Mario Vidor – Un giorno veneziano

Venezia

La Fondazione ha dato sostegno alla realizzazione della raccolta fotografica "Un giorno veneziano" di Mario Vidor, testo critico Alessandra Santin. VENEZIA Suite di Mario Vidor In musica la Suite (in italiano: Successione) è una sequenza di brani, detti anche movimenti, caratterizzati da un’alternanza di tempi moderati (Adagio, Lento) e tempi mossi o rapidi (Allegro, Presto…). Prima di questi movimenti si trova spesso il Preludio come introduzione della raccolta: Johann Sebastian Bach lo inseriva sempre per meglio chiarire i contenuti e le caratteristiche delle sue Suites.   Mario Vidor proprio come un compositore decide di seguire questa struttura che gli consente di esprimere compiutamente l’esperienza umana del viaggiatore, il suo andare tra le calli veneziane ancora e ancora, ripassando per gli stessi campi, accanto a uguali architetture, di fronte agli stessi orizzonti che però si stagliano sotto cieli sempre rinnovati. Cambiano le luci e i toni, le ombre e le emozioni; se non cambiano è l’artista ad intervenire modulandoe virando i contrasti, smorzando quelli accesi e delineando sfumature raffinate, sfuggendo in tal modo alla volgarità che spesso viole l’armonia di certi luoghi preziosi. E’ il suo modo di amare Venezia salvaguardandola dalla superficialità e dalla fretta del quotidiano contemporaneo, per restituirle il senso del luogo unico e assoluto, di una bellezza antica che si rinnova secondo forme e ritmi che solo a Venezia possono essere  riconosciuti. Gli archi del lungo Ponte della Libertà che conduce al Tronchetto e al Piazzale Roma, aprono il “Preludio” che individua i luoghi simbolo della città: Palazzo Ducale; la Chiesa degli Scalzi accanto alla stazione ferroviaria; la Riva degli Schiavoni; lo Squero con le gondole in restauro. L’immaginario tradizionale riferito a Venezia, che ciascuno possiede nella propria memoria visiva, viene riavvicinato in chiave poetica sottolineando l’universalità di queste immagini che hanno davvero lo scopo di permettere un ricongiungimento, una globalizzazione, una unificazione esperienziale. Ogni visitatore che ha passeggiato in questi luoghi, ogni lettore che vi si ritrova e riaccende un ricordo, rivive un’emozione. Lo “Scherzo” documenta uno degli eventi che rendono questa città famosa nel mondo, il Carnevale con le maschere del Settecento i cui costumi di raso elegante, le trine, i pizzi e le acconciature rappresentano un’indiscutibile cifra stilistica del luogo, con i turisti che si accalcano in Piazza S. Marco, giocano con i colombi, seguono disordinati la propria Guida ascoltando le sue indicazioni, tutti vicini per il timore di smarrirsi nei labirinti affollati. Il “Presto con fuoco” rileva certe contraddizioni di stili e masse, negli equilibri precari e insieme eterni di Venezia: maestose sfilano le navi da crociera con il loro carico di volumi sovradimensionati; suscitando stupore le linee avveniristiche dei binari del tram e le scie di onde che inseguono barche veloci, protese verso il futuro che attraversa la quiete della laguna. Poi sopraggiunge la dimensione del tempo lento. Conclude la Suite l’ “Adagio”. Mario Vidor guida il vostro sguardo su un particolare, un frammento, un simbolo. La parola AMORE, scritta sul selciato, rappresenta la chiave di lettura di questa serie di lavori. Con attenzione amante osserviamo il lucchetto a forma di cuore, la leggerezza della foglia posata sulla bitta, il profilo della scultura protesa su un fondale sfocato, il ritmo sempre identico del gondoliere davanti alla maestosità della Salute, la mamma col bambino intenta a leggere un grande quadro monocromo entro l’Arsenale. La lentezza dei ritmi veneziani qui si esprime come valore raro, come piacere assoluto. Mario Vidor se ne appropria e ne fa omaggio, suggerendoci la possibilità di rileggere e reinterpretare la relazione che instauriamo con il Tempo oltre che con il Luogo, per assaporare quella bellezza che contraddistingue, oggi e sempre, l’uomo.   Alessandra Santin

