Damson

La Fondazione Giovanni Santin Onlus, vuole ricordare il contribuito alla realizzazione della Mostra di Damson, nota artista Australiana che si è tenuta presso Palazzo Sarcinelli dal 27 Ottobre all’8 Dicembre 2013, attraverso la critica di Alessandra Santin: "è una mostra molto forte, intensa di matrice concettuale che analizza il rapporto che l’uomo contemporaneo ha innanzitutto con il proprio corpo e con il tempo che scorre dal momento della sua nascita fino al momento della sua morte. E’ una tematica molto dura, che l’artista tratta a partire dalla propria esperienza femminile di vita che prende forma all’interno della propria natura. Il sangue che Damson utilizza per le sue opere è un sangue femminile, l’unico sangue non violento, che l’artista utilizza proprio per denunciare e far comprendere come nella vita il rapporto col tempo,la crescita, la fecondazione, la maturazione passi attraverso questa ciclicità del sangue, che rappresenta anche la libertà e la volontà della donna di emanciparsi, di liberarsi e di realizzarsi nella sua dimensione femminile di madre. E’ una madre che dando alla vita dà anche alla morte. Damson è attenta anche al mondo dell’infanzia, quella non dorata dell’occidente contemporaneo, anzi il bambino risulta violato nella sua leggerezza, verginità senza per questo dover essere avvicinato dal mondo terribile della pedofilia. Per l’artista anche un’immagine violenta, la televisione, i colori troppo accesi, la volgarità di alcune manifestazioni, rappresentano una forma di violenza che il bambino subisce e in qualche modo gli impedisce di crescere liberamente nella sua aspirazione di gioia, di felicità e anche di difficoltà nella crescita. Quindi è una bambino che non sa più giocare, più relazionarsi e che chiede invece proprio alla figura poetica e alla dimensione materna di essere salvaguardato attraverso la bellezza nel processo della crescita. Altri elementi caratteristici della poetica di Damson sono l’utilizzo dell’abito, l’abito rituale che accompagna le fasi della vita della donna, quindi l’abito da sposa, l’abito della prima comunione, del battesimo, c’è sempre un bianco virginale che viene in qualche modo toccato nel percorso della crescita della persona in alcuni momenti specifici. Quindi tutto il rito e la simbologia rientrano fortemente in queste opere d’arte concettuale e servono proprio per dare la forza al senso del tempo; un tempo non cronologico, non solo un tempo razionale, cognitivo, ma piuttosto cadendo da questo tempo, a cui l’artista da un’accezione positiva di caduta che serve alla donna per liberarsi ed accedere ad un volo, ad una liberazione, ad una leggerezza anche calviniana che ricorda come nella nostra cultura c’è bisogno anche di questo. Il tempo della vita è anche un tempo brevissimo, la farfalla, la linea brevissima del tempo, la presenza di richiami puntuali come il teschio o comunque la morte stanno a significare e a segnare il tempo forte della vita poetica di quest’artista, che arrivando dall’Australia ha portato certamente uno sguardo esterno, uno sguardo, uno sguardo “altro”, ma che serve alla nostra cultura per conoscersi e all’uomo di oggi per comprendersi e per dare senso e significato alla propria esistenza... https://www.youtube.com/watch?v=iJrmClYg3s4

Mario Vidor – Un giorno veneziano

Venezia

La Fondazione ha dato sostegno alla realizzazione della raccolta fotografica "Un giorno veneziano" di Mario Vidor, testo critico Alessandra Santin. VENEZIA Suite di Mario Vidor In musica la Suite (in italiano: Successione) è una sequenza di brani, detti anche movimenti, caratterizzati da un’alternanza di tempi moderati (Adagio, Lento) e tempi mossi o rapidi (Allegro, Presto…). Prima di questi movimenti si trova spesso il Preludio come introduzione della raccolta: Johann Sebastian Bach lo inseriva sempre per meglio chiarire i contenuti e le caratteristiche delle sue Suites.   Mario Vidor proprio come un compositore decide di seguire questa struttura che gli consente di esprimere compiutamente l’esperienza umana del viaggiatore, il suo andare tra le calli veneziane ancora e ancora, ripassando per gli stessi campi, accanto a uguali architetture, di fronte agli stessi orizzonti che però si stagliano sotto cieli sempre rinnovati. Cambiano le luci e i toni, le ombre e le emozioni; se non cambiano è l’artista ad intervenire modulandoe virando i contrasti, smorzando quelli accesi e delineando sfumature raffinate, sfuggendo in tal modo alla volgarità che spesso viole l’armonia di certi luoghi preziosi. E’ il suo modo di amare Venezia salvaguardandola dalla superficialità e dalla fretta del quotidiano contemporaneo, per restituirle il senso del luogo unico e assoluto, di una bellezza antica che si rinnova secondo forme e ritmi che solo a Venezia possono essere  riconosciuti. Gli archi del lungo Ponte della Libertà che conduce al Tronchetto e al Piazzale Roma, aprono il “Preludio” che individua i luoghi simbolo della città: Palazzo Ducale; la Chiesa degli Scalzi accanto alla stazione ferroviaria; la Riva degli Schiavoni; lo Squero con le gondole in restauro. L’immaginario tradizionale riferito a Venezia, che ciascuno possiede nella propria memoria visiva, viene riavvicinato in chiave poetica sottolineando l’universalità di queste immagini che hanno davvero lo scopo di permettere un ricongiungimento, una globalizzazione, una unificazione esperienziale. Ogni visitatore che ha passeggiato in questi luoghi, ogni lettore che vi si ritrova e riaccende un ricordo, rivive un’emozione. Lo “Scherzo” documenta uno degli eventi che rendono questa città famosa nel mondo, il Carnevale con le maschere del Settecento i cui costumi di raso elegante, le trine, i pizzi e le acconciature rappresentano un’indiscutibile cifra stilistica del luogo, con i turisti che si accalcano in Piazza S. Marco, giocano con i colombi, seguono disordinati la propria Guida ascoltando le sue indicazioni, tutti vicini per il timore di smarrirsi nei labirinti affollati. Il “Presto con fuoco” rileva certe contraddizioni di stili e masse, negli equilibri precari e insieme eterni di Venezia: maestose sfilano le navi da crociera con il loro carico di volumi sovradimensionati; suscitando stupore le linee avveniristiche dei binari del tram e le scie di onde che inseguono barche veloci, protese verso il futuro che attraversa la quiete della laguna. Poi sopraggiunge la dimensione del tempo lento. Conclude la Suite l’ “Adagio”. Mario Vidor guida il vostro sguardo su un particolare, un frammento, un simbolo. La parola AMORE, scritta sul selciato, rappresenta la chiave di lettura di questa serie di lavori. Con attenzione amante osserviamo il lucchetto a forma di cuore, la leggerezza della foglia posata sulla bitta, il profilo della scultura protesa su un fondale sfocato, il ritmo sempre identico del gondoliere davanti alla maestosità della Salute, la mamma col bambino intenta a leggere un grande quadro monocromo entro l’Arsenale. La lentezza dei ritmi veneziani qui si esprime come valore raro, come piacere assoluto. Mario Vidor se ne appropria e ne fa omaggio, suggerendoci la possibilità di rileggere e reinterpretare la relazione che instauriamo con il Tempo oltre che con il Luogo, per assaporare quella bellezza che contraddistingue, oggi e sempre, l’uomo.   Alessandra Santin

ADO FURLANETTO – viaggi dell’anima

VIAGGI DELL'ANIMA Torna alla “Luce”, Ado Furlanetto, nella realizzazione di questa ultima serie di opere preziose. In essa l’artista rende esplicito l’indicibile, il mistero della vita nel presente, la bellezza che egli intravede nell’esperienza più concreta, nella luce, appunto, del respiro della vita. Ovunque affiora il senso di una Natura benigna e feconda; ovunque il volo di elementi poetici, cari alla sua ricerca, ritorna ancora e ancora per indicare un percorso necessario, per dichiarare l’armoniosa via salvifica del mondo naturale. Per questo nelle sue opere recenti si rarefanno gli elementi, lasciando ampi squarci al vuoto, che si manifesta nel riflesso di nuvole bianche su acque correnti purissime. I temi ambientali, tanto cari al contemporaneo, qui si ribadiscono in modalità sempre più raffinate, eleganti e indispensabili insieme. La vita delle crode, il passo sui sentieri dei magredi, le correnti delle acque appena affiorate dal sottosuolo amato… sono ritratti con attenta precisione, arricchiti da letture silenti e profonde, da velature, da sfumature che spesso si accendono e si intensificano. Non resta che ammirare ogni lavoro disponendoci come di fronte ad una finestra su un paesaggio familiare. Sono i nostri cieli, sono i nostri passi sul sentiero, sono i nostri desideri lenti e potenti quelli che ritornano e si sviluppano davanti al nostro sguardo. Le strutture architettoniche presenti, date per accenno e per assenza di colore, fantasmi di interventi umani sul territorio, dicono di sé come gli altri elementi non prodotti dall’uomo: i rami e le fronde, gli avvallamenti e i dossi sul crinale del mondo. Queste presenze lineari antropiche, ubbidienti alle geometrie costruttive si fanno fin da subito nuove cifre stilistiche, importanti perché sobrie e rare, perché portatrici di significati profondi: la necessità di meditare sull’intervento umano, la possibilità di creare dialoghi armoniosi con l’ambiente, la necessità di rintracciare sempre una bellezza possibile, nei rapporti tra gli elementi culturali e quelli naturali. Questo il suggerimento e l’auspicio che Ado Furlanetto esprime da sempre nella produzione della sua arte; ma nelle ultime realizzazioni il messaggio sembra più consapevole e più determinato. Esso è il luogo in cui compiere quei “Viaggi dell’Anima” che qualificano la vita, che rendono più umano il presente, più dolce e luminoso il desiderio di futuro. Alessandra Santin

