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Attività

Transavanguardia
2013. 09.

La Transavanguardia è il nome di un movimento pittorico che è stato così definito dal critico d'arte Bonito Oliva,  che descrive le nuove tendenze artistiche di alcuni artisti italiani degli anni ‘70.

La nuova corrente ha origine da un gruppo di artisti emergenti  che in quegli anni parteciparono alla sezione "Aperto 80" della Biennale di Venezia, come sorta di reazione alla sperimentazione artistica spinta all'eccesso dalla Pittura Concettuale che caratterizzava quel periodo storico.

Nel 1979 Achille Bonito Oliva teorizza, insieme agli artisti Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo Paladino, questo nuovo modo di fare arte. Scopo di questi autori è di creare un linguaggio pittorico che “sappia ritornare ai suoi motivi interni, alle ragioni costitutive del suo operare, al suo luogo per eccellenza”.

Nelle opere dei transavanguardisti confluiscono immagini che appartengono alla storia dell’arte, alle quali viene data una nuova vita attraverso gli strumenti tradizionali della pittura. Le opere di questi giovani pittori sono fortemente narrative e trasmettono immagini fantastiche legate agli interessi primari dell'artista, quali spazio, tempo o storia, interpretati in una totale libertà espressiva.
Si ha un ritorno alla manualità, alla gioia  del dipingere, restituiva al pennello, alla tela ed ai colori il loro posto nell'arte della pittura, anche attraverso la  libera riscoperta delle radici locali e popolari di ciascun artista, in netta contrapposizione con le rigide e analitiche ricerche degli anni settanta che, privilegiando gli aspetti concettuali, hanno operato una riduzione sempre più radicale della forma fino a farla scomparire. I lavori degli artisti della transavanguardia si orientano allora in una direzione di opulenza formale e cromatica e, attingendo all’infinito repertorio delle forme della tradizione, ne sottolineano non tanto il valore intrinseco, il significato, ma il piacere del significato, della pura forma pittorica.

Il movimento, trova nel Critico d'arte  Achille Bonito Oliva, il teorizzatore e lo storico che disegna il profilo e dà riconoscibilità  al movimento genuinamente italiano.

La definizione di Achille Bonito Oliva:

"La transavanguardia ha risposto in termini contestuali alla catastrofe generalizzata della storia e della cultura, aprendosi verso una posizione di superamento del puro materialismo di tecniche e nuovi materiali e approdando al recupero dell'inattualità della pittura, intesa come capacità di restituire al processo creativo il carattere di un intenso erotismo, lo spessore di un'immagine che non si priva del piacere della rappresentazione e della narrazione".

Sandro Chia, Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Nicola De Maria e Mimmo Paladino, furono  i precursori della nuova corrente che venne poi battezzata Transavanguardia dopo la Biennale di Venezia del 1980.

Ad essi si aggiunsero Mimmo Germanà ed Ernesto Tatafiore, presenti nella sezione "Aperto '80" della mostra; un insieme di personalità diverse, che in seguito differenzieranno ancora di più il loro linguaggio.
 
Dopo la partecipazione alla Biennale di Venezia dell' '80 e alla rassegna internazionale "Transavanguardia Italia/America" nell' '82, questo movimento rappresenta per l'Italia l'occasione di inserirsi a livello internazionale nel circuito commerciale dell'arte moderna, monopolizzato dai mercanti americani.

La Transavanguardia cerca saldi legami con la tradizione storica, con la pittura, la scultura, la figurazione, con una rappresentazione che ha come aspirazione finale una simbiosi emotiva di carattere cosmico, in un'impronta vagamente surrealista.

Contemporaneamente il clima artistico che si delinea in Germania è assimilabile alle istanze transavanguardistiche. A Berlino, in particolare, nasce un movimento denominato dei “nuovi selvaggi” (Neue Wilden) con chiari riferimenti sia teorici che formali alla pittura espressionista di inizio secolo. La superficie pittorica viene da questi artisti trattata con violente pennellate, decisamente espressive, pervase da una furia esistenziale, dove i richiami figurativi e tecnici alla pittura espressionista sono apertamente dichiarati. La differenza tra i nuovi selvaggi ( Rainer Fetting, Helmut Middendorf, Bernd Zimmer, Castelli/Salomè etc.) e gli espressionisti storici consiste nel fatto che, mentre alla violenza pittorica del gruppo di Dresda corrispondeva, oltre che una problematica estetica, una vera e propria critica sociale, agli artisti berlinesi la violenza pittorica diviene puro fatto estetico, privo di qualsiasi valenza ideologica.

( Bibliografia: A.Bonito Oliva, La Transavanguardia italiana, Politi; Avanguardia Transavanguardia, Electa; Minori maniere, Feltrinelli; Il sogno dell’arte tra avanguardia e transavanguardia, Spirali )

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