steve Wozniak, Michael Fassbender nei panni di Steve Jobs e Kate Winslet nei panni di Joanna Hoffman Il fatto che un film su Steve Jobs fosse già stato realizzato, non ha giocato a favore della pellicola. Sebbene ad Aston Kutcher – a cui era stata affidata la parte nel primo film – bisogna dare atto che era pressoché identico al giovane Jobs, mancava dello smalto per affrontare un ruolo di questo genere. Dopo un casting difficile, viene fatto il nome di Michael Fassbender che di smalto – e molto altro – ne ha da vendere. A lui spetta l’ardito compito di appropriarsi della personalità di Steve Jobs e raccontarne il “dietro le quinte”. Michael Fassbender recita bene, ma al film mancano tutti gli ingredienti per incassare il plauso generale. Quello che ho amato di più di questi 122 ‘, è il fatto che fosse messa in luce la “grandezza nei ragionamenti” di Steve Jobs, anche quando è presuntuoso oltre ogni limite. Per quanto riguarda la regia, Danny Boyle sceglie di girare tutte scene in spazi claustrofobici come nei camerini dei teatri, nei corridoi e via dicendo. L’unica scena in cui riusciremo a vedere la luce del sole è quando Jobs parla alla figlia – che non aveva mai voluto riconoscere – sul tetto di un palazzo qualche istante prima di tenere il suo discorso per il lancio del Mac. Michael Fassbender in una scena del film Figlia e madre faranno sempre parte di quella cerchia di persone che dialogheranno con lui prima dei momenti più importanti della sua carriera. Se vi fosse ancora difficile trovare un motivo per cui andare a vedere Steve Jobs, sappiate che è un film che va visto per il talento di Kate Winslet: nei panni della storica assistente Joanna Hoffman è semplicemente strepitosa. L’attrice Kate Winslet in una scena del film Non vi è una sbavatura ed è sempre convincente. È ironico pensare che la Winslet dica di non essere particolarmente avvezza alle nuove tecnologie. Già! Proprio lei che personifica una donna che ha vissuto per anni a fianco dell’uomo che ha rivoluzionato la tecnologia odierna. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

OSCAR 2016

Ieri sera il mondo intero ha tirato un sospiro di sollievo: il Kodak Theather di Los Angeles ha consacrato il talento di Leonardo di Caprio. A Di Caprio viene assegnato l’Oscar come migliore attore protagonista per la sua ultima fatica (pure fisica) in The Revenant: nel film di Inarritu, il fitto dialogo a cui era abituato con Scorsese scompare, per lasciare spazio ai gesti e agli sguardi. Il Kodak Theater di Los Ageles. Photo Credits @Greg Hernandez. https://www.flickr.com/photos/greginhollywood/ Sebbene dalla notte dei Golden Globes fosse quasi partito il toto scommesse per la sua vittoria, quello di Leonardo è stato uno degli Oscar su cui io non avrei scommesso. E non perché non se lo meriti, ma perché si scontrava con altri attori che quest’anno avevano dato prova delle loro grandi capacità di recitazione: Bryan Cranston con Trumbo, Michael Fassbender con Steve Jobs e Eddie Redmayne in The Danish Girl. Tra tutti, sebbene io abbia un debole per Cranston, sono comunque contenta che sia Di Caprioad essersi portato a casa la statuetta per le sue interpretazioni memorabili: una su tutte quella di The Wolf of Wall Street. L’attrice che si porta a casa la statuetta come migliore attrice protagonista è Brie Larson per Room, un film che non ho ancora visto, ma che è già stato messo in agenda. Cate Blanchett rimane a bocca asciutta (Carol), come pure Jennifer Lawrence (Joy), Charlotte Rampling (45 anni) e la giovanissima e bravissima Saorsie Ronan (Brooklyn). Nella categoria per migliore attore non protagonista chi sale sul palco del Kodak Theather di Los Angeles è Mark Rylance (Il Pinte delle spie), mentre per la categoria migliore attrice è Alicia Vikander (The Danish girl). Peccato per Kate Winslet: la sua interpretazione in Steve Jobs è memorabile. Per quanto concerne gli altri Oscars: a Spotligh va il premio dell’Academy come miglior film. Il film, proiettato a Venezia alla 72esima Mostra Internazionale del Cinema, era piaciuto parecchio proprio perché equilibrato, pur trattando un tema così difficile come quello degli abusi della Chiesa.A competere con Spotlight c’era una lista di film ben riusciti: The Big Short, The Revenant, Room, solo per citarne alcuni. Le nominations agli Oscar per la migliore regia erano per: George Miller (Mad Max: Fury Road),Lenny Abrahamson (Room), Tom McCarthy (Il caso Spotlight), Adam McKay (The Big short) eAlejandro Gonzales Inarritu (The Revenant). Ed è proprio quest’ultimo a portare a casa il premio dell’Academy. L’Oscar per la migliore sceneggiatura originale spetta a Spotlight, mentre il premio per lamigliore sceneggiatura non originale va a The Big Short. L’Ungheria porta a casa il premio come miglior film straniero con la pellicola Il figlio di Saul. L’Oscar per la miglior scenografia va alla creatura di Miller Mad Max: Fury Road e The Revenantsi porta a casa un’altra (meritatissima) statuetta per la fotografia. E’ un orgoglio tutto italiano quello che provo quando annunciano il nome del film vincitore per la migliore colonna sonora: The Hateful Eight, l’ennesimo capolavoro del Maestro Ennio Morricone. Questi sono stati i premi più importanti assegnati dall’Academy al mondo del Cinema: quel cinema che fa sognare e divertire e che ci fa pure riflettere. D’altra parte questa è proprio la sua magia. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

I MAESTRI DEL 900

L'atelier di un artista racconta molto del lavoro e della personalità di quest'ultimo. La blogger Chiara Orlando avrà il piacere di raccontare i Maestri del Novecento visitando i loro studi per conto della Fondazione Giovanni Santin Onlus. Una lettura del lavoro dei Maestri diversa ed innovativa, che riuscirà ad appassionare lettori curiosi e gli amanti dell'arte in genere. Gorizia, 2 Marzo 2016: nello studio del Maestro Franco Dugo L’atelier di un artista racconta molto del lavoro e della personalità di quest’ultimo. Avrò il piacere di raccontare i Maestri del Novecento visitando i loro studi per conto della Fondazione Giovanni Santin Onlus. Una lettura del lavoro dei Maestri diversa ed innovativa, che riuscirà ad appassionare lettori curiosi e gli amanti dell’arte in genere. Febbraio 2016: uno scorcio del laboratorio del Maestro Giancarlo Magri Già dalle mie prime visite, ho avuto la conferma di ciò che ho sempre sospettato: dietro l’opera di un grande artista non c’è solo talento, ma anche tanto duro lavoro. I Maestri friulani e veneti di cui visiterò gli studi, non fanno eccezione: la loro affermazione nell’arte non è casuale, bensì il coronamento di un lungo percorso professionale. E’ giusto riconoscerli come illustri rappresentanti del ‘900, proprio perché hanno saputo emergere nel campo della pittura, della scultura e nelle altre forme artistiche. Colgo l’opportunità di conoscere i Maestri del Novecento non solo con grande gioia, ma anche con la consapevolezza che uno dei miei sogni si sta avverando. Chiara Orlando

I MAESTRI DEL NOVECENTO NANE ZAVAGNO

Nane Zavagno Nane Zavagno, classe 1932, è un artista friulano di fama internazionale. Ho avuto il privilegio di incontrarlo per conto della Fondazione Giovanni Santin onlus e di sentire il suo interessante parere sulle diverse forme artistiche.Non appena si raggiunge la piccola strada che porta allo studio di Nane Zavagno - pittore, scultore, mosaicista, artista a tutto campo friulano - ci si rende conto di arrivare in un posto magico. Le sculture in rete metallica si confondono tra le betulle del giardino. La scelta della rete è voluta dall'artista per permettere la completa visione degli altri elementi architettonici e paesaggistici.    Adoro questa foto con il Maestro Nane Zavagno nel suo studio di Pinzano al Tagliamento. Cercavo disperatamente di essere concentrata, ma essere "accerchiata" da così tanta bellezza, ha reso le cose cose davvero difficili. La prima cosa che ho visto entrando nello studio di ‪#‎NaneZavagno‬ è stata questa serie di mosaici. In queste opere è facile scorgere il caratteristico segno del Maestro friulano, ma anche la continua sperimentazione e ricerca. A quello che è diventato "il classico contemporaneo" Nane Zavagno dona - grazie agli smalti colorati e ai sassi neri - un impatto estetico grafico del tutto nuovo.

I MAESTRI DEL 900 FRANCO DUGO

Franco Dugo Cosa fa un artista mentre è al telefono? Disegna. Se poi è il Maestro Franco Dugo, un semplice tratto a penna si trasforma in un volto, in un oggetto, in un paesaggio. Mentre parlavo con Franco, non ho potuto fare a meno di notare proprio uno di questi suoi schizzi veloci sul piano dove lavora. Anche qui si comprende quanto sia in grado di dominare i segni, quanto grande sia la sua tecnica. ‪‎FrancoDugo‬ è un artista friulano riconosciuto internazionalmente: due sue opere sono esposte al Victoria & Albert Museum di Londra, ma anche in diverse altre capitali. L'ho incontrato per conto della Fondazione Giovanni Santin onlus nel suo studio a Gorizia: un pomeriggio che mi porterò sempre nel cuore. ‪#‎IMaestriDelNovecento‬

LE VOCI DELL’INCHIESTA

Questo mercoledì si alzerà il sipario su uno dei Festival più interessanti della regione: Le Voci dell’Inchiesta, una rassegna cinematografica che vuole portare l’attenzione su temi sociali quanto mai attuali. Dopo la mia prima esperienza come blogger alla 72esima Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e alla 34esima edizione delle Giornate del Cinema Muto per conto della Fondazione Giovanni Santin Onlus, avrò il piacere di seguire anche questa rassegna. Le Voci dell’Inchiesta è un festival promosso dall’associazione culturale Cinemazero che si pregia di organizzare eventi culturali di rilievo molto apprezzati anche dal pubblico internazionale nella nostra regione. È quindi con grande curiosità ed interesse che guarderò le pellicole e i corti in programma, alcuni provenienti dai più acclamati Festival internazionali come IDFA, Sheffield Doc/Fest, Göteborg, Toronto, Tribeca, New York Doc solo per citarne alcuni. Il programma prevede sia degli incontri che dei veri e propri omaggi ai grandi del giornalismo nazionale ed internazionale. Il tema sociale è sviscerato in tutti e cinque i giorni di Festival, ma dovendo fare una scelta, queste sono le proiezioni a cui non voglio rinunciare: Gayby Baby, il film australiano in programma giovedì 14 alle 20.45. La pellicola analizza il complesso tema dei figli nati da coppie omosessuali. Il documentario è piuttosto autobiografico, visto che la stessa regista Maya Newell è cresciuta da due madri. Il film è a mio avviso imperdibile per il semplice fatto che viene raccontato con gli occhi e le parole dei bambini che vivono questo genere di esperienza da reali protagonisti. Il trailer ufficiale di GayBy Baby Behemoth, film cinese – francese in programma venerdì 15 alle ore 16.30. Il racconto tanto crudele quanto realistico della quotidianità dei minatori di una comunità mongola. Il film si è aggiudicato il Green Drop Award a Venezia 72. Living Toxic China, in programma venerdì 15 sera alle ore 18.00. Si tratta del reportage inedito del friulano Pierpaolo Mittica, che racconterà senza tanti giri di parole la sua personale testimonianza nelle stesse zone ritratte nel film di Zhao Liang. Il Fotografo Pierpaolo Mittica racconta il progetto Living Toxic Questi per il momento sono gli appuntamenti da non perdere, ma visto il programma della rassegna, spero di riuscire a visionare più opere cinematografiche possibile. Per maggiori informazioni sulla rassegna consultate il seguente link: http://www.voci-inchiesta.it/

WALLS

Nella loro opera Walls, presentata alla rassegna “Le Voci Dell’Inchiesta, Pablo Iraburu eMiqueltxo Molina si misurano con un tema più che mai attuale. I walls sono proprio i “muri di confine” di cui sentiamo parlare sempre più spesso. In questo caso sono quelli che dividono quattro angoli di mondo che quotidianamente migliaia di persone cercano di varcare: Spagna e Marocco, U.S.A. e Messico, Sud Africa e Zimbawe, Israele e Palestina. Una situazione difficile da narrare in pellicola proprio per il rischio si trasformi in racconto scontato o troppo documentarista. I registi ovviano al problema affidandosi ai loro personaggi a cui danno il compito di raccontarci la storia: tutti i protagonisti infatti, chi per una ragione, chi per l’altra, hanno a che fare con i quattro confini in questione: il profugo, la guardia civile, il benefattore americano. Questo è il motivo principale per cui il film scorre veloce sebbene il tema trattato sia alquanto spinoso. L’accusa dei registi è rivolta al mondo politico e non al cittadino che si trova a svolgere il suo lavoro di guardia civile.. Ciò che rimane a fine proiezione è la sensazione di quanto assurda sia l’idea che i confini siano invalicabili e di quanto la politica stia tornando indietro rispetto ai passi avanti fatti il 9 novembre 1989, quando l’ultimo grande muro veniva abbattuto. Walls dovrebbe essere proiettato nelle scuole alla pari di “Schindler’s List” e magari dovrebbe essere visto anche da chi si sente al sicuro dietro il proprio muro fatto di diffidenza ed ignoranza. Chiara Orlando

I MAESTRI DEL 900 GIANCARLO MAGRI

Giancarlo Magri Giancarlo Magri è nato a Pordenone nel 1937 ed è conosciuto sia per la sua opera pittorica, sia per l'attività di restauratore. A lui sono da attribuire infatti la maggior parte dei restauri d'arte sacra presenti in Friuli, ma anche in altre regioni. Dal 1954 ha esposto in diverse città italiane ed estere ottenendo sempre il riscontro della critica e del pubblico. Ciò non può sorprendere, visto che nella sua tecnica si scorge il suo saper "osservare e comprendere" e una totale padronanza del segno. Ho avuto il piacere di incontrarlo nel suo studio friulano per conto della Fondazione Giovanni Santin onlus e di poter ammirare sia alcune sue opere pittoriche, sia gli affreschi a cui si stava dedicando come restauratore. In questo scatto mi trovo con il Maestro Giancarlo Magri nel suo studio friulano. ‪#‎GiancarloMagri‬ ‪#‎IMaestriDelNovecento‬ ‪#‎FondazioneGiovanniSantinOnlus

ELIO CIOL

Elio Ciol nasce a Casarsa nel 1929 ed è uno tra i grandi della fotografia. Ho avuto il piacere di incontrarlo nel suo studio di Casarsa per conto della Fondazione Giovanni Santin onlus. Una delle cose di cui mi rammarico è non avere una foto assieme al Maestro Ciol per iniziare a raccontare ciò che è stata la visita al suo studio. Lo farò con questo scatto che lo ritrae mentre mi mostra una delle sue stampe in bianco e nero. Questo semplice gesto descrive perfettamente la sua personalità e l'attenzione nel fare le cose. Il tempo che il Maestro mi ha dedicato mi ha fatto capire quanto si debba prestare attenzione ai dettagli affinché il risultato sia di qualità. Nulla si deve trascurare. 