ED IN MEZZO… PORTOPICCOLO UN LIBRO FOTOGRAFICO DI MARIO VIDOR

..E nel mezzo Portopiccolo   Il contemporaneo reinterpreta la materia come forza e il vuoto come un campo "potenzialmente attivo". Secondo la teoria dei campi, il vuoto "fisico" è una realtà che vive e che s'inseriscenel processo continuo della creazione.  Mario Vidor ancora una volta dimostra la sua vicinanza alle categorie più rappresentative della cultura contemporanea, e percorre con la sua macchina fotografica un lungo tratto di costa triestina, a partire dal vuoto simbolico del golfo di Portopiccolo, che si trova a metà strada tra il castello di Duino e quello di Miramare. Sta giusto nel mezzo, nota l’artista. Nel mezzo tra cielo, terra e mare e rappresenta simbolicamente il giusto punto di relazione da cui partire per un viaggio di conoscenza e scoperta di questo territorio: in mezzo tra un passato di natura e un presente di esistenza vitale. A caratterizzare lo sguardo dell’artista il desiderio di cogliere le diverse specificità, di rendere la complessità e la dimensione del divenire che qualificano non solo l’ambiente, ma soprattutto la vita che in esso si sviluppa. Fiori spontanei illuminano gli scogli; allevamenti di mitili disegnano splendide geometrie sul mare; gabbiani e cormorani si riposano sui moli; terre e pietre arse dal sole, percorse dal vento delineano il profilo morbido del Carso, attraversato da sentieri naturalistici e culturali. I Castelli e i loro parchi, le fontane, le sculture, i bambini in gioco, le persone in visita, i dettagli e le testimonianze del passato e del presente, tutto merita l’attenzione partecipata di Mario Vidor che sceglie il quotidiano, i colori e le luci del presente per restituire atmosfere reali. Il centro di Portopiccolo offre spunti particolari di confronto e apprezzamento, tanto per la costruzione quanto per il progetto e la riqualificazione di un territorio ferito dai lavori di cava, abbandonati da tempo. Mario Vidor cerca tracce di questo passaggio in quanto riflessioni che riguardano tutti quegli aspetti naturalistici, storici e sociali ad essi sottesi: tutto ciò gli permette l’utilizzo di atteggiamenti estetici fondati sulle relazioni culturalmente determinate, esistenti tra scelte architettoniche e visioni del mondo. La forma che autosignifica, l’ordine ricercato, l’equilibrio strutturale, l’esteriorizzazione della norma altro non sono che espressioni della concezione dell'arte di Mario Vidor. Attraverso la fotografia egli estrae la sostanza delle azioni vitali che classifica e descrive, secondo teorie formalistiche contemporanee all’interno di un astratto mondo di archetipi atemporali. Alessandra Santin MARIO VIDOR è nato nel 1948 a Farra di Soligo, Italia. Ha tenuto numerosissime mostre personali nelle principali città italiane ed estere tra le quali Pechino, New York, Vancouver. Affascinato dalla pittura e dai grandi artisti del ‘900, nelle sue opere racchiude l’interesse sia per il paesaggio contemporaneo, che per l’equilibrio e l’armonia del corpo umano.  

Mario Vidor – PRELUDIO DEL TEMPO PRIMA

Mario Vidor "Preludio- del tempo prima" Al “Bistrot de Venise”, dal 02 al 16 Aprile, Mario Vidor ha presentato una selezione di scatti inediti, tratti dal suo nuovo libro fotografico, nel quale si cimenta nuovamente con il tema del tempo, che gli è particolarmente congeniale. Lo affronta, stavolta, ritraendo fotograficamente quei momenti che vengono definiti “del preludio”, quando si genera visivamente la percezione di eventi a venire. La mostra ha avuto il patrocinio della Federezione Italiana Associazioni Fotografiche FIAF.

MARIO VIDOR – BUDAPEST

Museum Hotel Budapest Trefort utca 2, Budapest, Ungheria

La Fondazione Giovanni Santin presenta la mostra e il catalogo di Mario Vidor intitolato "Budapest". La Fondazione Giovanni Santin Onlus presenta la mostra del fotografo Mario Vidor, il titolo della mostra é Budapest. Inaugurazione si terrá il 16.08.2018. alle ore 18.30 presso l'Hotel Museum Budapest. Mario Vidor firma il catalogo fotografico di Budapest.