TOPPAZZINI, i Frammenti del Tempo

Chiesa della Madonna dell'Orto Cannareggio, 3512,, Venezia VE, Italia

La Fondazione Giovanni Santin Onlus ha dato il suo sostegno alla mostra di Toppazzini, "Venezia Frammenti del Tempo" , con curatela di Alessandra Santin, che si è svolta presso il chiostro della Madonna dell'Orto di Venezia dall'11 aprile 2015 al 22 Aprile 2015. ANGELO TOPAZZINI Venezia. I Frammenti del Tempo. Il mutamento continuo e la mancanza di stabilità che caratterizzano il nuovo Millennio, scandito da eventi straordinari e dal ritmo frenetico del quotidiano, rappresentano la dimensione poetico-esistenziale di Angelo Toppazzini, che nella mostra di Venezia, negli spazi prestigiosi del Chiostro Tintorettiano, trova coincidenze e suggestioni particolari. Le infinite manifestazioni del presente, che troppo velocemente si dissolvono, sembrano potersi stabilizzare sul muro di mattoni e sul cemento, non più materiali indifferenziati ma luoghi capaci di ospitare con continuità e nel tempo la storia dell’uomo. in tutta la sua varietà e verità. Venezia nei suoi muri, nei chiostri, nelle sue calli, nelle opere d’arte,… raccoglie i riflessi  della Storia,  i frammenti che Angelo Toppazzini registra e conserva come immagini e come visioni, salvandole dalla dimensione liquida del presente. È di cemento il video che entra incessantemente nelle nostre case; sono di ferro il cellulare e i suoi giochi visivi; le foto e la memoria; i pezzi di lettura che ospitano gli ultimi lacerti del giornale di ieri e della vita di oggi. La materializzazione operata dall’artista, nelle cementificazioni e sulle lastre di ferro arrugginito dal salso, ripropone il desiderio di una pace interiore prima che esteriore. Quando i linguaggi digitali della multimedialità interrompono la realtà e accelerando la progressiva “perdita dei contorni” influenzano la “perdita di significati e di valori”, l’arte di Toppazzini disvela e solidifica. Attraverso la pittoricità della sua scultura egli registra quelle relazioni nella quali l'uomo di domani potrà ancora riconoscersi come autore e spettatore, vero protagonista consapevole. Immerso poeticamente nella complessità del mondo visivo Angelo Topazzini ricorda il respiro originario di ciascuno, la forza della Storia, il farsi silenzioso della Natura nel susseguirsi ritmico degli anni e delle stagioni. Egli intravede le conseguenze spesso imprevedibili delle scelte di oggi, le possibilità insite nei pensieri, nelle emozioni e nei saperi. Tutte le relazioni, che intercorrono tra le immagini e la materia, tra la fissità delle calli e la vitalità dell’acqua marina, sono ricondotte all’uomo,  restituite al presente del suo tempo in cui è sempre l’assenza che canta, che chiama, che interpella. Le opere più recenti di Angelo Toppazzini esprimono un nuovo bisogno di pacificazione, di incontro e dialogo. La sfera, in particolare, simbolo di una sintesi perfetta tra tensione ed equilibrio, ferita e sutura, ha assunto in sé questo compito di rivisitazione e superamento della distruzione, per esprimere una bellezza rinnovata e duratura. Posta nello spazio del Chiostro essa determina una direzione dello sguardo e la circolazione nello spazio. Orienta l’andamento di ciascuno nel luogo espositivo. La corrente di movimento si fa più fluida e liquida per  ricondurre ciascuno là dove l’artista desidera ritornare, nel principio vitale in cui ogni elemento concatenato detta il ritmo, l’interpretazione e il respiro. Il comprendere torna ad essere azione ed assunzione di un punto di vista  mobile e soggettivo, condiviso dal “flusso” che pone in atto una comunione. Angelo Toppazzini, nella cura dell’esposizione che definirei per certi aspetti Installazione, ricrea un legame di contatto che qualifica lo spazio e ripropone in esso il senso dell’armonia vitale. Il nostro sguardo è chiamato alla lettura in forma di canto, seguendo il susseguirsi delle opere come fossero onde, note di partiture musicali che riflettono i frammenti della Storia. A Venezia più che altrove essa si sedimenta sui muri per narrare ancora, per dire di nuovo, per rivedere un futuro di pace possibile.   Alessandra Santin

FRANCESCO DE FLORIO

La Fondazione Giovanni Santin Onlus ha dato sostegno alla mostra di Francesco de Florio , " Shape,tra terra e cielo"  presentazione a cura di Alessandra Santin. FRANCESCO DE FLORIO SHAPES. "Ogni uomo appartiene ad un luogo e la sua visione del mondo dipende dalle proprie radici." Eduardo Chillida   In un’epoca dove domina l’incertezza e l'esperienza dell'inquietudine rimette in discussione ogni punto di riferimento, la conoscenza si manifesta in modo frammentario ed incompiuto e i confini dell’esistenza si modificano continuamente, rendendo necessario "ri-orientarsi nel pensiero” per produrre sempre nuove rappresentazioni. Partendo da questa serie di questioni alla fine degli anni Ottanta, dopo gli esordi figurativi, Francesco De Florio orienta la sua ricerca ai linguaggi dell'Informale, e ridisegna una nuova personale visione del mondo. Fin da subito l’artista produce opere complesse che rappresentano la difficoltà di esperire la fluidità sensibile del quotidiano. In esse la forza del dissenso si dispiega con intensità centrifuga e si relaziona con il piacere di registrare quei mutamenti strutturali e sociali della nostra cultura, che aprono nuove vie e inedite possibilità. Francesco De Florio traduce da allora la frammentazione della linearità con gesti ritmati, singoli, dati di getto con l’uso della spatola e del rullo. Lo spazio complessivo delle opere riconduce alla pienezza. La composizione per campi regolari ricorda le piante delle grandi metropoli, i quartieri e le piazze in cui si ripetono le medesime esperienze cognitive ed affettive, collettive e individuali, pubbliche e private. La contrazione della durata e l’accelerazione del divenire si esprimono con linee morbide, volanti e diagonali che percorrono lo spazio labirintico quasi in volo, come farebbe un fiume che si apre la strada formando anse larghe e contenenti. In esse le correnti si placano ma solo per un poco. Tutto ciò si manifesta fin da subito attraverso segni portanti trasversali, veloci, liquidi ed incisivi. La compresenza di tanti elementi caratterizza lo spazio che già si diceva appare denso, pregno di dati accostati per opposizione più che per dialogo e sintonia. La tavolozza si rivela sensibile tanto ai colori caldi e pastosi quanto alle tinte aeree, fredde, date per velature. Con il proseguire della ricerca, agendo per sottrazione e per operazioni analitiche minimali, l’artista sviluppa percorsi che privilegiano diverse dimensioni concettuali e stilistiche. In ciascuna l'arte e il pensiero  dell’artista sono capaci di istituire un luogo, non dunque uno spazio colto a livello visivo nelle sue tre dimensioni, ma un «luogo», il «mondo in cui l’uomo è» ossia abita, costruisce, pensa (anche ma non solo poeticamente). Quando Francesco De Florio sottolinea l’esperienza della volatilità del tempo (che istituisce su altre basi il vissuto quotidiano dell’urgenza) trasforma la successione in una serie di punti e di volute che si affermano quasi in modo indipendente l’uno dall’altra, secondo la logica dell’istante che oggi siamo soliti chiamare -tempo reale-. Questa nuova serie di opere riconducibili all'Astrattismo lirico sviluppa il senso di  quelle forme, Shapes, intime e vitali, che si sottraggono solitamente allo sguardo distratto, ma che ad una lettura più attenta offrono visioni di profondità e meditazione. Nella serie di tele in cui le tecniche dell’Astrattismo geometrico sembrano invece prendere il sopravvento, certe linee dell’orizzonte si ripresentano nella loro portanza, riconducendo la visione alla dimensione più nota del paesaggio tradizionale, ma la scelta dell’angolo prospettico muta la relazione con la terra dell’uomo. Se gli orizzonti si abbassano ecco la prospettiva aerea condurre il nostro sguardo verso l’infinito e oltre;  se invece l’orizzonte appare alto nello spazio dell’opera, il senso del limite si rivela in tutta la sua potente valenza costrittiva. Le forme dell'aria, Shapes ritmiche e pervasive, rimettono in campo il senso “materico” sia nel colore che nella massa, stabilizzando contesti, ostacoli,  indicazioni di meta, sensi di pace possibile, indicazioni di viaggi inattesi. Anche quando l’artista utilizza pastelli o acquerelli la cifra stilistica e i contenuti rimangono immutati, rendendo ogni tipo di lavoro espressione compiuta del suo sentire, sempre intenso e significativo. In ogni opera l’arte sorpassa la vita e la ri-guarda, come vissuto sensibile alle relazioni preziose tra Shapes esigenti e silenziose. Mai silenti.   Alessandra Santin

POPE FORMA E COLORE

Chiesa della Madonna dell'Orto Cannareggio, 3512,, Venezia VE, Italia

La Fondazione ha dato sostegno alla Finissage Mostra POPE "Forma e colore"  curatela di Alessandra Santin. Visita guidata della chiesa dell Madonna dell'Orto di Venezia e concerto del complesso vocale-strumentale "Antonio Lotti" di Venezia. Chiesa della Madonna dell'Orto Chiostro Tintorettiano di Venezia 3-18 Maggio 2014.