BUSET E MAZZUCCO

Giovedì 12 maggio presso La Parrocchia di Santo Spirito di Ospedaletto, in collaborazione con il Comune di Gemona "Vittorio Buset e Melania Mazzucco". L’iniziativa, organizzata nel contesto della festa patronale di Pentecoste, si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per i 40 anni dal terremoto del Friuli. I protagonisti: Padre Vittorio Buset, padre giuseppino e artista, molto legato alle comunità di Ospedaletto e Maniaglia: nell’estate del ’76 ha operato come volontario con gli scout di Vicenza e, in particolare, al Campo scuola allestito presso il lago Minisini di Ospedaletto; negli anni successivi la sua presenza è stata costante nella comunità locale, con cui ha stretto forti legami. Nato a Pasiano (PN) nel 1942, ha seguito gli studi presso il Liceo artistico di Via Ripetta a Roma e alla scuola di pittura "E.Reffo" di Torino. Pittore, scultore, serigrafo, insegnante, ha organizzato le sei edizione della mostra internazionale "ARTISTI PER LA PACE" a Civita di Bagnoregio (VT) e in S. Croce a Firenze negli anni dal 1987 al 1993; dal 1998 è coordinatore del gruppo culturale interdisciplinare "Beato Angelico": artisti per il Giubileo. Molte sono le collettive alle quali ha partecipato; attualmente vive e lavora a Venezia, nella parrocchia di Madonna dell’Orto e come cappellano della Scuola Grande di San Rocco. Melania Mazzucco (romana, vincitrice di numerosi premi letterari tra cui, nel 2003, il Premio Strega, con il romanzo “Vita”) Nasce a Roma nel 1966. Esordisce con il romanzo Il bacio della Medusa (1996), cui fa seguito La camera di Baltus (1998). Del 2000 è Lei così amata, sulla scrittrice Annemarie Schwarzenbach, della quale poi cura e traduce la raccolta di racconti La gabbia dei falconi (2007). In Vita (2003, Premio Strega) reinventa la storia di emigrazione in America della sua famiglia all'inizio del Novecento. Nel 2005 pubblica Un giorno perfetto, da cui il regista Ferzan Ozpetek trae l'omonimo film. Al pittore veneziano Tintoretto Melania Mazzucco dedica il romanzo La lunga attesa dell'angelo (2008, Premio Bagutta) e Jacomo Tintoretto & i suoi figli. Storia di una famiglia veneziana (2009, Premio Comisso), biografia del maestro e dell'amatissima figlia Marietta, che ricostruisce centocinquant'anni di storia di Venezia. Nel gennaio 2011 riceve il Premio letterario Viareggio - Tobino come Autore dell'Anno e nel 2013 il Premio Ignazio Silone. I suoi romanzi sono tradotti in molti paesi. Il museo del mondo, Einaudi edizioni Cinquantadue capolavori per cinquantadue storie. Da Ad Parnassum di Paul Klee a Giove e Io di Correggio, da Black Iris di Georgia O'Keeffe al Cane di Francisco Goya, dalla Lattaia di Vermeer alle Cattive madri di Segantini, e poi via attraverso Beato Angelico, Burne-Jones, Bacon, Van Gogh, Caravaggio, e altri. Fino ad arrivare ai piedi della scala, dai gradini luccicanti d'oro, della Presentazione di Maria al Tempio di Tintoretto. Un museo sempre aperto, pronto ad accogliere il lettore e a fargli incontrare quelle opere che diventano presenza, specchio di un pensiero, indelebile emozione, scintilla di significato del mondo.

I MAESTRI DEL 900 NANE ZAVAGNO 2

Il giorno in cui ho visitato lo studio del Maestro Nane Zavagno, era una giornata ventosa come oggi. Mentre chiacchieravamo, osservavo le fronde delle betulle ondeggiare in giardino. All'interno dello studio tutto era apparentemente fermo ed immobile. Guardando poi queste piccole sculture appoggiate sul davanzale, ho dovuto ricredermi: erano così vive e capaci di creare il legame perfetto tra interno ed esterno! Mai avrei mai pensato di diventare così avida di autografi! Uno dei momenti che mi piace di più delle visite agli studi dei ‪#‎MaestriDelNovencento‬ è proprio quello in cui mi omaggiano di un loro catalogo e me lo dedicano, proprio perché quel libricino mi ricorderà sempre di quelle ore preziose passate a respirare acquaragia e colori. Nella foto il Maestro Nane Zavagno mentre firma uno dei suoi ultimi cataloghi. Per Nane Zavagno (1932) gli elementi basilari sono il punto - da cui ha origine tutto - e la linea che non è altro che la continuazione di una serie di punti. La linea può proseguire perfettamente dritta o curvare, nel caso in cui vogliamo incroci il primo punto che si è lasciata alle spalle. Il punto La linea Il cerchio Il quadrato Il triangolo Non esistono altre forme. Tutto si riduce lì. È solo con la composizione di queste forme che ne originiamo altre. ‪#‎NaneZavagno‬ ‪#‎IMaestriDelNovecento‬ ‪#‎FondazioneGiovanniSantinOnlus‬ Fondazione Giovanni Santin onlus

VEDERE OLTRE MICHELE MATTIELLO

L’esperienza della parola-elemento caratterizzante la condizione umana è giunta ben presto ad usura. La crisi del contemporaneo esprime proprio l’incapacità e/o l’impossibilità delle parole di comunicare la verità del Tempo, e il significato profondo della Fine. L’opera fotografica di Michele Mattiello utilizza il dato visivo in modo nevralgico, per dirigere lo sguardo su queste categorie interpretative della realtà: il fluire della vita, i suoi drammi, la relatività del Tempo, l’ineludibile certezza della morte.                                                                  Il volto, in particolare, osservato in una luce buia che accende i tratti senza definirli mai del tutto, trasforma lo spazio intorno nel nero enigmatico dell’esistenza. Essa rappresenta la materia prima della sua ricerca.  Se come dice 
Armando González Torres -Ogni viso è un abisso, e se lo guardi fissamente, proverai vertigine-, la poetica di Michele Mattiello non potrà che coinvolgere il lettore più attento.                       Il nostro sguardo diventa il luogo del divenire, che chiede di essere riconosciuto e letto nella sua originaria e originale manifestazione.      I trittici aprono al confronto tra generazioni, sottolineando il permanere di certi tratti somatici. Contemporaneamente affiora il valore dell’identità soggettiva e dell’appartenenza alla dimensione familiare, che si ripete ancora e ancora, guidata da una sorta di nostalgia dell’identico. L’Urlo si rifa’ ad un bisogno violento che si esprime attraverso gesti vibranti e instabili di liberazione. Nel privato dell’uomo il non detto si impone, si eleva dalle viscere, si presenta innanzi nel corpo nudo. L’io si rigenera con un viaggio a ritroso verso l’origine, per esprimere il disaggregarsi  della barriera  dell’indicibile.                                            La morte ritratta non ha compito, non è Memento mori o espressione della Vanitas ma puro dato di fatto, destinazione e riflessione estetica. Niente altro, niente l’Oltre. Alessandra Santin

VEDERE OLTRE MARCO SACCON

La sofferenza delle forme Raffaele La Capria ne La nostalgia della bellezza,  si chiede se oggi è ancora possibile la contemplazione. In tempi di guerra, attentati,  povertà, èsodi e massacri la bellezza è solo “cosa da esteti”? No, risponde Marco Saccon, la bellezza è nello sguardo che incontra le cose minime del quotidiano. Nello sguardo che ricerca nuovi rapporti tra le forme delle cose; nello sguardo che include luci pensate e si assume responsabilità di scelta. Se la bellezza non sembra poter salvare il mondo, l’artista si preoccupa che il mondo salvi la bellezza. Lo fa ascoltando la sofferenza delle forme che si scontrano nel caos della  quotidianità. Confondersi è annullarsi nell’abbandono, è perdersi nello sfondo superficiale del caso. Marco Saccon rileva il richiamo di queste forme che non si arrendono, e cambia gli schemi cui sono sottoposte. Non è la bellezza eterna e invariabile a sedurlo, ma la fragile meraviglia che nasce dall’accostare provvisoriamente alcuni elementi: due uova, un portaocchiali, la macchina da toast, il libro e una chiave inglese… tutto si carica di senso nuovo e il vedere torna ad essere l’atto creativo-innocente, mai ingenuo. Le composizioni di Marco Saccon hanno una forza intrinseca, liberatoria ed esclusiva, che riduce all’eternità l’istante tanto raro quanto prezioso, in cui tutto si assesta e si rivela,  in cui una luce incantata vince il bagliore e le volgarità dell’apparire. Questa bellezza non separa le cose ma illumina la loro imprevedibilità, quasi sempre già presente, e quasi mai riconosciuta. In questi scatti, la cui composizione minimale e grafica è pensata come annuncio, ci si scopre in contemplazione partecipata. Tutto è rappresentazione concettuale, raffinata, di una realtà finalmente silenziosa oltre al chiasso di questi nostri tempi confusi. Ogni elemento ritorna ad essere formalmente vero, in un insieme di relazioni virtuali che iniziano un nuovo racconto del mondo Alessandra Santin

VEDERE OLTRE MONIA PERISSINOTTO

TOKIO NIGHTS   -Ciò che resiste… è essenzialmente il desiderio di avere il proprio desiderio- con queste parole di Jacques Lacan si delinea la lettura delle opere di Monia Perissinotto che affrontano la notte in viaggio, in una strada di Tokio, per riguardare la questione di fondo della propria ricerca: -Come avvicinare l’ineludibile complessità di se stessi? Quale autoritratto può mostrare la relazione intima di questa ricerca?- Lo specchio, l’interno della casa, la sicurezza del proprio luogo e del tempo privato… già indagati, hanno dato chiavi di lettura intense e importanti. Ora però l’operazione si fa più articolata: la relazione estrema, data dalla distanza e dalla differenza, pone in essere la categoria della resistenza. Resiste il desiderio di verità che è spesso indefinibile con le sole parole della razionalità. Il taglio compositivo di questi lavori segue direttrici diagonali;  sfocature e velature che contrastano; bianchi e neri assoluti sovra o sottoesposti che creano una prossimità al soggetto, quasi un contatto fisico. L’assenza, di sfondi aperti e di vie d’uscita, delinea la dimensione pulsionale che non chiede comprensione ma com-passione e com-partecipazione. Ogni foto è un autoritratto del desiderio che non ha telos (fine), che vive in quella dimensione extrautilitaristica, bella di per sé. In ognuna si osserva quel desiderio inutile, direbbe  Jean Paul Sarte, che avvicina l’artista alle zona oscure dell’enigma,  dell’inconscio, del godimento. Essi valgono più della vita, valgono la solitudine di una notte estranea, a Tokio, con la consapevolezza della propria condizione umana, esposta al buio della mancanza più radicale. Alessandra Santin.

COSA MI È PIACIUTO DI PORDENONE SILENT

Chi mi conosce bene sa che adoro andare al cinema: essere in possesso di un accredito che mi garantisse una visione pressoché illimitata del programma è stato motivo di grande gioia. Devo ammettere che sebbene io abbia l’occhio abituato al genere dal dialogo piuttosto scarno, temevo di appisolarmi durante le proiezioni. L’idea che mi ero fatta del cinema muto è che fosse noioso. Mi sbagliavo: mi preme dire a tutti coloro che pensano che il cinema muto lo sia che non è così, anzi. Se proprio devo dire le cose come stanno – soprattutto per alcuni film – le risate non sono mancate. Uno scatto del Teatro Comunale Verdi di Pordenone Un altro punto che vorrei evidenziare è la cura con cui è stato organizzato questo piccolo grande festival: Pordenone Silent è a detta di molti il secondo festival più importante in Italia. A dare prestigio a questa rassegna giunta ormai alla sua 34esima edizione, un pubblico internazionaleproveniente da qualsiasi latitudine del globo: inglesi, americani, israeliani, giapponesi. D’altra parte quando il Direttore del Festival David Robinson si è presentato sul palco alla serata di apertura e ha salutato gli ospiti con la frase “Welcome home”, era ben chiaro che la provinciale Pordenone si sarebbe trasformata nei giorni del cinema muto in una cittadina con grandi ambizioni. Tuttavia non era solo il pubblico internazionale a brillare durante la rassegna, ma anche ilparterre di ospiti. Registi, giornalisti ed addetti ai lavori molto noti. Il Direttore David Robinson con Deborah Nadoolman e John Landis Basti pensare a John Landis, regista di Animal House e The Blues Brothers ed anche regista di uno dei videoclip più famosi e costosi della storia come Thriller. Il regista americano era accompagnato dalla moglie Deborah Nadoolman, nota costumista. È sua la famosa giacca rossa di Michael Jackson del video Thriller ed è stata anche nominata agli Oscar per i costumi realizzati per Coming to America. John Landis alla conferenza stampa che si è tenuta all’ Hotel Moderno Palace Altro nome di grande prestigio a Pordenone Silent è stato quello del canadese Richard Williams, vincitore di due premi Oscar per Who framed Roger Rabbit. Di Williams è stato proprio proiettatoPrologue un film-animazione che esula da tutto ciò che è stato visto precedentemente sul genere di animazione. Questo in poche righe è il succo di ciò che è stato Pordenone Silent, il festival del Cinema Muto che tutto il mondo ci invidia ad un passo da casa. Un evento capace di veicolare ospiti interessati, amanti del gusto, del bello e della cultura: tutte cose che si trovano in abbondanza nella nostra regione. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus http://fondazionegiovannisantinonlus.com/

