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9° SIMPOSIO FOTOGRAFICO
6 Giugno, 2015
La Fondazione Giovanni Santin Onlus ha patrocinato la mostra fotografica “Vedere Oltre”, realizzata con la curatela di Alessandra Santin.
9° simposio fotografico ha avuto luogo presso la Galleria Comunale ” La Loggia”, il Centro Arti Visive e le ” Ex Prigioni” a Motta di Livenza dal 06 Giugno al 05 Luglio 2015.
ALAIN SANTIAGO
SIMMETRIE …. CON NOE’.
La simmetria centrale è largamente diffusa in Natura, sia nel mondo animale e vegetale che in quello minerale. Il suo particolare fascino e l’eleganza formale hanno sempre attratto l’attenzione dell’uomo. Infatti nelle espressioni creative la presenza di simmetrie, armonia ed equilibrio testimoniano fin dall’antichità la stretta relazione che tali concetti realizzano tra scienza, estetica e arte.
Tra gli artisti, emblematica è la ricerca di Maurits Cornelis Escher (1898-1972), affascinato tanto dai mosaici moreschi dell’Alhambra quanto dai motivi geometrici, reali e di fantasia presenti in Natura.
Su questo filone estetico si inserisce il lavoro più recente di Alain Santiago. Durante i suoi viaggi l’artista raccoglie immagini di architetture e luoghi in cui la dimensione lineare, coloristica e grafica testimonia (anche involontariamente) la propensione allo sviluppo di forme lineari simmetriche. Questi elementi segnici, grafici, si prestano in un secondo momento ad interventi di composizione digitale, mirata ad enfatizzare determinate regolarità, equilibri, astrazioni geometriche-scenografiche-simmetriche. Le rappresentazioni che si vanno costituendo, spesso impossibili e irrealizzabili, quindi “inutili”, possono essere apprezzate da uno sguardo altro, animale, libero da esigenze di opportunità, realizzabilità e senso.
Il gatto Noè è l’unico in grado di muoversi con elegante naturalezza in questi nuovi orizzonti. Alain Santiago, con ironia ma anche con consapevole determinazione, affida a Noè il compito di dialogare senza interpretare, senza comprendere la realtà contemporanea più poetica, bella proprio perché superflua, misteriosa, “mai vista”.
Con evidente indifferenza Noè si dispone a vivere il presente nel “luogo che non c’è”: spazio virtuale, colorato e complesso, frequentato più spesso dalla video arte che dalla fotografia più tradizionale.
Alessandra Santin
ALIDA CANTON
VISIONI & COMPLESSITA’
Alida Canton esplora e si sofferma sulle compresenze e le contraddizioni che si incontrano nelle città italiane più note: Venezia, Milano, Roma.
Il suo sguardo percorre le architetture emblematiche in bianco e nero e gli scorci inattesi realizzati a colori, con medesimo stupore ed uguale attenzione, cogliendo i riflessi storici sulle superfici traslucide contemporanee. La merce in vetrina dialoga senza timore, senza preconcetti o inutili selezioni con i reperti antichi, con le sagome delle persone che percorrono le vie e le piazze per i motivi più diversi (lavoro, turismo, necessità, scelta o imposizione…). C’è chi è solo con il proprio cellulare, altri sono persi in loro stessi o in qualche amore, schiavi di un desiderio pilotato, liberi in un sogno rincorso, prigionieri di un rimorso, un rammarico, un vuoto.
Le armonie cromatiche, i contrasti di luce, i cenni delle relazioni e delle solitudini, gli accenti sui limiti e i confini rappresentano gli eventi quotidiani e raccontano la vita nelle nostre citta, sotto lo sguardo in pietra dell’angelo, contro il cielo mai completamente sgombro di nubi.
Questa molteplicità, questa complessità accolta più che giudicata, rende le opere di Alida Canton una perfetta lettura del contemporaneo urbano, dove l’esistenza si ripete e l’enigma si interroga in ogni modo possibile.
Alessandra Santin
CESARE GENUZIO
DA VARSAVIA AL PAESE DI TEMPORALI E DI PRIMULE
La direzione dello sguardo e le finalità del viaggio illuminano in modo diverso gli stessi luoghi, colorano le atmosfere degli eventi, mostrano particolari altrimenti nascosti o sottesi.
Cesare Genuzio, mentre si trova a Varsavia per documentare l’avanzamento dei lavori condotti dalla Ditta Cimolai di Pordenone nella realizzazione dell’imponente Stadio Nazionale, si è dedicato anche alla ricerca di documenti per ricostruire la storia della famiglia d’origine di sua moglie, colpita tragicamente dalla persecuzione degli ebrei, durante la seconda guerra mondiale.
Le due sezioni della mostra illustrano quindi due percorsi visivi che pur essendo differenziati per contenuti e significati, restituiscono una cifra stilistica unica.
La poetica di Cesare Genuzio, infatti, si caratterizza per il rigore compositivo, la scelta meditata delle luci naturali, la presenza di poche figure umane che danno l’accento all’opera, il bisogno di recuperare una profondità del significato e un respiro del luogo e dell’evento.
Per questo ogni singola opera indica un suo sentire personale, attento tanto all’analisi strutturale del pensiero, quanto alla dimensione emotiva, mai superflua, della Storia, del Vissuto e del Tempo.