ED IN MEZZO… PORTOPICCOLO UN LIBRO FOTOGRAFICO DI MARIO VIDOR

..E nel mezzo Portopiccolo   Il contemporaneo reinterpreta la materia come forza e il vuoto come un campo "potenzialmente attivo". Secondo la teoria dei campi, il vuoto "fisico" è una realtà che vive e che s'inseriscenel processo continuo della creazione.  Mario Vidor ancora una volta dimostra la sua vicinanza alle categorie più rappresentative della cultura contemporanea, e percorre con la sua macchina fotografica un lungo tratto di costa triestina, a partire dal vuoto simbolico del golfo di Portopiccolo, che si trova a metà strada tra il castello di Duino e quello di Miramare. Sta giusto nel mezzo, nota l’artista. Nel mezzo tra cielo, terra e mare e rappresenta simbolicamente il giusto punto di relazione da cui partire per un viaggio di conoscenza e scoperta di questo territorio: in mezzo tra un passato di natura e un presente di esistenza vitale. A caratterizzare lo sguardo dell’artista il desiderio di cogliere le diverse specificità, di rendere la complessità e la dimensione del divenire che qualificano non solo l’ambiente, ma soprattutto la vita che in esso si sviluppa. Fiori spontanei illuminano gli scogli; allevamenti di mitili disegnano splendide geometrie sul mare; gabbiani e cormorani si riposano sui moli; terre e pietre arse dal sole, percorse dal vento delineano il profilo morbido del Carso, attraversato da sentieri naturalistici e culturali. I Castelli e i loro parchi, le fontane, le sculture, i bambini in gioco, le persone in visita, i dettagli e le testimonianze del passato e del presente, tutto merita l’attenzione partecipata di Mario Vidor che sceglie il quotidiano, i colori e le luci del presente per restituire atmosfere reali. Il centro di Portopiccolo offre spunti particolari di confronto e apprezzamento, tanto per la costruzione quanto per il progetto e la riqualificazione di un territorio ferito dai lavori di cava, abbandonati da tempo. Mario Vidor cerca tracce di questo passaggio in quanto riflessioni che riguardano tutti quegli aspetti naturalistici, storici e sociali ad essi sottesi: tutto ciò gli permette l’utilizzo di atteggiamenti estetici fondati sulle relazioni culturalmente determinate, esistenti tra scelte architettoniche e visioni del mondo. La forma che autosignifica, l’ordine ricercato, l’equilibrio strutturale, l’esteriorizzazione della norma altro non sono che espressioni della concezione dell'arte di Mario Vidor. Attraverso la fotografia egli estrae la sostanza delle azioni vitali che classifica e descrive, secondo teorie formalistiche contemporanee all’interno di un astratto mondo di archetipi atemporali. Alessandra Santin MARIO VIDOR è nato nel 1948 a Farra di Soligo, Italia. Ha tenuto numerosissime mostre personali nelle principali città italiane ed estere tra le quali Pechino, New York, Vancouver. Affascinato dalla pittura e dai grandi artisti del ‘900, nelle sue opere racchiude l’interesse sia per il paesaggio contemporaneo, che per l’equilibrio e l’armonia del corpo umano.  

Olimpia Biasi

Chiesa della Madonna dell'Orto Cannareggio, 3512,, Venezia VE, Italia

Chiostro tintorettesco, Venezia. Pomeriggio d'incanto. Sangue fuoco aria terra  i teleri perfetti di Olimpia Biasi.   E le garze  e le trasparenze che cullano insetti e animali nella brezza del tardo pomeriggio mentre le parole della curatrice Alessandra Santin risvegliano passioni segrete per  un inedito medioevo  al femminile, luminoso e alto. VENEZIA - Il Chiostro della Madonna dell’Orto ha ospistato dal 1 al 15 maggio la mostra della  pittrice trevigiana Olimpia Biasi che ha commentato il Libro delle creature di Hildegard Von Bingen formulato agli albori del Medioevo. Il mondo della badessa tedesca è un miscuglio di astrattezza e concretezza congeniale all'artista, da sempre impegnata in temi ecologici. Usando tecniche diverse, dalla pittura, alla grafica, alle installazioni, il mondo metafisico e insieme scientifico di Ildegarda viene interpretato e indagato per farne un recupero ideologico e poetico. Il nesso tra sapere e fare, intrinseco nella pratica delle tecniche artistiche, soprattutto al femminile si immedesima perfettamente sui testi di Hildegard. Lo zolfo, il sangue, il fuoco, l'aria, ma anche le garze brulicanti di insetti, il lupo e il caprone, le erbe aromatiche, il gufo.. trovano una identità anche nella cosmogonia mentale dell'artista e nella sua costante attenzione al mondo naturale, come pratica concreta. Allestimento e presentazione a cura di Alessandra Santin. Olimpia Biasi, trevigiana, si è formata a Venezia con i maestri dello Spazialismo, Bacci e Gaspari.  Dal 1972 espone in personali e collettive in Italia e all’estero (Sudamerica, Stati Uniti, Giappone, Cina, ex Yugoslavia, Francia, Svizzera, Ungheria…). E’ presente in collezioni pubbliche e private. Ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia, Arsenale. E alla 55° Biennale (manifestazione collaterale). Attualmente lavora con materiali di riciclo, eseguendo installazioni che hanno come tema l’energia pulsante della natura e le sue implicazioni letterarie e poetiche.   Articolo tratto da: http://www.ilgazzettino.it/nordest/treviso/libro_delle_creature_ildegarda_von_bingen-1703716.html

VEDERE OLTRE GAETANO DE FAVERI

GAETANO DE FAVERI KRISIS La crisi che attraversa l’Occidente mina l’immaginazione sia iconica che logico-convenzionale: i casi limite della fantasia o del sogno potrebbero indurre non al cambiamento, ma al ripristino di un ordine passato. La crisi potrebbe esprimersi nello sguardo di spettatori ciechi, caratterizzati dalla sistematica derealizzazione delle proprie esperienze e quindi anche delle proprie aspettative e immaginazioni. Edmond Jabes direbbe: -Dal niente all’impensato, qui è tutto il tragitto del pensiero-. Questo timore spinge l’artista a rendere molteplici, dinamiche e incerte le presenze architettoniche che costituiscono formalmente i luoghi delle sue opere. Vie, sottopassi urbani, ponti e scalinate non conducono più altrove perché lo rappresentano. L’altrove è nel qui quotidiano; è nel complesso panorama urbano contemporaneo, che si carica della funzione poetica ed evocativa dell’arte. La realtà  virtuale unisce l’illusione, l’imitazione e la rappresentazione. Questo fatto pone il lettore delle opere di Gaetano De Favero in bilico tra il ricordo della realtà esperita e il “rischio” di percepirne una nuova, solo apparentemente impossibile. L’artista si concentra sul carattere illusionistico di queste sue realtà virtuali, inserendovi ritualità estetiche, carnali e partecipative. Musicisti in concerto, capolavori pittorici, sculture poste fuori contesto hanno il compito di condurre nuovamente al rito. Attraverso l’arte si regredisce profondamente all’unità dei primordi, in una luce grigia e dorata in cui natura, cultura, individuo, specie e divinità sono ancora fusi e si dispongono al divenire vitale. Alessandra Santin

DAI MAGREDI AL NONCELLO

Teatro G. Verdi Riva Tre Novembre 1, Trieste, Italia

Giovedì 15 Settembre 2016 Magraid ritorna a pordenonelegge: l' ASD TRIATHLON TEAM PORDENONE, ideatrice del progetto "Dai Magredi al Noncello" condiviso con l'associazione ProPordenone è lieta di invitarvi all'inaugurazione della Mostra Fotografica di Stefano Tubaro, Sergio Vaccher e dei partecipanti del workshop fotografico realizzato nell'edizione 2015 a cura di Alessandra Santin. Incontro con Alessandra Santin, Sergio Vaccher, Stefano Tubaro e Stefano Fabian Un convegno, l'evento sportivo Magraid, e la Festa del Noncello hanno rappresentato tre tappe fondamentali per far conoscere il territorio pordenonese e le acque che lo attraversano. Un workshop fotografico condotto da Stefano Tubaro e Sergio Vaccher ha offerto esperienze e contenuti ai 24 fotografi, le cui opere sono presenti accanto a quelle dei professionisti. Stefano Fabian, responsabile della comunicazione e delle attività divulgative del Progetto Life Magredi Grassland del FVG, ha illustrato le caratteristiche ambientali dei Magredi. Il volume, i risultati e le immagini di questo articolato progetto vengono presentati al pubblico di pordenonelegge. Troverete tutte le info al seguente link: http://www.pordenonelegge.it/ In collaborazione con Propordenone e A.S.D. TRIATHLON TEAM

SILVANO MENEGON

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

ARTE IN PALAZZO - IV EDIZIONE Con il titolo Frammenti di Memoria di Silvano Menegon e collettiva di artisti locali é stata ospitata la mostra nella Galleria Civica d'arte a Castions di Zoppola.(PN) All inaugurazione intervenuta il critico d'arte Alessandra Santin. Silvano Menegon nato a Spilimbergo nel 1946. Pittore autodidatta, vive e lavora a Zoppola. Sue opere si trovano in numerose collezioni pubbliche e private. Ha ottenuto riconoscimenti e premi nazionali in mostre collettive e personali.

PIERGIORGIO DEL BEN

WOLAND ART CLUB Sistiana 231, Portopiccolo, Italia

Questo evento consente di ammirare le opere che l’artista realizza a partire dal 2011,già esposte presso il Palazzo delle Stelline e il Museo della Permanente a Milano. Tra le altre opere è presente The perfect family, opera vincitrice del premio ArteLaguna 2013 nella sezione Under25, le opere selezionate per la 95ma Collettiva Giovani Artisti della Fondazione Bevilacqua La Masa e le opere presenti come vincitrici del premio Arte 2013 Cairo Editore. Il percorso di ricerca di Piergiorgio Del Ben, la cui poetica pone in rilievo la crisi d’identità dell’uomo moderno attraverso l’utilizzo di pennellate minimali, che danno rilievo alla tragicità angosciosa dei personaggi ragurati, si declina in due serie distinte. Da un lato le prime opere d’arte del progetto Business Story, ovvero sei personaggi ricreati, dai profili psicologi che si intrecciano tra loro in una storia; e dall’altro la collezione Anonymous Project in cui la sottrazione delle forme si esplica nella caratterizzazione del segno dell’artista.Colori inediti e figure impostate evocano le problematiche attinenti la perdita della soggettività nel contemporaneo. L’esposizione vuole essere un’anteprima della mostra che avrà luogo a maggio 2017, nella galleria principale di WolandArt. In essa la complessità del percorso di Piergiorgio Del Ben sarà rappresentata più compiutamente, in particolar modo dall’ultima collezione di opere dal nome MIND VOGUE. 5-27 Novembre 2016 orari apertura: venerdì e domenica 11:00-16:00, sabato 11:00-19:00 Inaugurazione Sabato 5 Novembre ore 18:00 Portopiccolo, Sistiana 231 34013 Trieste - Italy Per informazioni e visite guidate: Woland Art Club T: 040 9976630 info@wolandartclub.com www.wolandartclub.com Mostra personale d’arte contemporanea opere di Piergiorgio Del Ben a cura di Renzo Spadotto intervento critico di Alessandra Santin Progetto grafico