GUANTANAMOS CHILD

GUANTANAMO’S CHILD, OMAR KHADR Era una delle pellicole più attese della Rassegna Le Voci Dell’Inchiesta e non ha deluso: “Guantanamo’s Child, Omar Khadr” si è rivelato un pugno nello stomaco capace di sollevare tanti dubbi. I dubbi sono quelli che ci vengono quando ci viene sbattuta in faccia la realtà – e pure senza troppe cerimonie – di ciò che accade nei carceri di massima sicurezza come Guantanamo. Acclamato dalla critica e presentato nei Festival tra i più prestigiosi al mondo come il Toronto Film Festival, il Calgary International film Festival, anche a Pordenone riscuote grandi consensi vincendo il premio del pubblico come miglior film dell’edizione 2016. Al protagonista di questo film-documentario spetta il triste primato di essere stato il più giovane processato dagli U.S.A. dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il motivo? Venne trovato da soldati americani assieme ad un gruppo appartenente alla Jihad da cui era stato reclutato per le sue conoscenze linguistiche. Le sue responsabilità tuttavia non vennero mai chiarite, così pure il suo ruolo all’interno dell’organizzazione terrorista. Unico superstite di un attacco di soldati militari americani in Afganistan dove riportò gravi ferite, perse un occhio e danneggiò il secondo, venne spedito solo quindicenne a Quantanamo: lì subirà soprusi di ogni genere. Saranno dieci anni che lo segneranno profondamente, ma a cui non soccombe. https://www.youtube.com/watch?v=c_EVfS93Iyo Il trailer di Guantanamo’s Child: Omar Khadr Omar Khadr è stato rilasciato l’anno scorso dopo aver passato la maggior parte della sua vita in carcere: chi si è battuto senza sosta per la sua libertà è stato l’avvocato Denis Edney con cui attualmente vive in Canada. Un’immagine dal film documentario “Guantanamo’s child: Omar Khadr Sebbene non sia del tutto chiara la sua colpevolezza o la sua totale innocenza, ciò su cui tutti dovremmo pensarla in modo unanime è la necessità di migliorare la gestione abominevole delle strutture carcerarie. In molte prigioni, tra cui anche la famosa Guantanamo, si vive ancora una continua lotta per la sopravvivenza e la dignità umana. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

VENEZIA 73-IL PROGRAMMA

Il programma della 73esima edizione del Festival di Venezia promette bene: tante pellicole internazionali, registi prestigiosi, ospiti stellari e novità. I film italiani saranno pochi – e visto la mediocrità delle pellicole dell’anno scorso – la cosa non ci disturba affatto. Saranno tutti, a parte rari casi, di registi poco conosciuti.   Le dichiarazioni del Presidente Paolo Baratta, dopo la conferenza stampa di presentazione del programma della rassegna cinematografica Quello che non mancherà nel programma della 73esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, saranno i big names tra registi ed attori, una scelta che fa capire quanto Venezia sotto la direzione di Barbera non voglia essere seconda a Cannes. I registi di prestigio che metteranno piede al Lido direttamente da Hollywood non si contano: c’è molta attesa per Damien Chazelle e la sua opera La La Land (che vedrà al terzo film insieme Ryan Gosling e Emma Stone) e, visto che la pellicola è un musical, anche il cantante musicista John Legend. Antoine Fuqua presenterà la sua versione dei Magnifici Sette, Derek Cianfrance per The Light between the Oceans sceglie attori del calibro di Michael Fassbender, Rachel Weisz e Alicia Vikander, un cast che promette magia. Avremo il piacere di vedere la seconda opera del talentuoso Tom Ford, a cui il mondo della moda stava evidentemente un po’ stretto, con The Nocturnals. Jake Gyllenhaal – che avevamo visto già visto l’anno scorso a Venezia in forma smagliante con The Everest, è l’attore scelto da Ford assieme a Amy Adams e Michael Shannon. Tra i film americani che verranno presentati a Venezia ci sono anche The Bad Batch di Amy Lily Amirpour che si affida ad un cast stellare e piuttosto variegato: Suki Waterhouse, Jason Momoa, Jim Carrey, Keanu Reeves e Giovanni Ribisi. Grande attesa anche per Jackie, film diretto da Pablo Larrain e che vede l’interpretazione di Natalie Portman. Per gli amanti del genere fantascienza a Venezia si può contare su Denis Villeneuve. Il regista di Blade Runner si avvale di Amy Adams, Forest Whitaker e Jeremy Renner in The Arrival, pellicola che vedremo comunque con interesse sebbene la fantascienza non sia nelle nostre corde. Francois Ozon firma Frantz, pellicola franco-tedesca molto attesa a Venezia: Pierre Niney, Paula Beer, Marie Gruber, Ernst Stötzner, Cyrielle Claire sono gli attori che compongono il cast. Anche Mel Gibson – dopo qualche anno (forse troppi) di lontananza dalle scene, ritorna a Venezia. A Venezia presenterà Hacksaw Ridge, film girato tra gli Usa e l’Australia. Nel cast Andrew Garfield, Vince Vaughn, Teresa Palmer, Sam Worthington, Luke  Bracey. Tra i Maestri registi più attesi a #Venezia73 ci sono senza dubbi il riservatissimo Terrence Malickcon Voyage of Time e Kusturica con l’opera On The Milky Road. Del primo c’è da chiedersi se riuscirà a farci rivivere le atmosfere uniche di The Tree of Life, mentre per il secondo c’è la curiosità di capire quanto il lavoro di quattro anni sia stato efficace per quello che si dice essere il suo prossimo corto. Wim Wenders arriva al Lido di Venezia con la pellicola Les Beaux Jours D’Aranjuez, opera che affida agli attori Reda Kateb, Sophie Semin, Jens Harzer e al cantante musicista Nick Cave. E i “pochi” film italiani allora, quali saranno? A quelli dedicheremo un articolo a parte, stay tuned. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

I FILM ITALIANI A VENEZIA 73

Il primo è il film di Piccioni, regista forse non così conosciuto, ma che conta già una decina di opere e che aveva calcato il red carpet del Lido di Venezia nel 2001. Il film che presenterà in questi giorni a Venezia s’intitola “Questi giorni” e narra le vicende di quattro ragazze adolescenti amiche che fanno un viaggio che rafforzerà ancora di più il loro legame. Nel cast gli attoriMargherita Buy, Maria Roveran, Marta Gastini, Caterina Le Caselle, Laura Adriani, Filippo Timi, Alessandro Averone, Mina Djukic e Sergio Rubini. “Piuma” di Roan Johnson è il secondo titolo italiano che verrà presentato a Venezia: una gravidanza inaspettata cambia drasticamente la vita di Ferro (Luigi Fedele) e di Cate (Blue Yoshimi). Iniziano i conflitti con le famiglie, le difficoltà nella ricerca di un’occupazione, la perdita della spensieratezza della gioventù. Terzo ed ultimo film che vedremo a Venezia è Spira Mirabilis, opera realizzata a due mani daMassimo D’Anolfi e Martina Parenti. Il film è un documentario che si propone di raccontare l’immortalità per mezzo dei quattro elementi della natura: acqua, aria, terra e fuoco. Un’opera che per il tipo di tema trattato ci sembra complessa e rischiosa. Come non pensare alle pellicole e al modo con cui il regista Malick ha affrontato ed affronta costantemente questa tematica. Siamo curiosi di vedere se Spira Mirabilis riuscirà a raccontare un argomento così delicato. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

THE LIGHT BETWEEN OCEANS

Non è solo il passato del protagonista Tom Sherburne a venire a galla dall’oceano nel film The Light Between Oceans, ma anche una neonata, scampata miracolosamente da morte sicura. Ed è proprio un figlio ciò che non riescono ad avere i due protagonisti del film, da qui la decisione di prendersene cura. Nessuno verrà a cercarla in un luogo sperduto come quello, dove Tom è guardiano del faro. Le cose tuttavia non vanno esattamente così e l’oceano azzurro si tinge di blu, poi di grigio ed infine di nero come la tragedia. E la tragedia travolgerà tutto. Tratto dall’omonimo bestseller del 2012, The Light Between Oceans presentato alla 73° Festival di Venezia è un film più piacevole da vedere una domenica sera piovosa in autunno con una tisana calda in mano, piuttosto che al Palazzo del Cinema. Il motivo è semplice: ha tutta l’aria del grande film, ma c’è qualcosa che non lo fa decollare. Nulla si può dire (o quasi) del cast stellare:Michael Fassbender, Alicia Vikander e Rachel Weisz. Sebbene l’attrice svedese mi fosse sembrata più convincente nella pellicola “The Danish girl” presentata a Venezia l’anno scorso, non si può dire che reciti male, soprattutto se consideriamo il fatto che è la co-star del talentuoso Michael Fassbender, a cui è sempre difficile tenere testa. Nella seconda parte del film, la pellicola migliora grazie al personaggio interpretato dalla Weisz. Dell’acclamato regista Derek Cianfrance avevo visto Blue Valentine e The Place Beyond the Pinesgirati in diverse scene “in one take”. La sua regia di The Light Between Oceans non ha nulla a che vedere con le pellicole precedenti e rispecchia la tradizione hollywoodiana più classica. Dove sta la falla di The Light Between Oceans, se non si tratta di cast e regia? È proprio la storia che avrebbe dovuto restare solo inchiostro sulle pagine di un libro. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

THE YOUNG POPE

È  un Papa anticonvenzionale quello che Paolo Sorrentino presenta in The Young Pope, serie televisiva le cui prime due puntate sono state proiettate in questi giorni alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. L’attore britannico Jude Law veste i panni di Pio XIII (al secolo Lenny Belardo), abiti in cui si trova perfettamente a suo agio. Un uomo prima che un Papa, un individuo prima che Eminenza e – sebbene si compiaccia della sua carica e lo faccia presente ad ogni occasione – un peccatore. Pio XIII è un uomo contraddittorio, pieno di dubbi: per tutti i centododici minuti di proiezione lo spettatore si misura ad affrontare la sua personalità complessa. La visione e il suo atteggiamento così moderno si scontrano senza mezzi termini con l’ambiente del Vaticano, luogo ancorato alle tradizioni fatto di figure (un ottimo Silvio Orlando) e di fedeli a tratti grotteschi che vedono in lui motivo di turbamento. Sorrentino decide di svolgere il tema “a traccia libera” e lo fa senza cadere nel cliché, senza sporcare ed infangare nulla e nessuno, raccontando tuttavia la “sua storia” grazie al suo essere “visionario”. I passi delle scarpe rosse del giovane Papa scandiscono il suo ingresso in ogni stanza del Vaticano e ci fanno curiosare dove non sarebbe possibile farlo. Ed è un puro piacere per gli occhi. Il passato di bimbo cresciuto da Suor Mary (Diane Keaton) – che vorrà al suo fianco come guida nel suo pontificato – e il presente affiorano e svaniscono ad ogni sua boccata di sigaretta. Difficile non tifare per lui, sebbene il suo essere controverso, ma d’altra parte non abbiamo forse un po’ tutti bisogno di metterci in discussione? Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

SÃO JORGE

Dal degrado e dalla miseria è possibile riscattarsi? São Jorge è il pugno nello stomaco assestato dal regista Marco Martins, abile nel raccontare una storia crudele in cui sembra non esserci spazio per la speranza. Il regista sceglie di inquadrare così da vicino agli attori, che ci pare di sentirli respirare. Sentiamo il loro fiato corto, così come le loro inquietudini. Tutti i protagonisti di São Jorge sognano un futuro diverso da quello che vivono, ma non hanno né i mezzi, né la lucidità per capire come cambiare la loro misera esistenza. In un contesto di povertà come quello in cui versa il Portogallo nel 2011, il pugile Jorge, il figlio, la sua famiglia e la sua ex donna vivono di stenti. Costretto a lavorare per una società di recupero crediti per poter mangiare, si trova intrappolato in una situazione senza uscita. Gli attori tutti a me sconosciuti sono così a proprio agio nel film da farlo sembrare un documentario. Nuno Lopes, che recita la parte del pugile Jorge in questa pellicola, è a dir poco straordinario e a Venezia viene premiato come miglior attore nella sezione Orizzonti. Sao Jorge è indubbiamente uno dei migliori film presentati a Venezia (ha aperto la sezione Orizzonti), una pellicola claustrofobica ed intensa, dove lo spiraglio della speranza ha il rumore di un guantone di boxe in pieno stomaco. E che fino all’ultimo fotogramma mi ha lasciato col fiato sospeso. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

RED CARPET DI VENEZIA, CHI CI SARÀ

Cresce l’attesa per capire chi, fra tutte le presenze confermate o meno, calcherà il red carpetdella 73esima edizione del Festival del Cinema di Venezia. A quanto pare il prestigio degli ospiti sarà direttamente proporzionale al programma messo a punto dal capace Barbera. Sebbene il nostro compito a Venezia sarà quello di visionare le pellicole e recensirle per voi, un occhio al red carpet e al glamour è d’obbligo. L’anno scorso tra gli ospiti che hanno fatto brillare il red carpet di Venezia c’era una Tilda Swinton in abito bianco, che ha fatto impazzire fotografi e fans. Inutile dire che il capo da lei indossato pareva una scultura di Canova. Tilda Swinton alla 72esima edizione del Festival, photo credits ©Elena Tubaro Elisabeth Banks già al photocall aveva lasciato intendere che l’abito con cui si sarebbe presentata alla prima avrebbe lasciato tutti senza fiato e così è stato. Il pubblico femminile è andato in delirio poi per il gentleman-pirata Johnny Depp che, in una brillante conferenza stampa ha fatto capire che nella vita è meglio essere pirati, piuttosto che semplici marinai. Elisabeth Banks alla 72esima edizione del Festival, photo credits ©Elena Tubaro Ma veniamo agli ospiti attesi sul red carpet di Venezia per questa 73esima edizione: ci sarà la protagonista dell’acclamato The Danish Girl (pellicola presentata l’anno scorso a Venezia) la splendida Alicia Vikander, il sempre bravo e sempre affascinante Michael Fassbender, la biondissima Naomi Watts e Liev Schreiber. Ma l’elenco non finisce qui: Emma Stone sarà a Venezia con il compagno Andrew Garfield – anche se noi vorremmo fosse al Lido con il nostro super eroe preferito Ryan Gosling. Tra il parterre degli ospiti maschile anche Mel Gibson (che ci auguriamo di vedere in forma), l’affascinante Jude Law, il nostro Paolo Sorrentino, Jake Gyllenhaal (che l’anno scorso ha fatto innamorare della sua barba tutto il Lido alla prima di Everest) e Kit Harington. Ci siamo dimenticati qualcuno? Senza dubbio, vedremo di rimediare nei prossimi giorni con un reportage “glamour” direttamente dal Lido di Venezia. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