Alessandra Santin
CLAUDIA DEGANO
LEJOS Y MUY CERCA
Lontano e molto vicino (Lejos y muy cerca) è un progetto su cui l’artista Claudia Degano lavora da molto tempo. Vuoi per la storia personale che l’ha portata a vivere in Argentina e a viaggiare in solitaria in America meridionale; vuoi per un interesse personale che la porta a riflettere sui temi dell’interculturalità, dell’integrazione , dei rapporti di genere e tra i sessi, la Degano ha cercato una figura emblematica che rappresentasse una sintesi della complessità del vivere contemporaneo. L’Angelo ha offerto una felice apertura a molte questioni problematiche, in primis il tema della nascita e della vita, dell’accompagnamento e del rispetto che ciascuno deve avere.
Le lunghe ali costruite con cura dall’artista offrono possibilità inedite di vicinanza estrema e di elevazione, per raggiungere qui punti di vista -alti e altri- che illuminano visioni nuove, possibili solo attraverso sguardi liberi da preconcetti e pregiudizi. Per questo gli angeli di Claudia Degano pur assumendo posture e movenze classiche, dialogano con il qui ed ora: accolgono tra le braccia la ragazza punk, sono madri gravide, padri amorevoli, viaggiatrici in treno, giovani ferite in ospedali abbandonati. Per questo i suoi angeli rendono visibile la dimensione più spirituale dell’uomo accanto a quella carnale. Altri poeti si sono interrogati su queste figure contempoareamente tanto lontane e vicine a noi; Rainer Maria Rilke è forse il più citato tra i poeti. Io vorrei concludere con le parole dello scrittore James Hillman “Occorre avere occhio per l’invisibile, chiuderne un poco uno ed aprire l’altro su l’altrove: è impossibile vedere l’angelo se prima non abbiamo l’idea dell’angelo”, e continua affermando: “I nostri corridoi sono così angusti e bassi che gli Invisibili devono contorcersi …. per passare al di qua”.
Alessandra Santin
Giancarlo Rupolo
Dovrò di nuovo erigere la vasta vita,
specchio di te ancora:
dovrò ricostruirla ogni mattina.
Ora che non ci sei,
quanti luoghi son diventati vani
e senza senso, uguali
a lampade di giorno.
Sere che ti hanno accolto come nicchie,
musiche dove trovavo te ad attendermi,
parole di quel tempo,
dovrò distruggervi con questa mani.
In quale baratro potrò celare l’anima
perché non veda la tua assenza,
fulgida come un sole orribile
che non tramonta mai, spietata, eterna?
Giancarlo Rupolo
La mancanza di libertà viene evocata magistralmente da Jorge Lous Borges quando scrive:
-La tua assenza mi sta attorno/ ……. / come il mare a chi affoga.-
La mancanza di speranza e di opportunità di scelta e’ uno dei mali che possono pericolosamente colpire chi si trova detenuto in un carcere, luogo che invece dovrebbe essere incontro con esperienze che permettono nuove consapevolezze, possibilità di cambiamento e formazione, apertura verso altre vie. Il Corso di fotografia tenuto da Giancarlo Rupolo si inserisce perfettamente in quest’ottica della speranza umana, che caratterizza la vita in ogni dove. La sensibilità dell’uomo prima che dell’artista, al di la’ delle sue competenze tecniche, ha permesso la realizzazione delle opere esposte in due sezioni: nella prima gli scatti eseguiti a colori dai corsisti, nel rispetto delle condizioni e dei permessi ottenuti; nella seconda le opere essenziali, in bianco e nero, emblematiche dell’intensa e partecipata relazione messa in atto da Giancarlo Rupolo. Qui l’accento si pone sul respiro della vita che ognuno ha il diritto di sentire e fare proprio, anche in un universo spesso terribilmente difficile. Una bellezza legata agli occhi di chi guarda, più che ai soggetti, ai luoghi, ai limiti guardati.
Alessandra Santin
MARCELLO FRANCHIN
Introspezioni marine
Di fronte al mare la felicità è un’idea semplice.
(da Chourmo. Il cuore di Marsiglia- Jean Claude Izzo)
Ritorna al mare Marcello Franchin con una serie di opere in bianco e nero di grande impatto estetico ed emotivo.
La composizione meditata e minimale annulla il contesto per condurre ad un’idea di riva che potrebbe essere ovunque, perché in ogni dove esiste una possibilità di partenza. Il molo in particolare, posizionato centralmente verso l’infinito, è un lungo setto verticale che induce lo sguardo ad un movimento lento, verticale verso l’altrove.
Questo gesto più che indurre ad andare suggerisce il senso dell’attesa di un incontro possibile, con il sublime che sta oltre l’orizzonte, o con se stessi nell’interiorità più segreta ed enigmatica.
Per questo le vedute marine di Marcello Franchin non cessano la narrazione, non sospendono il fluire del tempo nello scatto fotografico, ma conservano un senso e un ritmo che riconducono la vita al luogo, alla riva in cui l’ incessante andirivieni delle onde si allinea con il respiro dell’uomo.
E’ un dialogo interiore che prende forma, che annuncia e si esprime in un silenzio dell’anima che si avverte quando il frastuono del quotidiano cessa di occupare ogni spazio, quando la ricerca di una dimensione libera si concretizza intorno all’artista, nella solitudine ricercata davanti al mare.
Alessandra Santin