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Attività

(NOT) A BIGGER SPLASH
2015. 11.

(NOT) A BIGGER SPLASH

Le urla del pubblico e l’entrata in scena di Tilda Swinton versione David Bowie, ci avevano illuso che questo film potesse essere carico di energia, ma ci sbagliavamo. A Bigger Splash, is not that big.

Il materiale per ricavarci un bel film c’era, non possiamo affermare il contrario: l’idea di raccontare la convalescenza di una rock star a Pantelleria per recuperare la voce e la sua interazione con gli altri tre protagonisti è interessante, ma non è bastato. In tanti ci siamo sentiti traditi una volta usciti dalla sala.

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Ralph Fiennes e Tilda Swinton in una scena del film

Ma cos’è a non funzionare in A Bigger Splash? L’errore più grande è scelta del cast, che seppur stellare, non riesce a trovare la propria dimensione nel film. Il motivo è molto semplice: nessuno è adatto al ruolo che gli viene assegnato da Guadagnino.

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Ralph Fiennes è per la prima volta stonato, nell’interpretare il vecchio produttore, amico nonché amante della rock star Marianne. In A Bigger Spash l’attore di Il paziente inglese è decisamente sopra le righe, egocentrico e fastidioso. Non si può dire che non sia capace , ma visto che ci ha abituati ad altri ruoli, lo vediamo “fuori dal suo naturale elemento”.
Stessa cosa vale per la Swinton, anche se di lei abbiamo tuttavia apprezzato la scelta di essere una rock star senza voce. La mimica sarà l’unico mezzo che le permetterà di comunicare con gli altri tre amici nel film.


Ed è proprio la difficoltà di comunicazione ciò su cui vuole puntare l’attenzione Luca Guadagnino: un tema complesso e quanto mai così attuale.
Degli attori, forse il più credibile è il bello (e bravo) Matthias Schoenearts, che abbiamo avuto il piacere di vedere qui a Venezia anche in The Danish Girl.

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Matthias Schoenearts con Tilda Swinton

Nel film di Luca Guadagnino alcune scene belle ci sono, soprattutto grazie alla cornice di una Pantelleria assolata. Poi però, quando si ha la sensazione che finalmente la storia riprenda la nota distorta che ci era piaciuta all’inizio, non resta più nulla.
Anzi, purtroppo qualcosa resta: un Corrado Guzzanti che fa la parodia dell’ufficiale delle forze dell’ordine. E anche se è vero che all’idillio fa seguito la tragedia e alla tragedia fa seguito la farsa, in questo finale ci aspettavamo un fuoco d’artificio. Magari proprio uno di quelli che vengono sparati durante le celebrazioni religiose dei paesini siciliani.

Chiara Orlando

per Fondazione Giovanni Santin Onlus

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