SHOESOFTHEDAY – PORDENONESILENT 34

Appena vidi le prime foto di Elena Tubaro scattate ai piedi dei VIP a Venezia, pensai che la sua fosse una grande idea, nonché l’hashtag più che appropriato: #shoesoftheday. E così, unaMostra d’Arte cinematografica di Venezia e una 34esima edizione di Pordenone Silent dopo, ho il piacere di scrivere un articolo proprio sugli scatti da lei realizzati alle Giornate del Cinema Muto. Aprirei (letteralmente) le danze con questa scarpa stringata bicolore con cui lanciarsi in un ballo veloce, magari allestito proprio all’interno del salone che abbiamo visto magicamente colorarsi in the Phantom of the Opera. E quando sul più bello le luci delle candele si spegneranno e ci sentiremo minacciati dal Fantasma, ci faremo largo tra la folla grazie al luccichio argenteo del loro pellame bicolore. Sarà facile allora trovare la galleria che ci condurrà lontano dalla temibile creatura. photo credits: Elena Tubaro È un’altra calzatura rubata al ballo quella che riconduciamo ai giorni nostri solo grazie al tatuaggio della proprietaria sul collo del piede: anche qui è l’impuntura a farla da padrona su pellame di colore nero. Un sottile cinturino con fibbia circolare – altro elemento che ci riporta agli anni ’40 – permetterà a questo piedino di stare ben solido, nonostante lo scollo piuttosto pronunciato. photo credits: Elena Tubaro C’è da chiedersi come fosse il proprietario di questi piedi: la mia fervida immaginazione mi fa pensare al Sig. Gosling, a cui il bianco e nero del cinema muto senz’altro piace. Un laccio molto ricercato – come scrive la stessa Tubaro nella caption su Instagram – per una calzatura chiara in pelle morbidissima. La proprietaria di queste scarpe non teme che gli amici rischino di perderla di vista: è un amore incondizionato per la zebra il suo, di cui ama il manto e le movenze. La vera chicca è il gambaletto in rete: seducentemente wild e strumento prezioso qualora nella savana le zanzare si facessero insistenti. Tra tutti i proprietari di scarpe che mi sono passati sotto gli occhi, è lui il Lord a cui vorrei stringere la mano: un lavoro di spazzolatura di questo genere richiede tecnica e sapienza d’altri tempi. C’è da chiedersi se la stessa cura minuziosa la riservi pure nell’organizzare un invito a cena, in tal caso mi candiderei volentieri. Sono tre i colori a caratterizzare questa scarpina che la proprietaria abbina ad un pantalone nero. In questo modello dall’ampia calzata, sono le impunture a definire i colori dei pellami: il blu scuro, il verde e la tonalità cuoio. Chissà se questa signora è una di quelle a cui sono riuscita a “far portare i moustaches”: magari ero così concentrata nei moustaches che non ho prestato attenzione a ciò che indossava ai piedi. Che disdetta! Non posso che chiudere con la geometria di questo piede: a quanto pare di passi per raggiungere il cinema ne deve aver fatti molti. Tuttavia, di fronte ad una scelta così coraggiosa nella linea e nei colori, non posso che alzare il pollice in segno di approvazione. Magari potrei cercare di rintracciare per questa signora amante delle geometrie il Lord del mocassino lucido per qualche ragguaglio su come si conservano le calzature, ma poi magari ne andrebbe del mio invito a cena. Meglio di no, di questi tempi è bene essere un po’ gelosi. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus http://fondazionegiovannisantinonlus.com/

IL PAPILLON-PORDENONE SILENT 35

L’anno scorso mi ero così divertita nel far indossare i baffi all’insù agli ospiti delle Giornate del Cinema Muto, che ero tentata di riproporre lo stesso accessorio anche in questa 35esima edizione. Ma se è vero che il Festival del Cinema Muto si deve rinnovare per essere ancora più appetibile ad una platea di giovani cultori del genere, aveva più senso proporre un accessorio diverso. Tra tutte le idee che mi erano venute in mente, ho pensato che il “finto papillon” fosse l’accessorio perfetto visto che è insolito, elegantissimo e portato da pochi solo in particolari occasioni. Nei primi del Novecento si vestiva il papillon, l’equivalente della nostra cravatta. Il papillon in carta da tenere in borsa e all’occorrenza far indossare al “mal capitato” è stata la scelta con cui accompagnare in modo “ironico” questo Festival del Cinema Muto, un festival che da fuori appare impomatato, ma che è di gran lunga più ironico di alcune commedie contemporanee. Gli ospiti del Festival – dei gran burloni – si sono prestati a questo gioco con piacere: ho raccolto qui gli scatti fatti alle Giornate del Cinema Muto che mi hanno più divertito e quelli che più mi ricordano un momento piacevole e assolutamente spontaneo. Ho un unico rammarico: non essere riuscita a rubare uno scatto a Jay Weissberg o a David Robinson in papillon. Peccato. Il prossimo anno saranno i primi ad essere immortalati. Ma con cosa? Dovrete per forza attendere l’edizione 2017 per saperlo.

KEAN OU DÉSORDRE ET GÉNIE- PORDENONE SILENT 35

Di tutte le pellicole viste durante le Giornate del Cinema Muto, quella che ho amato di più è Kean Ou Désordre Et Génie, pellicola del 1924 del russo Alexander Volkoff che fu costretto a lasciare il paese ed esiliare in Francia per continuare la sua attività di regista. L’incapacità del protagonista di togliersi la maschera che veste quotidianamente anche quando non recita, è il tema che attraversa questo film muto realizzato negli Anni Venti e presentato alle Giornate del Cinema Muto dopo un attento restauro. La storia è quella di un famoso attore dell’Ottocento di pièceshakespeariane che conduce una vita privata sregolata e piuttosto infelice. Durante una messa in scena a teatro di Romeo e Giulietta, Kean, interpretato dal russo Ivan Mosjoukine, vede per la prima volta due donne le cui vite si intrecceranno con la sua. Da allora la sua vita diventerà tormentata da una storia d’amore così magica, quanto impossibile. Un altro tema affrontato da Volkoff oltre a quello dell’impossibilità di scindere il personaggio dalla vita reale, è la differenza sociale che qui viene messa in luce nel rapporto tra il protagonista – un attore – nei confronti della contessa – figura di alto rango – di cui egli si innamora perdutamente. A sottolineare i gesti e a descrivere al meglio le mille e una sfumature dei personaggi – tra cui anche un gobbo piuttosto maltrattato dal protagonista principale – ci pensa il brio del pianoforte di Neil Brand, attraverso il quale ci si dimentica di essere di fronte ad un film senza sonoro. L’accuratezza della scelta dei costumi e l’espressività di tutti gli attori, rendono questo film un vero capolavoro, nonché un’opera che pare impossibile essere realizzata nei primi del Novecento. Ironia, tristezza, brio, giocano all’unisono per rendere unica ogni scena. Singolare la scelta del regista di aprire il film in modo teatrale e chiuderlo con la morte del protagonista allo stesso modo. Questa pellicola è una chicca da guardare più volte, soprattutto quando vogliamo estraniarci dal mondo contemporaneo a volte così asettico e privo di emozioni.   Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

NON È UN FESTIVAL PER VECCHI”-PORDENONE SILENT 35

Se Le Giornate del Cinema Muto potrebbero apparentemente sembrare un festival per persone di una certa età, in realtà è assolutamente vero il contrario. Pordenone Silent “non è un festival per vecchi”. Chi viene alle Giornate del Cinema Muto viene in primo luogo per divertirsi. E ne fa pure tanta di strada per arrivare nella provinciale Pordenone! Fortuna vuole che per una decina di giorni, Pordenone si trasforma, grazie al pubblico che arriva dagli Stati Uniti, dal Giappone e un po’ da tutto il mondo, in una città, stimolata culturalmente, in cui si parla più inglese che italiano. Anche Robison, Ex Direttore delle Giornate (nel 2015 ha passato il testimone a Jay Weissberg), è convinto che questo non sia un Festival per vecchi: una conferma è il Collegium, la rassegna di Pordenone Silent che si pregia di promuovere la passione per il cinema muto per un pubblico decisamente giovane, obiettivo nobile, al fine di tramandare una cultura cinematografica che andrebbe altrimenti perduta. Un altro segnale di quanto il pubblico delle Giornate del Cinema Muto ami divertirsi e “sia giovane” è senza dubbio il fatto che nessuno si sia mai negato ad un mio scatto fotografico (con papillon o senza). La cosa che ho capito è che questi appassionati del cinema muto amano essere burloni: e la burla dev’essere grossa, altrimenti non sono contenti. Dovrò’ inventarmi qualcosa di più irriverente per l’edizione 36: i baffi e il papillon lo sono troppo poco.   Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

UN FESTIVAL DEL CARATTERE INTERNAZIONALE- PS 35

Siamo già al day 5 della programmazione di Pordenone Silent, il Festival di cinema muto che si tiene a Pordenone dal 1 al 8 ottobre. E anche per il loro trentacinquesimo compleanno Le Giornate del Cinema Muto mantengono intatte la qualità della programmazione e il carattere assolutamente internazionale della rassegna. E’ proprio ciò che balza agli occhi, quando si è seduti in sala al Teatro Cinema Verdi, oppure al Hotel Moderno per una conferenza stampa. Gli ospiti internazionali, di cui molti provenienti anche d’oltre Oceano, non si contano. A dire il vero, i pordenonesi si sono visti per la proiezione di A propos de Nice – pellicola di Jean Vigo del 1930 che il Direttore del Festival ha voluto inserire per omaggiare Nizza, città tristemente nota per i fatti di cronaca avvenuti solo pochi mesi fa. Ma alla prima non si è vista solo una soleggiata ed impomatata Nizza: The Mysterious Lady, pellicola di Fred Niblo era il piatto forte della serata di apertura. E che dire se non che The Mysterious Lady è Greta Garbo? Una Garbo che in questa pellicola della MGM viene celebrata com’è giusto sia, ossia come una diva. La Garbo toglie il fiato e nulla può l’ufficiale tedesco che cade nel tranello a sua insaputa. Tania Fedorova, figura fedele allo Zar e amata di un ufficiale di alto rango russo, incontra il giovane Karl Von Raden – questo è il nome del ufficiale tedesco – una sera a teatro, nella capitale viennese. E dopo questo incontro, le vite di entrambi non possono che essere sempre più vicine l’una all’altra. Niblo in The Mysterious Lady possiede tutti gli ingredienti con cui si realizza una pellicola di successo: una storia d’amore combattuta, lo spionaggio, la celebrazione della diva. Non manca proprio nulla, come non manca nulla a questa edizione delle Giornate del Cinema Muto. Ah sì, qualcosa manca: uno spazio più accogliente dove poter chiacchierare del film a fine proiezione con gli altri ospiti del Festival, per fare in modo che la magia non finisca un instante dopo usciti dalla sala. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

ARRIVEDERCI PORDENONE SILENT! 35

Dopo un discreto numero di film visti, posso affermare quanto Le Giornate Del Cinema Muto possano cambiare la percezione che alcuni hanno del cinema muto. Accanto agli appassionati di silent movies che arrivano a Pordenone per apprezzare le proiezioni introvabili o i documenti storici, c’è anche spazio per chi si vuole avvicinare a questo genere in punta di piedi, senza doversi “sorbire” per forza i 218′ di Montecristo. Il mio suggerimento da “quasi neofita” visto che sono alla mia seconda partecipazione diPordenone Silent per conto della Fondazione Giovanni Santin Onlus – è quella di leggere con cura il programma della rassegna e scegliere la tematica che sentiamo più nostra. Indubbiamente i film dei primi anni del Novecento non hanno il ritmo incalzante delle pellicole dei giorni nostri, tuttavia il cinema muto è in grado di compiere quella magia di trasportarci in un’altra epoca non appena si abbassano le luci in sala. Come ho scritto, la pellicola che ho amato di più è stata Kean Ou Désordre Et Génie proprio perché penso illustri tutto ciò che si può trovare nel cinema muto: ironia, malinconia, una grande storia e costumi magnifici. E il tutto condito ovviamente da una brillante interpretazione dei personaggi. Ma non c’è 35esima edizione senza citare nuovamente The Misterious Lady con una Garbo bellissima e astuta a cui un po’ tutte vorremmo assomigliare. Per la RassegnaCinema delle Origini, mi sento di segnalare Namakura Gatana (La Spada Spuntata) e Kraków, pellicola non-fiction. Altrettando belli, per entrare nel mood della serata, i corti visti martedì sera: uno splendido film documentario sulla lavorazione della ceramica a Dahomey dal titolo Pottemageri I Dahomey del 1908 e Africa Before Dark, uno spassoso corto in 35mm prodotto da Walt Disney che conferma lo smalto che l’hanno fatto diventare un mito nel mondo dei cartoons. La scelta delle pellicole proposte dai vertici e dal team delle Giornate del Cinema Muto è così varia da riuscire ad accontentare davvero tutti, anche quelli che dicono di non amare il cinema muto. Dobbiamo dunque tenervi un posto in sala al Verdi per il prossimo anno?   Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

LA LA LAND- VENEZIA 73

La La Land si apre all’insegna del più classico dei musical e la cosa mi inquieta, visto che proprio amante dei musical non sono. Un Ryan Gosling arrabbiato e non ancora entrato nella parte, suona ripetutamente il clacson della sua convertible mentre supera la sua co-star Emma Stone (che invece entra nella parte dal primo istante del film) lungo una trafficata highway di Los Angeles. Il loro incontro-scontro si trasformerà durante il film in qualcosa di magico, che ci farà pure dimenticare quanto sia cliché. Perché è il sogno ciò che vivremo grazie a Damien Chazelle, il regista trentenne che si fece conoscere nel 2014 realizzando quel piccolo-grande capolavoro di Whiplash. Messi via gli Oscar di Whiplash – ben tre – si è messo subito al lavoro per questo progetto che aveva in testa da tempo: La La Land. Nel film sono tre attori a giocarsela: Emma Stone (nei panni di Mia), Ryan Gosling (nei panni di Sebastian) e Los Angeles, la città che ha il potere di avverare i sogni, come quello di distruggerli. E i sogni quando si realizzano hanno un prezzo che va pagato (e pure piuttosto salato). Chazelle non ci interroga su cosa ne pensiamo di ciò, ma con sequenze dai colori brillanti, un omaggio aGene Kelly e cieli stellati ci trasporta in un’atmosfera sognante e senza tempo. La carriera di attrice per Mia e di musicista jazz per Sebastian saranno due rocce a cui aggrapparsi, per non cadere nel precipizio dell’insoddisfazione personale. Due sognatori, due creativi che rifuggono la mediocrità della vita normale, dei lavori comuni e delle persone comuni.   A tessere d’oro la trama del film è la colonna sonora che ho iniziato a canticchiare tra me e me durante la proiezione e che ho fischiettato una volta uscita dalla Sala. O era un sogno?   Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