PIERGIORGIO DEL BEN MIND VOGUE

WOLAND ART CLUB Sistiana 231, Portopiccolo, Italia

COMUNICATO STAMPA Mostra personale d’arte contemporanea opere di Piergiorgio Del Ben a cura di Renzo Spadotto intervento critico di Alessandra Santin L’Associazione culturale Woland Art Club e la Fondazione Giovanni Santin Onlus presentano la Mostra Personale MIND VOGUE dell’artista Piergiorgio Del Ben, a cura di Renzo Spadotto. L’esposizione, che ha luogo dal 29 Aprile al 28 maggio 2017, nella galleria di Woland Art Club, in via Le Botteghe 1 a Portopiccolo Sistiana (TS), vedrà esposte le opere più recenti di Piergiorgio Del Ben. I tratti distintivi delle celebri serie Business Story e Anonymous Project si coniugano perfettamente con la nuova collezione MIND VOGUE, confermando le modalità stilistiche codificate, le cifre che rendono riconoscibile la produzione dell’artista. Il percorso di ricerca di Piergiorgio Del Ben, la cui poetica pone in rilievo la crisi d’identità dell’uomo d’oggi, dà risalto alla tragicità dei personaggi raffigurati. In linea con le problematiche caratteristiche del mondo contemporaneo, in queste sue opere affiora la spersonalizzazione dell’individuo, la perdita dell’interiorità e della soggettività, l’uniformità imposta dalla moda e dalle regole sociali. L’esposizione nella sua complessità propone una riflessione sulla società del presente che evidenzia l’importanza dell’apparire a discapito dell’essere, mettendo in crisi la soggettività e le manifestazioni delle diversità individuali. Il processo di omologazione è rappresentato attraverso la cancellazione dei tratti distintivi, anche fisiognomici, che rendono ciascuna persona unica, indicibile e insostituibile. Campiture sature di colore compatto, privo di velature, annullano ogni profondità e azzerano prospettive e quotidianità dei luoghi, enfatizzando le categorie concettuali ispirative. Texture ricercate, composte di dettagli e piccoli particolari grafici costituiscono forme di scrittura inedita, rappresentazioni decorative che suggeriscono la superficialità e vacuità della comunicazione mediatica. 29 Aprile - 28 Maggio 2017 orari apertura: da venerdì a domenica 11:00-17:00 Inaugurazione Sabato 29 Aprile 2017 ore 18:00 Portopiccolo, Sistiana 231 34013 Trieste - Italy Per informazioni e visite guidate: Woland Art Club T: 040 9976630 info@wolandartclub.com www.wolandartclub.com

Marco Milillo

Esposizione Fotografica di Marco Milillo  Trichiana (BL) Palazzo delle Mostre „T.Merlin” Dal 13 al 27 Maggio 2017 Inaugurazione Venerdí 12 Maggio ore 18.00 Introduzione da parte del Critico d’Arte Alessandra Santin http://www.marcomilillo.com/supernatural

VEDERE OLTRE 2017

Ad un incontro informale avuto con gli autori dell’XI edizione di “Vedere Oltre 2017”, il piacere di dialogare con loro prima degli allestimenti, come sempre, la conferma della compartecipazione fotografica porta a un colloquio di aperture mentali molto variegato e utile alla rispettosa conoscenza reciproca. Come presidente del Circolo dell’Immagine “La Loggia” devo esprimere gratitudine a queste persone per la loro disponibilità, pazienza e umiltà di metterci in gioco, proponendo i loro lavori artistici sia a persone addette ai lavori sia a un pubblico vario. Un ringraziamento particolare va alla dottoressa Alessandra Santin come sempre godibile critica e affezionata della nostra manifestazione, all’am-ministrazione del Comune di Motta di Livenza che continua a credere nelle nostre proposte culturali e a tutte quelle persone che in qualche modo danno una mano per l’esito della manifestazione. Auspicando ai sei artisti selezionati in questa XI edizione, una buona af-fluenza di pubblico e un augurio di importanti mostre future. Maurizio Vendramini Presidente Circolo dell’immagine “La Loggia”

GIANCARLO RUPOLO

Villa Frova Piazza San Marco 3, Caneva PN, Italia

Presenze di non presenze Dal 20 gennaio al 18 febbraio verrà allestita a Villa Frova una mostra fotografica a cura di GIANCARLO RUPOLO dal titolo “PRESENZE DI NON PRESENZE” – Pripyat. L’inaugurazione di terrà sabato 20 gennaio alle ore 17:30 e la presentazione sarà a cura del critico d’arte Alessandra Santin. La mostra avrà i seguenti orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:30; sabato e domenica dalle 15:00 alle 19:00. Pripyat era una città di circa cinquantamila abitanti situata a tre chilometri dalla centrale nucleare di Chernobyl dove è avvenuta l’esplosione del reattore il 26 aprile 1986. Pripyat, evacuata in quattro ore tre giorni dopo il disastro è da allora disabitata a causa della elevata concentrazione di radiazioni ancora presenti. Dopo l’evacuazione i nuclei familiari sono stati disseminati in tutto il territorio, allora sovietico, rompendo così ogni legame di vita associativa e sociale. Ora di tutte queste persone rimane solo il segno del loro passaggio. GIANCARLO RUPOLO – Nati nel 1945, fotografa dalla fine degli anni ’70, sviluppando l’interesse per il reportage sociale documentando la circoncisione nella cultura musulmana, la vita nei campi Rom in Albania, la medicina di un guaritore nella foresta del Camerun, il non –tempo all’interno del carcere, il dolore di Srebrenica e i movimenti di massa durante ricorrenze religiose. Ha al suo attivo 31 mostre fotografiche personali e 61 collettive, vincendo numerosi premi.  

XII. SIMPOSIO FOTOGRAFICO

05 Maggio - 27 Maggio 2018 Galleria Comunale “La Loggia” Centro Arti Visive “La Castella” “Ex Prigioni” Espongono: Graziano Burin Remo Cavedale Adriano Mascherin Mimmo Mirabile Antonio Ros Franco Spanò Interventi critici: Alessandra Santin Coordinamento: Maurizio Vendramini Assistenza: Franco Gottardi Selezione artisti: Circolo dell’Immagine La Loggia CIRCOLO DELL’ IMMAGINE “LA LOGGIA” XII Edizione. Dodicesimo appuntamento, possibile grazie alla disponibilità degli autori invitati ai quali il Circolo dell’Immagine “La Loggia” esprime gratitudine per la collaborazione e pazienza. Sei autori, perlopiù noti, qualcuno appreso, sono protagonisti del Simposio: un tassello culturale nel panorama della fotografia italiana - qualche volta con ramificazione estera – che coinvolge gli stessi all’approntamento degli allestimenti, liberi di rappresentare le loro tematiche ad un pubblico variegato. Si suggerisce così a questo pubblico di soffermarsi con attenzione, senza avere l’illusione di capire e comprendere tutto e subito, di scoprire alcunché di nuovo, ma provando l’incertezza dello stimolo culturale, senza approdare a qualche cosa di definitivo. E’ il fascino dell’arte fotografica e non solo. Come presidente del Circolo, porgo un sincero ringraziamento a quanti hanno collaborato, direttamente e indirettamente, al compimento di questo momento. Dedico a questi fotografi l’augurio di proseguire con dedizione l’arte fotografica, che possano arricchire e dare il proprio contributo culturale a nuovi, possibili autori. E’ doveroso infine il ringraziamento al Comune di Motta di Livenza e alla sua Amministrazione per i locali messi a disposizione di questo evento, augurandomi un prosieguo futuro della manifestazione. Ritratti dell’anima Jean-Luc Nancy definisce il ritratto come “figurazione”, quindi non rappresentazione mimetica ma cre-azione forte e attiva, riflessione sull’identità personale dell’altro, oggi più che mai frammentata, sfuggente e fluida. Graziano Burin appartiene a pieno titolo a questo filone di ricerca, che orienta i perché del ritratto su questioni di ordine psicologico e sociologico. Nelle sue opere, infatti, si colgono gli aspetti emotivi più intimi di ciascuno, colti nella dimensione della solitudine esistenziale, che rappresenta anch’essa una cifra ulteriore della nostra contemporaneità. I titoli delle opere contribuiscono e orientano la lettura, si tratta di parole che nominano stati d’animo del protagonista, di tutti noi, e soprattutto dell’artista Graziano Burin che ha voluto cogliere l’istante preciso in cui lo stato emotivo si è manifestato. Lo ha fatto con una tecnica nuova, la “scannergrafia” che già in altri artisti ha rappresentato motivo di ricerca. Ma Graziano Burin utilizzando lo scanner portatile, ha aggiunto la gestualità e il contatto fisico alla tecnica consolidata, contribuendo in tal modo al rinnovamento ed alla personalizzazione della tecnica stessa. Aderire alla superficie del volto, percorrerne le convessità, allontanarsi dagli avvallamenti, gli ha consentito di analizzare anfratti dell’anima più che elementi fisionomici del corpo. Questa operazione concettuale rende i suoi ritratti unici, irripetibili e straordinariamente personali. Alessandra SantinXII. SIMPOSIO FOTOGRAFICO

Vanitas – Alberto Pasqual

Villa Frova Piazza San Marco 3, Caneva PN, Italia

VANITAS Mostra di ALBERTO PASQUAL 6 MAGGIO – 10 GIUGNO 2018 Inaugurazione domenica 6 maggio 2018 ore 11.00 Presenta il Critico d’Arte ALESSANDRA SANTIN Progetto curato da Giovanna Carlot   VILLA FROVA - PIAZZA SAN MARCO,STEVENÀ di CANEVA Vanitas La ricerca di Alberto Pasqual scardina ogni certezza, irride il pre-giudizio e gli automatismi concettuali. L’artista riconduce la materia più dura, il ferro, al silenzio della vulnerabilità esistenziale: la durezza tagliente e spigolosa delle lastre si sfrangia in colature inattese, si lascia forare, spezzare, modellare, comprimere come farebbe la cera o il burro. L’acciaio, materia invulnerabile per eccellenza, che sconfigge le forze del Tempo e dello Spazio, che sorregge ponti e palazzi, che difende, protegge, contiene, … si arrende e ribolle, si stempera, cola, ritorna agli inizi o alla fine, alle forme originarie quando ogni realtà ubbidisce alle temperie naturali. Per contro il maestro scolpisce la leggerezza del plexiglass, lo erge sollecitando trasparenze e piegature, suggerendo le potenzialità inattese di una materia solo apparentemente fragile e volutamente invisibile. Ogni opera riconduce alla bellezza dell’esistenza, alla rappresentazione sublime della Vanitas, al respiro potente del quasi tutto e del quasi nulla, alla consistenza della caducità della vita che interpella oggi più di sempre l’uomo contemporaneo. Alessandra Santin Maggio 2018 Genius Loci

