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STEVE JOBS
29 Febbraio, 2016
Non è mai troppo tardi.
Mi appello a questa frase per scrivere in extremis la recensione di un film che ho trovato interessante e che spero stanotte possa portare a casa una statuetta, quella per l’attrice non protagonista Kate Winslet.
Steve Jobs è un film passato in sordina rispetto ai vari Revenant e Spotlight. Al botteghino è stato pure un flop e il motivo potrebbe essere dovuto al fatto che racconta l’aspetto più personale di Mr. Apple, persona geniale ma complessa.
Il fatto che un film su Steve Jobs fosse già stato realizzato, non ha giocato a favore della pellicola. Sebbene ad Aston Kutcher – a cui era stata affidata la parte nel primo film – bisogna dare atto che era pressoché identico al giovane Jobs, mancava dello smalto per affrontare un ruolo di questo genere.
Dopo un casting difficile, viene fatto il nome di Michael Fassbender che di smalto – e molto altro – ne ha da vendere. A lui spetta l’ardito compito di appropriarsi della personalità di Steve Jobs e raccontarne il “dietro le quinte”.
Michael Fassbender recita bene, ma al film mancano tutti gli ingredienti per incassare il plauso generale. Quello che ho amato di più di questi 122 ‘, è il fatto che fosse messa in luce la “grandezza nei ragionamenti” di Steve Jobs, anche quando è presuntuoso oltre ogni limite.
Per quanto riguarda la regia, Danny Boyle sceglie di girare tutte scene in spazi claustrofobici come nei camerini dei teatri, nei corridoi e via dicendo. L’unica scena in cui riusciremo a vedere la luce del sole è quando Jobs parla alla figlia – che non aveva mai voluto riconoscere – sul tetto di un palazzo qualche istante prima di tenere il suo discorso per il lancio del Mac.
Figlia e madre faranno sempre parte di quella cerchia di persone che dialogheranno con lui prima dei momenti più importanti della sua carriera.
Se vi fosse ancora difficile trovare un motivo per cui andare a vedere Steve Jobs, sappiate che è un film che va visto per il talento di Kate Winslet: nei panni della storica assistente Joanna Hoffman è semplicemente strepitosa.
Non vi è una sbavatura ed è sempre convincente. È ironico pensare che la Winslet dica di non essere particolarmente avvezza alle nuove tecnologie. Già! Proprio lei che personifica una donna che ha vissuto per anni a fianco dell’uomo che ha rivoluzionato la tecnologia odierna.
Chiara Orlando
per Fondazione Giovanni Santin Onlus