NOCTURNAL ANIMALS- VENEZIA 73

Dopo un capolavoro come A Single Man l’aspettativa sul nuovo lavoro del regista-stilista Tom Ford era altissima. E quando è così, c’è il rischio sempre di rimanere un po’ delusi. Sono rimasta delusa da Nocturnal Animals? Quando sono uscita dal cinema un po’ lo ero, poi quando ho ripercorso il film mettendo insieme i pezzi del puzzle, ho pensato fosse un film ben fatto. Ci sono le tracce di A Single Man nella pellicola Nocturnal Animals presentata a Venezia 73 (e che ha vinto proprio al Lido il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria)? Sì, ci sono. L’attore Colin Firth, attore di A single Man, accompagna il cast di Nocturnal Animals alla premiere al Festival di Venezia C’è il bisogno dello stesso Ford di indagare nella vita degli individui, di raccontarne i loro stati d’animo, le loro insicurezze e follie. Poi c’è la sua firma di uomo di moda, maniacale nella scelta dei dettagli e amante del bello. La vita “apparentemente” perfetta della mercante d’arte Susan, impersonata da Amy Adams, si “sporca” con la lettura del romanzo Nocturnal Animals, libro che il suo ex marito – di cui non ha notizie da anni – le fa recapitare nella sua lussuosa casa di Los Angeles. Ad accompagnare il testo un biglietto dello stesso ex-marito autore che la invita a leggere il romanzo a lei dedicato. Susan si tuffa nella lettura del romanzo, ma con sua grande sorpresa, ciò che leggerà sarà per lei fonte di grande turbamento: il contenuto è di una violenza inaudita. E qui che allora la stessa Susan inizia ad interrogarsi sul motivo per cui il libro le sia stato dedicato. Ripercorre la storia con Edward Sheffield (Jake Gyllenhaal) dagli esordi sino alla fine, guardando per la prima volta la sua vita glamour con altri occhi. Ira, vendetta, amore, perdono in Nocturnal Animals si mescolano assieme. Ad accomunare tutti questi sentimenti c’è il tempo. Le scelte che abbiamo fatto in passato sono state giuste? O avremmo dovuto fare in modo che le cose andassero in un altro modo? Stiamo pagando le conseguenze? A cosa davvero nella vita non si può rinunciare? Nocturnal Animals scorre veloce, com’è veloce a scendere la notte: tra tailleur d’alta moda, lusso, miseria e l’assoluto nonsense della violenza.   Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

ORECCHIE- VENEZIA 73

Orecchie è il racconto tragicomico della giornata trascorsa dal protagonista – di cui non sappiamo il nome – in una Roma in bianco e nero piena zeppa di riferimenti all’arte contemporanea e abitata da personaggi eccentrici. È un forte fischio all’orecchio quello che avverte il protagonista interpretato da Daniele Parisi appena sveglio, un fastidio lo accompagnerà per tutta la giornata. Una nota sul frigorifero lasciata dalla fidanzata cambierà i suoi piani, che dovranno includere pure un’ insolita visita medica: i suoi incontri saranno uno più divertente e più tragico dell’altro. Il regista Alessandro Aronadio ha voluto raccontare il senso di smarrimento che molti di noi – soprattutto i più introversi – vivono ai giorni nostri, con loro difficoltà di relazionarsi in un mondo a cui non si sentono di appartenere. Romano di nascita e laureto in psicologia, Aronadio si specializza in regia alla Los Angeles Film School agli inizi del 2000. Due Vite per caso, la sua opera precedente è stata l’unica pellicola selezionata al Festival di Berlino e ciò la dice lunga sulle sue capacità di regista. Orecchie, il film presentato per Biennale College, è senza dubbio un film molto piacevole e brillante che pecca però nel voler caricaturizzare troppo i personaggi, rendendoli grotteschi.   Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

AMERICAN ANARCHIST-VENEZIA 73

Le conseguenze. E’ questo il tema che affronta American Anarchist, film fuori concorso alla73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e che, proprio al Lido, ha incassato una pioggia di applausi. American Anarchist è un non fiction movie tanto bello, quanto difficile da digerire, visto che per tutta la durata del film-documentario si è sempre in conflitto con la frase: “Era un ragazzo, che ne sapeva di ciò che sarebbe successo poi?”. Ma procediamo con ordine: William Powell è un giovanotto inglese trasferitosi negli Stati Uniti da ragazzino. Ribelle e anticonformista proprio negli anni della controcultura, decide di pubblicare uno scritto-manuale sulla costruzione di ordigni ed esplosivi. The Anarchist Cookbook si trasforma in un best seller (vende più di 2.000.000 di copie), ma si trasforma anche nello strumento che viene usato da folli omicidi per mettere a segno omicidi, attentati, disordini antigovernativi e sparatorie nelle scuole. Powell è costretto a lasciare il Paese: conduce una vita da fuggitivo sebbene il suo ruolo sia diventato quello di insegnare in Paesi disagiati, quasi voglia in qualche modo “rendere un contributo” per il tragico errore commesso da giovane. Sebbene la sua condotta sia ineccepibile e i suoi punteggi altissimi ogni volta che si candida per una posizione di lavoro, viene sempre perseguitato da una lettera anonima o da una dichiarazione che invita i suoi superiori a valutare se assumere o meno uno scrittore che ha pubblicato un libro su come far saltare in aria caseggiati, auto o ammazzare il prossimo. American Anarchist è un’opera realizzata magistralmente sia per la sceneggiatura, sia per il montaggio, un grande film che ripercorre i momenti della vita di un uomo che mai avrebbe immaginato di diventare lui stesso il bersaglio della società.

PORDENONE LEGGE

Sergio Vaccher: l'obiettivo di un grande fotografo al Festival del libro "pordeanonelegge" per la Fondzione Giovanni Santin Onlus. Un onore pubblicale i suoi ritratti, frammenti, composizioni d'arte   Un altro tempo Tutti scrivono, tutti leggono, come mai fino ad oggi nella storia dell’umanità. C’è stato un tempo ancora recente quando, conclusi gli anni della formazione, i pochi che continuavano a scrivere lo facevano con parsimonia e per motivi squisitamente professionali. Gli altri erano innamorati ossessivi, compulsivi redattori di lettere anonime, oppure scrittori, poeti, giornalisti, storici e filosofi. Non è più così, la comunicazione scritta è onnipresente e incessante, e sempre più in connubio con l’altrettanto ubiqua presenza delle foto da cellulare. E i libri? Oh, quelli! Sì, ci sono ancora, e sono ancora il modo migliore per imparare, pensare e crescere. Ci sono anche molti libri senza le immagini! E sono esigenti, quasi tutti. Chiedono ciò che è più tuo e che maggiormente ti sfugge nella vita: il tempo. Vogliono tempo, un tempo solo tuo. E in cambio, però, aprono nel trascorrere della tua vita un altro tempo, più ampio, più profondo, che non ha i numeri dell’orologio. L’incontro con l’autore e il suo libro a pordenoneleggedura un’ora dell’orologio. E potrebbe valere quanto una stagione della vita. http://www.pordenonelegge.it/festival/edizione-2017  

BIENNALE DI VENEZIA – parte 2

L'obiettivo ragionato e poetico di un grande fotografo, Sergio Vaccher, al 74 Festival del Cinema di Venezia per la Fondazione Giovanni Santin Onlus. Fotografie scattate da Sergio Vaccher

BIENNALE DI VENEZIA 2017 PARTE 1.

L' obiettivo ragionato e poetico di un grande fotografo, Sergio Vaccher, al 74 Festival del Cinema di Venezia per la Fondazione Giovanni Santin Onlus. Vi presentiamo i video girati durante la Biennale di Venezia 74 Festival del cinema Venezia 2017-Il nuovo video di presentazione Festival del cinema Venezia 2017-Guillermo del Toro The shape of Water Invisibile di Paolo Giorgelli Invisibile di Paolo Giorgelli pt2 Marvin di Anne Fontaine 74 Venezia-Festival del cinema Happy winter. Fuori concorso  Venezia74 Venezia 74 Sakamoto al Festival del Cinema di Venezia Sakamoto al Festival del Cinema di Venezia pt.2 In conocorso Orizzonti  Gatta Cenerentola Venezia 2017

INTESTAZIONE DELLA VIA GIOVANNI SANTIN A PORDENONE

Pordenone: via Giovanni Santin. La nuova strada è stata intitolata all’imprenditore che ha contribuito al cambiamento e alla modernizzazione della città, alla promozione della Cultura e della valorizzazione sociale. INTITOLATA UNA VIA AL NOTO IMPRENDITORE GIOVANNI SANTIN PORDENONE – Tantissima gente e numerose autorità ieri, 19 aprile, in occasione dell’intitolazione di una strada (nei pressi di via Pinali, a Borgomeduna) dedicata a Giovanni Santin, grande imprenditore di Pordenone. Emozionante e commovente il ricordo di una delle figlie, Romi, già presidente del Panathlon Club Pordenone e partecipato l’intervento del sindaco Alessandro Ciriani, che ha ricordato le doti di Santin, sotto il profilo imprenditoriale e la rilevanza sul piano sociale, grazie alle tante iniziative intraprese. Bello il ricordo di un’altra figlia, Giovanna, vicepresidente di Ascom Pordenone e prossima, a fine giugno, presidente del Rotary Club Pordenone, postato sul suo profilo facebook. “Che emozione! Grazie al sindaco Alessandro Ciriani, a tutta l’amministrazione comunale per aver voluto ricordare il nostro grande papà, a tutti gli amici presenti per aver condiviso con noi questa giornata così importante che rimarrà indelebile nei nostri cuori. Un ringraziamento particolare anche a tutti i funzionari del comune, al comando dei vigili urbani per l’importante supporto. Papà ti vogliamo bene, grazie per tutto quello che ci hai insegnato sei stato una guida, un educatore e un papà affettuoso”. Foto di Renzo Profili

THE ZONE

La Fondazione Giovanni Santin Onlus è vicina a giovani artisti di qualità e il progetto di Pierpaolo Mittica e Alessandro Tesei merita certamente il sostegno e la divulgazione. Complimenti e forza aiutiamoli a realizzarlo! I registi Alessandro Tesei e Pierpaolo Mittica , si introducono nella zona di esclusione di Chernobyl , al seguito di un gruppo di stalker, filmando una delle avventure più incredibili mai documentate. Racconteranno una storia romantica, fatta di amicizia e di libertà, di amore per un mondo senza speranza. Un viaggio attraverso le vestigia sovietiche, nel mezzo di una natura selvaggia e contaminata, un amorevole tributo al capolavoro di Tarkovsky "Stalker", al libro dei fratelli Strugatzky " Picnic sul ciglio della strada", e al videogioco "S.T.A.L.K.E.R.". Entrambi gli autori sono esperti di tematiche legate alla contaminazione radioattiva, ed hanno prodotto nel corso degli anni vari reportage video e fotografici nelle aree più inquinate del mondo, tra cui Fukushima , Kysthym, Magnitogorsk, Karabash. Soci storici e sostenitori dell' Associazione di Volontariato Mondo in Cammino , con la quale hanno prodotto il documentario "Fukushima no Daymio" e "Behind the Urals", vincitori di svariati premi nazionali ed internazionali. Anche in questo nuovo progetto, che offre un punto di vista differente sulla zona radioattiva di Chernobyl, Mondo in Cammino è produttore associato . PERCHÈ AIUTARCI? Il nostro obiettivo è di raggiungere l' obiettivo di 30.000 euro , che ci permetterà di completare le riprese, il montaggio e le fasi di post produzione, di acquistare i filmati originali d'epoca, di far comporre la colonna sonora originale e di terminare tutte le traduzioni dal russo. Per noi è essenziale avere la possibilità di lavorare con professionisti che ci aiutino nel progetto, dal Maestro Luca Lampis , all'attrice e doppiatrice Vanina Marini . Qualora non riuscissimo a raggiungere la cifra, proveremo a completare il film con il materiale già girato, ma sicuramente ne uscirà fuori una versione di molto ridotta nei contenuti. Il film, attraverso gli occhi degli stalker, è paradigma della fuga dalla realtà di una generazione senza speranza. Gli stalker sono giovani Ucraini che vanno alla ricerca della loro frontiera, da superare per acquisire una libertà che non hanno nel loro mondo reale, l'Ucraina di oggi, segnata dalla guerra e dalla corruzione. La libertà conquistata dentro la Zona di esclusione è al contempo il paradosso della non vita, perché quelle terre sono state il teatro del più grande disastro nucleare di sempre. Gli autori sono specializzati in documentari di ricerca e nei reportage in ambito nucleare, e legati alla salvaguardia dell'ambiente. Hanno lavorato a progetti  su Fukushima, Mayak, Chernobyl, Chelyabinsk, Karabash, Magnitogorsk; lavori che hanno ricevuto premi e riconoscimenti e sono stati trasmessi da televisioni quali Al Jazeera, CBS Canada, NBC Stati Uniti, Discovery Channel, e pubblicati in riviste internazionali quali National Geographic Usa, Wired Usa, Spiegel, The Guardian. Guarda la storia degli stalkers pubblicata su National Geographic . https://www.produzionidalbasso.com/project/the-zone/

BIENNALE DI VENEZIA 75

La 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è organizzata dalla Biennale di Venezia e diretta da Alberto Barbera; si è svolta al Lido di Venezia dal 29 agosto all’8 settembre 2018. La Mostra è riconosciuta ufficialmente dalla FIAPF (Federazione Internazionale delle Associazioni di Produttori Cinematografici).La Mostra vuole favorire la conoscenza e la diffusione del cinema internazionale in tutte le sue forme di arte, di spettacolo e di industria, in uno spirito di libertà e di dialogo. La Mostra organizza retrospettive e omaggi a personalità di rilievo, come contributo a una migliore conoscenza della storia del cinema.        