Ostan

BIDON Via Enrico Fermi, 24, Fossalta di Portogruaro, Venezia, Italia

SOS- "Contemporanea" Racconti nell'area Eventi 38 dal 19.01-al 30.03.2019 Presso Bidon Fashion a cura di Alessandra Santin

DONNE PROTAGONISTE

RASSEGNA DONNE PROTAGONISTE Comunicato stampa - Inaugurazione mostra “CON ALTRI OCCHI” Venerdì 1 marzo, alle 18.00, nel Casello di Guardia di Porcia. con l’inaugurazione della mostra “Con altri occhi” del pittore e scultore Carlo Fontanella, si aprirà la rassegna Donne Protagoniste. La mostra, curata da Franca Benvenuti con il contributo critico di Alessandra Santin, è stata realizzata dall’Assessorato alla Cultura di Porcia in collaborazione con Fondazione Giovanni Santin, Pro Porcia, In prima persona - uomini contro la violenza sulle donne. Sono state scelte per l’esposizione opere che, come scrive Alessandra Santin nel suo testo critico, “…per composizione, forma e tecnica più di altre possono essere collegate alle problematiche di genere femminile” e che “…esprimono perfettamente l’enigmatico universo femminile, con i suoi punti di forza, le criticità, i bisogni e gli inviolabili diritti”. Un’originale installazione, dall’emblematico titolo “In punta di piedi”, è stata realizzata ad hoc per la mostra da Fontanella, artista sempre estremamente sensibile nei confronti delle tematiche di carattere sociale. Scrive in proposito Alessandra Santin, “Dodici corpi femminili, liberi e dissidenti, di età, cultura e religioni diverse, appartenenti a differenti classi sociali si incontrano tra loro, e incontrano noi fruitori… L’artista riesce a coniugare la smaterializzazione estrema del corpo femminile a una sua presenza inequivocabile, pure se ridotta a leggerissime e mobili siluette. Un’unica nota di colore rosso sottolinea l’importanza del moltiplicarsi dei percorsi e dei punti di vista. C’è sempre più di un sentiero da seguire, più di una porta da aprire, altri sguardi da utilizzare”. Il visitatore, inoltrandosi “In punta di piedi” nella stanza dove è stata realizzata l’installazione, può così immaginare storie di ordinaria normalità, ma anche storie difficili e drammatiche che si legano, in un simbolico fil rouge, alle storie raccontate negli incontri della rassegna “Donne Protagoniste”. La mostra sarà visitabile nel corso di tutto il mese di marzo nelle giornate di venerdì dalle 10 alle 12, di sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle19.00. Franca Benvenuti Cell. 333 240 3398 Mail fra.benve@gmail.com PORCIA – Domenica 31 marzo alle 18.00, nell’Auditorium della Scuola Media di Porcia, si concluderà la rassegna Donne Protagoniste con l’evento musicale “… Per la pace, per il pane e per la libertà … i canti delle donne nella loro storia di emancipazione”. Sul palco Giuseppina “Beppa” Casarin, attenta interprete di canti popolari veneti e del repertorio italiano, Patrizia Bertoncello, cantante e musicista, Simone “Cimo” Nogarin, musicista e cantautore. L’evento, che ha il sostegno della Fondazione Giovanni Santin e di In prima persona-uomini contro la violenza sulle donne, verrà presentato da Franca Benvenuti. Si è scelto volutamente di chiudere la rassegna Donne Protagoniste e la mostra “Con altri occhi” con un recital di canzoni della tradizione popolare perché questi canti rappresentano un patrimonio culturale che va salvaguardato e valorizzato. Al loro interno esiste un vastissimo repertorio che ci racconta in particolare la condizione delle donne, troppo spesso costrette a tacere e abbassare la testa anche all’interno delle pareti domestiche. Le canzoni ci raccontano la loro vita e testimoniano come, in particolare nel Novecento, le donne siano diventate protagoniste nelle lotte per i diritti di tutti. Riportare alla luce questi canti, condividerne la bellezza e la verità, la forza intensa, porta ciascuno di noi in contatto con le proprie radici più profonde e rafforza il percorso di emancipazione e lotta sociale che vede le donne in prima fila in tutto il mondo. Franca Benvenuti

TERRA COME PAESAGGIO

La Fondazione Giovanni Santin Onlus presenta l'esposizione di Guerrino Diridin- Terra come paesaggio Inaugurazione domenica 7 aprile. Sala espositiva "Damiano Damiani". Terra come Paesaggio di Guerrino Dirindin sala espositiva Damiano Damiani - Pasiano di PN - foto Gianni Pignat Guerrino Dirindin Il paesaggio di Guerrino Dirindin diventa memoria della totalità, memoria di quella che per gli antichi era la Natura. L’artista si immerge in questa ricerca portandola all’esasperazione: tutto è Terra, se stesso in primis, ma anche gli animali e le pietre, i vegetali e ogni presenza del territorio è Terra. Ogni opera di Guerrino Dirindin può essere considerata anche autoritratto. La Terra, nelle opere di Guerrino Dirindin, scatena la prima vera rivoluzione del Terzo Millennio. Il paesaggio ridiventa terra nella sua totalità e rivela il luogo dove il pensiero dell’uomo può riprendere a vivere senza forma e confini, può riprendere la vita nelle tracce e nei solchi, nelle zolle ribaltate e umide , nei colori asciutti del sole e scuri delle acque. Ovunque e comunque l’artista rivela l’impronta della vita, ingloba e rielabora nuovamente la materia prima, ascolta la Terra e dunque l’Uomo di oggi e di sempre, la sua origine e il suo fine. La Cultura, secondo Guerrino Dirindin, di fronte al paesaggio può assumere l’atteggiamento rispettoso della tradizione: la cultura può di nuovo riprendere a tradurre il linguaggio della Natura, dare voce alla Terra, innalzare il canto, perché la Terra è Rivoluzione (antica e nuova contemporaneamente). La ricerca artistica, poetica, estetica ed etica di Guerrino Dirindin, immagina un altro mondo percettivo, un altro tipo di rapporto con se stesso, con l’uomo e il mondo. Egli invita ad una riconciliazione tra l’essere umano e il paesaggio in una sintesi che ne ricostruisce l’indissolubile legame. Alessandra Santin

ARTISTI A STATUTO SPECIALE

Palazzo delle Albere Via Roberto da Sanseverino, 43, Trento, Italia

ARTISTI A STATUTO SPECIALE FRIULI VENEZIA GIULIA Bruno Aita, Evaristo Cian, Arianna Ellero, Alessandra Lazzaris Tutto ciò che è estetico è un elemento integrato e integrante  della parte poetica della vita. E.Morin   Riflettere sull’importanza e la qualità di alcune ricerche artistiche presenti in un territorio è di per sé un’operazione complessa. Ha a che fare con processi in divenire, con direzioni costantemente rinnovate e cariche di motivazioni ed energie soggettive, che possono essere emblematiche anche di un sentire comune. Edgard Morin ci ricorda, infatti, che il sentimento estetico, profondamente umano, si fortifica e si sviluppa grazie anche a condizioni ambientali, culturali e storiche. L’indirizzo, la coerenza e il senso del lavoro di Bruno Aita, Evaristo Cian, Arianna Ellero, Alessandra Lazzaris possono essere un modo per comprendere anche alcune specificità di un territorio di confine, qual è quello del Friuli Venezia Giulia, con le sue Lingue, gli interessi e i caratteri, le sue debolezze e le paure, le utopie, le domande e i desideri non sempre evidenti e solo raramente espressi. Alcune categorie della critica d’arte contemporanea hanno rappresentato i nodi concettuali dai quali si è partiti per leggere la complessa rete di relazioni entro cui i quattro artisti esprimono la loro poetica. Ciascuno concorre non già a rappresentare cose, contenuti e narrazioni, quanto a rivelare e rigenerare il pensiero, il senso della propria e della nostra vita, della lettura e  redenzione del Presente. Tempo, Emergenza e Urgenza guidano lo sguardo critico all’incontro con queste  quattro diverse interpretazioni del Contemporaneo. Nella serie delle lamiere convesse, che hanno reso famosa la sua raffinata arte industriale, Bruno Aita incontra l’Uomo incapace di dialogare con una Natura ormai estranea. Ogni funzione vitale avviene attraverso maschere e guanti; grossi tubi-cordone ombelicale permettono il respiro in boschi saturi di fumi, nella  luce buia e densa del giorno dopo. Bruno Aita ritorna alle forme della crisi dell’umano, nel Tempo fermo e nello Spazio finito dell’oggi. L’inquinamento dell’aria rende più essenziale e forse più tagliente lo sguardo dell’artista, che registra un fluire ininterrotto di istanti identici, senza uscita, in cui l’uomo si muove ignorando lo scopo. La sceneggiatura di questi eventi minimali si riduce in lunghe campiture monocromatiche, lucide e opache, in cui sapienti velature evidenziano il pieno del nulla, un eco, il grido muto di una voce dal tono basso, che ha perso la speranza. L’unica direzione di senso porta ovunque e in nessun luogo. Per Evaristo Cian l’arte è politica, sempre. Nello spazio di ogni sua opera si rintraccia il gioco della rappresentazione storica, filtrata dall’esperienza e dalla memoria. I suoi quadri ritraggono lo spazio del proprio studio, illuminato da lampadine azzurre e faretti estensibili di metallo, che conferiscono una dimensione scenografica/pop alla composizione. Sul cavalletto si trova spesso un foglio di carta, attaccato con strisce di nastro adesivo. Sulla parete di fondo troneggia il lavabo sporco di colore.  Un ritratto a matita narra la storia di una prostituta o di una donna sola; di un cane sempre presente; di una casa colonica abbandonata; del gelso dormiente nel silenzio di certe giornate d’inverno, quando niente sembra accadere.  Ogni opera è una visione esistenziale di relazioni concettuali e dialettiche tra elementi distanti. Ciascuna presenza è emergente e genera il senso. Ha in sé valore, chiede rispetto, è degna di attenzione amante. Ciascun elemento vuole essere riconosciuto per come è, nella propria oggettività. Tutto si esprime nel respiro della cosa, senza trascendenza; ciascuno è in un certo senso un medium d’immediatezza e configura un tratto di in-finito. Le opere che Arianna Ellero realizzate anche durante le performances,  impegnano innanzitutto il suo corpo come strumento per allontanarsi dall’ovvio del quotidiano, e rendere visibili quelle sottili linee di frattura che le consentono di far trasparire visioni inconvenzionali del reale. Le materie scolorite, spalmate di getto o accarezzate con gesti lunghi, offrono un primo effetto perturbante. La cancellazione intenzionale delle forme e il richiamo a un caos primigenio, difficilmente ricomponibile, creano slarghi in cui affiora il respiro vitale di una Natura/Cultura colpevole/innocente. Ogni gesto del corpo si ripete lungo direttici verticali che ricordano ai tempi odierni il rischio del disastro ecologico, il silenzio e la libertà del vuoto, l’ombra enigmatica del bello. L’artista getta fasci energetici sulla radura dell’essere, per permettere lo svelamento, l’apertura verso l’astrazione in un universo di significati costitutivi l’interiorità e il rappresentato. Arianna Ellero riconosce le profonde relazioni esistenti tra bellezza-ritmo-piacere e sconfigge con interventi minimali i limiti dell’inesprimibilità. Dialoga con l’impossibile Alessandra Lazzaris, quando chiede all’acciaio inossidabile, materia quanto mai satura di peso, potenza, durata, di rappresentare la leggerezza del vuoto e di arrugginire. I suoi Specchianti sono volumi che evocano il nulla contrapponendosi al pieno della materia compatta e impenetrabile. Essi compiono una rivoluzione concettuale che va indagata a partire dall’analisi dell’esperienza di vuoto che ha a che fare con le operazioni del pensiero e con l’esperienza della meditazione. Non indagano il dualismo materia/antimateria ma riflettono, invece, sulla possibilità di interpretare il vuoto e l’assenza come esperienze concettuali che chiamano in causa la trascendenza, perché si lasciano abitare da ogni cosa, per la durata necessaria al silenzio e alla luce presente. Il vuoto pare più temporale che spaziale è, infatti, presto abitato, specchiando e dislocando tutto ciò che lo circonda. Le forme e le dimensioni del luogo che ospita gli Specchianti, venendo incluse, aprono a nuove possibilità dialettiche. Il “fare vuoto” di Alessandra Lazzaris non toglie sostanzialità e permanenza alle cose, ma crea le condizioni perché appaiano nuove testimonianze-esperienze del nulla che appare, scompare, arrugginisce, includendo la durata e sconfiggendo il Tempo.  (Si ha un bell'aprire porte e finestre per fare una casa, l'utilità della casa dipende da ciò che non c'è. capitolo XI del Daodejing) Alessandra Santin 12.04.2019

