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FRANCESCO DE FLORIO
30 Aprile, 2015 - 24 Maggio, 2015
La Fondazione Giovanni Santin Onlus ha dato sostegno alla mostra di Francesco de Florio , ” Shape,tra terra e cielo” presentazione a cura di Alessandra Santin.
FRANCESCO DE FLORIO
SHAPES.
“Ogni uomo appartiene ad un luogo
e la sua visione del mondo dipende dalle proprie radici.”
Eduardo Chillida
In un’epoca dove domina l’incertezza e l’esperienza dell’inquietudine rimette in discussione ogni punto di riferimento, la conoscenza si manifesta in modo frammentario ed incompiuto e i confini dell’esistenza si modificano continuamente, rendendo necessario “ri-orientarsi nel pensiero” per produrre sempre nuove rappresentazioni.
Partendo da questa serie di questioni alla fine degli anni Ottanta, dopo gli esordi figurativi, Francesco De Florio orienta la sua ricerca ai linguaggi dell’Informale, e ridisegna una nuova personale visione del mondo.
Fin da subito l’artista produce opere complesse che rappresentano la difficoltà di esperire la fluidità sensibile del quotidiano. In esse la forza del dissenso si dispiega con intensità centrifuga e si relaziona con il piacere di registrare quei mutamenti strutturali e sociali della nostra cultura, che aprono nuove vie e inedite possibilità.
Francesco De Florio traduce da allora la frammentazione della linearità con gesti ritmati, singoli, dati di getto con l’uso della spatola e del rullo. Lo spazio complessivo delle opere riconduce alla pienezza. La composizione per campi regolari ricorda le piante delle grandi metropoli, i quartieri e le piazze in cui si ripetono le medesime esperienze cognitive ed affettive, collettive e individuali, pubbliche e private.
La contrazione della durata e l’accelerazione del divenire si esprimono con linee morbide, volanti e diagonali che percorrono lo spazio labirintico quasi in volo, come farebbe un fiume che si apre la strada formando anse larghe e contenenti. In esse le correnti si placano ma solo per un poco.
Tutto ciò si manifesta fin da subito attraverso segni portanti trasversali, veloci, liquidi ed incisivi.
La compresenza di tanti elementi caratterizza lo spazio che già si diceva appare denso, pregno di dati accostati per opposizione più che per dialogo e sintonia. La tavolozza si rivela sensibile tanto ai colori caldi e pastosi quanto alle tinte aeree, fredde, date per velature.
Con il proseguire della ricerca, agendo per sottrazione e per operazioni analitiche minimali, l’artista sviluppa percorsi che privilegiano diverse dimensioni concettuali e stilistiche.
In ciascuna l’arte e il pensiero dell’artista sono capaci di istituire un luogo, non dunque uno spazio colto a livello visivo nelle sue tre dimensioni, ma un «luogo», il «mondo in cui l’uomo è» ossia abita, costruisce, pensa (anche ma non solo poeticamente).
Quando Francesco De Florio sottolinea l’esperienza della volatilità del tempo (che istituisce su altre basi il vissuto quotidiano dell’urgenza) trasforma la successione in una serie di punti e di volute che si affermano quasi in modo indipendente l’uno dall’altra, secondo la logica dell’istante che oggi siamo soliti chiamare -tempo reale-. Questa nuova serie di opere riconducibili all’Astrattismo lirico sviluppa il senso di quelle forme, Shapes, intime e vitali, che si sottraggono solitamente allo sguardo distratto, ma che ad una lettura più attenta offrono visioni di profondità e meditazione.
Nella serie di tele in cui le tecniche dell’Astrattismo geometrico sembrano invece prendere il sopravvento, certe linee dell’orizzonte si ripresentano nella loro portanza, riconducendo la visione alla dimensione più nota del paesaggio tradizionale, ma la scelta dell’angolo prospettico muta la relazione con la terra dell’uomo. Se gli orizzonti si abbassano ecco la prospettiva aerea condurre il nostro sguardo verso l’infinito e oltre; se invece l’orizzonte appare alto nello spazio dell’opera, il senso del limite si rivela in tutta la sua potente valenza costrittiva. Le forme dell’aria, Shapes ritmiche e pervasive, rimettono in campo il senso “materico” sia nel colore che nella massa, stabilizzando contesti, ostacoli, indicazioni di meta, sensi di pace possibile, indicazioni di viaggi inattesi.
Anche quando l’artista utilizza pastelli o acquerelli la cifra stilistica e i contenuti rimangono immutati, rendendo ogni tipo di lavoro espressione compiuta del suo sentire, sempre intenso e significativo. In ogni opera l’arte sorpassa la vita e la ri-guarda, come vissuto sensibile alle relazioni preziose tra Shapes esigenti e silenziose. Mai silenti.
Alessandra Santin