CONCORSO AMORE TI SCRIVO

Splendida serata di premiazione alla Cantina "I Magredi" del Concorso “Amore ti scrivo” in collaborazione con la Fondazione Giovanni Santin Onlus. Il Sindaco di Valvasone Markus Maurmair, Il sindaco di Zoppola Francesca Papais, Michelangelo Tombacco, Cantina "I Magredi", Roberto da Cevraja, presidente del Circolo Ricreativo Culturale Castions. Accompagnamento musicale a cura di Nicola Milan e Anna Apollonio Momento della premiazione: in rappresentanza della ditta FAMA, sponsor dell'iniziativa e Silvano Menegon, artista che ha donato una delle sue opere Amore ti scrivo: Una giuria d'eccezione: Giacomo Vit, Daniela Turchetto, Silvio Ornella e Alessandra Santin. Il lavoro della giuria è terminato… ed ecco la rosa degli autori premiati o segnalati.✍ Ma se volete conoscere la graduatoria e gustare l’ascolto di testi intensi, accompagnati da buona musica e da buon vino, non mancate alla serata di premiazione il 15 Febbraio, ore 20.30 alla Cantina “I Magredi” di Domanins. ✍Rossi Teresa, Ciampa Eva, Giacomini Enrico, Passatempo Michela, Scrosoppi Daniela, Rodeghiero Annalisa, Panetta Alfredo, Del Fabbro Iside, Rossi Aldo, Pagnucco Dani       Un altro momento: in dono la "Grappa d'Artista" della Premiata Distilleria Pagura, sponsor storico del progetto.Un altro momento: in dono la "Grappa d'Artista" della Premiata Distilleria Pagura, sponsor storico del progetto.

NON SOLO DROGA

Pordenone Pordenone International film festival, al via il 14 maggio 11 Maggio 2018 57 Views PORDENONE – Dal 14 alle 18 maggio all’ex Convento di San Francesco, saranno presentate 42 pellicole realizzate da giovanissimi registi e attori che concorrono alla prima edizione del Pordenone International film festival. La rassegna cinematografica è ideata dall’Associazione Cinemando in collaborazione con l’Associazione Panorama e con il sostegno del Comune di Pordenone, della Fondazione Friuli, di Turismofvg e con il supporto di numerosi sponsor. Il concorso ha come tematiche il bullismo, la violenza sulle donne e l’immigrazione giovanile ed è diviso in quattro sezioni: Generazione futuro, con cortometraggi con attori la cui età non supera i 15 anni; Teen club +16, con cortometraggi i cui attori non superano l’età di 18 anni; Teenager plus +18, con lungometraggi i cui attori hanno un’età maggiore di 18 anni; Cinema & School, con cortometraggi girati dalle scuole e dalle università. All’organizzazione sono state recapitate 150 pellicole pervenute da tutta Italia, da numerosi Paesi europei ed extraeuropei e un gruppo di 50 studenti del Liceo M.Grigoletti, nell’ambito di Alternanza scuola-lavoro sotto la guida del regista e promotore del festival Alessandro Varisco, ne ha selezionato 42. Saranno proiettati per cinque giorni di “video educazione”, al mattino per gli studenti e al pomeriggio per il pubblico, ma anche per viaggiare “dietro le quinte” della nascita di un film, grazie a un workshop di recitazione, un casting per un film in pre-produzione e una giornata dedicata alla scoperta dei mestieri del cinema, dal montaggio al “trucco e parrucco” … All’inaugurazione di lunedì 14 maggio alle 17 interverrà l’attore romano Maurizio Mattioli padrino dell’evento, nel corso della settimana ci saranno spazi dedicato ai registi conosciuti ed emergenti in concorso e dal set di Don Matteo interverrà l’attore Daniele La Leggia. E inoltre ci sarà una giornata social con Marco Del Torchio e lo youtubers iPalboy; la voce italiana di “Bill in IT” e di Rasmus nella nuovissima serie “The Rain” su Netflix, e poi il giovane doppiatore Tommaso Di Giacomo, per arrivare all’incontro con l’attore e produttore Adriano Pantaleo. Per il sindaco Alessandro Ciriani questa rassegna …” consolida ulteriormente il dinamismo culturale della città poiché la arricchisce ulteriormente sotto il profilo culturale, educativo e formativo. E’ ancor più significativa perché stimola il protagonismo positivo del mondo giovanile e considerando che abbiamo la facoltà di scienze multimediali offre anche opportunità di sbocchi professionali”. “In città abbiamo importanti rassegne dedicata al cinema – ha aggiunto l’assessore alla cultura Pietro Tropeano – e il Pordenone International film festival si inserisce perfettamente in questo contesto, includendo spazi dedicati ai giovani.” “ E’ un’iniziativa importante anche sotto l’aspetto della promozione turistica – ha chiosato l’assessore Guglielmina Cucci – poiché consente di far conoscere la città agli ospiti che interverranno ed altrettanto significativi sono i temi che il festival tratta, in particolare quello sulla violenza sulle donne, tema al centro delle attività del referato alle Pari opportunità”. Alla conferenza stampa sono intervenuti anche Giovanni Furlan presidente dell’Ass. Panorama che si è detto felice di sostenere l’iniziativa per le implicazioni e le positive ricadute socio culturali anche sul sodalizio che guida, Filippo Beccherle rappresentate degli studenti del liceo M.Grigoletti per Alternanza Scuola Lavoro che ha illustrato le modalità di selezione delle pellicole e lo studente Riccardo Tanzi che ha il compito promuovere la comunicazione social dell’evento fra i giovani.

DEADONNA

Un evento itinerante che la Fondazione Giovanni Santin Onlus promuove con partecipato interesse.  

AMORE TI SCRIVO

Anche quest’anno la Fondazione Giovanni Santin Onlus ha collaborato con il Circolo C.R. Castions per la realizzazione del concorso “Amore ti Scrivo”. Il Sindaco dott. Murmaik e il Presidente Da Cevraia con L ‘artista Luigina Iacuzzi durante la premiazione nel Castello:

VERDARTE CONCORSO DI POESIA E FOTOGRAFIA

Un ringraziamento a tutta la Giuria di “VerdArte on theRiver”, l’ ideatrice Mila Marzotto, la Fondazione Giovanni Santin, il Presidente di Giuria Francesca Costa per aver premiato la mia “Non v’è più tempo” e avermi inviato insieme al riconoscimento il bellissimo libro d’arte “ Un giorno veneziano “ di Mario Vidor. Grazie di cuore a tutti.

CONCORSO VERDARTE PER LE SCUOLE ELEMENTARI DI PORCIA

Premiazione dei bambini della scuola elementare di Porcia per aver disegnato ed interpretato: VerdArte-on-.the-river Edizione 2020 Un grazie anche alla Dirigente, alle maestre, alla vice Sindaco e alla Fondazione Giovanni Santin Onlus.  Un applauso a tutti ! La Fondazione Giovanni Santin Onlus ringrazia la curatrice di VerdArte, Mila Marzotto, e le consegna il materiale per le scuole che hanno partecipato alla manifestazione a Porcia.

EDIZIONE PUNTO MARTE INDONESIA – SOTTOSOPRA DI SILVIO DE BLASIO

Splendida ricerca fotografica nelle profondità oceaniche. La Fondazione Giovanni Santin Onlus è sempre attenta alla pubblicazione di cataloghi d'arte nella convinzione che essi rappresentano uno strumento indispensabile alla divulgazione della cultura contemporanea.

SERGIO VACCHER E PORDENONELEGGE 2021

Un grande fotografo, artista, reporter Free lance Sergio Vaccher accompagna la Fondazione Giovanni Santin Onlus alle presentazioni di libri e autori di Pordenonelegge 2021. Condividere i suoi ritratti, gli scatti che documentano gli eventi con professionalità è un grande onore! Grazie Sergio.

SILVIO WOLF

In Visita a Pordenone, ospite di Theke e della Fondazione Giovanni Santin Onlus. Uno sguardo importante sulla città di Pordenone: il suo ambiente naturale, storico, archittetonico hanno creato stimoli per nuove ricerche.

DONNE PROTAGONISTE 2022 – VISITA DEGLI ALUNNI DELLA SCUOLA PRIMARIA “L. GABELLI”

Casello di Guardia Via Antonio De Pellegrini, Porcia, Italia

Questa mattina Alessandra Santin, Lorena Blarasin  ed io abbiamo avuto il piacere di ospitare al Casello di Guardia due classi della scuola elementare "Gabelli" di Porcia per la visita guidata alla mostra Note a margine. È stata un incontro di quelli che "lasciano il segno": vedere con quanta attenzione questi bambini hanno seguito le spiegazioni di Alessandra Santin ed ascoltare le loro osservazioni puntuali e pertinenti mi ha riempito il cuore di gioia. Da vecchia insegnante in pensione devo fare i miei complimenti alle insegnanti per queste due classi di piccoli studenti educati e che hanno saputo ascoltare una vera lezione di storia dell'arte con curiosità ed interesse. Che cos'è l'arte contemporanea? quali sono le sue caratteristiche? le  tecniche degli artisti? quali messaggi vogliono trasmettere? alcuni dei temi trattati con quella che si suole definire "capacità maieutica" da Alessandra che ringraziamo per la sua capacità di rendere semplici e chiari concetti che sicuramente non lo sono. Mi piace condividere il messaggio di una delle maestre, Valentina Vivian. A seguito della visita "Donne protagoniste 2022" presso il Casello di Guardia noi insegnanti delle classi quarte della scuola primaria "Gabelli" di Porcia ci teniamo a ringraziare la vice sindaco Blarasin, la critica d' arte dott.ssa Alessandra Santin e la professoressa Franca Benvenuti per la disponibilità ad accogliere le nostre classi in occasione della mostra per farcela vivere con gli occhi del cuore. Abbiamo imparato molte cose...un' esperienza che ci aiuterà a riempire la nostra "valigia" ..una piccola tessera  del nostro puzzle... Siamo riconoscenti, speriamo a breve di poterci incontrare. Franca Benvenuti  

VISITA GUIDATA ALLA MOSTRA

Visita guidata alla mostra NOTE A MARGINE a cura delle curatrici Alessandra Santin e Franca Benvenuti per i soci di Arcipelago di Cordenons, accompagnati dalla presidente Maria Teresa Grillo, che ringraziamo e altri amici appassionati di arte contemporanea. Prossima visita guidata sabato 2 aprile per i soci dell'UTLE di Porcia.

LA FINANZA

Biblioteca Civica di Pordenone Piazzale XX Settembre, 11, Pordenone, Italia

#fidapabpwitaly Ecco l'opuscolo Finanza concetti base degli strumenti finanziari, snello, di facile comprensione, che abbiamo realizzato per quanti saranno presenti domani, 18 ottobre, alle ore 18.00, in Biblioteca civica a Pordenone. Siamo nel mese dell'educazione finanziaria che noi abbiamo onorato con una bella opportunità per tutte e tutti: un corso di 3 incontri e questa pubblicazione...gratuiti!!!! Vi aspetto

IN OGNI SGUARDO … L’ESPRESSIONE …

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

Laboratorio per bambini alla galleria Costantini di Zoppola "In ogni sguardo ... l'espressione!" Tutto pronto ma prima si visita la mostra e dopo tutti attivi e interessati anche i genitori contenti contenti bravi bravissimi. Grazie a Roberta super bibliotecaria!

UNO SCRITTO D’AMORE – AMORE TI SCRIVO

Hotel Santin La Commissione del Concorso  “Amore ti scrivo…” riunita per rileggere e premiare poesie, prose,Haiku in “lingua” e in italiano! Giacomo Vit, Francesca Piovesan, Alessandra Santin (Silvio Ornella e Daniela Turchet) Segretario Roberto Muzzo Premiazione: 18.02.2023 Auditorium comunale di Zoppola https://pordenoneoggi.it/pordenone/uno-scritto-damore-amore-ti-scrivo-incontro-al-santin/

MUSICA E CANTO

Oggi alla Sala R.Diemoz di Porcia l'incontro e l'esibizione  dell'eccellente mezzosoprano Valentina Volpe Andreazza  originaria di Sacile, artista a livello internazionale, per la serie di eventi: Donne Protagoniste magistralmente organizzato da Franca Benvenuti con classe  e  discrezione. Pregevole l'accompagnamento musicale del maestro Ravagnin e l'eleganza dell'intervista del nostro Gabriele Giuga .

VISITE GUIDATE MOSTRA DE VISU CON TRE ARTISTI E DUE CURATRICI

Domenica 19 marzoGrande affluenza di pubblico alle due visite guidate di oggi pomeriggio alla mostra DE VISU...Grazie ad Alessandra Santin per aver illustrato la mostra e gli artisti Piergiorgio Del Ben, Tamara Zambon e Valentina Iaccarino che oggi erano presenti per incontrare il pubblico.Molto interesse anche per la videoinstallazione Lacrima di Luigi Manciocco.Grazie alla Presidente UTLE di Porcia, Claudia Bigaton, e alla presidente Arcipelago Cordenons, Maria Teresa Grillo per aver coinvolto i loro soci  e a tutte le persone presenti.

DONNE E SCIENZA

https://pordenoneoggi.it/provincia/donne-protagoniste-il-23-paola-cadelli-con-rosalind-franklin/

VISITA GUIDATA ALLA MOSTRA “IL SOGNO DELLA REALTÀ”

Villa Frova Piazza San Marco 3, Caneva PN, Italia

Oggi è l'ultimo giorno della mostra IL SOGNO DELLA REALTÀ promossa dall' AUSER Volontariato di Caneva. Evento che ha riscosso un importante successo tra le numerose visite ricevute. Ieri pomeriggio, tra domande curiose e gioco, hanno visitato l'esposizione 45 ragazzi (animatori e bambini) del gruppo "NOI". Grande soddisfazione da parte della curatrice Giovanna Carlot nel cogliere il grande interesse che i dipinti e le sculture hanno suscitato nel giovane pubblico. AUSER Volontariato di Caneva ringrazia gli artisti Lorenzo Vale, Marco Petean art,  Officina Villa Frova e tutti coloro che hanno onorato con la loro visita la mostra.

PORDENONE LEGGE 13 SETTEMBRE 2023

Sergio Vaccher, inviato dalla Fondazione Giovanni Santin Onlus a Pordenonelegge documenta gli eventi della prima giornata 13 settembre. Il suo obiettivo professionale, unito alla sensibilità e attenzione "poetica" di un'artista rendono questi scatti significativi e coinvolgenti. Grazie di cuore e complimenti!