EUROPA – GEOGRAFIE UMANE, GEOGRAFIE URBANE

EUROPA - GEOGRAFIE UMANE, GEOGRAFIE URBANE La Fondazione Giovanni Santin Onlus è lieta di aver collaborato alla realizzazione del libro Europa - Geografie umane, geografie urbane Inserito nella CollanaLibro D’Autore AFI (Archivio fotografico italiano) L’ACCENTO NECESSARIOOpere di Mario Vidor   La Cornovaglia occupa l’estremità della penisola sud-occidentale della Gran Bretagna, insieme alla contea del Devon è senza dubbio una delle regioni del Regno Unito preferite da artisti, poeti e scrittori:  dall’omonimo romanzo di Daphne Du Maurier, vissuta a Fowey, Alfred Hitchcock prese spunto per il film “Gli Uccelli”; Virginia Woolf restando affascinata dal faro di Godrevy che sorge su un isolotto di fronte alla costa di St. Ives, scrisse Gita al Faro. Forse ad attrarli è il paesaggio sempre molto vario, caratterizzato da coste, brughiere e campagne dove si ergono incantevoli castelli, cattedrali gotiche e dimore storiche ricche di splendidi giardini; forse sono le cittadine costiere, gli antichi villaggi di pescatori rimasti pressoché immutati nel corso del tempo, a rendere questi territori tanto apprezzati e interessanti. L’intera area, infatti, è stata dichiarata dall’UNESCO Sito Patrimonio dell’Umanità. Non stupisce quindi che Mario Vidor abbia trascorso del tempo in questi luoghi, affascinato dal verde selvaggio delle campagne, dalle stradine orlate di muretti e vegetazioni dense, dalle spiagge chiare e lunghissime che aprono lo sguardo verso l’orizzonte. Come gli è consueto Mario Vidor ha atteso che il cielo “bevesse” i colori più accesi e, creando un gioco speculare di luci, infondesse ad ogni luogo l’atmosfera sbiancata dei silenzi, il tono morbido e opaco del tempo lento. Le opere di Mario Vidor, infatti, non accolgono mai lo strepito, l’urlo emotivo, la spettacolarizzazione delle emozioni impermanenti. Nelle sue composizioni meditate regna l’eleganza della semplicità, il realismo pulito degli incontri spontanei, colti sapendo modulare le linee direttrici della composizione. Nella Regione più esposta ai venti mutevoli della Corrente del Golfo e alla forza ritmica e indomabile dell’Oceano Atlantico, il clima ha giocato perfettamente con l’intenzionalità comunicativa e poetica dell’artista, che ha dato a questa meta la preziosa occasione di mostrare compiutamente le proprie specificità. Su ampie superfici modellate dalle onde e dalle arie più lontane, l’obiettivo di Mario Vidor si muove per cogliere tanto gli aspetti più selvaggi e dinamici della Natura quanto il quotidiano di coloro che esplorano il territorio, in cerca di qualcosa che non gli appartiene ancora. Su tutto e tutti il volo indifferente del gabbiano rappresenta l’accento necessario, che Mario Vidor sa sempre cogliere e comunicare. A volte si tratta di un colore quasi inciso, un rosso lontano, una rifrazione, un contrasto, la forma di uno scafo arenato, le vele bianche sullo sfondo. Nei momenti di luce ideale Mario Vidor ha saputo registare il poco, il quasi nulla che fa la differenza: ciò che trattiene e incanta. Sulle ampie spiagge le strane geometrie delle coste rocciose fanno sentire l’uomo come un puntino in un’immensità sorvolata dall’incursione dei gabbiani. Difficile stabilire quale sia il luogo o il soggetto più significativo, in questa serie di opere, ma senza dubbio l’essenza della Cornovaglia è stata colta dall’artista nel felice riflesso di forme, colori e movimenti sullo specchio del mare: cupo se in dialogo con le bianche scogliere, vibrante alla presenza dei bambini in gioco, assente ed evocato negli scatti che documentano le basse maree. Ovunque è l’attesa a suggerire letture, a indicare la bellezza dei luoghi vissuti, a testimoniare l’importanza dello sguardo che raccoglie e si compone in opere/testimonianza della forma perfetta del Luogo e del Tempo. 24.05.2019 Alessandra Santin  

ARTE IN PALAZZO CON IL FURMIÀR DI STEFANO JUS

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

Si invita la S.V. alla cerimonia inaugurale della Settima Edizione di Arte in Palazzo   con IL FURMIÀR di Stefano Jus domenica 29 settembre 2019, ore 11.00 Galleria Civica d'Arte Celso e Giovanni Costantini - Castions di Zoppola   Intervento critico di Alessandra Santin

ART3

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

Prosegue la mostra ART3 con le atmosfere dei paesaggi di Elio Ciol, le emozioni delle sculture di Arianna Gasperina e i colori delle tele di Giulio Belluz Sabato e domenica 15.00 - 19.00 Galleria Civica d'Arte Celso e Giovanni Costantini Castions di Zoppola Eventi collegati a questa mostra: La semplicità è frutto di genialità! Se poi ci aggiungiamo un cuore grande abbiamo Arianna Gasperina che ieri ha coinvolto tutti, piccoli e non, in un divertente laboratorio di scultura! Evento correlato alla mostra Art3 di Elio Ciol Arianna Gasperina Giulio Belluz Galleria Civica d'Arte Celso e Giovanni Costantini Sabato e domenica 15.00 - 19.00 In concomitanza con la mostra Natività e presepi 2019 del Giro presepi FVG

DONNE PROTAGONISTE 2020

Casello di Guardia Via Antonio De Pellegrini, Porcia, Italia

Donne protagoniste, omaggio a Igne dal 29 febbraio 21 Febbraio 2020 PORCIA / Con l’inaugurazione della mostra “Alle radici della parità” si aprirà sabato 29 febbraio alle 18.00, al Casello di Guardia di Porcia, la dodicesima edizione di Donne Protagoniste. La rassegna è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Porcia nella ricorrenza dell’8 marzo, giornata internazionale della donna, con il patrocinio della Commissione Pari Opportunità. Sia la mostra che gli eventi della rassegna sono realizzati in collaborazione con alcune associazioni del territorio: Pro Loco Pro Porcia, Fondazione Giovanni Santin onlus, Associazione teatrale Le Muse Orfane, In Prima Persona – Uomini contro la violenza sulle donne, Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti sez. di Pordenone, Circolo della Cultura e delle Arti di Pordenone, Associazione Amici della Musica “Salvador Gandino”, FIDAPA sez. di Pordenone. La mostra, curata da Alessandra Santin e Franca Benvenuti con la collaborazione per l’allestimento dell’architetto Giovanni La Porta, propone un dialogo tra le opere di Giorgio Igne, recentemente scomparso, e quelle di Alberto Pasqual. I due artisti, come scrive Alessandra Santin nel suo testo critico, “…pur utilizzando stili differenti (Figurativo quello di Giorgio Igne; Informale quello di Alberto Pasqual), orientano la loro ricerca artistica verso le tematiche di genere… Denunciano la gravità della violenza e della limitazione delle libertà della donna di agire per il cambiamento delle condizioni sociali, giuridiche e ambientali per garantire un futuro più degno alle nuove generazioni… Le loro donne, visibili quelle di Igne, invisibili quelle di Pasqual, rappresentano la possibilità del cambiamento, l’importanza di intrattenere nuovi rapporti con l’arte per raggiungere finalmente la radice della parità punto di partenza per narrare la storia di domani, oggi ancora indicibile in altro modo”. A poche settimane dalla morte di Giorgio Igne, la mostra diventa un omaggio ad un uomo di grande sensibilità che ha posto al centro della sua ricerca artistica la donna come madre, la donna come figura che accoglie, soccorre, custodisce la vita. Orari visita mostra: 29 febbraio – 29 marzo: venerdì 10-12, sabato/ domenica,10-12 e 16-19.00. La rassegna proporrà, durante il mese di marzo, quattro eventi per raccontare e approfondire, da angolature diverse, storie di donne del passato e del presente. Donne che appartengono alla Storia e al Mito, donne che hanno avuto e hanno un ruolo di Protagoniste. Spettacolo teatrale “Dark Lady”, con Viviana Piccolo, regia di Silvia Lorusso Del Linz (venerdì 6 marzo, ore 20.30, Casello di Guardia). Presentazione del libro di Paola Calvetti “Elisabetta II Ritratto di Regina”: l’autrice dialoga con Franca Benvenuti (giovedì 19 marzo, ore 18.00, Casello di Guardia). Donne la cui vita è stata segnata in modo irrimediabile dalla violenza maschile, ma che hanno saputo risalire dall’abisso per ricostruire la propria vita e quella dei loro figli. Incontro con Fernanda Flamigni a cura di Clementina Pace: una storia autobiografica di violenza per testimoniare il distorsivo rapporto uomo/donna che ancora troppo spesso sfocia nel dramma del «femminicidio». (sabato 14 marzo, ore 18.00, Casello di Guardia). Donne che a fatica hanno ottenuto il riconoscimento del loro ruolo, pur avendo prodotto opere di valore nel mondo artistico dove ancora sembra esistere esclusivamente il talento maschile. Breve riflessione di Franca Benvenuti e Stefano Scarpel sul ruolo delle donne nella storia della musica. Concerto “Donne compositrici all’alba del Novecento” con Alice Populin Redivo, arpa; Michele Toffoli, violino; Stefano Scarpel, pianoforte (sabato 28 marzo, ore 20.30, Barchessa Est Villa Dolfin). Curatrice della rassegna Franca Benvenuti in collaborazione con Silvia Lorusso Del Linz, Clementina Pace, Giampaolo Doro, Stefano Scarpel.  