EUROPA – GEOGRAFIE UMANE, GEOGRAFIE URBANE

EUROPA - GEOGRAFIE UMANE, GEOGRAFIE URBANE La Fondazione Giovanni Santin Onlus è lieta di aver collaborato alla realizzazione del libro Europa - Geografie umane, geografie urbane Inserito nella CollanaLibro D’Autore AFI (Archivio fotografico italiano) L’ACCENTO NECESSARIOOpere di Mario Vidor   La Cornovaglia occupa l’estremità della penisola sud-occidentale della Gran Bretagna, insieme alla contea del Devon è senza dubbio una delle regioni del Regno Unito preferite da artisti, poeti e scrittori:  dall’omonimo romanzo di Daphne Du Maurier, vissuta a Fowey, Alfred Hitchcock prese spunto per il film “Gli Uccelli”; Virginia Woolf restando affascinata dal faro di Godrevy che sorge su un isolotto di fronte alla costa di St. Ives, scrisse Gita al Faro. Forse ad attrarli è il paesaggio sempre molto vario, caratterizzato da coste, brughiere e campagne dove si ergono incantevoli castelli, cattedrali gotiche e dimore storiche ricche di splendidi giardini; forse sono le cittadine costiere, gli antichi villaggi di pescatori rimasti pressoché immutati nel corso del tempo, a rendere questi territori tanto apprezzati e interessanti. L’intera area, infatti, è stata dichiarata dall’UNESCO Sito Patrimonio dell’Umanità. Non stupisce quindi che Mario Vidor abbia trascorso del tempo in questi luoghi, affascinato dal verde selvaggio delle campagne, dalle stradine orlate di muretti e vegetazioni dense, dalle spiagge chiare e lunghissime che aprono lo sguardo verso l’orizzonte. Come gli è consueto Mario Vidor ha atteso che il cielo “bevesse” i colori più accesi e, creando un gioco speculare di luci, infondesse ad ogni luogo l’atmosfera sbiancata dei silenzi, il tono morbido e opaco del tempo lento. Le opere di Mario Vidor, infatti, non accolgono mai lo strepito, l’urlo emotivo, la spettacolarizzazione delle emozioni impermanenti. Nelle sue composizioni meditate regna l’eleganza della semplicità, il realismo pulito degli incontri spontanei, colti sapendo modulare le linee direttrici della composizione. Nella Regione più esposta ai venti mutevoli della Corrente del Golfo e alla forza ritmica e indomabile dell’Oceano Atlantico, il clima ha giocato perfettamente con l’intenzionalità comunicativa e poetica dell’artista, che ha dato a questa meta la preziosa occasione di mostrare compiutamente le proprie specificità. Su ampie superfici modellate dalle onde e dalle arie più lontane, l’obiettivo di Mario Vidor si muove per cogliere tanto gli aspetti più selvaggi e dinamici della Natura quanto il quotidiano di coloro che esplorano il territorio, in cerca di qualcosa che non gli appartiene ancora. Su tutto e tutti il volo indifferente del gabbiano rappresenta l’accento necessario, che Mario Vidor sa sempre cogliere e comunicare. A volte si tratta di un colore quasi inciso, un rosso lontano, una rifrazione, un contrasto, la forma di uno scafo arenato, le vele bianche sullo sfondo. Nei momenti di luce ideale Mario Vidor ha saputo registare il poco, il quasi nulla che fa la differenza: ciò che trattiene e incanta. Sulle ampie spiagge le strane geometrie delle coste rocciose fanno sentire l’uomo come un puntino in un’immensità sorvolata dall’incursione dei gabbiani. Difficile stabilire quale sia il luogo o il soggetto più significativo, in questa serie di opere, ma senza dubbio l’essenza della Cornovaglia è stata colta dall’artista nel felice riflesso di forme, colori e movimenti sullo specchio del mare: cupo se in dialogo con le bianche scogliere, vibrante alla presenza dei bambini in gioco, assente ed evocato negli scatti che documentano le basse maree. Ovunque è l’attesa a suggerire letture, a indicare la bellezza dei luoghi vissuti, a testimoniare l’importanza dello sguardo che raccoglie e si compone in opere/testimonianza della forma perfetta del Luogo e del Tempo. 24.05.2019 Alessandra Santin  

MARIO VIDOR CIELI INQUIETI

Museo d'Arte Moderna Ugo Carà Via Roma, 9, Muggia, Trieste, Italia

Catalogo in mostra. In collaborazione con la Fondazione Giovanni Santin Onlus.

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