Pordonelegge

Sergio Vaccher, inviato dalla Fondazione Giovanni Santin Onlus a Pordenonelegge documenta gli eventi della seconda giornata 14 settembre. Il suo obiettivo professionale, unito alla sensibilità e attenzione "poetica" di un'artista rendono questi scatti signuificativi e coinvolgenti. Grazie di cuore e complimenti!

PORDENONELEGGE 14 SETTEMBRE 2023

Sergio Vaccher, inviato dalla Fondazione Giovanni Santin Onlus a Pordenonelegge documenta gli eventi della seconda giornata 14 settembre. Il suo obiettivo professionale, unito alla sensibilità e attenzione "poetica" di un'artista rendono questi scatti significativi e coinvolgenti. Grazie di cuore e complimenti!

VI MEMORIAL SANTIN

Tutto pronto per il memorial Santin di sabato, il torneo per gli old in ricordo di Giovanni Santin giunto alla sesta edizione. Il programma parte alle 15:30 con un appuntamento di rugby integrato tra la formazione degli owls inclusive e gli elefanti volanti, finalmente in campo a giocare con la nuovissima divisa da gioco realizzata grazie al sostegno della BCC pordenonese e monsile. Alle ore 16 parte il torneo old, un mix di sport e goliardia che culminerà con il terzo tempo che tutti attendono con impazienza. Prima delle premiazioni vi sarà un ultimo importante appuntamento, la presentazione del libro una storia ovale a cura dello storico segretario del Pordenone rugby Claudio Cattaruzza che racconta anche per immagini la storia del club. Appuntamento dunque a Borgomeduna per un sabato diverso. Due eventi per ricordare la storia del rugby a Pordenone – PORDENONEOGGI.IT

DONNE PROTAGONISTE 2023

PORCIA – La rassegna Donne Protagoniste, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Porcia e dalla Fondazione Giovanni Santin, ritorna a dicembre con due appuntamenti inseriti nel ricco programma di eventi di Purlilium Natale 2023 realizzato dal Comune di Porcia. Fil rouge dei due incontri è la storia di donne che, nella condivisione di progetti e di visione del mondo, trovano le ragioni profonde per stare insieme, confrontarsi ed esprimersi. Mercoledì 6 dicembre alle 17.30, a Porcia, nell’ Auditorium R. Diemoz, in programma il primo appuntamento dal titolo Viaggi e solidarietà Le Lady Avventura si raccontano. La giornalista Cristina Savi intervisterà Romanina Santin “la capitana” del gruppo Lady Avventura che da poco ha festeggiato il traguardo di dieci anni di viaggi e di solidarietà con il libro “10 ANNI DI AVVENTURE”. Le Lady Avventura, appartenenti al Panathlon international o alla Fidapa, hanno trovato nella passione del viaggio e nella solidarietà lo scopo per portare nel mondo un sorriso e un aiuto a chi è in difficoltà soprattutto bambini e donne, ispirandosi alle parole di madre Teresa di Calcutta “Salvare un bambino è come salvare il mondo”. Nel corso dell’incontro verrà proiettato un filmato sui paesi visitati, Guatemala, Qatar, Senegal, Sri Lanka, India, Marocco, Myanmar, Mauritius isola d’Elba, Mauritius, Albania e saranno esposte le fotografie che raccontano i meravigliosi viaggi solidali fatti nel corso degli anni. L’evento è realizzato in collaborazione con Fidapa e Panathlon international. Franca Benvenuti   https://pordenoneoggi.it/provincia/donne-protagoniste-il-6-le-lady-avventura-si-raccontano/

DONNE PROTAGONISTE 2023

DONNE PROTAGONISTE 2023: secondo appuntamento. Mercoledì 13 dicembre, alle 17.30, a Porcia nell’ Auditorium R. Diemoz, presentazione del libro “Trieste: uno sguardo intimverso” (Cosmo Iannone editore). Intervista di Franca Benvenuti  a Laila Wadia, scrittrice e curatrice del libro, Diana Bošnjak Monai ed Elisabeth Griffin, due delle autrici dei racconti. Letture di Bianca Manzari; fotografie di Tullio Valente. Otto autrici mondo-triestine ci offrono uno sguardo intimverso su Trieste, città raccontata in diversi modi in letteratura, a partire dai più celebri scrittori, fino ad arrivare alle moderne interpretazioni della città. “Trieste, forse più di altre città, è letteratura, è la sua cultura” hanno scritto Angelo Ara e Claudio Magris nel libro Trieste. Un'identità di frontiera. Questa silloge di racconti, curata da Laila Wadia per la collana Kumacreola, offre un punto di vista differente su Trieste, perché raccoglie otto voci di donne provenienti da un “altrove” che la vita ha portato a vivere a Trieste e a condividere di questa città le sue "diverse prospettive e geografie alternative", per dirla con le parole di Laila Wadia. Le autrici dei racconti sono Diana Bošnjak Monai, Elisabeth Griffin, Gabriela Preda, Betina Lilián Prenz, Ana Cecilia Prenz Kopušar, Liliya Radoeva Destradi, Laila Wadia, Qing Yue. La scelta di presentare il libro nel contesto della rassegna DONNE PROTAGONISTE non è legata solo al fatto che il libro è scritto da donne, ma anche perché, come scrive Wadia nell’introduzione del libro, "Trieste è una donna formidabile, che prima ancora di esigere amore, esige rispetto, e la raccolta di racconti è un rispettoso abbraccio collettivo per una donna di nome Trieste". L’incontro, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Porcia e dalla Fondazione Giovanni Santin onlus, è realizzato in collaborazione con: Circolo della Cultura e delle Arti Pordenone, UTLE Porcia APS, Biblioteca civica di Porcia, Fidapa Pordenone.

Presentazione del libro “i catari e il loro mistero”

Galleria d'Arte Hotel Santin Via delle Grazie 9, Pordenone, Italia

È stato un piacere ieri sera per la Fondazione Giovanni Santin onlus, ospitare lo scrittore Giorgio Baietti che ci ha presentato il suo ultimo libro “I CATARI E IL LORO MISTERO”.  La grande storia di un pensiero d’amore.   I Catari, questo popolo buono, giusto, che é stato attaccato e distrutto dai potenti del tempo. 

FINISSAGE DELLA MOSTRA FOTOGRAFICA DI RENZO DANELUZZI

Galleria d'Arte Hotel Santin Via delle Grazie 9, Pordenone, Italia

Ieri sera nella Galleria Santin si è svolto il finissage della mostra fotografica “Ferma la Violenza” di Renzo Daneluzzi, curata da Franca Benvenuti.  La serata ha regalato a tutti i presenti forti emozioni per le letture interpretate dalla Compagnia Nuda Scena e i pezzi musicali eseguiti dalla violinista Elena Allegretto. Sono state presentate alcune storie di donne che hanno avuto un ruolo determinante nella vita di tutti noi e che hanno rivoluzionato concetti, ambiti, approcci ad esclusivo appannaggio del mondo maschile.  La Compagnia Nuda Scena negli ultimi anni ha realizzato un progetto molto interessante, Vite Controcorrente, con il fine di portare alla luce vite sconosciute, nomi ignoti ai più perché, sapere  che certi mutamenti sono avvenuti grazie a capacità femminili in tempi immemori, rappresenta la giusta sintesi per parlare al femminile. Tra i testi letti e i brani musicali eseguiti al violino si è creata un'alchimia veramente speciale che tutti i presenti hanno potuto percepire. Grazie a Renzo.    

MOUNTAIN- VENEZIA 72

È dopo pochi fotogrammi di Mountain che capisco che questo film della regista ebraica Yaelle Kayam mi piacerà e mi farà pure passare l’amaro in bocca per non essere riuscita ad assistere alla proiezione di Spotlight con gli attori del film in sala. Il film, in concorso per Orizzonti, racconta la storia di una donna ebraica che vive con la sua famiglia a Gerusalemme, all’interno del cimitero sul Monte degli Ulivi. La sua famiglia – come dirà lei ironicamente in una battuta del film – è l’unico nucleo famigliare vivente della zona.Madre di quattro figli e moglie fedele di un marito che si dedica più allo studio e alla preghiera che a lei, conduce una vita poco stimolante e fatta di abitudini. Le cose cambiano quando scopre passeggiando in cimitero che il luogo è frequentato dalle prostitute e dai loro clienti.Seppure sconvolta dalla scena di sesso a cui assiste, troverà poi proprio negli stessi frequentatori del cimitero un diversivo alla monotonia delle sue giornate. La donna inizia così due vite completamente diverse: durante il giorno è moglie e madre premurosa, mentre di notte osserva e si intrattiene silenziosamente con gli ospiti del cimitero.Mountain non è certamente un film dal ritmo incalzante, ma ha il merito di non scendere mai di tono. Le immagini e le ambientazioni che accompagnano questa storia sono volutamente scarne proprio per permettere allo spettatore di calarsi ancora di più nella realtà. Usciti dal film vi sarà impossibile non fare qualche riflessione in merito alla religione e a quanto quest’ultima influenzi il ruolo della donna, ma il modo in cui il regista invita a farlo è delicato.Il cast di Mountain, a partire dall’attrice principale Shani Klein, è capace di un’interpretazione senza sbavature.Mountain è uno dei film visti alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia che ho apprezzato di più e che consiglio di vedere, sperando che come me possiate amarne ogni singolo fotogramma. Chiara Orlando per Fondazione Giovanni Santin Onlus

Presentazione del libro “IL GIOCO DELLA VITA” di PAOLA GUERRA

Biblioteca Civica di Pordenone Piazzale XX Settembre, 11, Pordenone, Italia

“Il Gioco della Vita” PRESENTAZIONE del libro di poesie di Paola Guerra. Grazie a: Letterio Scopelliti giornalista che ha moderato la serata. A Giovanna Calvo Di Ronco docente e critico d’arte, per la emozionante lettura delle poesie. Ai musicisti, al flauto Rachele D'Este. Al pianoforte il maestro Ravagnini. Grazie per il patrocinio al Rotary Pordenone Fidapa Pordenone @ amici della musica Salvador Gandino e a tutti i presenti.Fondazione Giovanni Santin onlus

Concerto di san Giovanni in Villa Pedrina

Villa Pedrina Tiezzo di Azzano Decimo

Serata ricca di musica, momenti commoventi, tante emozioni a Villa Pedrina per i tradizionale concerto di San Giovanni. Grazie alla famiglia Santin e un pensiero speciale alla signora Matilde. Molto bravi i musicisti della Banda comunale di Azzano X diretti dalla maestra Elena Buset.   Villa Pedrina a Tiezzo, nella sua maestosità, ha accolto un concerto magnifico della Banda comunale di Azzano X diretta dal mº Elena Buset. L’evento in ricordo della gentildonna Matilde Fabris Santin è stato organizzato dai figli attraverso la Fondazione Giovanni Santin onlus. Hanno accolto il numeroso pubblico Romy e Giovanna Santin. Presenti delle autorità civili e religiose, una rappresentanza ragguardevole dell’Ensemble Vocale Femminile Fidapa Angela Mormile, numerose socie Fidapa Pordenone. Il concerto di San Giovanni ormai tradizionale si è concluso con un brindisi, dolcetti e tramezzini che con le luci notturne hanno conferito una magica allure alla Villa edificata nel XVI sec.

Presentazione del libro Celso Costantini e la Cina di Bruno Fabio Pighin

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

Un evento che sottolinea la volonta’ di sviluppare relazioni interculturali fondamentali per la Pace tra i popoli. la Presentazione del libro Celso Costantini e la Cina di Bruno Fabio Pighin e inserito nella programmazione: ManiFestAzioni di Pace

BLANC EUROPEAN FESTIVAL: KOLYMBETHRA

Sala Polifunzionale Tramonti di Sopra

Ti affascinano i luoghi archeologici e la loro storia? Non perdere KOLYMBETHRA: il giardino ritrovato""! 🤩 Giuseppe Lo Pilato, curatore del Giardino della Kolymbethra nella Valle dei Tempi di Agrigento, ci racconterà la storia e il recupero di questo gioiello archeologico e agricolo, con oltre 2500 anni di storia. 🏛️ Interviene 𝙏𝙞𝙯𝙞𝙖𝙣𝙖 𝙎𝙖𝙣𝙙𝙧𝙞𝙣𝙚𝙡𝙡𝙞, presidente regionale del FAI FVG. Modera 𝘼𝙣𝙙𝙧𝙚𝙖 𝙎𝙥𝙖𝙜𝙣𝙤𝙡, responsabile gruppo FAI Spilimbergo Maniago. 📅 Sabato 20 Luglio, ore 17:30 📍 Sala Polifunzionale, Tramonti di Sopra 🎟️ Ingresso libero Per maggiori informazioni visita il sito: https://www.blanceuropeanfestival.it/kolymbethra 🌿BLANC EUROPEAN FESTIVAL 2024 🐚 10 eventi multi-art, in luoghi non convenzionali, con performance di artisti di fama nazionale ed internazionale, ispirate alla Natura e al colore Bianco, simbolo di luce e purezza. Attraverso il Friuli-Venezia Giulia dal 20 luglio al 20 Ottobre 2024. Scopri il programma completo del Festival su https://www.blanceuropeanfestival.it/ #fvg #EventiFVG #archeologia #kolymbethra #friuliveneziagiulia #BLANCEuropeanFestival  

BLANC EUROPEAN FESTIVAL: 𝙐𝙉𝘿𝙄𝙉𝙀: 𝙡𝙤 𝙨𝙥𝙞𝙧𝙞𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙖𝙘𝙦𝙪𝙖”!