E’ PER SEMPRE

Antico Ospedale dei Battuti Via Bellunello 18, San Vito al Tagliamento, Pordenone, Italia

Individui, palazzi, spazi vuoti accostati a volumi pieni: sono le mappe urbane che disegnano i nostri giorni svuotati durante la chiusura forzata, ricolmi di eccessi e di sprechi, di cui la plastica è la metafora primaria. È da questi temi che nasce il progetto curato dagli artisti friulani Mara Fabbro e Alberto Pasqual, una ricerca che approderà in due mostre, la prima in programma in ottobre a San Vito al Tagliamento, la seconda a maggio a Pordenone. Le due esposizioni nascono come momenti e installazioni distinte pur parte di un itinerario artistico che Fabbro e Pasqual portano avanti da due anni. È la materia, la plastica, a diventare non solo linguaggio condiviso, ma anche il tema centrale della prima mostra, dal titolo “È per sempre”, che inaugurerà sabato 3 ottobre nell’antico ospedale dei Battuti di San Vito al Tagliamento, e che gode del patrocinio del Comune di San Vito, realizzata con il supporto degli sponsor Raiffeisen, Credem, Assilab, visitabile nei quattro fine-settimana fino al 25 ottobre (sabati e domeniche dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19). Il percorso espositivo si sviluppa su tre livelli: ad accogliere il visitatore al piano terra sarà una imponente installazione, “La fine del pesce”, un labirinto (a misura di sicurezza antiCovid per evitare la contaminazione) ricavato tra un mare di borse di plastica. Lo spettatore viene coinvolto in una traversata immersiva che rimanda alla percezione di soffocamento e di boccheggiamento, fino a condure a una seconda installazione “Trasparenze”, progetto che accosta le “Membrane”, mappe metropolitane, di Mara Fabbro alle strutture verticali totemiche “Presenze/assenze” di Alberto Pasqual. «Desideriamo testimoniare che siamo ancora lontani da una reale consapevolezza degli effetti nocivi delle materie plastiche abbandonate nell’ambiente dall’uomo. Intendiamo sensibilizzare il visitatore sulle problematiche dello smaltimento di questo prodotto e sull’inquinamento dei mari con materiali plastici, facendogli fare un’esperienza da pesce» spiegano i due artisti. La mostra si sviluppa al primo e al secondo piano con altre due esposizioni, le personali dei due artisti. Salendo ci si imbatte nella personale di Mara Fabbro, artista che lavora con tasselli da lei stessa creati, minuscoli parallelepipedi materici di base quadrata, “pixel” che accostati all’altro riproducono mappe che raffigurano geografie reali. Se per Fabbro è l’acqua il discrimine per la sua ricerca, nelle opere di Alberto Pasqual è il fuoco l’elemento che plasma la materia, artista di cui si svolge la mostra personale al secondo piano. Si tratta di una ventina di opere, per lo più inedite, che ripropongono il tema dello squarcio, e dello svuotamento dell’individuo. A questa prima mostra fa da contrappunto “È… vuoto”, opera collettiva che vede al lavoro i due artisti con il contributo di una comunità ampia, progetto nato durante il lockdown, che si terrà a maggio nell’ex Tipografia Savio di via Torricella a Pordenone. Completa le due mostre il catalogo con testi e saggi critici di Alessandra Santin, Giada Centazzo, Lorenza Gava, Mariateresa Setaro Chaniac. Crediti delle foto Davide Dimitri PAGINA FB EVENTO @MF.marafabbro @albertopasqualartista Press: Valentina Silvestrini - 338.4010645 - vsilvestrini@gmail.com

COLLEZIONE BIDON

BIDON Via Enrico Fermi, 24, Fossalta di Portogruaro, Venezia, Italia

Dopo la pausa COVIDsiamo lieti di invitarLa all'esposizione delle opere e alla presentazione del Catalogo della Collezione BidonVENERDI' 4 SETTEMBRE alle ore 18.00La manifestazione e la consegna dei cataloghi agli artisti e ai curatori si terrà all'aperto.In caso di assembramento sarà necessario utilizzare ugualmente le mascherine.La visita della Mostra negli spazi interni sarà organizzata per gruppi per garantire il distanziamento.Speriamo di incontrarti e brindare insieme ai tuoi amici (gentilmente se puoi diffondi l'invito)Per la famiglia BidonAlessandra Santin

ED E’ SUBITO SERA

eccoci... Un palazzo meraviglioso ospita le mostre fotografiche della rassegna organizzata dal Gruppo Fotografico Luce Iblea di Modica. È un privilegio che fra queste ci sia pure "Ed è subito sera" Venerdì 15 ottobre alle ore 19:00 Palazzo Sant'Anna, Modica Grazie a Renato Iurato e Marcella Burderi. Ad Alessandra Santin curatrice della mostra. Al mio compagno d'avventura Claudio Matarazzo. E grazie a tutti coloro che verranno a trovarci.

DONNE PROTAGONISTE 2022 – VISITA DEGLI ALUNNI DELLA SCUOLA PRIMARIA “L. GABELLI”

Casello di Guardia Via Antonio De Pellegrini, Porcia, Italia

Questa mattina Alessandra Santin, Lorena Blarasin  ed io abbiamo avuto il piacere di ospitare al Casello di Guardia due classi della scuola elementare "Gabelli" di Porcia per la visita guidata alla mostra Note a margine. È stata un incontro di quelli che "lasciano il segno": vedere con quanta attenzione questi bambini hanno seguito le spiegazioni di Alessandra Santin ed ascoltare le loro osservazioni puntuali e pertinenti mi ha riempito il cuore di gioia. Da vecchia insegnante in pensione devo fare i miei complimenti alle insegnanti per queste due classi di piccoli studenti educati e che hanno saputo ascoltare una vera lezione di storia dell'arte con curiosità ed interesse. Che cos'è l'arte contemporanea? quali sono le sue caratteristiche? le  tecniche degli artisti? quali messaggi vogliono trasmettere? alcuni dei temi trattati con quella che si suole definire "capacità maieutica" da Alessandra che ringraziamo per la sua capacità di rendere semplici e chiari concetti che sicuramente non lo sono. Mi piace condividere il messaggio di una delle maestre, Valentina Vivian. A seguito della visita "Donne protagoniste 2022" presso il Casello di Guardia noi insegnanti delle classi quarte della scuola primaria "Gabelli" di Porcia ci teniamo a ringraziare la vice sindaco Blarasin, la critica d' arte dott.ssa Alessandra Santin e la professoressa Franca Benvenuti per la disponibilità ad accogliere le nostre classi in occasione della mostra per farcela vivere con gli occhi del cuore. Abbiamo imparato molte cose...un' esperienza che ci aiuterà a riempire la nostra "valigia" ..una piccola tessera  del nostro puzzle... Siamo riconoscenti, speriamo a breve di poterci incontrare. Franca Benvenuti  

VISITA GUIDATA ALLA MOSTRA

Visita guidata alla mostra NOTE A MARGINE a cura delle curatrici Alessandra Santin e Franca Benvenuti per i soci di Arcipelago di Cordenons, accompagnati dalla presidente Maria Teresa Grillo, che ringraziamo e altri amici appassionati di arte contemporanea. Prossima visita guidata sabato 2 aprile per i soci dell'UTLE di Porcia.

