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LOST RIVER
31 Dicembre, 2015
Avevo letto così tante critiche negative su Lost River, l’opera prima alla regia di Ryan Gosling, che ho voluto farmi un’opinione.
Tanta era l’attesa per l’uscita di questo film presentato a Cannes lo scorso maggio che i critici non hanno tardano a recensirlo negativamente definendolo folle, insensato e inguardabile.
Non sono un’amante del genere noir o fantasy, ma devo ammettere che mi è piaciuto l’approccio con cui Gosling racconta una fairytale ambientata in una Detroit che non ha nulla a che vedere con la città simbolo degli anni 80-90, del boom economico e di tutto ciò che è più universalmente riconosciuto come americano: dall’industria automobilistica a Eminem.
Se la Detroit che avete in mente è quella della Chrysler e del consumismo sfrenato, Gosling vi farà vedere senza tanti filtri una città deserta, fatiscente ed abbandonata a se stessa.
Abbandonata a se stessa lo è pure la protagonista incarnata da Christina Hendricks con cui il canadese aveva già lavorato in Drive e che ha voluto fortemente sul set.
Billy (Christina Hendricks) è una madre single di due figli che non riesce più a pagare la casa dove vive. Si rivolge alla banca per ridiscuterne le condizioni e ad accoglierla troverà un Ben Meldenson (Dave) che le farà un’insolita proposta.
Billy accetterà la proposta di Dave ed inizierà ad intrattenere i frequentatori di un club per amanti di un genere di spettacoli piuttosto macabri.
Bones (Iain De Caestecker), il figlio maggiore di Billy, passa le sue giornate a sciacallare le case disabitate, rubando le condutture in rame per poterle rivendere. Proprio mentre esce con il malloppo dall’ultima casa, si scontra con Bully (Matt Smith), un ragazzo temuto che si atteggia a capo della città. Tra i due nascerà una rivalità ed un odio reciproco che si chiuderà con un triste epilogo.
Forse ciò che mi ha affascinato di più nel film sono le storie secondarie – ma non meno importanti – che vengono narrate nel film. Una su tutte la vicenda della nonna di Rat (Saoirse Ronan), l’adolescente che vive nella stessa via di Bones e con cui lui stringerà una profonda amicizia. Tra atmosfere dark e vecchi video in bianco e nero, Gosling racconta il dramma e la fragile bellezza che questa signora anziana cela sotto una velina e labbra rosse. Il fatto che non parli più dalla morte del marito è forse una metafora che dovremmo cogliere? Rimarrò sempre con questo dubbio.
Lost River fa centro nei tagli delle immagini, nella scelta quasi esclusiva di girare con le sole luci diurne/notturne e ha un dialogo, sebbene ridotto all’osso, interessante.
Ben Mendelson è divino nel ruolo di Dave. È capace di rendere credibile un personaggio quasi surreale. Il regista ha il merito di aver scelto un cast di attori non tanto stellare – in quanto a fama – quanto di qualità dal punto di vista delle capacità recitative.
Peccato che alla fine di tutte le inquadrature, della fotografia, della scelta di una colonna sonora alla Refn, risulti debole proprio la “fairytale”: la città sepolta nell’acqua rimane sepolta anche nella nostra testa a pochi minuti dall’uscita del cinema.
Chiara Orlando