Lasciati coinvolgere dalla musica di “𝙐𝙉𝘿𝙄𝙉𝙀: 𝙡𝙤 𝙨𝙥𝙞𝙧𝙞𝙩𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙖𝙘𝙦𝙪𝙖"! 🌊✨ L’incantevole suono del flauto di Giulia Carlutti e del pianista Ferdinando Mussutto, ci guideranno tra le correnti e i flutti tempestosi della musica romantica. Il prestigioso duo udinese eseguirà un repertorio originale che evoca le storie delle ondine, o Ninfe, spiriti acquatici del folclore germanico, che rappresentano l'elementale dell'acqua. Le ondine si trovano, di solito, in laghi, foreste e cascate. Hanno voci meravigliose, che, a volte, possono essere udite sovrapposte allo scrosciare dell'acqua. . 📅 Lunedì 29 Luglio, ore 20:45 📍 Villa Savorgnan, Sequals (PN) . 𝙂𝙞𝙪𝙡𝙞𝙖 𝘾𝙖𝙧𝙡𝙪𝙩𝙩𝙞, flautista, diplomata con lode al Conservatorio di Udine, ha studiato con maestri rinomati e ha suonato con prestigiose orchestre come l'Orchestra dell'Accademia della Scala di Milano. Ha vinto vari premi, tra cui il premio Severino Gazzelloni, e ha inciso dischi con l’orchestra di flauti “Zephyrus”. 𝙁𝙚𝙧𝙙𝙞𝙣𝙖𝙣𝙙𝙤 𝙈𝙪𝙨𝙨𝙪𝙩𝙩𝙤, diplomato in pianoforte con il massimo dei voti , ha perfezionato gli studi con Andrea Lucchesini e il Trio di Trieste. Ha vinto vari premi internazionali e si è esibito come solista e camerista in Italia e all'estero, collaborando con importanti orchestre, tra cui l’Orchestra del Teatro “La Fenice” di Venezia, e artisti di fama. . 🎟️ INGRESSO LIBERO FINO AD ESAURIMENTO POSTI Per maggiori informazioni visita il sito: https://www.blanceuropeanfestival.it/undine . 🌿BLANC EUROPEAN FESTIVAL 2024 🐚 10 eventi multi-art, in luoghi non convenzionali, con performance di artisti di fama nazionale ed internazionale, ispirate alla Natura e al colore Bianco, simbolo di luce e purezza. Attraverso il Friuli-Venezia Giulia dal 20 luglio al 20 Ottobre 2024. Scopri il programma completo del Festival su https://www.blanceuropeanfestival.it/ #fvg #EventiFVG #friuliveneziagiulia #BLANCEuropeanFestival #concerto #concertifvg #musicaclassica . EVENTO REALIZZATO: 🌿 Con il Patrocinio e il sostegno dei Comuni di : Pordenone, Tramonti di Sopra, Castelnovo del Friuli, Barcis, Sequals, Caneva, Casarsa, Clauzetto, Polcenigo, Travesio 🐚 Con il supporto della Fondazione Friuli, Camera di Commercio di Pordenone-Udine, Banca 360, PordenoneFiere, Comunità di Montagna delle Prealpi Friulane Orientali, Fondazione Santin, Hotel Santin, Sina Spa, Tosoni Formaggi 🌿 In collaborazione con la Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti Friulane, Parco delle Dolomiti Friulane, Ecomuseo Lis Aganis, Pordenone with Love  

BLANC EUROPEAN FESTIVAL: 𝙎𝙌𝙐𝘼𝙍𝘾𝙄𝘼𝙋𝘼𝘾𝙀: 𝙨𝙪𝙥𝙚𝙧𝙖𝙧𝙚 𝙡𝙚 𝙥𝙖𝙪𝙧𝙚 è 𝙘𝙤𝙢𝙚 𝙨𝙥𝙞𝙘𝙘𝙖𝙧𝙚 𝙞𝙡 𝙫𝙤𝙡𝙤

Toppo di Travesio

Gilda e Zora ti aspettano per un'avventura indimenticabile! 🐣🐥 🎭 𝙎𝙌𝙐𝘼𝙍𝘾𝙄𝘼𝙋𝘼𝘾𝙀: 𝙨𝙪𝙥𝙚𝙧𝙖𝙧𝙚 𝙡𝙚 𝙥𝙖𝙪𝙧𝙚 è 𝙘𝙤𝙢𝙚 𝙨𝙥𝙞𝙘𝙘𝙖𝙧𝙚 𝙞𝙡 𝙫𝙤𝙡𝙤 🪺🕊🧚‍♀️ Preparati a scoprire una storia affascinante che esplora le paure le paure legate alla nascita e alla crescita attraverso l'avventura di Gilda e Zora.🌑 Musiche tratte dal “Carnevale degli Animali” di Camille Saint-Saëns 🎶 Gilda e Zora nascono assieme, si avvicinano, si abbarbicano l’una all’altra, giocano ad assomigliarsi e a scoprirsi diverse. Si incoraggiano. Crescono.�E si imbattono nell’affascinante scoperta di un uovo, nero, oscuro come la notte, liscio come un serpente, lucido come uno specchio… a detta degli adulti pericoloso quanto un mistero da risolvere! . 📅 Venerdì 2 Agosto, ore 18:00 📍 Palazzo Wassermann, Toppo di Travesio (PN) . di e con 𝘾𝙖𝙩𝙚𝙧𝙞𝙣𝙖 𝘿𝙞 𝙁𝙖𝙣𝙩 e 𝙇𝙪𝙘𝙞𝙖 𝙇𝙞𝙣𝙙𝙖 regia di 𝙑𝙖𝙡𝙚𝙣𝙩𝙞𝙣𝙖 𝙍𝙞𝙫𝙚𝙡𝙡𝙞 produzione 𝙏𝙚𝙖𝙩𝙧𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙎𝙚𝙩𝙚 👨‍👩‍👧‍👦 🎭Spettacolo teatrale per spettatori dai 5 anni in su. . 🎟️ Ingresso libero ℹ️ Per maggiori informazioni visita il sito: https://www.blanceuropeanfestival.it/squarciapace #fvg #EventiFVG #friuliveneziagiulia #BLANCEuropeanFestival #teatro . BLANC EUROPEAN FESTIVAL 2024 20 Luglio - 20 Ottobre Dal 2019 il Blanc European Festival propone eventi multi-art, in luoghi non convenzionali, coinvolgendo artisti di fama nazionale ed internazionale con performance ispirate alla Natura e al colore Bianco, simbolo di luce e purezza. Scopri il programma completo del Festival su https://www.blanceuropeanfestival.it/ 🕉️ . EVENTO REALIZZATO: 🌿 Con il Patrocinio e il sostegno dei Comuni di : Pordenone, Tramonti di Sopra, Castelnovo del Friuli, Barcis, Sequals, Caneva, Clauzetto, Polcenigo, Travesio 🐚 Con il supporto della Fondazione Friuli, Camera di Commercio di Pordenone-Udine, Banca 360, PordenoneFiere, Comunità di Montagna delle Prealpi Friulane Orientali, Fondazione Santin, Hotel Santin, Sina Spa, Tosoni Formaggi 🌿 In collaborazione con la Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti Friulane, Parco delle Dolomiti Friulane, Ecomuseo Lis Aganis, Pordenone with Love  

Presentazione terza edizione del libro “Quattro passi insieme”

Tramonti di Sopra Sala Polifunzionale via Monte Rest

Domenica 04 agosto 2024 Franca Benvenuti a Tramonti di Sopra con Paola Dalle Molle e Lorenzo Cardin per presentare la nuova edizione di QUATTRO PASSI INSIEME Percorsi in Friuli Occidentale Sostenibilità e Donne che hanno aperto la strada. Appuntamento da non perdere! Domenica 4 agosto, ore 15.00, Sala polifunzionale, Tramonti di Sopra, via Monte Rest. Con il sostegno di Fondazione Giovanni Santin onlus e Fidapa Pordenone

BLANC EUROPEAN FESTIVAL: 𝘾𝙃𝙄𝘼𝙍𝘼 𝘿𝙄 𝙂𝙇𝙀𝙍𝙄𝘼 + 𝘽𝙇𝘼𝙉𝘾 𝙎𝙏𝙍𝙄𝙉𝙂 𝙊𝙍𝘾𝙃𝙀𝙎𝙏𝙍𝘼 + 𝘽𝘼𝙉𝘿 𝘾𝙝𝙞𝙖𝙧𝙖 𝘿𝙞 𝙂𝙡𝙚𝙧𝙞𝙖, 𝘽𝙇𝘼𝙉𝘾 𝙎𝙩𝙧𝙞𝙣𝙜 𝙊𝙧𝙘𝙝𝙚𝙨𝙩𝙧𝙖, 𝙍𝙤𝙗𝙚𝙧𝙩𝙤 𝙑𝙞𝙤𝙡𝙖, 𝙈𝙖𝙧𝙘𝙤 𝘼𝙣𝙙𝙧𝙚𝙤𝙣𝙞, 𝙀𝙧𝙢𝙚𝙨 𝙂𝙝𝙞𝙧𝙖𝙧𝙙𝙞𝙣𝙞

Piazza Plebiscito Polcenigo

BLANC EUROPEAN FESTIVAL 2024 🐚 📅 Domenica 4 Agosto, ore 20:45 📍 Area Cortivon, Piazza Pleibiscito, Polcenigo (PN) 𝘾𝙃𝙄𝘼𝙍𝘼 𝘿𝙄 𝙂𝙇𝙀𝙍𝙄𝘼 + 𝘽𝙇𝘼𝙉𝘾 𝙎𝙏𝙍𝙄𝙉𝙂 𝙊𝙍𝘾𝙃𝙀𝙎𝙏𝙍𝘼 + 𝘽𝘼𝙉𝘿 𝘾𝙝𝙞𝙖𝙧𝙖 𝘿𝙞 𝙂𝙡𝙚𝙧𝙞𝙖, 𝘽𝙇𝘼𝙉𝘾 𝙎𝙩𝙧𝙞𝙣𝙜 𝙊𝙧𝙘𝙝𝙚𝙨𝙩𝙧𝙖, 𝙍𝙤𝙗𝙚𝙧𝙩𝙤 𝙑𝙞𝙤𝙡𝙖, 𝙈𝙖𝙧𝙘𝙤 𝘼𝙣𝙙𝙧𝙚𝙤𝙣𝙞, 𝙀𝙧𝙢𝙚𝙨 𝙂𝙝𝙞𝙧𝙖𝙧𝙙𝙞𝙣𝙞 Una spumeggiante performance estiva circondata dalle fresche acque del fiume Livenza inonderà il sito UNESCO del Palù con tanta energia musicale. Una band eccezionale si esibirà per l’occasione con musiche di Zimmer, Led Zeppelin, Etta James, Aretha Franklin, Elvis, Pink Floyd e molti altri. In collaborazione con il PALÙ SUMMER FESTIVAL. 𝘾𝙝𝙞𝙖𝙧𝙖 𝘿𝙞 𝙂𝙡𝙚𝙧𝙞𝙖 voce solista 𝙍𝙤𝙗𝙚𝙧𝙩𝙤 𝙑𝙞𝙤𝙡𝙖 tastiere 𝙈𝙖𝙧𝙘𝙤 𝘼𝙣𝙙𝙧𝙚𝙤𝙣𝙞 basso 𝙀𝙧𝙢𝙚𝙨 𝙂𝙝𝙞𝙧𝙖𝙧𝙙𝙞𝙣𝙞 batteria 𝘽𝙇𝘼𝙉𝘾 𝙎𝙩𝙧𝙞𝙣𝙜 𝙊𝙧𝙘𝙝𝙚𝙨𝙩𝙧𝙖 Per conoscere i protagonisti visita: https://www.blanceuropeanfestival.it/palusummerfestival 🎟️ Ingresso libero ℹ️ Per informazioni: associazioneblanc@gmail.com 🌧 In caso di maltempo si svolgerà nell' auditorium dell' ex-convento di San Giacomo: Via S. Giacomo, 16, 33070 Polcenigo PN   🌿 BLANC EUROPEAN FESTIVAL 2024 🐚 20 Luglio - 20 Ottobre Dal 2019 il Blanc European Festival propone eventi multi-art, in luoghi non convenzionali, coinvolgendo artisti di fama nazionale ed internazionale con performance ispirate alla Natura e al colore Bianco, simbolo di luce e purezza. Scopri il programma completo del Festival su https://www.blanceuropeanfestival.it/   EVENTO REALIZZATO: 🌿 Con il Patrocinio e il sostegno dei Comuni di : Pordenone, Tramonti di Sopra, Castelnovo del Friuli, Barcis, Sequals, Caneva, Clauzetto, Polcenigo, Travesio 🐚 Con il supporto della Fondazione Friuli, Camera di Commercio di Pordenone-Udine, Banca 360, PordenoneFiere, Comunità di Montagna delle Prealpi Friulane Orientali, Fondazione Santin, Hotel Santin, Sina Spa, Tosoni Formaggi 🌿 In collaborazione con la Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti Friulane, Parco delle Dolomiti Friulane, Ecomuseo Lis Aganis, Pordenone with Love

ACOUSTIC DAYS PORDENONE – UNA FONTANA DI NOTE 2024

Ex convento di San Francesco Pordenone, Italy

Ogni tanto prende anche a me la fretta di postare, accade perchè l’emozione di vedere un evento che va alla grande ti travolge e ti senti di voler urlare a tutti la soddisfazione che ne deriva. Martedì sera la chiusa del post era un “grazie a tutti” che oggi vorrei specificare di più. Acoustic Days (con il tutto esaurito ogni sera) e Una Fontana di Note (con la piazza stracolma tutte le sere) sono il lavoro di mesi e di tanti che ringrazio: a partire dal Comune di Pordenone che ha creduto e sostenuto le iniziative (tutte ad ingresso gratuito) promosse e organizzate dall’ Istituto Di Musica Della Pedemontana (grazie al Presidente e al Direttivo che appoggiano con responsabilità tutte le iniziative) e alla nostra segreteria e ai consulenti. Luca Berton con il suo instancabile impegno Chiara Fassetta per gli Acoustic days Silenziosi ma sempre presenti con il loro prezioso aiuto la Fondazione Giovanni Santin onlus, il Pn Bar e Caffè e Western Union di via Santa Caterina.

Donne nella scienza. Dopo Curie le altre

Narrazioni, visioni e incontri per scardinare stereotipi e seminare meraviglia. Tandem, arte in movimento, presenta Leona Wood, Rachel Carson, Maria Montessori.  

ROSE ROSSE?

Galleria d'Arte Hotel Santin Via delle Grazie 9, Pordenone, Italia

  Con il patrocinio del Comune di Pordenone. Mercoledì 22 novembre alle ore 18:00 presso l'Hotel Santin di Pordenone Fondazione Giovanni Santin onlus, Fidapa Pordenone Coordinamento Regionale P.O. AUSER FVG Osservatorio Pari Opportunità Auser Nazionale AUSER Territoriale Pordenone Vi invitano all'evento: “Rose Rosse” Un recital con l’obiettivo di sensibilizzare ed approfondire il tema del contrasto alla violenza sulle donne.   https://www.comune.pordenone.it/it/file/eventi/calendario-uniti-contro-la-violenza-sulle-donne_versione_28-10-2024-11.pdf  

La grammatica del CAFFE’

Galleria d'Arte Hotel Santin Via delle Grazie 9, Pordenone, Italia

  https://pordenoneoggi.it/pordenone/la-grammatica-del-caffe-di-daria-illy-presentazione-il-25-al-santin/