FEDERICO TAVAN

Casello di Guardia Via Antonio De Pellegrini, Porcia, Italia

IN OGNI SGUARDO

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

Il Natale si avvicina e con esso due splendide mostre con il patrocinio del Fondazione Giovanni Santin Onlus IN OGNI SGUARDO   domenica 11 dicembre 2022, ore 11.00 Galleria Civica d'Arte Celso e Giovanni Costantini Piazza Indipendenza, 2 - Castions di Zoppola Presentazione di Maria Balliana Intervento critico di Alessandra Santin Contestualmente inaugurazione della mostra Natività e Presepi nell'ambito del Giro Presepi Friuli Venezia Giulia 2022-2023 Le mostre saranno visitabili dall’11 dicembre 2022 al 15 gennaio 2023 nelle giornate di sabato e domenica dalle ore 15.00 alle 19.00 (chiuso il 25 dicembre 2022 e il 1° gennaio 2023)

UNA NOVELLA PER RICORDARE

Birrificio Di Naon Via Gabelli 12/A, Porcia, Pordenone, Italia

https://pordenoneoggi.it/pordenone/una-novella-per-ricordare-di-fabio-ferretti-virgilis/  

UNO SCRITTO D’AMORE – AMORE TI SCRIVO

Hotel Santin La Commissione del Concorso  “Amore ti scrivo…” riunita per rileggere e premiare poesie, prose,Haiku in “lingua” e in italiano! Giacomo Vit, Francesca Piovesan, Alessandra Santin (Silvio Ornella e Daniela Turchet) Segretario Roberto Muzzo Premiazione: 18.02.2023 Auditorium comunale di Zoppola https://pordenoneoggi.it/pordenone/uno-scritto-damore-amore-ti-scrivo-incontro-al-santin/

VISITE GUIDATE MOSTRA DE VISU CON TRE ARTISTI E DUE CURATRICI

Domenica 19 marzoGrande affluenza di pubblico alle due visite guidate di oggi pomeriggio alla mostra DE VISU...Grazie ad Alessandra Santin per aver illustrato la mostra e gli artisti Piergiorgio Del Ben, Tamara Zambon e Valentina Iaccarino che oggi erano presenti per incontrare il pubblico.Molto interesse anche per la videoinstallazione Lacrima di Luigi Manciocco.Grazie alla Presidente UTLE di Porcia, Claudia Bigaton, e alla presidente Arcipelago Cordenons, Maria Teresa Grillo per aver coinvolto i loro soci  e a tutte le persone presenti.

RETROSPECTRUM

Galleria Celso e Giovanni Costantini Castions, Italia

DUILIO JUS   Retrospectrum La stagione più vera e feconda Opere della collezione privata della famiglia Jus di Alessandra Santin   Duilio Jus è indubbiamente un’icona dell’arte friulana del Novecento. Con il suo modo di comporre segni, masse, forme e colori, elementi visivi e tecniche di ricerca personali ha fornito un contributo innovativo alla storia culturale e all’arte di questo nostro territorio friulano. Per certi aspetti defilato e marginale, esso ha contribuito in modo sostanziale all’affermarsi del neorealismo italiano e al dibattito che si è sviluppato intorno alla valorizzazione della tradizione contadina, riscoprendone gli aspetti più significativi e allargando le possibilità di quello che l’arte popolare poteva diventare. Ispirato da diverse fonti culturali come la storia dell’arte, la poesia, la letteratura e gli aspetti della vita sociale contemporanea, rapportati agli eventi personali e familiari, Duilio Jus ha prodotto nel corso degli anni alcune sculture e un’ampia serie di lavori su carta, tavola e tela che oggi costituiscono un archivio d’opere visivo e personale, di  proprietà della famiglia Jus. Ricca e di notevole profondità e varietà, questa raccolta testimonia la rilevanza della sua ricerca d’artista, e costituisce il corpus della mostra Retrospectrum curata da Stefano Jus, che l’assessorato alla Cultura del Comune di Zoppola e l’associazione???ha voluto realizzare negli spazi della Galleria D’arte ???Costantini di Castions. La vitalità culturale di questo artista, alimentata da un’inesauribile creatività, ha superato i confini locali e ha avuto riscontri a livello nazionale e internazionale. Si ricordano, solo per farne esempio, le esposizioni in Francia, Australia e in Canada e i numerosi premi ai concorsi e alle ex-tempore che caratterizzavano la vita culturale dal dopoguerra agli anni ottanta/novanta. Retrospectrum è un’esposizione particolare, proprio perché espone parte di un archivio dettato dal desiderio dell’artista e della sua famiglia di mantenere a sé e di proteggere molti schizzi preparatori, alcuni appunti visivi esistenziali, i bozzetti e le diverse opere selezionate, compiute e preziose in cui affiora prepotentemente la persistenza di quegli elementi significativi che qualificano l’eccezionalità del suo operato.  Esso scandisce inevitabilmente anche gli eventi della vita personale e familiare di Duilio Jus. Tutte le opere si rivelano come testimonianze della sua produzione raccolta, già si diceva, come fosse l’espressione di un diario intimo, esistenziale, guidato dal desiderio di non disperdere istanti di vita, tradotti nel tempo presente in visioni rivolte a pochi intimi, o realizzate addirittura solo per se stessi e salvate in quello spazio esclusivo della memoria storica che rivela quali sono, alla fine dei conti, i momenti più importanti della vita, nella sua stagione più vera e feconda. La morte prematura e inattesa dell’artista cristallizza questo patrimonio che nel tempo i familiari hanno riordinato, arricchito e salvaguardato. All’interno dell’atelier del figlio Stefano e a casa della moglie Annamaria, con le modalità necessarie alla riservatezza, mi vengono mostrate le cartelle archiviate, suddivise sia cronologicamente che per tecniche e materiali utilizzati. I gesti, nelle luce serale, lasciano affiorare il sentimento di apertura di un mondo fino a poco tempo prima custodito gelosamente. Leggendo le carte svelate a ritmo lento, ho avvertito prepotente la sensazione di violare un’intimità domestica e  contemporaneamente l’onore della fiducia in me riposta; infine mi è parsa preziosa la generosa disponibilità a condividere la dimensione più privata dell’artista anche con la comunità di appartenenza e con il mondo esterno. Nell’esposizione Retrospectrum l’operato cessa di essere individuale e privato e si trasforma in bene di tutti, ricchezza sociale necessaria alla crescita comune anche delle nuove generazioni. Le opere, come logos visivo non più solo interpersonale-familiare, prendono la parola e si raccontano. Attraverso un vero e proprio lessico d’arte si lasciano leggere da tutti noi, che le guardiamo attentamente, consapevoli del privilegio e grati del gesto. I temi presenti sottolineano il bisogno di Duilio Jus di tornare su alcuni luoghi, di accogliere in essi, quasi come figure superstiti, gli oggetti e gli uomini del suo presente o del passato prossimo friulano: i muri di sassi, gli strumenti dei lavori nei campi, i cesti, le mani nodose e dolenti dei contadini , le schiene curve per le fatiche degli anni, le pause nell’andare delle stagioni. I silenzi più eloquenti di questa umanità sorpassata dal presente industrializzato e tecnologico, fanno di queste opere i testimoni di valori che reclamano il diritto della memoria. Fantasmi di un ieri portatore di tragici eventi, esse rivelano la necessità di percorrere anche nuove vie, di accogliere spazi che valorizzano il vuoto, di accettare le astrazioni poetiche necessarie ad un futuro carico di speranze, che non possono e non devono essere del tutto infondate. Si incontrano negli spazi domestici delle diverse opere i figli Stefano, Pierpaolo ed Elena, la bella moglie in dolce attesa: essi sono rappresentati attraverso vere e proprie luci quasi informali, dati per accenno su colori pastosi e inediti, come le stagioni si rivelano sospesi tra realismo ed astrazione. Le attese di nuovi raccolti, i gesti incisi col fondo del pennello su materie pastose contro cieli liquidi e trasparenze aeree tornano, insieme  ai riti ormai impermanenti, alle pulsazioni della vita futura, all’enigmatico divenire. E poi si legge l’amore, le nascite, gli incontri di parenti e amici; gli ambienti accennati e spogli, quasi sempre gli stessi; le vie lungo le case di paese; il sanatorio e le sedie accanto ai portali; il poco e il vuoto dei luoghi più amati e già scomparsi; le atmosfere maggiormente presenti, determinate ad ispirarlo. La mostra raccoglie almeno trent’anni di attività in un percorso articolato in sezioni che restituiscono, certo non interamente, il mondo dell’arte visiva di Duilio Jus, uomo e artista. Al contempo esse consentono di entrare in contatto con la realtà di un tempo storico carico di passaggi e cambiamenti, testimonianze della natura poliedrica della seconda metà del Novecento e delle sue creazioni e contraddizioni. Come accade con i soggetti delle sue opere, anche le tecniche subiscono continue inevitabili trasformazioni, dal naturalismo all’astrazione; dai primi disegni ai monotipi e alle chine liquide e vibranti; dalle tempere realistiche alle composizioni ponderate degli olii, su cui dominano grovigli e rovi. I primi lavori accademici si rapportano ai ritratti a matita

DAL LATO DELL’IMMAGINARIO

Scala Contarini del Bovolo Scala Contarini del Bovolo, 4303, Venezia, Italia

Venezia Palazzo Contarini del Bovolo 1 aprile 2023 ore 11.30 *Per l’entrata gratuita su invito è necessaria la prenotazione.* … La dimensione visiva della ricerca di *Luigi Manciocco*, nel farsi pratica poetica … spazia dal finito quasi luminoso dell’oggi all’ombra dell’in-finito. Ad occhi socchiusi l’artista insegue api d’oro, sorvola le nascite e sconfina  oltre la vita. Gli dei gioiscono. Gli uomini anche, almeno per un poco, il tempo perfetto dell’immaginario contemporaneo. Il luogo da cui partire _Alessandra Santin_ https://www.e20veneto.it/eventi_veneto/venezia-mostra-dal-lato-dellimmaginario-personale-di-luigi-manciocco-a-palazzo-contarini-del-bovolo/ https://www.nellanotizia.net/scheda_it_126724_Dal-lato-dell%E2%80%99immaginario-di-Luigi-Manciocco_1.html https://www.informazione.it/c/7A532794-319B-40A2-AC33-487C2FE8A84C/Dal-lato-dell-immaginario-di-Luigi-Manciocco http://www.arteit.it/Pages/Events/Mostre.aspx?mode=scheda&id=2622 https://fai.informazione.it/6BCC03B8-63C3-4D1D-92EB-BD03E051BA86/Dal-lato-dell-immaginario-di-Luigi-Manciocco https://www.liquidarte.it/dal-lato-dell-immaginario-di-luigi-manciocco.html https://www.artribune.com/mostre-evento-arte/luigi-manciocco-dal-lato-dellimmaginario/

Contrapposizioni

Villa Frova Piazza San Marco 3, Caneva PN, Italia

INAUGURAZIONE MOSTRA 25 Febbraio ore 11:00 Presentazione e intervento critico di Alessandra Santin Progetto e allestimento a cura di Giovanna Carlot. La mostra sarà visibile nei seguenti orari: SABATO 15:00-18:00 DOMENICA 10:00-12:00 15:00-18:00 Durante la settimana contattare la biblioteca comunale  allo 0434 797482

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